L’edificio che ospita questa moderna abitazione si inserisce in un contesto storico-artistico prestigioso, oggetto di tutela e valorizzazione: il “Reale Sito borbonico di Portici” (comprendente la Reggia, il parco, la Villa Comunale, il Palazzo d’Elboeuf, l’area e gli edifici dell’ex Fagianeria, le Mortelle e la Petriera del Granatello).
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
In origine “Casa di Ignazio Imparato”, lo stabile — oggi noto come “Villa Giamburri”— fu acquistato dal Re Carlo di Borbone intorno al 1738-40 e trasformato nelle “Regie Fornaci”, destinate alla fabbricazione di manufatti di creta quali riggiole, mattoni, tegole, vasi, etc. La fabbrica in origine era composta da un piano terra, destinato all’attività produttiva vera e propria (con magazzini, fornaci, vasche per la lavorazione della creta) e da un primo piano, che ospitava, invece, l’abitazione del fabbricante. Oggi, tuttavia, l’edificio non conserva in toto il suo aspetto originario, avendo subito inevitabilmente delle modifiche — soprattutto da un punto di vista volumetrico — a partire dagli anni successivi all’unità d’Italia (quando nel 1865 il sito venne indemaniato dallo stato), e in seguito al frazionamento dovuto alla vendita a privati, al degrado e alla progressiva urbanizzazione dell’area.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
Ristrutturare un appartamento in tale contesto, dunque, non poteva che comportare una conciliazione tra esigenze della committenza e necessità di tutela delle testimonianze ancora vive di valore storico-artistico. In quest’ottica è stato deciso di realizzare un soppalco non invasivo, fatto di aperture ed introspezioni, che permettesse di sfruttare la volumetria della casa senza però oscurarne l’altezza, ben percepibile anche grazie alla conservazione dell’originario soffitto ligneo, opportunamente restaurato. Questo ha permesso di ricavare degli spazi nuovi in dialogo e continuità con il piano sottostante: uno studio, una camera ospiti con bagno, una zona notte con spogliatoio di una delle due camere da letto del primo piano, e un ulteriore ed ampio spogliatoio a servizio esclusivo della camera padronale, anch’essa sviluppata verticalmente. Gli ambienti del soppalco si aprono, restando schermati all’interno, attraverso l’invetriata in ferro e vetro opalino, alla luce della cucina ad isola centrale, con parete attrezzata a lato; mentre la sala da pranzo e il salone godono interamente della spazialità latitudinale.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
Tre scale sono state realizzate per accedere al soppalco. La prima si trova nell’ingresso e conduce allo studio e alla camera degli ospiti; è a forma elicoidale, in ferro e legno, e si conclude con la ringhiera rotonda del ballatoio. La seconda, che parte dal disimpegno delle camere e giunge alla zona notte della cameretta e al secondo accesso della camera ospiti, è in legno e blocchi di pietra, con il primo scalino interamente in marmo, e assolve anche la funzione di armadio-ripostiglio, ‘nascosto’ nel sottoscala. La terza è nella camera padronale e porta allo spogliatoio interno alla stessa.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
Nell’uso dei materiali, prevalentemente legno di rovere e marmo beige si è ricorso anche — come in tutti i progetti dello Studio Ricciardi — alla tradizione locale, in particolare alle maioliche dipinte a mano che colorano il pavimento della cucina, con l’intento non di estraniare completamente l’ambientazione moderna dell’appartamento dalla storia del luogo che lo circonda, ma al contrario di creare, attraverso l’attribuzione di nuovi significati a forme preesistenti, un continuo dialogo tra passato e presente.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
Photo by Giorgio Massimo. Published on February 28, 2014.
© raffaele maria ricciardi . Published on February 28, 2014.
© raffaele maria ricciardi . Published on February 28, 2014.
© raffaele maria ricciardi . Published on February 28, 2014.