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NUOVA SEDE MANUTENCOOP A MESTRE - A.i. Progetti Architettura.ingegneria S.c.

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1 – IL CONTESTO URBANO L’edificio sul quale si è intervenuti è situato ai margini della città di Mestre, in un area le cui modalità insediative hanno, nel tempo, dato vita ad un’immagine urbana complessa e contraddittoria, ancora in evoluzione, che costituisce un tessuto informale.

A.i. Progetti Architettura.ingegneria S.c. — NUOVA SEDE MANUTENCOOP A MESTRE

La costruzione dell’edificio, così come si presentava prima del nostro intervento, è stata commissionata dalla S.I.P., la società telefonica di stato, nei primi anni ’70. A questo periodo, ed ai due decenni precedenti, risale il processo di urbanizzazione che ha comportato la trasformazione di parte della campagna, che lambiva il centro di Mestre, in città, spostando di fatto il limite della città stessa. Oggi il territorio circostante è caratterizzato da un arteria stradale di primaria importanza, Via Martiri della Libertà, che connette il centro di Mestre con le zone periferiche e con la viabilità di grandi dimensioni (Terraglio e Tangenziale), e da arterie secondarie lungo le quali si collocano edifici residenziali, commerciali, artigianali di diversa natura, dimensione e tipologia. L’estrema varietà tipologica rappresenta un paradigma del paesaggio urbano della città e della sua periferia: in questo contesto aggressivo e mutevole, urbanisticamente incoerente, hanno nel tempo trovato posto architetture per lo più mirate ad assolvere a bisogni funzionali ed immediati. 02 L’edificio realizzato dalla S.I.P. si configurava come un elemento edilizio di dimensioni consistenti, progettato per rispondere ad una domanda di spazi con ogni probabilità sempre più incessante ed urgente: un architettura funzionale, veloce nella concezione e nella costruzione, anonima e periferica, ma anche per questo oggi più facilmente trasformabile nella sua struttura architettonica e nel rapporto con il paesaggio urbano.

A.i. Progetti Architettura.ingegneria S.c. — NUOVA SEDE MANUTENCOOP A MESTRE

Il tema progettuale proposto si è rivelato ambivalente: da un lato la riqualificazione architettonica dell’edificio, dall’altro il ruolo che questa trasformazione assume nel “sollecitare” il contesto urbano in cui essa è operata. Se è vero, infatti, che l’espansione delle città ha ormai raggiunto i propri limiti, significa che si è sempre più obbligati a lavorare sull’esistente, ad intervenire su territori non più vergini, a dover concentrare l’impegno nel ritrovare il nesso tra aree marginali e centrali.

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2 – PRINCIPI ARCHITETTONICI E PRINCIPI FUNZIONALI La committenza aveva fornito alcuni principi di ordine generale ai quali attenersi per la redazione del progetto: un moderno impianto architettonico, ambienti dotati di adeguato comfort ambientale, ridotto impatto ambientale in termini “architettonici” e in termini di “consumi” nel tempo dell’edificio, facilità e praticità nella manutenzione e nella gestione della “macchina”: in altre parole, usando un termine di uso corrente, un edificio sostenibile.

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Le prime proposte alla Committenza dovevano dimostrare che i vincoli che l’edificio presentava non avrebbero impedito di trasformare profondamente gli spazi e la sua immagine, né avrebbero ostacolato l’obiettivo di raggiungere ambiziosi parametri di risparmio energetico. Un approccio progettuale aperto alle necessità tecniche, alle esigenze d’uso e ai vincoli del contesto, ha consentito di rendere la semplice iniziale immagine architettonica una composizione articolata su più temi che si incrociano, talvolta solo accennati.

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Pura memoria è il portico al piano terra, lungo il braccio che accompagna all’ingresso principale, traccia di uno spazio tipologicamente e storicamente definito, largamente utilizzato ancora in epoca attuale in molti fabbricati, ma qui negato nell’uso perchè atto solo ad evocare una certa “urbanità” dell’edificio e a segnare la direzione del percorso principale, il quale prosegue nella hall e si proietta visivamente fino all’estremità opposta dell’edificio, consentendo di percepirne l’intero sviluppo lineare. E’ l’elemento che maggiormente dichiara la struttura statica dell’edificio, innescando la lettura delle proprie stratificazioni che esibisce facendone un tema del progetto.

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La “compattezza” dell’edificio ha definitivamente prevalso con l’aggiunta del vano tecnico in copertura, che ha comportato un aumento della massa dell’edificio tanto da non consentire più di considerarla nel limite dello schema originario di due corpi che si incrociano, secondo una geometria bidimensionale limitata agli assi X e Y.

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Introdurre un volume aggiuntivo ha significato dover affrontare esplicitamente la dimensione verticale: la volontà di integrare il nuovo asse Z al precedente sistema geometrico, evitando di relegarlo al ruolo di fatto compositivo episodico, l’ha collocato all’incrocio degli assi spaziali. Questa porzione del fabbricato è divenuta nell’immagine la “testa” elevata di un corpo disteso, completamente cieca, che esibisce il cuore impiantistico dell’edificio senza mostrarlo ne dichiararlo, segnalando la zona d’ingresso al piano terra e incombendo sugli spazi comuni del primo piano.

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L’uso di tecnologie contemporanee nella soluzione delle facciate, dall’impiego dello zinco-titanio alle schermature con frangisole orientabili, restituisce in questo caso un’immagine architettonica antimoderna: per chi percepisce l’edificio da una certa distanza è sensibile un effetto di forza e di massa, e un certo isolamento che la sua immagine, più che le sue dimensioni, trasmette, quasi eco delle antiche fortificazioni ai bordi o esterne alla città, in cui questo luogo periferico ancora si riconosce.

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3 – PROGETTO GLOBALE Luce naturale: E’ stato considerato e valutato l’apporto di luce naturale agli ambienti di lavoro, sia in termini architettonici che di risparmio energetico. Allo scopo di evitare l’irraggiamento solare diretto, oltre che per ragioni energetiche dovute al surriscaldamento degli ambienti, è stato introdotto un sistema di controllo della luce naturale con l’impiego di pale frangisole (brise-soleil) orientabili, rivestite con zinco-titanio e alluminio.

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Luce artificiale: le tipologie degli apparecchi d’illuminazione sono state scelte in funzione della destinazione d’uso dei singoli ambienti. Gli apparecchi sono di tipo dimmerabile al fine di consentire l’impostazione del più adatto livello d’illuminamento anche in funzione dell’apporto di luce naturale. Nelle sale riunioni, ove si è optato per apparecchi a sospensione che consentono un illuminazione di tipo diretto ed indiretto, la luce risulta diffusa, omogenea e “morbida” senza zone d’ombra. Ovunque si sono impiegate lampade del tipo a fluorescenza.

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Impianti, comfort termo-igrometrico: si sono analizzate le soluzioni impiantistiche più idonee a ridurre l’impatto ambientale, in termini di emissioni inquinanti, con l’obiettivo di ottenere un significativo risparmio energetico anche con l’utilizzo di risorse naturali. La scelta si è orientata verso l’impiego di sonde geotermiche con l’ausilio di uno scambiatore a pompa di calore, del tipo a funzionamento invertibile, che consente la produzione sia dell’acqua calda per il riscaldamento invernale sia dell’acqua refrigerata per il raffrescamento estivo. Il sistema consente la fornitura di calore durante l’inverno, e la sottrazione di calore durante l’estate, con l’impiego di pannelli radianti a soffitto, congiuntamente all’aria primaria trattata in centrale. L’immissione dell’aria negli uffici è controllata mediante dispositivi di regolazione che consentono, con un comando inviato da un sensore di presenza, la riduzione della portata d’aria quando gli uffici non sono occupati.

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Involucro edilizio e parete ventilata: le pareti perimetrali esistenti, realizzate con tamponamenti in laterizio, sono state rivestite con un “isolamento a cappotto” costituito da pannelli in polistirene, sopra il quale è stata posizionata la parete ventilata in struttura metallica e rivestita in zinco-titanio prepatinato, lavorato a doghe modulari scatolate. Una intercapedine tra il cappotto ed il rivestimento metallico, di circa cm 10, consente di controllare e mitigare i carichi termici derivanti dalla radiazione solare diretta. La parete ventilata è dotata alla base, in sommità ed in corrispondenza delle finestrature, di superfici aeranti che consentono il passaggio d’aria ed il suo effettivo funzionamento “a camino”.

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Superfici vetrate, serramenti: Vetro è stato impiegato per realizzare ampie finestrature “ a nastro” negli uffici ed ampie “pareti vetrate” negli spazi comuni, ingresso, reception, sala convegni, sala riunioni. Con vetro opacizzato sono state realizzate le porte di accesso agli uffici dai corridoi, in modo da diffondere la luce naturale anche su spazi di distribuzione piuttosto lunghi e tradizionalmente in ombra. Inoltre, il vetro è stato impiegato per realizzare le pareti di delimitazione di spazi per il ricevimento degli ospiti, al piano terra, e per le riunioni al piano primo.

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Scelte cromatiche: esternamente, sulla facciata d’ingresso, l’edificio si presenta grigio poiché il rivestimento in zinco-titanio lo copre quasi per intero, tranne che per una piccola porzione ove si stacca dalla parete bianca intonacata.

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Tale percezione si contrappone cromaticamente alla facciata opposta ed agli ambienti interni, ove è stato impiegato il bianco per pareti, soffitti e per il rivestimento di strutture orizzontali e verticali, con l’obiettivo di realizzare ambienti in cui la luce si potesse diffondere il più possibile. Di notte, l’illuminazione artificiale e le pareti bianche interne consentono di percepire un ambiente luminoso che contrasta volutamente con la grigia sobrietà delle pareti esterne.

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