Sovrapposizioni senza ordine, prive di una logica capace di farle dialogare tra loro: cosi appare oggi la piazza Vittorio Veneto a chi vi transiti. Uno spazio le cui potenzialità pubbliche sono annullate dalla non ufficiale funzione di parcheggio selvaggio: il disordine spaziale soffoca ora anche quel peso che dà alla piazza il suo secondo nome, forse quello meno istituzionale ma più pregno della memoria storica. Allargando lo sguardo all’intera Mazzé, la piazza può forse apparire secondaria, quasi un trascurabile spazio di risulta. Tuttavia, essa acquisisce significato in ragione del suo essere uno dei molteplici spazi che si aprono sul lato ovest della Via Italia: quasi una sequenza, opposta alla cortina continua del lato est. Ed anche a livello di destinazioni pubbliche, essa si trova in posizione baricentrica rispetto a un polo a sud, quello della piazza della Repubblica, con Municipio e mercato, e quello a nord, con il Borgo e il Castello, di cui diventa potenziale tramite. Ecco che allora si rivela la dimensione reale di questo luogo. La piazza vive di giornaliera quotidianità, accoglie Biblioteca Comunale e gruppo alpini, bacheche e isola ecologica, palina dell’autobus e auto per chi si fermi più o meno a lungo: la contornano diversi locali pubblici, la saturano usi scomposti. E al tempo stesso può divenire elemento di una potenziale sequenza di luoghi che attraversa tutto l’abitato di Mazzé. Diventa prioritaria nel pensare il ridisegno della piazza la ricostruzione di un aspetto identitario, di un palinsesto in grado di ordinare e sistematizzare le diverse compresenze: dando una nuova riconoscibilità allo spazio. E il progetto trova la matrice di questo nuovo ordine proprio in quella piattaforma del peso che perpetua la continuità temporale della piazza: un rettangolo che diventa strumento per modulare l’intera piazza,articolandone le diverse destinazioni in tracce di una griglia con cui disegnare spazi di relazione che riconnettono tutte le funzioni pubbliche. Lo stesso modulo regola gli spazi verdi che, sul lato sud dello spazio di relazione, vengono abitati da alberi ad ombreggiare la parte più vissuta della piazza. E ancora, è sull’articolazione del medesimo modulo che, alle estremità nord e sud della piazza, si articolano gli spazi di servizio, i parcheggi per auto e biciclette, le isole ecologiche. Le diverse funzioni sono legate da fasce continue in pietra chiara che, sollevandosi in modo irregolare, creano sedute e muri di contenimento per gli alberi, integrano il sistema di illuminazione, direzionano gli sguardi, orientano lo spazio. Anche i materiali utilizzati riflettono il principio regolatore della modulazione: sulla stessa misura si alternano il laterizio per gli spazi di relazione e il porfido per gli spazi a parcheggio, ritmati e congiunti dalle fasce in pietra chiara che concretano la modulazione del peso. Sarà così possibile aumentare di oltre il 50 % la superficie della piazza, dotandola inoltre di quasi il doppio dei parcheggi attuali. Inoltre, lo spazio potrà essere attrezzato per eventi temporanei, integrando negli arredi fissi sedute rimovibili. Attraverso la modulazione di una regolarità, l’articolazione dello spazio restituisce allora alla piazza il suo statuto di luogo, fatto di riconoscibilità e vivibilità, garantendone al tempo stesso la dotazione di servizi e parcheggi necessari alla sua vita quotidiana.
© Carlo Deregibus . Published on April 12, 2013.
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© Carlo Deregibus . Published on April 12, 2013.
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