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SPECCHIO RIFLESSO - Federico Quinto, Maria Schiavo, Elena Piperno, dimitrios vasileios liakatas, Valerio Stopponi

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Da Pistoletto in poi la superficie specchiante entra nella storia dell’arte come la materia ideale per rendere il pubblico occasionale il protagonista inatteso di un’opera (Argan G.C., 2002, L’arte moderna, IV ed., R.C.S. Libri, Milano). A distanza di tempo, la ricerca sviluppata a partire dagli anni ‘90 dall’artista Anish Kapoor torna a proporre forme geometriche complesse e specchianti, attraverso le quali modificare la percezione che il pubblico ha del contesto urbano. Questa operazione, che rilancia il tema dell’ambiguità della percezione di se stessi, degli altri e dello spazio, assorbe una serie di stimoli propri del nostro secolo. Infatti il soggetto che interagisce con la propria immagine riflessa diventa, in una logica sistemica, osservatore consapevole ed ineliminabile del sistema osservato; parallelamente il gioco di continue riflessioni evoca la perdita del limite e porta alla smaterializzazione del contesto in cui la superficie specchiante è inserita.

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Alla luce delle considerazioni espresse, si chiariscono i primi intenti di questo progetto; si parte dunque da un punto di vista soggettivo: ogni persona interpreta lo spazio pubblico a modo suo e a modo suo lo vive, e lo scenario stesso cambia quando entrano in contatto più individui. L’istallazione dunque diventa specchio metaforico e concreto delle visioni, interpretazioni ed aspirazioni del pubblico che ci si mette in relazione ed esplicita il senso di reciproca appartenenza tra il luogo ed una collettività composta da singoli individui. Possiamo dunque concludere che, il contributo del gruppo di lavoro sullo spazio pubblico è di tipo esperienziale: i visitatori non sono invitati a consultare dei materiali canonici ma ad interagire attivamente, prendendo posizione sull’efficacia dell’istallazione, la quale diventa al contempo contenuto della mostra e suo contenitore. Per questo motivo lo spazio che si intende configurare avrà una morfologia non convenzionale con la quale stimolare gli aspetti ludici propri della componente infantile dell’esplorare, come in parte suggerito dal titolo del progetto, Specchio Riflesso, che rimanda ad un gioco semplice fatto da bambini.

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Tradizionalmente identificato -specie nella cultura italiana delle piazze – con luoghi aperti e delimitati, dedicati all’ incontro, lo spazio pubblico sta oggi vivendo una profonda trasformazione sostituito sempre più da piattaforme virtuali che aumentano le possibilità di aggregazione, scambio di informazioni ed organizzazione tra individui. Questa perdita di confini viene espressa da un involucro costituito da una moltitudine di sfere specchianti il cui effetto è quello di una massa che preme per occupare gli spazi della Casa dell’Architettura. Ecco dunque che sulla sala centrale fluttua una calotta ondulata che si espande arrivando ad inglobare e comprimere, in alcuni punti, il percorso distributivo anulare. Si offre così al visitatore, rispetto all’assetto consueto della sala conferenze, un’immagine estraniante del contesto nel quale è facile perdere i punti di riferimento.

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Il progetto Specchio Riflesso costituisce al contempo sia il materiale espositivo, sottoforma di istallazione, che la struttura su cui allestire ulteriori contenuti. L’alternanza di zone compresse e dilatate appare molto funzionale in una logica espositiva, iInfatti ad interrompere il filo della narrazione, che inizia il suo sviluppo lungo il corridoio anulare, interviene l’involucro specchiante che, in tre punti baricentrici dello spazio centrale, scende di quota quasi a configurare delle stalattiti che indirizzano l’attenzione dei visitatori su tre semplici piedistalli, dove alloggiare oggetti significativi. Un’ulteriore caratteristica del progetto sta nella sua esportabilità: facilmente si potrà ricreare l’atmosfera voluta in altri ambienti, non necessariamente coperti. Attraverso l’istallazione, dunque, si potranno effettivamente “arredare” piazze, spazi residuali e vuoti urbani, incentivando così una nuova fruizione degli stessi. Tuttavia nonostante l’aspetto massivo ed ingombrante dell’allestimento, la natura sgonfiabile delle sfere specchianti permette al contempo facilità di posa in opera e di smantellamento.In un primo momento i globi gonfiati ad aria verranno pendinati su una struttura a maglia composta da cavi metallici posti in tensione tra le colonne. Al termine del periodo di mostra, si prevede un celere smontaggio degli elementi usati, con possibilità di riutilizzo delle sfere in altro contesto. Per via dei principali materiali scelti (pvc e nylon per le sfere), la costanza del modulo e la regolarità geometrica alla base del montaggio, il progetto nel suo complesso risulterà piuttosto economica.

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