tav.1
© francesca seghini . Published on November 24, 2014.
tav.2
© francesca seghini . Published on November 24, 2014.
Il Metodo Montessori prevede che il bambino, in uno spazio adeguatamente strutturato, si confronti in maniera autonoma con il materiale didattico, relativo alle diverse aree tematiche (linguistica, logico/matematica, formale/materica, grafica, manuale/pratica). Gli insegnanti dovranno preparare e ordinare l’ambiente e i materiali (alcuni consolidati da anni, altri nuovi, proposti da loro, per introdurre ed approfondire nuovi argomenti), in modo che i bambini imparino a conoscerli e ad utilizzarli, per acquisirne il funzionamento e i contenuti. La fase della conoscenza del materiale dovrà essere libera, nei tempi e nei modi, come tutte le fasi dell’apprendimento e questo porterà il bambino a lavorare attivamente e in autonomia, secondo le sue necessità, ma sempre nel rispetto delle regole: indagherà e imparerà ad osservare gli oggetti, presenti nel suo ambiente di studio, ne comprenderà le strutture e comincerà a sviluppare, sul lungo periodo, anche la fase più dinamica del suo pensiero. L’acquisizione dei contenuti rispetterà così il tempo e il modo dell’apprendimento di ognuno: quei materiali saranno oggetti con cui giocare, soprattutto inizialmente, anche in maniera impropria e in seguito saranno utilizzati in maniera più adeguata, rispetto alla finalità specifica per cui sono stati pensati. Tutto questo sarà proposto nella continuità, come stimolo quotidiano, allo scopo di sviluppare nel bambino competenze e conoscenze, fantasia e pensiero, senza schemi troppo rigidi e prestabiliti. Ad esempio, le perle dorate che introducono il sistema decimale e si rifanno geometricamente al punto (0D _1perlina), al segmento/retta (1D_10perline in fila), alla superficie/piano (2D _quadrato di 100perline), al volume/solido (3D _cubo di 1000perline),
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potranno essere usate inizialmente anche solo per disegnare, scomposte nei soli segmenti e punti; poi, con il tempo, il bambino le riuscirà ad associare a concetti più complessi, quali quello di numero, multiplo e sottomultiplo per il quale sono stati pensati e successivamente, li potrà anche accostare a significati più astratti, non solo spaziali, numerici, geometrici, di peso e di quantità, e, con l’uso, capirà cosa possono significare anche nel numero, nella geometria e nel concetto di moltiplicazione, somma e divisione. Lo scopo è quello di insegnare al bambino ad osservare, a pensare, ad essere autonomo, a “fare”; il bambino dovrà acquisire una serie di abilità concrete e operative che utilizzerà per lavorare con quei materiali e altrove, quando si troverà di fronte a situazioni analoghe. Tutti i supporti didattici proposti sono in qualche modo basati sulla operatività diretta: se tocco e vedo direttamente una cosa, infatti, la acquisirò meglio, in termini di contenuto e la ricorderò meglio, perché oltre alla vista, avrò coinvolto direttamente anche altri sensi, nel momento in cui mi ci sono confrontata; così, accadrà anche ai bambini. Ogni bambino tenendo in mano la lettera a di legno, toccherà le sue forme e le sue curve, i suoi raccordi e il suo profilo e avrà tra le mani qualcosa che altrimenti sarebbe solo un segno; questo, gli permetterà di osservarlo e di riscriverlo con una facilità diversa, dovuta appunto al fatto di avere avuto quel segno tra le sue mani, perchéè diventato un oggetto e non è più solo una linea. Lo stesso principio vale per tutti gli altri materiali, il bambino toccherà con mano, generalmente, oggetti che rappresentano concetti più o meno astratti, più o meno complessi e potrà avere in mano qualcosa che è stato strutturato e pensato per rendere quel concetto specifico, un oggetto concreto; tale approccio metodologico è sicuramente diverso da quello tradizionale, in termini applicativi e darà certamente alcuni input/output più immediati, inducendo maggiormente “il fare”, perché basato di fondo sull’operatività e la concretezza della stessa. In prevalenza è la sperimentazione con il materiale che guiderà l’apprendimento delle conoscenze e l’acquisizione delle competenze, è l’operatività che diventerà fondamentale per imparare a svolgere un certo compito, è il lavoro e lo sperimentare che attiveranno il pensare. Proporre e predisporre lo spazio e il materiale didattico, che diventa poi lo stimolo principale per “imparare a fare”, risulta, così, quasi il lavoro principale dell’insegnante. Anche i docenti che terranno i corsi per adulti, in qualche modo, dovranno rifarsi a questo principio, volendo adottare/adattare appunto, il Metodo Montessori,per/ad un’altra fascia d’età. I materiali andranno sempre pensati, strutturati e predisposti adeguatamente, per indurre l’operatività, come dovrà essere pensato e strutturato l’ambiente di lavoro, per renderlo estremamente accessibile, confortevole e ordinato; dovranno essere chiari gli ambiti, i percorsi e le zone dello studio; in qualche modo con la disposizione stessa dei materiali lo spazio dovrà essere maggiormente connotato e riconoscibile. Le misure dello spazio e del mobilio e dei materiali didattici saranno “a misura di bambino”, se saranno i bambini a frequentare l’aula, a misura di adulto, se lo spazio sarà frequentato da persone adulte e questo, ovviamente, sia in termini di misura fisica che di contenuto, perché tutto dovrà aumentare l’autonomia e la curiosità di chi sta imparando. Generalmente le aule montessoriane prevedono il posizionamento di un mobilio, accessibile da parte dei bambini,sul perimetro della stanza, sul quale verrà posizionato il materiale diviso per ambiti; le postazioni di lavoro, invece, di gruppo o singole, si troveranno al centro, dove i bambini potranno lavorare da soli, ma avere anche qualcuno accanto e dove sarà comunque facile vedere quello che fanno gli altri, per capire come si può utilizzare un certo materiale. Lo spazio deve essere quindi ordinato e sempre riconoscibile, come la disposizione degli oggetti; il bambino così, con il passare del tempo, imparerà dove poter trovare certi tipi di supporti didattici, di logica, piuttosto che di linguistica, o di matematica e, anche se non saprà riconoscerli in termini astratti, come ambiti tematici, li ritroverà sempre nello stesso posto e questo lo aiuterà a configurare con più chiarezza l’ambiente in cui si trova, lo aiuterà a connotarlo e a ricostruirlo meglio nella sua mente: è in questa configurazione che rimane rigida nel tempo che il bambino si potrà muovere autonomamente per costruire i suoi percorsi di movimento, di scoperta e conoscenza, dei materiali e di pensiero. Queste riflessioni sul metodo e il sopralluogo a Villa Montesca e alla sala che deve ospitare la nuova aula didattica, (che per un periodo è stata usata come mensa per i bambini, della scuola che era stata aperta alla Villa, per il volere dei Baroni Franchetti), hanno permesso di definire la proposta di uno spazio di apprendimento per adulti, in condizioni di svantaggio fisico, sociale e culturale, che tenga conto della struttura del Metodo Montessori e dello spazio in cui appunto sarà inserito il progetto. L’idea di progetto è quella di prevedere una pedana attrezzata, modulare, caratterizzata da una pavimentazione in legno che nel nucleo centrale interno, ricalchi il modello montessoriano di organizzazione dello spazio, considerando però che deve essere vissuta da adulti. Il perimetro della pedana sarà quindi caratterizzato da appoggi e da pannelli che consentiranno di posizionare materiali specifici, in base al corso di formazione che si dovrà tenere; ci saranno poi delle sedute e la possibilità di lavorare anche con computer e tablet, saranno consultabili libri ed e-book e ci saranno degli schermi ed eventualmente una LIM (lavagna interattiva multimediale), anche fai da te, se il corpo docente lo riterrà opportuno.
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Questa struttura dello spazio consentirà di fruire l’aula in base alle esigenze, ci sarà libertà di movimento e possibilità di lavoro autonomo e allo stesso tempo sarà possibile la proiezione di video e comunicazioni di insieme, nel caso in cui fosse necessario, per fornire per esempio un quadro d’insieme dell’argomento da affrontare. Infatti, anche se il metodo prevede una operatività diretta, principalmente individuale, l’accoglienza di un gruppo di adulti potrebbe avere anche come necessità quella di una illustrazione del progetto di lavoro generale, per sottolineare anche le finalità e gli obiettivi del lavoro stesso, che si andrà ad intraprendere.
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Una rampa poi consentirà l’accesso alla pedana, che sarà eventualmente estesa anche al portico e alla zona lastricata antistante, questo “ampliamento”, che potrebbe essere realizzato in fasi successive, per motivazioni di carattere economico, risulterebbe fondamentale per completare il progetto e lo arricchirebbe anche in termini di possibilità d’uso, in quanto la pedana ospiterebbe esternamente zone molto applicative/operative e zone di studio meno convenzionale. Con il tempo poi alcune di queste zone potrebbero essere anche coperte o chiuse in piccoli volumi. Individuando un piano tutto alla stessa quota, in parte dentro la villa, in parte sotto il portico, in parte all’aperto, eventualmente chiudibile nel corso del tempo, o utilizzabile quando il tempo lo permette, si potranno ottenere diversi tipi di spazi per l’apprendimento, dove svolgere attività differenti, autonome o in gruppo, per favorire anche la cooperazione e la socializzazione tra i partecipanti al gruppo stesso. L’“aula esterna” sarebbe infatti destinata alle attività più applicative e operative che richiedono uno spazio maggiore. Tali attività potrebbero essere anche legate a lavori manuali e tradizionali della zona, per esempio potrebbero essere relative al restauro dei mobili, che dovrebbe essere insegnato come mestiere ad adulti in condizioni di svantaggio sociale e culturale, per cercare di aiutarli anche a rendersi indipendenti economicamente, una volta terminato il corso, migliorando la loro formazione e acquisendo dei saperi concreti, relativi ad attività specifiche. Oppure, se il disagio non dovesse consentire una vera e propria autonomia, potrebbero nascere comunque delle cooperative, dall’incontro tra i partecipanti ai corsi che potrebbero offrire a queste persone, in ambiti abbastanza protetti, la possibilità di impiegare quanto imparato e di essere occupate durante il giorno. I corsi potranno andare quindi da quello linguistico, a quello operativo o tecnico/operativo, come quello di falegname, sarto, tessile (tenendo conto della Tela Umbra, sempre a Città di Castello, dove Maria Montessori ha realizzato una scuola con il suo metodo), elettricista, tecnico di laboratori o ad altre tematiche, secondo quello che stabiliranno i docenti; lo spazio, per come è strutturato, potrà ospitare i diversi corsi, posizionando sempre i materiali sul perimetro dell’ambiente di lavoro, o in punti riconoscibili, secondo una logica e dei temi chiari, per stimolare il più possibile lo studio, l’osservazione, la creatività, la curiosità e la cooperazione tra i partecipanti al corso e per contribuire a definire lo spazio stesso, migliorandone la fruizione. Nel caso in cui si decidesse di coprire con la pedana anche il lastricato, si dovrà prevedere una rampa esterna che permetterà di arrivare dalla pedana, alla quota del giardino, e quindi di collegare la stessa, con la zona di fronte alla villa. La chiusura parziale di alcune zone del lastrico sarà possibile perché la pedana, oltre ad ospitare tutti gli impianti di illuminazione puntuale (esternante) e per il funzionamento delle strumentazioni informatiche prevedrà la possibilità di inserire dei piccoli pilastri che poi consentiranno di sorreggere i pannelli per la chiusura dei diversi volumi o la copertura di alcune zone, che sarebbe ancora più semplice. Nella parte interna invece, la struttura in elevazione serve per sorreggere schermi e materiali che risulta utile appendere e diventa indispensabile per l’illuminazione generale della nuova aula didattica, senza andare ad intaccare lo stato di fatto. Le postazioni di lavoro che caratterizzano il portico e il lastrico sono molto diverse rispetto a quelle interne, più tradizionali, quelle sul portico e sul lastrico solare si differenziano nella forma e in alcuni casi, nei materiali, le sedute e le poltroncine per lo studio e la lettura, infatti, potranno essere sia di legno che di foam, adeguatamente trattato per esterni e colorato per contraddistinguere una zona specifica. Questo materiale, sarebbe indicato principalmente per le sedute e le poltroncine per la lettura, perché risulta solido e morbido allo stesso tempo, molto comodo e compatto e potrebbe caratterizzare zone della pedana, ottenendo spazi meno convenzionali per leggere e studiare. Scardinare la rigidità dello spazio di studio tradizionale aiuta infatti a migliorare anche l’approccio con il lavoro che si deve affrontare e le difficoltà che inevitabilmente tutti incontrano, prima o poi, in un processo di studio e apprendimento. Diciamo che per tutti l’apprendimento avviene per tre motivi: 1. per curiosità, 2. per passare il tempo, 3. per necessità, in questo caso specifico sarà anche la configurazione dello spazio e la predisposizione di materiali che dovranno favorirlo, lo spazio dovrà agevolare l’uso di tutti i materiali e gli strumenti che saranno predisposti di volta in volta, in base al tema trattato e ogni zona di lavoro, dovrà essere accessibile e fruibile comodamente, così che sarà chi frequenta il corso, che deciderà come procedere e dove posizionarsi per il suo lavoro. Nello specifico le aree di lavoro portico/lastricato saranno: di gruppo, di insieme, singole e di bancone. Tutto il mobilio (principalmente quello interno) sarà realizzato con strutture metalliche e legno o solo legno, se costruite per esempio durante uno dei primi corsi di formazione. Nel caso si attivasse quello da falegname, per esempio, coinvolgendo anche artigiani della zona che affiancano i docenti, i partecipanti al corso potranno effettivamente realizzare piccoli manufatti, che poi resterebbero al Centro Studi e potrebbero diventare un mobilio caratteristico dei Centri di Formazione Montessoriana. La zona interna all’edificio è stata prevista per un gruppo di 15 persone, le zone esterne, potrebbero anche ospitare lo stesso numero di persone in contemporanea, in base alle esigenze del Centro Studi; per i servizi igienici si pensa di sfruttare quelli della struttura esistente; per il riscaldamento interno, se non presente si prevede di utilizzare i cavedi esistenti per il passaggio degli impianti di accesso e la pedana per il raggiungimenti dei punti specifici, per non intaccare la struttura della villa; per l’esterno, invece, si prevede l‘impiego dei funghi per riscaldamento, seguendo le indicazioni della normativa vigente. Tutta la pedana avrà una connessione diretta su più postazioni alla rete per i pc e wireless per i tablet, quest’ultima coprirà anche una zona antistante l’edificio, verso il giardino che potrebbe comunque essere usato nelle giornate più calde. La struttura portante della pedana interna all’edificio, potrà essere realizzata in metallo o in legno, in base alla valutazione della tecnologia migliore nella fase esecutiva e in base anche al contatto con varie aziende, anche locali, mentre, la parte esterna soprattutto quella in corrispondenza del lastrico solare, sarà realizzata con reticolare spaziale in metallo. L’idea della pedana per il Centro Studi di Villa Montesca nasce dal fatto di proporre un elemento in grado di caratterizzare l’aula e renderla fruibile per le esigenze del metodo e degli utenti, senza intaccare lo stato di fatto: con questa soluzione è possibile non incidere sull’esistente perché la pedana e tutta la struttura, montate a secco, sono facilmente smontabili. Realizzando solo la pedana nella sala, nel portico e sul lastrico sarebbe necessario modificare solo l’infisso della porta che dalla sala consente l’accesso all’esterno e questo risulta poco invasivo, poi con il tempo si potrebbero attrezzare le varie aree, coprirle e riscaldarle. Oppure si potrebbe decidere di iniziare solo con l’aula interna e quindi la pedana dovrebbe avere anche una rampa per la discesa, (pendenza dell’8% come l’altra), con sostituzione sempre dell’infisso della porta che consente l’accesso al portico. Nel caso in cui si preveda di utilizzare il modello della pedana per una nuova costruzione, questa, sarà montata a secco su una reticolare spaziale che consentirà il passaggio degli impianti e il sostegno delle eventuali strutture verticali e diventerà quindi l’elemento modulare per definire il solaio, la posizione degli elementi verticali, la configurazione delle aule e la loro aggregazione, tenendo conto anche del contesto in cui dovrà essere inserito il nuovo centro di formazione.
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