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padiglione Italia EXPO 2015 - Giacomo Sasso , GOAGROUP, ariu+vallino architetti associati

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Il Palazzo Italia come richiesto da Bando è un manufatto che ospiterà diverse funzioni caratterizzate da specifiche esigenze e fabbisogni che però al termine dell’evento Expò sarà sede del “Vivaio dell’innovazione”, una sede pensata per ospitare la ricerca tecnologica, la creatività e l’educazione scientifica. A tal fine il progetto proposto offrirà spazi ottimali per l’evento espositivo pur tenendo conto della necessaria flessibilità funzionale per poter accogliere successivamente gli spazi utili alla destinazione definitiva.

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La sezione principale evidenzia il lavoro dei progettisiti sullo spazio ed il rapporto tra pieni e vuoti ed ingresso della luce naturale.

Il concept del progetto è particolarmente ambizioso e nasce dalla riflessione sull’identità culturale italiana, eccezionale e unica a livello mondiale, caratterizzata dalla dialettica tra innovazione e conservazione. Una riflessione che nei momenti più propositivi della nostra storia ha permesso di distinguerci e influenzare la qualità della vita della civiltà globale.

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notturno d'insieme che evidenzia il carattere sobrio ed elegante del volume del palazzo

Partendo da questi presupposti Palazzo Italia è stato pensato come un tassello della storia dell’edificare, dell’urbanità italiana prepotentemente proiettato nel domani.

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L'austerità dell'edificio e l'installazione che diventa ombreggiatura e riparo del ristorante panoramico in copertura

Per ottenere un risultato non scontato l’idea non è nata dall’analisi formale del palazzo italiano ( fiorentino, milanese o romano) soffermando lo sguardo alla solo superficie materica, ma da una riflessione sui principi del costruire in relazione alla cultura geografica e dell’abitare un luogo.

La cultura architettonica italiana è da sempre in un dialogo elettivo con la propria storia , non come feticcio, ma come interlocutore sapiente, a volte criticabile mai imitabile. Un dialogo con il passato che passa per  le parole del De re aedificatoria    di Leon Battista Alberti, del testo  edificato nella modernità rappresentato dalla ex  Casa del Fascio di Como  di Giuseppe Terragni, arrivando al palazzo contemporaneo per anto nomasia costruito all’estero  da un italiano eccellente: il  Centre Pompidour a Parigi di Renzo Piano.

Un’excursus storico che ci indica una strada complessa nella quale le costanti rimandano ad una matrice classica, mai abbandonata dal nostro essere italiani, che pone al centro della riflessione, citando nuovamente l’Alberti, la concinnitas e l’elegantia, accanto agli attributi vitruviani, mai come oggi così cogenti, della firmitas, venustas e utilitas.

Il tema del Palazzo Italia è nel come proiettare i valori stabili della classicità nella dimensione contemporanea dell’abitare il mondo globale. In questo senso il concept parte dalla constatazione che l’idea del classico non è la nostalgia verso un tempo passato glorioso e spesso idealizzato, congelato in stereotipi scolastici, ma è un modo di essere cosciente e razionale che pone al centro l’uomo e il suo abitare in una natura che per essere amica deve essere reinterpretata culturalmente. Una natura, come propone Bruno Latour, che non è un dato di fatto ricevuto in dono e sottoposto alle nostre azioni, ma è qualcosa che viene prodotto, costruito, elaborato e di conseguenza dipende dall’azione politica.

Di conseguenza Palazzo Italia, come ogni edificio rappresentativo, non può che essere un tentativo di questa ambiziosa ricerca di proiezione e proprio nel suo essere esso stesso ricerca esemplificare idealmente un percorso che attraversa il tempo, la tipologia e la materia.


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