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Nuovo polo scolastico di Seriate - Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira

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Il lotto d’intervento è sottodimensionato per una scuola per l’infanzia e una primaria di 1° grado; le dimensioni richieste in rapporto alla superficie del lotto implicano la progettazione di un edificio a più piani; l’area aperta, desunta dal D.M. del 18/12/75 per le due scuole delle dimensioni richieste, anche se reperita al suolo è di difficile fruizione autonoma per le due scuole; le relazioni urbane non sembrano risolte da particolari indicazioni di Piano. I parcheggi necessari agli insegnanti delle due scuole e l’area di sosta per far scendere in sicurezza i bambini dall’autovettura dei genitori (kiss & ride) sono da reperire all’interno del lotto d’intervento. Al progetto compositivo dovranno pertanto essere affidate le auspicate relazioni anche visive tra scuola e città attraverso un’architettura che possa trascendere gli esigui spazi previsti.

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate

Nella realizzazione del programma le funzioni si precisano in una stratificazione verticale guidata da una logica funzionale mediante un processo disaggregativo necessario a mantenere un forte contatto con l’esterno e una intrinseca vitalità. Per non rischiare un volume compatto, introverso e impermeabile all’habitat esterno, abbiamo proceduto mediante lo smontaggio della necessaria unità volumetrica valorizzando i vuoti sui pieni legando l’esterno e l’interno mediante una forte tensione affidata soprattutto ai collegamenti. Il tessuto connettivo, in modo speciale nella scuola per l’infanzia, diventa lo spazio didattico e d’interciclo per eccellenza. Senza mai rinunciare a un senso di internità degli spazi abbiamo sempre tenuto in massimo conto il soleggiamento di ogni singolo locale e l’esposizione prevalente delle stanze. L’edificio dovrà esemplificare la complessità del mondo della didattica dove tutto, ma soprattutto l’emozione di chi insegna e di chi impara, contribuisce alla formazione dell’individuo. Osservarlo significherà visualizzare il complesso diagramma di forze ascendenti e discendenti che, mediante effetti di sospensione dei volumi, deve caratterizzare un edificio multipiano col compito di grande stimolo per i fruitori e per la città attorno. Come collocare compositivamente, a metà tra la zona artigianale di Gorle e una nuova zona residenziale di Seriate, un’architettura pubblica dedicata alla didattica? Non sarà possibile qui ricucire un tessuto urbano eterogeneo (per non dire eclettico), ma certamente creare un punto di riferimento urbano che ribadisca la centralità dell’educazione scolastica e della cultura in una comunità cosciente che la crescita intellettuale resta l’unico vero mezzo per garantire l’avanzamento sociale.

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, Paolo Abbadini, Michele Zambetti, Ana Luisa Costa Silva Teixeira — Nuovo polo scolastico di Seriate


Centro Diurno Disabili a Gandino - Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto

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Coerentemente alle nostre generali convinzioni sul potere performante del luogo sui comportamenti umani, riteniamo che lo spazio modificato possa certamente avere un importante ruolo terapeutico particolarmente evidente là dove la permanenza di persone con patologie del pensiero, del linguaggio e in generale della relazione è continuativa e prolungata. Sono soprattutto le teorie di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva a spingerci a interpretare il rinnovato CDD di Gandino in un’esperienza dove l’architettura partecipa in modo attivo alla terapia di riabilitazione. La relazione nello spazio tra i diversi attori coinvolti è da considerare come una vera e propria esperienza dove per esperienza si intende un forte coinvolgimento emotivo e affettivo basato sulla relazione dinamica tra l’operatore, il soggetto disabile e l’ambiente da sperimentare che, con le sue implicazioni e complicazioni, partecipa in modo attivo alla maturazione emotiva, affettiva e cognitiva dell’individuo. Così come è esperienzialmente provato che i migliori risultati sono stati ottenuti non con gruppi di pazienti omogenei, bensì operando con gruppi eterogenei sia per tipologia di handicap che per livello cognitivo e comunicativo, è altrettanto certo che ambienti omologati a tipologie semplificate di tipo ospedaliero siano non d’aiuto bensì un freno a un’evoluzione in senso positivo delle performance cognitive. Per tutto questo vogliamo prima di tutto ottenere uno spazio dove ogni malinconia, ogni riferimento alla tristezza, al pessimismo, all’ipocondria, al malumore è bandito, dove la terapia, qualsiasi terapia, viene affrontata giocando, con allegria, gioia, entusiasmo, nella certezza che non vi è apprendimento se non c’è divertimento. Un luogo in grado di irradiare gioia, di smentire qualsiasi possibile deduzione disabilità = tristezza, sofferenza, angoscia. In grado di mostrare le diverse abilità di coloro che vi abitano, di far diventare quello spazio un giacimento di capacità diverse in grado di innescare entusiasmo, felicità, spensieratezza, gaiezza qualità che spesso caratterizzano la malattia mentale. Vogliamo dimostrare che lo spazio ha poteri catartici non solo verso chi lo abita, ma, assieme ai suoi abitanti, anche nei confronti di chi lo frequenta. Vogliamo che sia lo spazio a lavorare attorno alle persone e non viceversa. Gli ambienti saranno pensati soprattutto per i frequentatori così detti disabili, considerando i loro rapporti con i famigliari, gli addetti e gli amici così detti abili in modo che nessuna delle due categorie si distingua per efficienza.

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto — Centro Diurno Disabili a Gandino

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto — Centro Diurno Disabili a Gandino

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto — Centro Diurno Disabili a Gandino

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto — Centro Diurno Disabili a Gandino

Edoardo Milesi, giulia anna milesi, lucia righetto — Centro Diurno Disabili a Gandino

Vibrazioni verticali - Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti

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L’idea del bagno nasce dalla volontà di contrastare la rigida staticità della forma cubica del box di partenza. Una leggera rotazione degli elementi al suo interno introduce una dinamicità capace di sviluppare ulteriori movimenti formali alle pareti, soffitto e pavimento, in un nuovo equilibrio spaziale. I materiali utilizzati (Grigio Tavel, White Macaubas e legno), in sintonia tra loro, esprimono la loro matericità rafforzando il libero gioco delle forme in armonia con le esigenze funzionali dell’attività svolta, in una equilibrata integrazione tra emozione e funzione. La vasca da bagno e la doccia si uniscono tra loro dove la forma dell’una trova origine dal naturale sviluppo dell’altra. Le vibrazioni verticali delle venature del White Macaubas che rivestono le pareti suggeriscono l’immagine dell’acqua che scorre su una superficie bagnata, riproducendo e amplificando la cascata della doccia e del “troppo pieno” della vasca. Una seduta continua in legno avvolge la vasca da bagno e prosegue poi nello spazio doccia, a rendere più confortevole l’ambiente nel quale trascorrere un momento di relax quotidiano.

Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti — Vibrazioni verticali

Vibrazioni verticali

Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti — Vibrazioni verticali

Vibrazioni verticali

Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti — Vibrazioni verticali

Vibrazioni verticali

Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti — Vibrazioni verticali

Vibrazioni verticali

Arch. Arduini Fabio, Studio di Architettura MONTRESOR & ARDUINI ass.ti — Vibrazioni verticali

Vibrazioni verticali

Edicola Funeraria - Cimitero Comunale di Ascoli Piceno - Dott. Ing. Maurizio Castelli

TEATRO DEL MARE - Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti

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Riqualificazione dell’ex Centro Velico piombinese per la realizzazione di uno stabilimento balneare con bar ristorante.

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

Marco Caramante, ing. Matteo Leonetti — TEATRO DEL MARE

ante operam

ARTWEARE mag - ARRIGO STRINA

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ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARTWEARE mag: Art – Architecture – Design – Fashion – Photography – Life Style – Urban magazine IT-UK. A window on the world of new design and life style.

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

ARRIGO STRINA — ARTWEARE mag

Interweaving - Sophia Vyzoviti

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Core principle of the architectural design is the defence of ‘territoriality’ of the square in an integrated unity that gathers and makes visible the special qualities of the area, which receives and responds to flows of materials and events in the city, which evolves over time. The strategy of ‘interweaving’ incorporates environmental and social ecology that intertwine the routine of urban living, collective memory, and the enjoyment of the landscape. Through its redesign and integration to the operational flow of the city ‘Freedom Square’ will become a strong hub in Western History Center of Thessaloniki. The key ‘hub’ identity of the square is enhanced by the presence of public urban transport which accentuates the social interaction potential of contributes to the social dimension with the presence of passengers in the square.

Sophia Vyzoviti — Interweaving

The design of ‘Freedom Square’ responds to its ‘hub’ identity through diversity and the provision of alternative paths within its extends. The square is conceived as a an urban tapestry interweaving the global urban features concerning the organization of the vehicular and pedestrian flows with local micro qualities. Micro-locations with unique atmosphere and distinct physical characteristics are designed around the urban bus stops, the memorial for the Jewish community of Thessaloniki, the information center of Thessaloniki, the eco-transport spot for bicycles and confetti vehicles, the southern deck and the undulating meadow. These micro-locations create focal points and provide the operational infrastructure of the square contributing to social sustainability. Their distribution organizes the nodes of an internal network of alternative paths.

Sophia Vyzoviti — Interweaving

urban bus and bike hub

Sophia Vyzoviti — Interweaving

Freedom Square overview_alternative paths and micro locations

Sophia Vyzoviti — Interweaving

wavefield

Sophia Vyzoviti — Interweaving

info center and stage

Sophia Vyzoviti — Interweaving

public transport hub

Casa C - Francesco Librizzi, matilde cassani

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A very small apartment within a very “Milanese” building dated 1900. Two rooms plus a bath room, characterized by a narrow footprint com- pared to the quite high ceiling. Windows, doors, and above all the floor tiles, had finishes and materials survived to another century: something precious to save as a resource for the new inhabitants of this space. The strong identity of the interiors and the peculiarity of the narrow high section, gave the chance for a minimum but very significant interven- tion. We tought it was only necessary to unveil the hidden potential of the space, leaving almost untouched all the rest. Nothing melanchonical, but also no obsession for contemporarity. Adding a new layer to the ex- iguos surface availble in the house was necessary. Making the trajectory to reach it architectonically visible, was all we needed to do. A new thin wireframe wrapping the bodies while approching to “+1 level”: a sus- pended night area inside the old house.

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C

Francesco Librizzi, matilde cassani — Casa C


THE WHITE LOFT - ARRIGO STRINA

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L’appartamento è situato a Parigi nel quartiere di Saint Germain Des Près, in Rue de Bretagne. Il White Loft comprende un soggiorno, uno studio, due camere da letto doppie, due bagni e una cucina con disimpegno e lavanderia. La caratteristica principale dell’appartamento è la costante luminosità che permea ogni stanza dando così un senso di benessere e relax. Agli arredi in stile Luigi XVI sono uniti pezzi di design moderni e contemporanei, il tutto seguendo le tinte accese del bianco panna delle pareti perimetrali unite al mogano scuro e nero dei mobili e delle pareti portanti. In esposizione all’interno di ogni stanza, le opere in bianco e nero dell’artista newyorkese Robert Longo dal titolo: Men in the Cities.

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

The apartment is located in Paris in the Saint Germain Des Près district, in Rue de Bretagne. The White Loft includes a living room, a study, two double bedrooms, two bathrooms and a kitchen with storeroom and laundry. The main feature of the apartment is the constant brightness that permeates every room giving a sense of wellness and relax. The furniture, in the style of Louis XVI, is mixed with pieces of modern and contemporary design, all in accordance with the bright colors of creamy white perimeter walls combined with black and dark mahogany furniture and load-bearing walls. In each room are exposed the black and white works of the new yorker artist Robert Longo titled: Men in the Cities.

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

ARRIGO STRINA — THE WHITE LOFT

Complexe sportif Jean-Louis Moulin - Quevillon, Géraldine Paul

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Le nouveau complexe Jean-Louis Moulin s’inscrit dans un projet global de développement sportif sur la ville d’Évry. Il est le fruit d’une réflexion portée sur l’échelle et l’intégration d’un équipement qualifiant un site en plein essor. En effet, situé en face du quartier des Pyramides en pleine réhabilitation, l’ouvrage se site également à l’articulation de divers équipements d’entraînement. Il complète alors un ensemble « urbano-sportif » fonctionnel dont chacun des constituants se veut ouvert l’un vers l’autre.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

View by night

Sa composition comprend des vestiaires et locaux homologués par la Fédération Française de Football, ainsi que ceux du club cycliste municipal. Le programme comprend également des espaces de réception, des locaux de rangements divers, des bureaux, un logement pour le gardien, ainsi que l’aménagement des terrains et des abords du bâtiment. À l’étage, un soin spécifique a été portéà l’ambiance de la salle de réunion afin d’en faire un espace de convivialité pour les échanges professionnels ou informels. Celle-ci donne accès à la terrasse extérieure par une baie vitrée d’où les rencontres sportives peuvent être suivies.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

The running tracks

Trois volumes distincts ont été créés de manière à permettre une lisibilité de chacun des sous-espaces pour une parfaite orientation. Une attention particulière a été portée au maintien d’une relation entre l’intérieur du bâtiment et les terrains. Les zones accessibles au personnel ont été sécurisées et permettent l’accès aux personnes à mobilité réduite dans l’ensemble de l’édifice.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

Inside the bulding

En ce qui concerne la construction, des procédés simples tels que le béton préfabriqué, et l’utilisation de matériaux résistants et teintés dans la masse ont été privilégiés. Par la suite c’est l’optimisation de l’isolation qui a primé, par la suppression des ponts thermiques, l’utilisation de vitrages peu émissifs et l’emploi de panneaux sandwichs. La démarche environnementale engagée s’est fixée comme objectif la réglementation thermique 2005, soit une consommation maximale de 50 kWg/m²/an. Un procédé de façade et bardage translucide DANPALON® de plusieurs couleurs fait face aux terrains et évoque le dynamisme sportif. Par contraste, la lumière qui filtre à l’intérieur à travers les panneaux imprègne le couloir de douces lueurs amarantes.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

Corridors

Les différences de niveau, entre l’entrée rue et celle des terrains de sport, ont fait partie des défis principaux de cette construction. Elles ont été traitées de façon à rendre abordable l’ensemble du bâtiment tout en séparant une circulation dite « propre », d’une circulation dite « salie ». En effet, il nous a paru important que le parcours des visiteurs soit isolé de celui des joueurs revenant du terrain les crampons boueux. Reprenant le dénivelé existant du site qui comprend un talus, la position du bâtiment assure une bonne visibilité du terrain, aussi bien depuis la circulation intérieure des vestiaires, que de la terrasse à l’étage. Ce surplomb du bâtiment, associé au travail précis effectué sur l’éclairage permet d’individualiser l’ouvrage et le transforme en signe lumineux distinctif à la nuit tombée.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

From the soccer field

Bâtiment privilégié de rassemblement, le complexe Jean-Louis Moulin espère bénéficier d’un caractère utile et affectif pour les nombreux sportifs Évryens.

Quevillon, Géraldine Paul — Complexe sportif Jean-Louis Moulin

Detail of the concrete

Illuminazione Cappella S.Monica - Savetheclock Design Studio

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Illuminare un luogo di culto significa confrontarsi con altezze davvero importanti, con opere d’arte di valore storico, artistico e sociale, con elementi simbolici ed esigenze specifiche, legate alla funzionalità ed alla spiritualità dello spazio. La luce assume significati importanti, che vanno oltre il semplice dato funzionale del vedere. Essa è chiamata a favorire lo svolgimento delle liturgie, il raccoglimento dei fedeli, la lettura delle sacre scritture e, al contempo, deve sottolineare gli aspetti significativi dell’edificio, supportarne il valore. Ci siamo dovuti confrontare con vincoli strutturali, architettonici, normativi, artistici, rispondendo alle espresse richieste dei padri che gestiscono la Basilica e volevano rinnovare la Cappella. Tutto è nato dalla richiesta di un “consiglio”: “cosa si potrebbe fare per valorizzare questa cappella? Per noi è molto importante: S.Monica è la madre di S.Agostino e qui sono custodite le sue reliquie. Spesso ci chiedono di celebrare messe per gruppi di fedeli, ma la luce è scarsa e non ci sono adeguati posti a sedere”. Parlando con i monaci agostiniani, abbiamo compreso il valore storico, artistico e religioso della Basilica e della Cappella. Abbiamo apprezzato la ricchezza di questo edificio, la cui facciata è stata progettata da Leon Battista Alberti…il cui travertino proviene dal Colosseo…le cui volute laterali sono state aggiunte dal Vanvitelli. In questa bellissima chiesa, tra una pala del Caravaggio, un affresco di Raffaello, una scultura del Sansovino ed un altare disegnato dal Bernini, risaltava ben poco la Cappella di S. Monica, situata a sinistra dell’altare maggiore. Essa si presentava buia, con evidenti problematiche di abbagliamento ed inadeguate sorgenti predisposte per illuminare affreschi di grandi dimensioni. Nonostante l’ultimo intervento fosse del 2001, le tecnologie presenti (fluorescenti per la volta e per l’urna, dicroiche ad incrocio per gli affreschi, candele per la pala) erano antiquate e comportavano alti consumi, eccessiva manutenzione e bassissimi flussi luminosi su opere d’arte, altare e pavimento. Per prima cosa abbiamo individuato le funzioni che la luce era chiamata a svolgere, poi, dopo una accurata ricerca storica sulla Basilica, abbiamo scelto gli elementi da valorizzare, le caratteristiche che gli apparecchi dovevano avere ed il loro posizionamento ideale. Infine abbiamo studiato tre diverse accensioni che permettessero di gestire l’illuminazione in maniera flessibile, a seconda dei momenti fruitivi della Cappella e delle specifiche esigenze da soddisfare. Abbiamo redatto una relazione che spiegasse in termini tecnici e descrittivi l’intero progetto (con obiettivi, soluzioni adottate e motivazioni). Infine, dopo l’approvazione, abbiamo seguito fornitura e cantiere: dalla stesura dell’elenco materiale, all’ordine; dalla messa in opera, ai puntamenti…non senza colpi di scena! Il primo è stato l’annuncio che il 28 agosto (eravamo a fine luglio e gli ordini non erano ancora stati confermati) Papa Francesco, in occasione del Capitolo Generale degli Agostiniani, avrebbe presieduto la celebrazione eucaristica presso la Basilica in Campo Marzio e, alla fine della liturgia, si sarebbe ritirato in preghiera nella Cappella di S.Monica, di cui è particolarmente fedele. ..A quanto pare, anche prima di diventare papa, ogni volta che si trovava a Roma, si recava in questa cappella per pregare da solo. Il secondo colpo di scena (infarto se volete) è avvenuto al momento dell’installazione di tutti i prodotti. 8 agosto (giovedì). Fornitura effettuata in tempi record. Aziende in chiusura e…uno dei proiettori decide di non funzionare! Inutile descrivere gli attimi di fervore: telefonate su telefonate, burocrazie da velocizzare (ossimoro per eccellenza) e…lunedì 12 un nuovo proiettore era nelle nostre mani! cambio/reso effettuato in 2 giorni, ad agosto! ...se non è stato un miracolo questo… Il risultato lo facciamo giudicare a voi. Noi ne siamo orgogliosi.

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

Savetheclock Design Studio — Illuminazione Cappella S.Monica

House in Lisbon - ARX Portugal Arquitectos

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The concept for this house emerges from a reflection on the identity of Lisbon architecture, a recurring type of 6-meter-wide and 15-meter-long deep house, ending in a small garden in the back. It is a 5-storey building with two radically different elevations: one “public” in white lioz limestone (the most used in Lisbon) and the one in the back, in glass, connected by an interior world in exposed concrete, punctuated by birch wood elements.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

The elevation obviously follows on the Lisbon tradition, stressed further by the windows’ rhythmic structure, opened in a span system created by horizontal strips and vertical bars – characteristic of the city architecture. Just as most of Lisbon’s old buildings, it is a flat elevation whose expressiveness comes from its rhythmic nature and the light-and-shade effects produced with the backing-up of its surfaces. This apparatus brings the elevation a sense of time, expressed by the change in the shadows throughout the day: from a more subtle morning light – with no direct sunlight – to the strong contrasting afternoon shadows.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

Besides a straightforward concern in aligning the elevation with the surrounding lines, the design stresses an obvious contrast between the block-type bottom, and the more dematerialized crest. If on the one hand the ground floor responds defensively to the narrowness of the street, combined with the fact that neighbours park their cars in front of doors and windows, on the other hand the top comes out much lighter and dematerialized: it is a space at once interior and exterior – a top patio allowing the transition between the lower building, to the south, and the higher one, to the north. Nevertheless, despite its intimate nature, the space allows a view over the surrounding landscape and to the far-off Christ the King statue to the south, along the street line.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

On the back elevation we have explored the extreme transparency which extends the interior onto the exterior and opens up the view to the garden – where a splendid Linden tree takes center stage – leading the eyes from the top floors over Lisbon’s hills, the Tagus river, and the South Bank. Radically opened to the exterior, the generous morning light that floods in directly is balanced by the gray concrete making up all the surfaces.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

Inside, the precision of the design, as well as the inclusion of two doors in most rooms, endows the five small floors with a sense of a generous space, and give its dwellers a strong feeling of fluidity and freedom. The constructive research for this project provides an example in which the whole structure shapes the space and becomes architecture in itself: the whole concrete structure, built with only 3 planes – two gables and a transversal plan – is set forth and designed to define the essential house space.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

At once a natural and staged space, of both contemplation and living experience, the garden is expressed as an archeological site, where all layers of time, since the house was built, are present. Here, one can still see the ancient techniques that have raised thick stone walls (often recovered from other buildings), later brick overlays, mortar or paint, as well as the stones from the demolished house that have become pavement.

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

Project: 2010 – 11
Construction: 2012 – 13
Gross Construction Surface: 436 m2

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

ARX Portugal Arquitectos — House in Lisbon

Expo Bohème 2015 - jacopo muzio architetto

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Il progetto preliminare di una sede espositiva per le culture nomadi del mondo, su terreni privati a nord di Milano connessi a Rho Fiera tramite la prevista ‘via d’acqua’ da realizzarsi in occasione di Expo 2015, ha portato ad immaginare un impianto aperto verso i terreni agricoli circostanti e completamente removibile alla fine dell’esposizione. Attraverso l’adeguamento e il riuso di container dismessi e di tensostrutture, il percorso espositivo ha inizio dal canale Villoresi; due serre in legno e vetro – con funzione di biglietteria, reception e info point – filtrano l’arrivo via acqua dei visitatori all’area “Expo Bohème”. Tra le due serre un ampio impalcato in legno affacciato sul canale costituisce il molo e l’area di sosta e svago per i visitatori. Dal “Molo Villoresi” si apre un primo anello di spazi espositivi, aperti sul lato lungo di 6×2.4×2.4 m; si tratta di “container/cluster” assegnati a seconda degli spazi richiesti dalle singole comunità aderenti al progetto Expo Bohème. Un secondo anello di spazi espositivi e servizi fronteggia e delimita la grande tensostruttura centrale, di 36 metri di diametro, dedicata alla preparazione e degustazione dei cibi delle culture nomadi. Sul lato ovest dell’area di progetto, complessivamente di circa 300×100m, una tensostruttura ad arco in teli tesati di circa 2.5 m di altezza, sarà lo sfondo per le videoproiezioni del “Percorso espositivo multimediale” e, in particolari occasioni quali concerti e happening, del palco attrezzato per grandi eventi; nel prato si trova la vasta zona libera per gli spettatori. A delimitare l’area, in prossimità di un parcheggio pubblico accessibile tramite percorso ciclopedonale, una seconda tensostruttura – che ospiterà il container attrezzato “Upre roma”, da riutilizzare anche dopo l’evento – è dedicata a conferenze, convegni e spettacoli per 200 persone; sui bordi dell’area, in prossimità di strutture manifatturiere esistenti, è prevista la piantumazione con specie arboree portate da ogni comunità partecipante, i cosiddetti “Boschi dei Giusti”. Ad est del molo Villoresi è prevista invece la piantumazione di una serie di “Orti della conoscenza”– della dimensione variabile di 80 mq per il fabbisogno di una singola persona nell’arco di un anno, oppure di 400 mq per una intera famiglia – che costituisce la parte didattica ed educativa indirizzata ai visitatori ed alle scolaresche. Tra gli orti ed un nuovo maneggio removibile per gare equestri e lezioni di equitazione, è previsto un “Bed & Breakfast” costituito da wagon lits/ container su ruote di 12×2.4×2.4 m. con l’allestimento di circa 50 camere temporanee. I materiali utilizzati per l’allestimento dell’area saranno tutti eco compatibili: i percorsi pedonali verranno definiti attraverso uno strato di ghiaia di spessore variabile; il “Maneggio”, delimitato da staccionata in legno, sarà in terra battuta; i “Boschi dei Giusti” saranno protetti controterra da uno strato di corteccia; gli “Orti della conoscenza”, delimitati da muretti in sasso, avranno piantumazioni removibili. Il tema del viaggio e della temporaneità, dell’impianto storico e insediativo delle prime comunità nomadi e stanziali, del loro rapporto con la natura circostante, è simbolicamente rappresentato dalla “ruota”, fulcro compositivo del progetto e simbolo dell’associazione culturale Upre Roma.

jacopo muzio architetto — Expo Bohème 2015

jacopo muzio architetto — Expo Bohème 2015

jacopo muzio architetto — Expo Bohème 2015

jacopo muzio architetto — Expo Bohème 2015

jacopo muzio architetto — Expo Bohème 2015

Uffici amministrativi - Silvia Bertozzi

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Ambienti immersi nel centro storico di Cesena ma completamente ripristinati e resi funzionali per l’accoglienza dei clienti e il lavoro amministrativo d’ufficio

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Postazione Presidente

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Attesa

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Uffici operativi

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Postazione operativa

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Attesa

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

Silvia Bertozzi — Uffici amministrativi

affresco

casa_B - Giuseppe Pecorai


Design FG - Sergio Virdis, Michelina Colasuonno

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Su commissione della ditta Frigeria srl, è stato sviluppato il design di un nuovo prodotto da inserire nel catalogo aziendale. La scelta di un corpo bianco completato nel fronte con un pannello di ispezione in acciaio inox, danno risalto al cuore luminoso e colorato che accoglie la brocca nella quale è erogata l’acqua.

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

schizzi di studio

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

render di presentazione

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

fasi di prototipazione

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Fasi di prototipazione

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Fasi di prototipazione

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Presentazione ad Aquatech 2013-Amsterdam

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Sergio Virdis, Michelina Colasuonno — Design FG

Dopo 30 anni la prima ristrutturazione. - Carlo Suma

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...110 mq di appartamento, mai toccato nulla in 30 anni. ...budget minimo!

Carlo Suma — Dopo 30 anni la prima ristrutturazione.

Carlo Suma — Dopo 30 anni la prima ristrutturazione.

Carlo Suma — Dopo 30 anni la prima ristrutturazione.

Carlo Suma — Dopo 30 anni la prima ristrutturazione.

Carlo Suma — Dopo 30 anni la prima ristrutturazione.

Progetto di un villaggio ecosostenibile - FRANCESCO PANSIERI

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Seguendo la tipica organizzazione delle proprietà che affacciano sulla costa, l’area a disposizione si caratterizza per un fronte mare di 80 metri e una superficie complessiva di 21.000 metri quadrati che caratterizza questo appezzamento come una fascia stretta e lunga, una sorta di cerotto tra mare e campagna. L’opportunità di riuscire a sintetizzare l’aspetto rurale e quello marittimo è dunque alla base di tutta l’idea progettuale e della gestione dell’insediamento. Si ipotizza una struttura ricettiva di circa 20 bungalow di piccolo taglio da 30-35 metri quadrati a planimetria variabile, così da consentire aggregazioni funzionali in nuclei abitativi di dimensioni differenti per poter rispondere a diverse tipologie di fruitori, dal single alla famiglia. I bungalow sono dunque pensati in unità modulari, seppure non identiche tra loro. Questo consente di strutturali planimetricamente in coppia in modo da permettere un uso continuo degli spazi comuni, quali soggiorno, area relax, terrazza, zona lettura, come se si trattasse di un unico open space. Così, solo attraverso lo scorrimento di pareti leggere, divisorie e contigue a due bungalow, un po’ come accade nelle case giapponesi, è possibile trasformare gli spazi e articolare, a seconda delle esigenze, i nuclei abitativi. Orientati nell’area verso la spiaggia, i bungalow, strutturati in forma di palafitte leggermente variate tra loro nelle quote dei solai, e organizzati secondo una netta distinzione tra fronte e retro, sono disposti nel lotto affinché sul retro di ciascuno, che è esposto alla vita delle altre unità, si limiti al massimo il problema dell’introspezione, permettendo a ogni unità un alto grado di privacy. Gli elementi caratterizzanti del bungalow, dal punto di vista tipologico, sono una serie di verande e affacci aperti sulla natura e sul mare che aumentano di fatto i metri quadri a disposizione di ciascuna unità, arricchendola di suggestive ambientazioni, risolte attraverso l’uso diffuso di elementi dell’artigianato locale, dai tessuti all’arredo, alle caratteristiche e immancabili amache, in modo da conferire un aspetto unitario e integrato a tutto l’insediamento, nella tradizione costruttiva del Nicaragua. Questi bungalow sono supportati da un sistema di aree comuni caratterizzato da un centro benessere con palestra, un ristorante, un bar e un mini market. Tali attrezzature collettive e di supporto, in posizione baricentrica nell’area, in modo da costituire una sorta di nucleo connettivo per l’intero insediamento, sono concepite anch’esse secondo un’architettura permeabile, aperta verso l’esterno. In linea con l’aspetto più pregnante della cultura nicaraguese, ovvero il legame con la natura, sono gli elementi architettonici dell’insediamento che come nella tradizione costruttiva autoctona e come in gran parte di quella che si sviluppa lungo le linee dell’equatore e dei tropici, sono da ricondursi all’uso del legno con i limiti e i pregi che questo implica. La natura diviene, quindi, materia prima, ispirazione e soluzione funzionale anche nella propria ciclicità, variamente colorata. L’idea che la ruralità tipica del Nicaragua sfumi all’interno del nostro sistema di bungalow, con orti e piccole piantagioni di frutta esotica per produzioni chiuse nel sistema, rende infatti estremamente naturalizzato l’impatto percettivo di questo insediamento. A mantenere queste porzioni di colture produttive saranno contadini locali, così come per tutta la manodopera prevista per le infrastrutture turistiche, per creare così un grado di coesione e scambio socioculturale, reale e non solo fittizio, con il luogo e la collettività, con la cultura e le tradizioni del Nicaragua. L’attività agrituristica poi, unitamente a quella della pesca, si propone di incoraggiare un’alimentazione naturale e l’avvicinamento alla gastronomia tipica del luogo, ancora periferiche alla globalizzazione.

FRANCESCO PANSIERI — Progetto di un villaggio ecosostenibile

Tavola 01

FRANCESCO PANSIERI — Progetto di un villaggio ecosostenibile

Tavola 02

Mostra permanente: Urban center di Bologna - bianchivenetoarchitetti, daniele ledda xycomm

Casa_Buffo - Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi

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Redeveloppement of dilapedated building of historic significance into private house completion. Every choice it’s been done according to the Conservation Office roules for the historical center. The work is now in progress, with the approval of the Regional Council Conservation Office.

Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi — Casa_Buffo

Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi — Casa_Buffo

Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi — Casa_Buffo

Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi — Casa_Buffo

Sara De Marco_architetta, arch.Laura lezzi — Casa_Buffo

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