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Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara - sandro cacciatore

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Il progetto nasce da un’idea che trova base e fondamento dal contesto in cui è calato. L’analisi storico-sociale mai discinta da quella architettonico-urbanistica ha contribuito, secondo dettami olistici, alla generazione dell’idea stessa. La figura di San Giorgio che trafigge il drago è molto di più che la semplice immagine del Santo patrono della città. É lo spirito della città stessa, che nei secoli ha dovuto affrontare ogni tipo di avversità, (morfologica, posizionale, climatica, politico-strategica ecc.) trovando, soprattutto in un determinato periodo storico, quello rinascimentale, dei “fieri cavalieri” che hanno saputo guidarla verso una floridezza economica e culturale, i cui postumi ne garantiscono ancora oggi, la piena identità.

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

Tavola 12

La figura di San Giorgio è dunque un’ immagine metafisica, essenza della città stessa, del suo divenire nel tempo; con le sue storie, i suoi protagonisti, i suoi manufatti. Per De Chirico, Ferrara, è città metafisica per eccellenza e fornisce la cornice ideale per il suo famoso quadro – le Muse inquietanti-. Le muse dovevano guidare il pittore ad andare oltre le apparenze e farlo dialogare con il mistero, portandolo aldilà del tempo, dove sta il vero valore delle cose. Sono partito da questo quadro per cercare la mia strada progettuale, ho indagato la storia ferrarese cercando nella sua storia, nei suoi miti e nelle sue leggende alla ricerca di una sintesi figurativa che identificasse il suo genius loci.

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

Analisi urbana 1

Ferrara ha, nel rapporto con il fiume, molto della sua ragion vivendi. Gran parte della sua storia sembra intrecciarsi in questo rapporto. E quando gli Estensi celebrano se stessi, lo fanno sostanzialmente sentenziando una vittoria sulle acque fluviali. La dimensione dell’acqua quindi, (fonte di sopravvivenza ma anche di pericolo e portatrice di malattia e morte) rappresentata dal drago (nel progetto trasformato in un “mostro verde” per assicurare funzionalità ed ottimizzazione spaziale), convive, nell’atto di trafiggere il drago, con quella dello sforzo umano ad adattarsi e ad adattare per sopravvivere.

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

Idea e ispirazione

Considerando una simile figurazione, il rischio è stato quello di operare una traduzione esclusivamente antropo/zoo-morfologica che ho cercato di lenire, lasciando solo all’esercizio dell’interpretazione ed a quello della memoria (primo fra tutti il riferimento alla celata della tomba Brion di Carlo Scarpa), il compito della ritrascrizione. Ad essa si sono aggiunte figure contestuali forti, quali i terrapieni delle mura, i bastioni, i camminamenti attraverso i filari d’alberi ed il silenzioso rimando, attraverso la “corte” d’acqua, alle paludi ferraresi, creando, in un continuo intrecciarsi di immagini “subliminali” quel legame con il luogo stesso, che fa sì che la composizione si presenti quasi sommessa, fino alla inattesa visione del “singolar tenzone”.

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 1 - planivolumetrico

Di fatto, nelle calme acque del Po di Volano, la drammaticità dell’atto di trafiggere il mostro (con tanto di rivolo di sangue metamorfizzato nel camminamento rosso lungo la sponda del fiume), evocando l’epico gesto, monumentalizza di per sè la composizione, assumendo quei tratti surreali e metafisici proprio delle atmosfere ferraresi. Il dramma della lotta tra ” il bene ed il male” si stempera cosi, in una atmosfera da “meriggio”. La figura del drago è pienamente leggibile esclusivamente da un punto di vista aereo, mentre quella di San Giorgio a cavallo del “bianco destriero” (reintepretato in uno stilizzato unicorno, figura anch’essa richiamata dagli estensi) con tanto di celata, stimola la memoria e rimanda, senza enunciarla alla figura del cavaliere medievale, ricercando al contempo l’emozione dell’osservatore.

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 2

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 3

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 4

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 5

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto 6

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto - particolare Biblioteca/San Giorgio

sandro cacciatore — Nel segno di san Giorgio ed il drago. Una nuova sede per la facoltà di Architettura di Ferrara

il progetto - il circolo nautico


Europan 12 | Donauworth - MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari

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The concept: from occlusion to connection Link ribbon supports the vocation of the Alfred-Delp-Kaserne area: it breaks the border line, turning it in a linkage between the city and the rural hinterland. Link ribbon reconnects the area with the contest through a sort of belt with a bicycle and pedestrian route, which, arriving in the project area, gives life to a big inhabited park where residential, community and commercial structure take place.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

The link ribbon

Proposed actions
  • A. Join the area with the territory
  • B. Activate the dialogue with the nearest districts
  • C. Pass throught the area thanks to new connections
  • D. Revitalize the area with new functions of urban
  • E. Live the greenery: the plan of the residential park
Themes of the project
  • A. Transportation system The actual transport system is enclosed into the project area. The first action, in order to connect the area with the surrounding district, is the establishment of the link ribbon, a cycling-pedestrian route, which connects the old town with its outskirts, passing through the former barracks site. Some new street axes will be traced across the area, improving the connections with the nearest districts. The functional arrangement of the area is made even more efficient with some new parking lots and with the upgrading of the existing public transport lines.
  • B. Vegetation system The inner vegetation is largely maintained. The wooden side at south is reinforced. The boulevard are east-west oriented and marked with new plantings. The agricultural pattern penetrates into the area, providing cultivable land for the inhabitants and for the new research and education centre.
  • C. Building system Most of the existing buildings are preserved. Some of them are will turn into common services, the remaining into social housing. New buildings will be added, in order to create a functional mixed area (housing, commerce, tertiary). The link ribbon will host shops, market stalls, cultural and sports activities.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Planimetria

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Vista aerea

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Le aree residenziali

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Tav 01

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Tav 02

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Tav 03

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Planimetria

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini, Marina Tangari — Europan 12 | Donauworth

Sotto il Link Ribbon

GAMBA DE LEGN - Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri

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TAVOLO“GAMBA DE LEGN” (RIVA 1920 – 1° Design Award “Accendi la tua idea”)
L’idea per il progetto del tavolo nasce dalla volontà di organizzare un insieme compositivo che trae spunto dalla “geometria” e più precisamente dalle forme nel piano e nello spazio e dalle loro mutue relazioni (interrelazioni). Individuate quattro figure semplici all’interno della geometria piana, un quadrato, un triangolo, un cerchio e un rettangolo si sviluppano nello spazio (stereometria) per dar vita ad altrettanti solidi che diventano, a loro volta, i sostegni (gambe) per il piano del tavolo in progetto. Per quanto attiene l’aspetto compositivo-dimensionale si è cercato, attraverso l’essenzialità delle forme e l’equilibrio delle proporzioni, di raggiungere un risultato che fosse allo stesso tempo elegante e funzionale. Il prototipo ideato è un tavolo rettangolare in legno massello e acciaio satinato. Il piano è in noce con taglio perimetrale inclinato (svasato)’ dettaglio questo che conferisce leggerezza al manufatto (prodotto). Tre delle quattro gambe e più precisamente quella a sezione quadrata, triangolare e circolare sono (risultano) i acciaio satinato, l’unica in legno è quella a sezione rettangolare da cui prende il nome il tavolo “Gamba de legn” e dalla quale si ricava lo spunto per il Logo del prodotto. Le gambe in acciaio conferiscono leggerezza all’insieme in quanto il materiale risulta quasi smaterializzato (si smaterializza) rispetto alla gamba in legno con una matericità più pronunciata. Per il gioco dei contrari quest’ultima gamba si propone sul piano con una sagoma metallica rettangolare. Allo stesso modo, tutte le gambe, influenzano gli spigoli del piano del tavolo che risulta ad angolo retto in corrispondenza del quadrato e del rettangolo, mentre si smussa in ragione della gamba cilindrica e si svasa per quella triangolare. La geometria compositiva influenza sia l’assetto orizzontale sia l’assetto verticale di questo manufatto nell’organizzazione dello spazio. Il tavolo ha un’impostazione canonica per quanto attiene l’aspetto generale ma anche una connotazione giocosa nella differenza stessa delle gambe che si ritrovano ad avere un denominatore comune nella geometria stereometrica. L’attenta ricerca del dettaglio consolida la cultura del design che nello spirito dell’innovazione si rifà ai concetti consolidati della pratica artigianale.

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Tavola Render

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Tavola - Disegno tecnico

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 1

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 2

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 3

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 4

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 5

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 6

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 7

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 8

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 9

Roberto Seveso Architetto, FRANCESCA COLOMBO, Valeria Matteri — GAMBA DE LEGN

Prova 10

CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE - MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini

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Il concept di progetto nasce dal connubio tra il riconoscimento delle tappe evolutive del quadrilatero storico della Fiera del Levante e la volontà di rispondere alla sua nuova vocazione di “cittadella aperta”.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Rapporto con il mare

L’idea spaziale originaria del quadrilatero era fondata su un sistema di assi radiali e di vettori di circolazione concentrici, in cui si collocavano padiglioni isolati nello spazio. La fontana centrale, in asse con l’ingresso monumentale, era il fulcro della rete di percorsi. Un sistema pulito e razionale, quindi, dal facile orientamento e finalizzato all’esaltazione dell’estetica delle singole architetture.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Planimetria

Attualmente l’area del quadrilatero si presenta satura e intricata: molti padiglioni originari sono stati demoliti e sostituiti da strutture reciprocamente addossate che generano una rete di spazi di risulta. Le sole circolazioni funzionanti sono quelle radiali, mentre i percorsi tra i padiglioni sono privi di qualità e funzionalità. L’orientamento è molo complesso, si ha l’impressione di imbattersi in un labirinto in cui l’unico punto di riferimento è la fontana centrale.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Il cuore dell'area

Il progetto intende razionalizzare il sistema dell’edificato, oggi frammentato, e di migliorare il sistema dei flussi ed accessi pedonali. Pertanto, il progetto prevede un sistema di spazi chiaro e funzionale, grazie alle seguenti azioni strategiche: ‐ aumentare la densità dell’edificato in cui localizzare le attività permanenti nel settore del quadrilatero più vicino al nuovo padiglione fieristico; ‐ realizzare uno spazio pubblico aperto in prossimità dell’ingresso monumentale, da cui si aprono gli accessi ai padiglioni ed in cui è possibile insediare attività temporanee ed eventi all’aperto.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

La piazza

L’esito è una sorta di Yin e Yang: il quadrilatero si suddivide in un triangolo fortemente edificato specchiato in uno aperto e poco costruito, riscoprendo l’affaccio al mare della Fiera.

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

La stoà panoramica

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Concept

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Pianta

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Assonometria schematica

MM!studio, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio, Rosaria Minervini — CONCORSO DI IDEE PER LA RICOSTRUZIONE DEGLI IMMOBILI DA DESTINARE ALLE ATTIVITA’ PERMANENTI PRESSO LA FIERA DEL LEVANTE

Il progetto illuminotecnico

Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo - Touchwindow - Daniela Donnini

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Inaugurato il nuovo Museo dell’Alto Medioevo nel Forte Malatesta di Ascoli Piceno, che raccoglie reperti gotici e corredi funerari longobardi rinvenuti a Castel Trosino e nel territorio ascolano e appartenenti al Lapidario del Comune di Ascoli Piceno. Dopo il restauro degli ambienti del Forte Malatesta il Comune, in collaborazione con il Mibact, ha creato un innovativo allestimento che alterna la visione dei preziosi manufatti esposti a sistemi multimediali interattivi di approfondimento. I leggii e le postazioni interattive collocati lungo il precorso consentono al visitatore di scoprire i dettagli degli oggetti, vedere i particolari e le minuziose lavorazioni, nonché di conoscere, attraverso approfondimenti scientifici, i contesti di rinvenimento e di natura tecnica.

Touchwindow - Daniela Donnini — Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Fibule, fili di collana con perle e pendenti in vetro, anelli, armi: i preziosi oggetti di grande interesse e valore rinvenuti nel territorio piceno tra il XIX secolo e le recenti campagne archeologiche, sono suddivisi in cinque sale espositive per creare un interessante percorso che illustra le culture presenti nel territorio, dai primi insediamenti goti nell’area picena all’arrivo dei Longobardi.

Touchwindow - Daniela Donnini — Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Accanto alle vetrine, l’articolato sistema di touchscreen permette al visitatore di approfondire tematiche e vedere gli oggetti “virtuali” esposti con una coinvolgente interazione con i reperti volta a ricostruire lo stile di vita, il vestiario e le armi in uso presso le popolazioni longobarde insediate nel territorio ascolano. Oltre ai touchscreen interattivi, l’allestimento museale è completato da un apparato didattico digitale e da una sala con postazioni informatiche per studio e ricerca.

Touchwindow - Daniela Donnini — Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Daniela Donnini — Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Daniela Donnini — Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Touchwindow - Ascoli Piceno. Forte Malatesta: Museo dell'Alto Medioevo

Riqualificazione delle Piazze Aldo Moro e Berlinguer - MM!studio, STUDIO PAZ, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio

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Il progetto si struttura in modo da costruire una nuova identità dello spazio pubblico, modificando la sua immagine e ricucendo il tessuto urbano che circonda le piazze oggetto di concorso.

MM!studio, STUDIO PAZ, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio — Riqualificazione delle Piazze Aldo Moro e Berlinguer

Le azioni progettuali

COME RIGENERARE L’IDENTITÀDELLE PIAZZE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO? Piazza Berlinguer e Piazza Aldo Moro costituiscono oggi un insieme di spazi pubblici che non vengono percepiti come tali: sono spazi privi di un carattere definito e generano un senso di spaesamento per il cittadino che li osserva. Inoltre i flussi pedonali avvengono soprattutto lungo il perimetro delle due piazze. Attraversare uno spazio è l’unica maniera per osservarlo e, quindi, percepirlo come luogo da vivere e di cui appropriarsi. Obiettivo primario dell’intervento è l’articolazione dello spazio in maniera da attrarre i flussi all’interno delle due piazze, ricucendo i percorsi pedonali in modo tale che attraversino lo spazio pubblico. Progettare una rete di percorsi che si snodino attraverso lo spazio pubblico significa garantire che esso diventi patrimonio della collettività e che entri a sistema con la rete di spazi pubblici esistenti.

MM!studio, STUDIO PAZ, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio — Riqualificazione delle Piazze Aldo Moro e Berlinguer

Planimetria

COME RICUCIRE IL TESSUTO URBANO? A causa di un’altimetria complessa e mal risolta, Piazza Berlinguer e Piazza Aldo Moro sono teatro di una frizione tra due porzioni della città: quella storica, che potremmo definire la “città di sopra” e la zona di espansione, che chiameremo la “città di sotto”. I flussi pedonali che connettono le “due città” avvengono oggi lungo le vie che definiscono il perimetro dello spazio pubblico. Il progetto prevede di strutturare una rete di percorsi pedonali che riconnetta i flussi della “città di sopra” con quelli della “città di sotto”, per mezzo di connessioni pedonali trasversali all’extramuraria, che viene letta come una spina dorsale che struttura il sistema di percorsi. Il nucleo storico viene riletto come un insieme di dita che proseguono attraverso le due piazze, scendendo verso valle. Il disegno dello spazio pubblico, quindi, deriva dalla ricucitura della trama dei percorsi esistenti e generando un nuovo sistema di attraversamenti integrato nel tessuto esistente, che rendano lo spazio pubblico fruibile e tematizzato.

MM!studio, STUDIO PAZ, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio — Riqualificazione delle Piazze Aldo Moro e Berlinguer

MM!studio, STUDIO PAZ, Marilena Lucivero, Michele Guarino, Corrado dell'Olio — Riqualificazione delle Piazze Aldo Moro e Berlinguer

Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia” - Valentina Cirillo , Nicola Manzo

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L’IDEA “IL PARCO” (La Biblioteca degli Alberi), con le sue strade, stradine e viottoli che lo attraversano all’”impazzata” in tutte le direzioni quasi a voler “ammagliare” le parti di un pezzo di città; “GLI ALBERI”, disposti in maniera circolare quasi a voler abbracciare e proteggere i fruitori del parco; la realizzazione di una ludoteca da destinare al gioco, alla promozione della cultura ludica e ad attività di socializzazione, sono le parti su cui l’idea progettuale ha posto “le radici della riflessione” rigenerando dalla sua memoria un fiore bello ed essenziale: “la PRIMULA”. Fiore che sa anticipare i primi segni della primavera. Fiore che quando sboccia con le sue innumerevoli varietà cromatiche comunica eleganza, delicatezza e dolcezza. Fiore bello in tutte le sue varietà e diversità. Bello e delicato come sono i bambini al di la delle loro “diversità”. La scomposizione dei suoi petali è cosi diventata pensilina e i suoi colori sono diventati l’elemento caratterizzante di un progetto che con il suo volume semplice e puro ha un solo obiettivo: collocarsi, con estrema semplicità, in un contesto già fortemente caratterizzato da grandi architetture e senza che i suoi fruitori possano vivere alcuna “diversità”.

Valentina Cirillo , Nicola Manzo — Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia”

IL PROGETTO La sistemazione planimetrica nella sua essenzialitàè immediatamente leggibile. Al piano terra l’edificio ha una superficie lorda di 270 mq e al piano superiore di 230 mq, per un totale di 500 mq, così come richiesto dal bando. Al piano terra troviamo: l’ingresso / accoglienza con spogliatoio e servizi igienici attrezzati con doccia e vasca, l’ascensore e la scala per il collegamento al piano superiore; le stanze per le attività di gioco e didattico-educative rispettivamente due da 50 mq e tre da 30 mq. Al piano superiore, invece nel rispetto delle indicazioni concorsuali, ci sarà una stanza per studi e formazione di 60 mq, adattabile a seconda delle esigenze a biblioteca, sala riunioni multifunzionale o sala per workshop; due uffici uno per la segreteria e uno per il coordinamento, uno spazio a disposizione per il personale educativo con servizi igienici e spogliatoi e uno spazio per gli incontri familiari con servizi igienici e piccola cucina. Una parte della copertura è costituita direttamente dai petali della “PRIMULA, il volume avrà quindi in parte una maggiore altezza e il vetro colorato di copertura darà vita a giochi di luce all’interno e all’esterno della struttura. Il pilastro (o stelo) a sostegno del fiore attraverserà i solai e la pensilina di copertura sarà cosi visibile anche dalla hall d’ingresso. Tutte le strutture saranno in acciaio con solai prefabbricati. Le pareti esterne ed interne saranno realizzate con opportuni materiali anche isolanti, per garantire il miglior comfort ambientale. Inoltre una parte di energia elettrica è ricavata dalla pensilina, costituita da vetri fotovoltaici semitrasparenti. La luminosità di tutti gli ambienti sarà ottenuta con pareti esterne parzialmente vetrate, oscurabili all’occorrenza, in una relazione diretta tra “interno ed esterno”. Le pareti esterne saranno tinteggiate di bianco mentre quelle interne opportunamente colorate e differenziate per ambienti. Una adeguata segnaletica, così come richiesta dal bando, sarà realizzata sia per l’interno che per l’esterno, con l’utilizzo di scritte, simboli, disegni e colore. Per la sistemazione esterna sono state mantenute le quote fisse dettate dal bando, in particolare nella zona dei pozzi emungitori. Le pavimentazioni esterne e il verde sono studiate per essere fruibili da tutti e si collegano in modo planare allo spazio del parco. I petali della PRIMULA si proiettano in pianta disegnando, con diverse colorazioni del materiale, la parte carrabile della sosta momentanea per il carico e lo scarico (individuata e protetta con dissuasori) e le aree per le attività all’aperto. La delimitazione perimetrale del lotto sarà realizzata, verso il parco con una recinzione in ferro e vetro per permettere la completa visibilità del parco, e verso gli altri fronti con la stessa tipologia strutturale mentre i pannelli diventeranno colorati e/o disegnati. Una piccola nota conclusiva va fatta: il gruppo di progettazione volutamente non ha ne “spinto” ne “approfondito” alcun aspetto della “disabilità”, ritenendo dalla lettura del bando notevole la sensibilità dell’Ente a questo tipo di problematica, ma soprattutto perché oggi non può più esistere un progettista che si approcci ad un qualsiasi tema di ARCHITETTURA senza aver maturato che: la diversitàè nella nostra mente.

Valentina Cirillo , Nicola Manzo — Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia”

Valentina Cirillo , Nicola Manzo — Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia”

Valentina Cirillo , Nicola Manzo — Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia”

Valentina Cirillo , Nicola Manzo — Concorso internazionale di progettazione per la realizzazione della Ludoteca “Padiglione Infanzia”

Edificio residenziale bifamiliare - Rocco D'Alessandro


CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO - Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo

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L’inserimento di un grande centro civico di oltre 2.500 m2 con due scuole (primaria e secondaria), a loro volta collegate ad ampie funzioni sportive, costituisce un’occasione unica per creare un elemento urbano capace di trasformarsi in un riferimento a scala comunale. La soluzione proposta riunisce le varie funzioni in un blocco compatto dal quale emergerà un edificio organizzato attorno ad un grande cortile centrale. L’obiettivo di questo sistema è quello di creare un punto d’incontro dentro la città, un elemento a scala riconoscibile, che dialoghi amichevolmente con l’ambiente come se fosse un’architettura del luogo, senza per questo perdere le proprie caratteristiche referenziali.

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

In questa linea di ragionamento, estrapoliamo l’archetipo della casa romana per creare una nuova “casa della cultura collettiva”, una casa per la cittadinanza, attorno ad un grande cortile con la flora selvatica locale. Un grande spazio d’entrata costituisce la hall e distribuisce i tre grandi contenitori con diverse funzioni. A destra la zona pubblica con l’auditorium e la biblioteca, nel piano superiore e a sinistra la scuola primaria (ad est) e la secondaria (ad ovest) entrambe al primo e secondo piano. Ogni contenitore ha una circolazione differente ed indipendente; questo permetterà di liberare spazio al piano terra dove saranno albergate le funzioni di carattere pubblico, cui si potrà accedere indipendentemente. La strategia di settorizzare gli spazi ed isolare le circolazioni, favorisce la realizzazione di un ambiente sereno, senza rumore, con ampi spazi dove gli studenti possono rilassarsi, senza mescolarsi con il “trambusto” dell’area civica. Entrambe le scuole hanno accesso alla zona sportiva (a nord), attraverso la circolazione perimetrale del cortile. Non è preclusa la possibilità di accedere alla suddetta zona anche dalla strada o dal piano terra. Il nuovo polo scolastico comprende un grande spazio di permanenza in aggiunta al patio al primo piano, che a sua volta è collegato al piano superiore. La funzione di questo spazio è quello di operare come area perno per gli studenti in attesa del cambio di classe ed anche a disposizione dello sviluppo di determinate attività con il pieno controllo degli insegnanti. Le aule per attività speciali al primo piano, si aprono direttamente su questo spazio di raccolta, considerando che queste ultime possono contenere un maggior numero di persone, si desume abbiano bisogno di spazi più ampi. Gli spazi del foyer nella biblioteca e nell’auditorium hanno la stessa funzione:luoghi d’attesa e di relazioni sociali.

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

tavola di concorso 1

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

tavola concorso 2

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

tavola concorso 3

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

cortile interno

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

vista interna

Bilbao Architecture Team, Matteo Cassano, Simona Trucco, Gaia Bozzo — CONCORSO DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE  DI UN NUOVO POLO SCOLASTICO-EDUCATIVO

Mostra "Vincent van Gogh. L'enigma del Fienile protestante" - Firenze - Diego Repetto, Emilio Ferro

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La monumentale Sala Barile di Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio Regionale della Regione Toscana, in cui si è esposta la tela “Fienile protestante” dal 15 al 30 aprile 2014, ha richiesto al progetto di allestimento un adeguato impatto visivo, al fine di evitare di snaturare la qualità intrinseca della sala storica (appena restaurata), riccamente affrescata, e il dipinto ottocentesco.

Diego Repetto, Emilio Ferro — Mostra "Vincent van Gogh. L'enigma del Fienile protestante" - Firenze

La Sala Barile, dalla pianta quadrata, accoglie in posizione leggermente decentrata – rispetto all’ambiente stesso – la teca e l’impianto di illuminazione sperimentale, il quale è stato appositamente progettato da Martini Light S.p.A. di Concordia (MO).

Diego Repetto, Emilio Ferro — Mostra "Vincent van Gogh. L'enigma del Fienile protestante" - Firenze

Il sistema di illuminazione “HD Retina LED”, sviluppato da un’intuizione di Giorgio Martini, è anch’esso a carattere scientifico e pertanto all’avanguardia, volto cioè a riproporre con un’applicazione mai usata prima, sperimentale, la massima resa ottica dei colori e delle superfici del dipinto. Tutto ciò in modo da permettere la visione dei colori come se non ci fosse nessuna interferenza, restituendo l’immagine nel visibile il più naturalmente possibile. HD Retina è un LED ad alta definizione, che satura contemporaneamente e in modo perfettamente equilibrato le superfici colorate, con toni caldi e freddi, rendendole naturalmente percettibili all’occhio umano. Ecco perché questo tipo di LEDè adatto per molteplici ambiti di applicazione e – in modo particolare –è indicato per tutte quelle superfici pittoriche difformi o piatte da illuminare. Normalmente (“erroneamente”) si ritiene che sia la luce del sole a dare il comfort visivo ideale; ma in realtà non è sempre così, in quanto anche la luce di un sole splendente tende a distorcere i colori, appiattendone le superfici tridimensionali. L’idea di partenza per lo sviluppo di HD Retina LEDè stata non tanto capire come illuminare al meglio il colore di un oggetto, quanto piuttosto studiare come l’occhio umano ricostruisce i colori; quindi, è stata dapprima definita una luce naturale che potesse essere considerata ideale per l’occhio per poi costruire una sorgente che fosse in grado di replicare quella luce in un ambiente chiuso, seppur ricco di piani tridimensionali e colori variegati. Le sperimentazioni hanno dimostrato che la luce considerata ideale per il comfort visivo e una rappresentazione fedele dei colori corrisponde a quello che il nostro occhio percepisce “all’alba e al tramonto”, quando la sorgente per eccellenza – il sole – illumina le superfici in modo indiretto, con una temperatura colore tra i 3.500 K e i 3.700 K. Al di là della qualità della luce effettivamente percepita, l’innovazione proposta in questa sede espositiva è una diversa – ma altrettanto reale – prospettiva con cui pensare al “colore”. Il colore, infatti, non è una caratteristica fisica degli oggetti, ma il risultato della percezione visiva della “qualità/luce” che li illumina. Questo rivoluzionario LED, sviluppato dalla Martini Light, con la sua neutralità della luce, né troppo calda (surround giallo/rosso), né troppo fredda (surround blu), e con l’ottimale resa cromatica garantisce il miglior compromesso possibile per non alterare le tonalità di base del dipinto. Inoltre la sorgente LED HD Retina garantisce un bassissimo “indice di probabilità di danneggiamento” (DI = Damage Index), inferiore a quello delle attuali sorgenti alogene normalmente utilizzate in ambito museale.

Diego Repetto, Emilio Ferro — Mostra "Vincent van Gogh. L'enigma del Fienile protestante" - Firenze

VILLA DARIA - Ino Piazza

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Progetto:

Ino Piazza — VILLA DARIA

Dall’aggregazione di volumi semplici prende forma questa residenza siciliana. Una struttura integrata nel paesaggio circostante al punto da divenirne parte.

Ino Piazza — VILLA DARIA

La villa è immersa nel paesaggio dell’entroterra siciliano, su un terreno scosceso trattato a terrazzamenti adibiti a giardino.

Ino Piazza — VILLA DARIA

Esternamente la villa appare come ‘decostruita’: setti murari in pietra si aprono verso le diverse direzioni alternandosi a grandi vetrate, secondo un processo in grado di fondere esigenze tecnico-funzionali e poetica.

Ino Piazza — VILLA DARIA

Dallo scenografico ingresso di rappresentanza si accede al grande living a doppia altezza sul quale si affacciano gli ambienti principali della casa come il soggiorno, la zona pranzo e la cucina. Percorrendo la scala autoportante ad andamento elicoidale si arriva al piano superiore, riservato alla zona notte e ad una piccola spa.

Ino Piazza — VILLA DARIA

Il giardino retrostante è dominato dalla grande piscina, con relativa area solarium, barbeque e conversazione.

Ino Piazza — VILLA DARIA

Ino Piazza — VILLA DARIA

Ino Piazza — VILLA DARIA

Ino Piazza — VILLA DARIA

Ino Piazza — VILLA DARIA

Villa Brandi - Ino Piazza

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Descrizione: L’immobile, realizzato da una struttura cemento armato, presentava una divisione netta tra i due livelli e una ripartizione interna di tipo tradizionale con numerose stanze collegate da vari corridoi e disimpegni.

Ino Piazza — Villa Brandi

Progetto: L’intervento prevede la demolizione completa dei tramezzi esistenti, sostituiti da una ripartizione essenziale dove gli spazi della zona living si presentano aperti e ben relazionati; viene inoltre rimossa una porzione di solaio nella zona centrale al fine di collegare la zona living con la zona notte, ottenendo così una notevole dilatazione degli spazi che vengono così percepiti “tridimensionalmente” relazionati.

Ino Piazza — Villa Brandi

Infine un lucernario irradia di luce naturale lo spazio circostante, ricreando uno spazio sobrio e confortevole.

Ino Piazza — Villa Brandi

Ino Piazza — Villa Brandi

Ino Piazza — Villa Brandi

Ino Piazza — Villa Brandi

Ino Piazza — Villa Brandi

Ino Piazza — Villa Brandi

Le sale della cooperazione - Davide Consolati, Paolo Guidotto

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Il progetto “Le Sale della Cooperazione” nasce dalla felice intuizione della Cooperazione Trentina di tradurre in un concorso d’idee la volontà di recuperare alcuni spazi in disuso o poco utilizzati presenti in diversi immobili di proprietà delle Famiglie Cooperative localizzati in sei valli della Provincia Autonoma di Trento: la val di Rabbi e Sole, la Valsugana, la Vallagarina, la Val di Non, le Valli Giudicarie e Rendena e le Valli di Fiemme e Fassa. Obiettivo dell’iniziativa è stato quello di restituire alla comunità, con una veste rinnovata ed un’immagine comune, nuovi spazi attraverso i quali diffondere alla cittadinanza i valori della cooperazione. Il progetto, dal titolo “Cooperare Libera(la)mente” si è quindi basato sul rinnovamento di questi ambienti al fine di creare una spazialità chiara ed essenziale, adottando elementi modulari di grande flessibilità, resi caratteristici da un particolare disegno fatto di pieni e vuoti sagomati per ospitare le diverse funzioni. L’idea di allestimento è costituita da un semplice sistema modulare di arredi su ruote in grado di soddisfare le principali funzioni di cui una sala polivalente necessita: l’archivio documenti, il deposito libri, la postazione multimediale, la seduta per la lettura ecc… Secondo le richieste della committenza e le necessità di ogni singola sala, il progetto ha cercato di creare nuove spazialità, rinnovate relazioni visive ed ambienti più intimi e domestici. In talune occasioni il progetto organizza l’ambiente in due parti distinte, in altre si è creata una quinta per accogliere piccole mostre d’arte e di fotografie, in altre ancora si sono valorizzate nicchie e murature fuori asse per recuperare spazi altrimenti non utilizzati. Il sistema progettato ha così consentito di mantenere un’ampia flessibilità in termini di utilizzo e fruibilità della sala e ha anche considerato i diversi tipi di utenze che si alterneranno nell’uso di questi nuovi ambienti (dai ragazzi delle scuole elementari fino agli anziani che risiedono in questi immobili). Tutti gli elementi di arredo e di rivestimento sono stati progettati e costruiti in legno OSB. La scelta è ricaduta su questo materiale sia per rimarcare la flessibilità e la temporaneità dell’intervento, sia per sottolineare fisicamente (in maniera tattile e materica) il concetto del recupero e del riciclo dell’elemento stesso che compone l’allestimento. Per realizzare, all’interno delle sale, una calda atmosfera si è inoltre approfondito il sistema illuminotecnico. In particolare, si sono impiegati tagli di luce che enfatizzano precise porzioni all’interno dello spazio delle sale. Infine, per facilitare la lettura di un’immagine comune delle sei sale (distanti tra loro anche centinaia di km) si è attinto all’utilizzo di una specifica grafica da parete in vinile: una mappa della Provincia Autonoma di Trento a sfondo puntinato (che reinterpreta in chiave contemporanea un puntinismo d’altri tempi), con l’individuazione dei diversi interventi. Tale rappresentazione illustra la fitta rete di relazioni che lega le Famiglie Cooperative, ed entrando in dialogo con l’allestimento progettato, ne diventa il fulcro visivo principale.

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Particolare - Sala della Cooperazione di Rabbi

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Piante delle sei Sale della Cooperazione

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Abaco degli arredi principali

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Lizzana

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Lizzana

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Marter

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Marter

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Rabbi

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Rabbi

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Sporminore

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Sporminore

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Strembo

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Strembo

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Strembo

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Varena

Davide Consolati, Paolo Guidotto — Le sale della cooperazione

Sala della Cooperazione di Varena

Tell me what you see. Variations on a theme. - A4Adesign

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Milano, Aprile 2014. Partire da una semplice forma per sviluppare un concept e un modo di allestire. Senza limiti, spaziando dai piccoli formati, che si prestano per elementi decorativi e forme allusive, fino alla macro dimensione per realizzare strutture gigantesche.

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Losanghe blu

Il lavoro è stato presentato durante il Fuorisalone come un esercizio di stile con l’installazione “Tell me what you see. variations on a theme”. Una simulazione di forte impatto visivo, dove citazioni di stilemi dell’architettura milanese degli anni ’30 – macro ellissi e losanghe fluttuanti sospese a un filo – trovano molteplici declinazioni. Evocano oggetti preziosi (diamanti sfaccettati), formano strutture simili a padiglioni (alte oltre 4 metri e larghe 3), creano ambienti, trasmettono una diversa percezione dello spazio.

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Dettagli

Il materiale utilizzato gioca un ruolo fondamentale: leggero, versatile e scenografico, è cartone alveolare riciclato e riciclabile.

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Ellisse rossa

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Allestimento Fuorisalone 2014

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Losanghe sospese

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Losanghe rosse

A4Adesign — Tell me what you see. Variations on a theme.

Dalla vetrina dello showroom

Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano - lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera

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IL CONTESTO L’area del concorso è situata a sud di Merano, all’interno di una zona produttiva artigianale a Maia Bassa già in gran parte edificata. A ovest del lotto, sul lato opposto della strada, si trova il Meran Center, un centro commerciale e di servizi a quattro piani, con mensa, ristorante e Bar; a nord, immediatamente confinante con l’area di concorso, un complesso con uffici anch’essi a 4 piani; più distanti si trovano altri edifici di altezza minore, capannoni, con imprese di piccola industria ed artigianato. A sud dell’area sono stati recentemente realizzati due edifici sede della scuola professionale Luis Zuegg. Con la collocazione delle due nuove scuole Marconi und Lèvinas si viene così a configurare una sorta di Campus delle scuole professionali.

lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera — Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano

CONCETTO URBANISTICO (STÄDTEBAULICHES KONZEPT) La natura del luogo è ancora “industriale” dove diversi contenitori nascono con la mancanza di un chiaro disegno di spazio pubblico urbano. La particolare collocazione dell’area di concorso, posta all’incrocio tra Via A. Kuperion e Via Scuderie, offre l’occasione di realizzare uno spazio pubblico che oltre a fare da ingresso alle due nuove scuole possa diventare uno „spazio pubblico di relazioni“. Il nuovo edificio appoggiandosi ai due lati costruiti nord e est arretra dal limite dato dalle due strade, liberando e abbracciando una nuova piazza che viene definita da un filare alberato. La relazione oltre che con le scuole Zuegg viene costruita anche con il bar del Meran Center che, grazie alla sua posizione rialzata, si affaccia sul nuovo luogo pubblico. La piazza diventa il luogo fondamentale nell’organizzazione urbana dell’area ed è inoltre, vista la particolare natura delle scuole con diversi tipi di utenze diurne e serali (con un continuo mescolarsi di diverse tipologie di persone utenti/studenti), destinata ad essere importante luogo di relazioni e di socialità per questa parte di città.

lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera — Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano

LA COSTRUZIONE L’aspetto/forma del volume trova il suo principio nel rapporto con il contesto. All’edificato fatto di contenitori/manufatti molto duri, in gran parte di natura industriale, il progetto risponde con volume preciso e asciutto, che si declina con una doppia faccia, aperta con grandi vetrate verso la piazza a sud, denunciandone il carattere pubblico, e chiuso negli altri lati. La forma dell’edificio diventa regola anche della sua distribuzione interna : tutti i percorsi sono affacciati sulla nuova piazza, costruendo con essa una relazione visiva e facendola diventare una sorta di grande HALL aperta.

lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera — Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano

MATERIALI ED ECONOMIA DELL’INTERVENTO Una struttura in cemento armato esternamente coibentata e rivestimenti pesanti con facciate metallo e vetro a sud , finestre a nastro sui fronti nord, est ed ovest richiamano la natura “industriale” del luogo e la tipologia della scuola.

lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera — Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano

lr-architetti, Adolfo Zanetti, Mezzadringegneria Srl, Climosfera — Scuola per l’industria, l’artigianato e il commercio "G. Marconi" e Scuola per le professioni sociali "E. Lèvinas". Merano


Scuola Torrino Mezzocammino - P&A Architettura, Daria Giura, Fabio Sorriga, Edoardo Benazzi, Emanuele Ceresoni

Concorso Ombre d'Artista - Salerno - Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola

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Ricordate quando Peter Pan perse la sua ombra? Questa si era offesa e aveva deciso di andarsene in giro da sola. Peter dovette lottare per riportarla a più miti consigli per poi farsela cucire da Wendy. Questo è il lato gioioso e favolistico dell’ombra, ma nel tempo ha assunto diversi significati. E’ stata fonte di paura, quando era associata all’oscurità, oppure, all’opposto, di sicurezza e protezione quando era rifugio in una grotta. Nell’antichità l’ombra viene utilizzata come mezzo per misurare il tempo; una semplice asta piantata nel terreno determina, col movimento dell’ombra, le ore meridiane. Ma l’ombra è essenzialmente simbolo dell’Umanità. Nessuno , al contrario di Peter Pan, potrà mai dividersi dalla sua ombra perchéè segno della sua esistenza, del suo essere uomo. Nella letteratura la si è persino venduta al diavolo, come fa il protagonista de “ La storia meravigliosa di Peter Schlemihl” dello scrittore Adalberto Von Camisso. “L’ombra è anche una immagine, una rappresentazione dell’oggetto che fa ombra, ma può anche fare le veci dell’oggetto che la proietta e diventarne un duplicato”, scrive Roberto Casati. Oppure, Giorgio De Chirico sostiene che nell’ombra di un uomo che cammina al sole ci sono più enigmi che in tutte le religioni del mondo. E la sua pittura metafisica ha svuotato le piazze dalle persone e le ha riempite di ombra. Queste poche ma affascinanti considerazioni, offrono lo spunto nell’affrontare il tema del concorso “ombre d’artista”. L’intento è quello di “ombreggiare” alcune piazze del centro storico di Salerno. Il filo rosso che collega queste piazze, molto diverse tra di loro, è lo strumento di “prendere per mano” e accompagnare il visitatore lungo un percorso ben definito alla scoperta di spazi ridisegnati. Le ombre dei viandanti impressi sui muri degli edifici, quasi come memoria di chi di lì c’è passato, fanno da guida all’itinerario (questo studio è riportato in una tavola A3). Delle cinque piazze solo tre sono state oggetto di studio. ::PIAZZA SANT’AGOSTINO Il luogo, dove un tempo si svolgeva il mercato, è l’unica piazza del centro storico che ha una forma regolare. Elemento caratterizzante del luogo è l’edificio moderno con il porticato che corre sul lato lungo della piazza. L’intervento proposto si contrappone al senso di chiuso del porticato mediante una “galleria di colori” lunga trenta metri. Le sette coppie di cilindri in acciaio, smaltati coi colori dell’arcobaleno, collegandosi tra di loro con una serie di tubi in polietilene anch’essi colorati formano una galleria. Questa crea a terra un gioco di ombre, che confondendosi con il sovrastante groviglio di tubi fluorescenti, fa così perdere il senso dello spazio. ::TEMPIO DI POMONA Questa piazza, adiacente al Duomo e su cui prospetta l’arcivescovado, è protetta da una differenza di quota dalla strada laterale. Essa è fortemente caratterizzata da tre altissime palme la cui presenza diventa il motivo informatore della proposta progettuale. L’idea è quella di trasformare l’intero spazio in un prato che viene divelto per lasciare spazio alle stesse palme. Una galleria, generata da altri “strappi” di prato, riconduce visibilmente alla scalinata dell’arcivescovado. Tali installazioni verranno realizzate in ferro e ricoperte da tappeti di prato sintetico, mentre gli strappi metteranno a nudo la “terra madre” realizzata da pannelli di sughero. ::LARGO ABATE CONFORTI La piazza, dalla forma triangolare, presenta elementi puntuali che si svolgono lungo l’asse ortogonale alla chiesa della SS. Addolorata; palme ed una fontana caratterizzano questo spazio usato dai bambini del quartiere per i loro giochi. E’ questa sua duplice caratteristica come luogo di oggetti e luogo ludico che ha suggerito una speciale installazione: “ Giostra interattiva”. Questa è posizionata sul vertice dei due cateti di un triangolo rettangolo, la cui ipotenusa giace sull’asse che congiunge l’esedra della scalinata della chiesa con la fontana. La giostra, in acciaio corten, non è altro che una macchina che proietta a terra l’ombra di una animazione. Qui l’ombra non ristora è un’ombra simbolica animata dall’uomo che pedalando su una bicicletta, collegata ad un meccanismo interno di ruote coniche dentate e demoltiplicate, muove un disco su cui sono montate immagini fenachistoscopiche. L’ombra prodotta risulterà un’animazione proto cinematografica, come omaggio al festival del cinema di Salerno.

Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola — Concorso Ombre d'Artista - Salerno

sistema delle piazze

Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola — Concorso Ombre d'Artista - Salerno

piazza sant'agostino

Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola — Concorso Ombre d'Artista - Salerno

tempio di pomona

Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola — Concorso Ombre d'Artista - Salerno

largo abate conforti

Michele Sfregola, Pietro Cassanelli, Angela Stefania Sguera, Marco Sfregola — Concorso Ombre d'Artista - Salerno

visione d'insieme

URBAN BUNDLE COMPETITION - francesco fusillo

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The project of a pavilion for Mikser’s festival becomes an excuse able to influence future development of this promising neighborhood. It represents a political tool for citizens that seek alternative ways of developing urban relations between private and public life in the city.

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

The project idea is based on the will of creating a itinerant object, simple to be assembled, that can be easily moved around the neighborhood and that can be placed in different locations for the entire festival duration.

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

The “cloud pavilion” is not a “static” object. It adapts to different surrounding conditions. It is a flexible, light and transparent pavilion that, just as a CLOUD, it lays itself above neighborhood’s key points, in order to start up remarkable considerations on the different urban themes.

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

francesco fusillo —  URBAN BUNDLE COMPETITION

Casa FRAF a Ragusa - Francesco Nicita

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Il progetto riguarda la sistemazione interna di due appartamenti contigui finalizzata alla realizzazione di un’unica unità immobiliare destinata ad una famiglia composta da quattro persone. Il programma funzionale prevede la realizzazione di due zone notte, una per i genitori composta da camera da letto doppia, due bagni, studio e cabina armadi, ed un’altra destinata i figli con due camere da letto singole, disimpegno/armadi, bagno e lavanderia. La zona living è stata sistemata in posizione baricentrica tra il disimpegno della zona destinata ai genitori, la cucina, che contiene anche una zona per il pranzo, ed il disimpegno della zona destinata ai figli. La questione dell’illuminazione e della privacy della zona giorno è stata risolta mediante la realizzazione di una “parete verde” interamente vetrata che scherma la vista dall’esterno e filtra i raggi solari diretti. Vasche in acciaio verniciato, fissate ai profili metallici della struttura vetrata, contengono piante e fioriture stagionali. Tutti gli arredi fissi, le porte scorrevoli, gli armadi ed i rivestimenti delle pareti sono realizzati, su disegno, in legno di rovere naturale e laccatura opaca testurizzata di colore bianco. I bagni e la lavanderia sono pavimentati e rivestiti con pietra africana solo levigata, la cucina è in laminato full color di colore bianco, la lavanderia è laccata. Il pavimento, continuo per tutto l’appartamento, è in legno di rovere naturale.

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Pianta stato di fatto

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Pianta stato di progetto

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio armadio camera genitori

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio armadio e porta scorrevole zona living

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio cucina

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio disimpegno_armadi

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio porta scorrevole cucina

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio porte a bilico

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio parete verde

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio lavanderia

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio bagno genitori

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio bagno studio

Francesco Nicita — Casa FRAF a Ragusa

Dettaglio bagno ragazzi

spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni - valentino ceccobelli

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Progetto di concorso per la riqualificazione degli spazi del piano terreno del palazzo storico Montani Leoni, sede della Fondazione Carit, a Terni. L’obiettivo dell’ente banditore è quello di avere una moderna sistemazione museale delle sale, adatta a molteplici usi, una nuova pelle interna dell’architettura e nuovi elementi di allestimento.

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

dentro le sale espositive

Il concetto Il progetto propone una configurazione decisa e strutturante di tutti gli spazi, individuando in sale ben delineate il luogo base per una più forte e indisturbata fruizione dell’opera d’arte, nella convinzione qui sperimentata della necessità di porre un filtro fisico e acustico al passaggio da un ambiente all’altro, soprattutto pensando alle diverse modalità di espressione artistica previste contemporaneamente nel museo, come proiezioni audio e video, concerti, conferenze, laboratori oltre alla consueta esposizione di quadri, sculture e installazioni. E’ un progetto di disposizione delle nuove membrature architettoniche di rivestimento che si pone in continuità con una certa idea di architettura antica, quella che, presente anche in questo palazzo, è segnata dalla presenza di solide mura che perimetrano molto razionalmente gli spazi, spostando l’attenzione sugli accessi, in forma di porta per il passaggio delle persone e in forma di finestra per il passaggio della luce. Le aperture perimetrali sono molto ben modellate e la luce naturale che vi penetra è molto suggestiva e adatta a creare una piacevole illuminazione diffusa. L’intento è di rafforzare la scatolarità degli spazi, completarli lasciandosi guidare dalle membrature presenti, chiudendo laddove si ritiene opportuno e allungando laddove i piedritti strutturali esistenti frantumano troppo gli ambienti. Per cui si sono individuate delle pareti di riferimento, quelle poste sullo sfondo di uno spazio più allungato, per le quali costruire la migliore prospettiva visiva per un utente che dall’altro capo voglia avvicinarsi pian piano all’ opera d’arte e godere del suo diverso messaggio comunicativo al cambiare della nostra distanza da esso. In generale si è fatta una netta distinzione tra due ambienti di questo piano terra: il salone principale e le altre sale, che sono stati oggetto di due diverse strutturazioni.

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

planimetria generale del piano terra, scala 1:50

Il salone Il salone è pensato per far svolgere al meglio le attività cerimoniali, quelle dove è previsto il raggruppamento di più persone contemporaneamente: le conferenze, i concerti, le proiezioni video, gli spettacoli. Esso è delineato nel perimetro per dare un’immagine chiara e conclusa di sala e modellato a terra per permettere una visione più egualitaria a tutti dell’evento, secondo il modello ternano dell’ auditorio di Palazzo Gazzoli. Un piano inclinato con struttura in legno segna la pavimentazione della platea e un podio rialzato sempre di legno è il luogo dei conferenzieri e insieme il palcoscenico per attori e musicisti. Un vero e proprio piccolo auditorium, un teatrino, un luogo decisamente strutturato che dà peso al ruolo di chi dal palco è guardato e di chi dalla platea guarda e viceversa, giocando con la diversità della quota dei piani. Si prevedono dieci file di sedute da dieci posti ciascuno per un totale di cento posti a sedere disponibili, con la possibilità di muoversi intorno: davanti alla prima fila c’è l’uscita agevole sulla strada e ci sono le scale per salire sul podio. In fondo c’è lo spazio per spostarsi, stare in piedi, uscire e entrare nella sala. Lungo i lati ci sono gli accessi agli ambienti adiacenti: l’uscita sul corso Tacito e l’entrata nell’altra grande sala nella parte interna. Sui due lati pieni di fondale visivo si allestiscono le pareti: quella del palco diventa lo schermo multiuso, mentre quella di fondale la parete per un grande quadro. Tra i piloni che dividono le due sale due pareti di cartongesso chiudono a filo gli spazi, dentro i quali trovano posto le attrezzature tecniche, i passaggi e anche una scala che porta ad un piano rialzato dal quale ci si affaccia sulle due sale teatralmente. Ciòè possibile perchè il soffitto è molto alto. Nei corpi aggettanti rialzati, sistemati ritmicamente in corrispondenza dei piloni strutturali sui due lati, si sistemano le luci. Le alte finestre perimetrali vengono schermate da tende all’occorrenza. Il soffitto piano affrescato rimane a vista e accessibile come richiesto dal bando. L’entrata principale della sala dal corridoio centrale di distribuzione del piano è quella decentrata rispetto allo spazio interno e in asse con le scale del palazzo, cosi da permettere l’installazione di una postazione di accoglienza subito all’entrata del palazzo, che indirizzi anche gli utenti verso l’ingresso nelle sale controllandone visivamente la percorrenza.

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

il salone principale visto dal podio

Le sale espositive Queste sono pensate come sale per l’esposizione classica a parete delle opere, per il posizionamento negli spazi di sculture e installazioni e per la proiezione di video sulle pareti più scenografiche. Si propone il verso antiorario di visita delle sale: si parte subito a destra dopo l’accesso, in corrispondenza del tavolo informativo. Le prime due sale sono piuttosto ampie, le seconde più strette e l’ultima, dopo il filtro del corridoio centrale, è la più spaziosa. Le pareti in cartongesso destinatarie dell’affissione delle opere sono concepite in aderenza con i muri, per sfruttare a pieno lo spazio in larghezza, mentre in altezza arrivano alla quota dell’intradosso degli architravi degli stessi. In corrispondenza degli architravi e davanti ad essi si ergono larghe travi di acciaio e vetro, sorrette agli angoli delle sale da leggeri montanti d’acciaio, destinate ad ospitare il passaggio degli impianti e ad alloggiare luci e proiettori. Si prevede l’opacità delle superfici di queste laddove ci sono gli impianti e la trasparenza o la piena apertura del modulo laddove servono punti luce. Le volte a leggera crociera si lasciano a vista e si prevede la loro affrescatura secondo le modalità e le tematiche che la fondazione ritiene opportuno. Le aperture perimetrali si lasciano libere dalla presenza delle pareti di rivestimento per permettere l’ingresso della luce naturale, l’installazione di tende o oscuranti, per lasciare lo spazio a piani di appoggio e lo spazio per la presenza delle persone, data la spaziosità a tutta altezza offerta da dette aperture. E’ prevista una postazione di controllo in corrispondenza dell’uscita dal palazzo sul retro, a fianco dell’ascensore.

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

due sezioni longitudinali sugli spazi principali del piano

Il colore usato nelle tavole è puramente indicativo, ha la funzione di individuare i nuovi corpi architettonici distinguendoli dalle linee neutre che sono quelle dell’architettura esistente.

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

sezione trasversale sulle due sale principali

valentino ceccobelli — spazi museali del Palazzo Montani Leoni a Terni

sezione trasversale sulle sale espositive

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