Il progetto nasce da un’idea che trova base e fondamento dal contesto in cui è calato. L’analisi storico-sociale mai discinta da quella architettonico-urbanistica ha contribuito, secondo dettami olistici, alla generazione dell’idea stessa. La figura di San Giorgio che trafigge il drago è molto di più che la semplice immagine del Santo patrono della città. É lo spirito della città stessa, che nei secoli ha dovuto affrontare ogni tipo di avversità, (morfologica, posizionale, climatica, politico-strategica ecc.) trovando, soprattutto in un determinato periodo storico, quello rinascimentale, dei “fieri cavalieri” che hanno saputo guidarla verso una floridezza economica e culturale, i cui postumi ne garantiscono ancora oggi, la piena identità.
© sandro cacciatore . Published on May 01, 2014.
La figura di San Giorgio è dunque un’ immagine metafisica, essenza della città stessa, del suo divenire nel tempo; con le sue storie, i suoi protagonisti, i suoi manufatti. Per De Chirico, Ferrara, è città metafisica per eccellenza e fornisce la cornice ideale per il suo famoso quadro – le Muse inquietanti-. Le muse dovevano guidare il pittore ad andare oltre le apparenze e farlo dialogare con il mistero, portandolo aldilà del tempo, dove sta il vero valore delle cose. Sono partito da questo quadro per cercare la mia strada progettuale, ho indagato la storia ferrarese cercando nella sua storia, nei suoi miti e nelle sue leggende alla ricerca di una sintesi figurativa che identificasse il suo genius loci.
© sandro cacciatore . Published on May 01, 2014.
Ferrara ha, nel rapporto con il fiume, molto della sua ragion vivendi. Gran parte della sua storia sembra intrecciarsi in questo rapporto. E quando gli Estensi celebrano se stessi, lo fanno sostanzialmente sentenziando una vittoria sulle acque fluviali. La dimensione dell’acqua quindi, (fonte di sopravvivenza ma anche di pericolo e portatrice di malattia e morte) rappresentata dal drago (nel progetto trasformato in un “mostro verde” per assicurare funzionalità ed ottimizzazione spaziale), convive, nell’atto di trafiggere il drago, con quella dello sforzo umano ad adattarsi e ad adattare per sopravvivere.
© sandro cacciatore . Published on May 01, 2014.
Considerando una simile figurazione, il rischio è stato quello di operare una traduzione esclusivamente antropo/zoo-morfologica che ho cercato di lenire, lasciando solo all’esercizio dell’interpretazione ed a quello della memoria (primo fra tutti il riferimento alla celata della tomba Brion di Carlo Scarpa), il compito della ritrascrizione. Ad essa si sono aggiunte figure contestuali forti, quali i terrapieni delle mura, i bastioni, i camminamenti attraverso i filari d’alberi ed il silenzioso rimando, attraverso la “corte” d’acqua, alle paludi ferraresi, creando, in un continuo intrecciarsi di immagini “subliminali” quel legame con il luogo stesso, che fa sì che la composizione si presenti quasi sommessa, fino alla inattesa visione del “singolar tenzone”.
© sandro cacciatore . Published on May 01, 2014.
Di fatto, nelle calme acque del Po di Volano, la drammaticità dell’atto di trafiggere il mostro (con tanto di rivolo di sangue metamorfizzato nel camminamento rosso lungo la sponda del fiume), evocando l’epico gesto, monumentalizza di per sè la composizione, assumendo quei tratti surreali e metafisici proprio delle atmosfere ferraresi. Il dramma della lotta tra ” il bene ed il male” si stempera cosi, in una atmosfera da “meriggio”. La figura del drago è pienamente leggibile esclusivamente da un punto di vista aereo, mentre quella di San Giorgio a cavallo del “bianco destriero” (reintepretato in uno stilizzato unicorno, figura anch’essa richiamata dagli estensi) con tanto di celata, stimola la memoria e rimanda, senza enunciarla alla figura del cavaliere medievale, ricercando al contempo l’emozione dell’osservatore.
© sandro cacciatore . Published on May 01, 2014.
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