L’Architetto Contemporaneo è un web magazine volto ad esplorare il mondo dell’architettura e del design ed al contempo offrire servizi e consulenze per la soluzione del vivere contemporaneo con particolare attenzione al costo ed al prezzo di realizzazione, un fattore determinante per la riuscita del progetto e per la soddisfazione dell’utente. L’Architetto Contemporaneo non è un semplice contenitore di immagini, è promotore di un modo diverso e consapevole di svolgere la professione di architetto e di metterla in relazione con l’uomo medio. Ma su cosa si fonda la sua poetica? Prendendo le mosse dal movimento artistico nato in Inghilterra al volgere del XIX secolo, denominato Arts & Craft Moviment che determinò lo sviluppo delle arti applicate. Paradossalmente i precetti ed i principi che furono alla base di questo movimento, nato in opposizione all’industrializzazione, posero le basi per la realizzazione di oggetti di uso comune belli e funzionali e proprio grazie al neonato processo industriale che offriva nuove possibilità e nuovi modi di usare i materiali, nonché, oggi possiamo dirlo, nuovi materiali tout court, allargò il pubblico cui rivolgere i propri lavori. La produzione in serie è centrale nella storia del design, poiché accresce il numero di pezzi prodotti, diminuendo i costi di produzione e aumentando enormemente il numero di persone che possono averli. Molti esponenti di questa corrente artistica e di quelle ad essa correlate, che si svilupparono all’inizio del XX secolo nei diversi paesi europei, erano architetti e lo studio del design fu associato ad un modo innovativo ed inclusivo di concepire l’architettura stessa. Agli inizi del Novecento questo processo produttivo fu definito Riorganizzazione del Visibile, mentre solo negli anni Quaranta fu coniato il termine industrial design. Quando poi un secolo fa Marcel Duchamp teorizzava il concetto di Ready-Made, elevando ad opera d’arte un qualsiasi manufatto di uso quotidiano, perché scelto dall’artista e posto così com’è in una situazione diversa da quella che gli sarebbe propria, si stabiliva che il valore aggiunto dell’artista è l’operazione di scelta, di individuazione casuale dell’oggetto e si ponevano le basi alle varie forme d’arte concettuale introducendo il concetto stesso di Gesto Artistico. Negli anni ’30 del XX secolo un uomo, un artista, un intellettuale di formazione, trasformò il mondo dell’architettura radicalmente: Charles-Edouard Jeanneret-Gris in arte Le Corbusier, fu uno dei più grandi architetti e pensatori del XX secolo, il suo stile ed i suoi scritti furono una vera rivoluzione finalizzata a fondere l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo medio, benchè non avesse mai compiuto studi regolari nell’ambito dell’architettura. Anche il molto discusso e indiscusso Andy Warhol, applicando i principi della realizzazione seriale al campo delle arti visive e tradizionali, affermava che l’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale, secondo l’idea per cui i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali dovevano essere riconosciuti. La sua arte fu una delle icone principali che accompagnarono il boom economico e fu definita, proprio per il principio della democrazia sociale, Pop art. Ma cosa significa design? E’ una parola inglese, molto diffusa anche in italiano, per indicare il disegno di un oggetto o un ambiente, del suo aspetto estetico, artistico e descrittivo e del progetto ad esso correlato nel senso tecnico. Il concetto, nell’accezione più usata, prende le mosse dall’affermarsi dell’industrial design, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, come processo di progettazione tecnica ed estetica di prodotti in serie, destinati alla produzione industriale e alla diffusione di massa. Nel realizzare il design di un prodotto si risolvono i problemi di produzione eventuali per migliorare il prodotto e contenere i costi stessi e renderlo ad un prezzo accessibile e, fattore non meno importante, si cerca di migliorare l’ergonomia e la usabilità da parte dei consumatori. Quello di design è termine che oggi viene abusato ed è spesso utilizzato per definire la sola parte esteriore di un prodotto nell’intento di aumentarne il valore commerciale, ma svuotando di significato la parola stessa, andando addirittura contro al principio stesso che portò all’affermarsi dell’industrial design. Quando oggi vengono riproposti sul mercato pezzi di design riedizioni degli anni sessanta, settanta ecc. del novecento a prezzi proibitivi si tradisce il principio stesso del design. Soprattutto del designer stesso poiché quei manufatti furono pensati e realizzati nell’ottica dell’industrializzazione, della commercializzazione di massa della possibilità che il maggior numero di persone potesse possedere l’oggetto creato e non perché il pezzo di design fosse riservato alle élite. Al contempo bisogna diffidare da chi si improvvisa designer e progettista poiché come è già stato detto e risulta chiaro, il designer e il progettista hanno un background tecnico elevato che deriva dalla teoria e gli studi formativi, dall’esperienza sul campo, dalla conoscenza dei materiali, delle tecniche e delle procedure e che sanno applicare le ampie competenze alla realizzazione del bello. Non c’è spazio per l’improvvisazione.
© Tiziana Fabbiano . Published on June 19, 2013.
© Tiziana Fabbiano . Published on June 19, 2013.
© Tiziana Fabbiano . Published on June 19, 2013.