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RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA DISMESSA DELLA VECCHIA STAZIONE FERROVIARIA A CIVIDALE DEL FRIULI - Paolo Canesso, Anita Brotto, Davide Scapin, mirco brion, Anna Favaro, Giovanni Ballotto

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ANALISI DELL’AREA E DEL CONTESTO URBANO L’area di progetto rappresenta un ambito di pregio per la città di Cividale del Friuli. Posta un tempo al limitare nord del nucleo urbano, trattandosi dell’area ex stazione ferroviaria, costituiva una vera e propria cesura tra la città ed il cuore economico della zona rappresentato dal cementificio. Oggi i fabbricati produttivi sono stati sostituiti da un ambito di espansione commerciale/direzionale e la cittàè stata aperta verso nord grazie all’arretramento della stazione ferroviaria, realizzato costruendo un nuovo edificio per la stazione ed associando il capolinea ferroviario a quello del trasporto pubblico su gomma. L’area pertanto costituisce una vera e propria cerniera tra il nucleo urbano consolidato, l’ambito di espansione della città ed il capolinea dei mezzi di spostamento pubblici, locali e non. L’analisi della zona e le istanze espresse nel bando di concorso, nonostante la presenza delle vie di traffico veicolare appena potenziate anche per favorire la fruizione dell’area nord della città, hanno fatto emergere la chiara volontà di ricucire gli ambiti e di creare quella che potremmo definire come la nuova “porta nord” della città.

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L’area ex capolinea ferroviario è caratterizzata dalla presenza dell’edificio della stazione, probabilmente risalente a fine ’800 – primi ’900 e riconoscibile per le sue peculiarità tipo-morfologiche. Nelle vicinanze della stazione è presente anche un volume di minor pregio attualmente utilizzato come bar. Più a sud si sviluppa un’ampia area adibita a giardino pubblico, con alberature certamente molto datate, nella quale è stato edificato un monumento ai caduti. Tra le due aree permane il nastro alberato di ippocastani che costituiva il “viale della stazione”, altra tipicità che restituisce ancora oggi la riconoscibilità del luogo. L’ambito di progetto si completa con alcuni tratti stradali da valorizzare e riqualificare ed un piccolo ambito posto ad est del giardino pubblico, attualmente ad uso parcheggio pubblico; quest’ultimo, pur essendo separato dal giardino sia fisicamente che percettivamente da un alto muro in pietra, risulta localizzato in posizione di pregio, nello snodo tra il centro cittadino ed il giardino e più genericamente tra il centro e l’ambito di progetto. Come ogni città, anche Cividale “parla” di se stessa attraverso le proprie permanenze storiche. Seppur ridotte e rimaneggiate, tali permanenze danno la “misura” del luogo, sia in senso fisico che temporale: elementi minimi residuali di epoche stratificate e restituite in elementi forti di definizione e riconoscimento del luogo. Che si tratti di corpi edilizi veri e propri, singoli o agglomerati, di lacerti murari o solamente di “segni” lasciati dal tempo sul “foglio da disegno” della città (distacchi, filari alberati, allineamenti o coni visuali, etc) i rapporti di scala ed il “grado di permanenza” degli elementi del luogo sono oltremodo riconoscibili e possono/devono ancora oggi essere generatori del sistema urbano. Essi sono in grado di suggerire criteri per intervenire nella città consolidata, determinando “gerarchie fisiche e percettive”. E’ questa stratificazione che rende la città non semplicemente un “luogo dove vivere”, ma soprattutto un luogo dove la comunità esprime il suo “sentire comune”, dove si instaurano i rapporti che sono il cemento della società, dove l’insieme delle connessioni fisiche ed emozionali si consolidano nel “senso di appartenenza”.

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CRITERI E CARATTERI DEL PROGETTO A partire dalla breve analisi formulata, intendiamo proporre un disegno unitario espresso con linguaggio contemporaneo ma in continuità con le permanenze del luogo, capace di porsi quale elemento regolatore dell’area di progetto a partire da ciò che la città stessa suggerisce. Un disegno al contempo efficacemente libero dai condizionamenti degli elementi nuovi di recente inserimento, siano essi edifici o strade, incapaci di suggerire un “senso di sedimentazione”, ma che permetta di legare intimamente tutto il sistema pur nell’eterogeneità linguistica presente. Nel dettaglio, il progetto si sviluppa secondo i seguenti criteri di finalità: - riqualificare l’area oggetto di intervento attraverso un disegno chiaro e razionale, quasi atemporale, restituendo così il necessario grado di riconoscimento ai segni che suggeriscono permanenze storiche; - realizzare spazi che possano fornire realmente occasioni di connessione ed incontro, aperti alla città e ai visitatori, eloquenti ed espressivi, efficaci tanto sul piano funzionale che su quello emozionale; - rivedere e ridefinire gli elementi della mobilità, sia automobilistica che ciclo-pedonale, sistemando percorsi e luoghi di sosta per la prima e favorendo in modo diffuso la seconda. Lo scopo è quello di restituire al fruitore la possibilità di vivere e spostarsi dentro la città e non dentro contenitori metallici dotati di ruote che, pur efficaci allo scopo di far transitare l’utente da un punto ad un altro, fanno perdere completamente il contatto relazionale con il luogo. Il tutto nella consapevolezza del ruolo fondamentale di “porta di accesso” costituito dall’area di progetto; - proporre un sistema di funzioni utili alla città ed in linea con le richieste dettate dal bando di concorso, integrate nel tessuto storico-relazionale.

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CONTENUTI DEL PROGETTO Il disegno planimetrico di progetto è definito secondo una maglia chiara e riconoscibile, che non vuole e non deve confondersi con i segni del tessuto urbano ma al contempo appare modulata su direttrici esistenti e replicata secondo rapporti suggeriti dagli elementi forti presenti nell’area. Le due direttrici che compongono la maglia sono ortogonali tra loro. La prima è quella suggerita dalla direzione della porzione terminale della ferrovia, ora rimossa, che è la stessa che caratterizza il viale alberato fronte stazione e l’edificio della stazione stessa. La seconda ripropone la direzione dell’asse principale di attraversamento della città storica, che dal Ponte del Diavolo la percorre in direzione sud-nord fino ad uscire dal centro in corrispondenza dell’estremità est dell’area di progetto. Queste generatrici dello spazio rappresentano quindi gli elementi forti di richiamo alla città, gli assi storici fondamentali del sistema urbano inserito nel territorio. Le due direttrici vengono replicate secondo il passo dimensionale suggerito dall’edificio della stazione ferroviaria, essendo questo l’elemento architettonico di forza esistente all’interno dell’area di progetto, sia sul piano architettonico che storico-culturale. La griglia che ne deriva, oltre a riconoscere il ruolo storico delle due direttrici di accesso alla città, determina una sorta di “pacificazione degli elementi del luogo”. Nella rigidità formale che la caratterizza, essa è al contempo regola ed eccezione, ripetendosi in modo quasi ossessivo e determinando un disegno che potremmo definire “atemporale”. In essa le permanenze storiche sono riconoscibili e gli elementi contemporanei vengono regolati. Dal punto di vista funzionale, il disegno della maglia determina un sistema libero di percorsi ciclo-pedonali inseriti nel verde, nel quale vengono mantenute le alberature esistenti sia del parco che del viale fronte stazione. La griglia planimetrica diventa così la regola fondamentale sulla quale modulare la proposta architettonica. In essa vengono inseriti ed alle sue dimensioni rispondono anche i nuovi volumi architettonici. Essi sono:

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• il museo della prima guerra mondiale, costituito dal volume della stazione e da un ampliamento prevalentemente ipogeo. Gli spazi museali proposti non vengono intesi come luoghi per la semplice esposizione di materiali: essi sono anche e prima di tutto luoghi di esperienza. Riteniamo, infatti, che oggi sia necessario intendere lo spazio museale, specialmente se di alta valenza storico-culturale, come luogo di conoscenza capace di agire prima di tutto sulle emozioni del singolo e sul sentire collettivo, per restituire un’esperienza che possa entrare nell’animo del visitatore e sedimentare in modo permanente. Non riteniamo adeguata nemmeno la proposta di un museo inteso in senso tradizionale come “edificio chiuso”, ad accesso limitato e controllato, bensì siamo convinti debba essere inteso come luogo aperto alla città e ai visitatori, di libera fruizione, un luogo da “vivere” giornalmente e non semplicemente da “visitare” occasionalmente. Per raggiungere lo scopo la proposta progettuale viene strutturata senza limitare gli spazi museali all’edificio della stazione che, per caratteristiche storiche, tipologiche e morfologiche, appare poco adatto ad ospitare luoghi di esperienza emozionale. Esso viene riqualificato nel pieno rispetto delle sue caratteristiche architettoniche ed adibito a funzioni accessorie quali bookshop/caffetteria al piano terra e spazi di incontro, formazione e studio al piano primo. Il collegamento agli spazi museali realizzati in ampliamento è invece affidato al piano interrato.

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Il museo vero e proprio è costituito da un percorso posto a nord dell’edificio della stazione, in corrispondenza dei binari ora rimossi. Tale percorso, a partire dalla nuova stazione ferroviaria, degrada lentamente “entrando” letteralmente nel terreno; nel sottosuolo esso replica idealmente ed emozionalmente l’idea della trincea, fornendo al contempo un senso di angoscia e privazione ma anche di intimità, necessaria per favorire la “magia della scoperta”. Tale magia si svela al visitatore dopo aver percorso la trincea, allestita alle pareti con mappe, immagini fotografiche, iscrizioni e materiale espositivo in genere: al termine del percorso lo spazio si apre in un’aula di silenzio, contemplazione e riflessione. Questo spazio è coperto da un enorme monolite inclinato, sospeso sulla testa del visitatore, che rappresenta l’orrore della guerra, ai cui lati filtrano luce ed acqua, cioè ragione e vita. Al suo interno è collocato lo spazio di maggiore intimità, di forma troncoconica e nel quale la luce filtra solo dall’alto, unico elemento di eccezione nell’estrema rigidità e razionalità del disegno dell’edificio. Questo spazio è il vertice dell’esperienza; entrando in esso il visitatore si ritrova come nel vuoto assoluto, costretto a misurarsi con le proprie emozioni e a riflettere sul senso del suo essere Uomo. E’ come una sorta di cella, paragonabile alla “cella della divinità” dei templi greci, nella quale la divinità, se si riesce a trovarla, è dentro ognuno di noi. Uscito dal vano il visitatore “torna alla luce” risalendo la scalinata che porta al giardino e “alla vita”. Il giardino, costituito dalla maglia regolare della griglia, rinnova il richiamo alla razionalità che si contrappone al caos irrazionale ed orribile del conflitto;

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• l’edificio ad uso spazio espositivo temporaneo, auditorium e parcheggio. Si tratta di funzioni non espressamente richieste dal bando ma che completano la proposta, arricchendola soprattutto in favore della città di Cividale e dei suoi abitanti. L’edificio si erge sull’area, attualmente adibita a parcheggio pubblico scoperto, posta ad est del giardino e separata da quest’ultimo tramite un muro in pietra. La proposta progettuale sfrutta il dislivello della limitrofa piazza Alberto Picco e prevede la realizzazione di un livello seminterrato ad uso parcheggio pubblico, sopra al quale viene realizzata una nuova “piazza verde”, alla stessa quota di piazza Picco.

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Verso il giardino, in corrispondenza del muro, viene collocato un edificio su due livelli. Il piano superiore, con funzione di spazio per esposizioni temporanee è posto allo stesso livello della “piazza verde”. Si prevede che le esposizioni siano realizzabili sia al coperto che nella “piazza verde” attigua dove si ergono, secondo un disegno regolare che riprende la maglia strutturale sottostante, alcuni pilastri di varie altezze. Questi pilastri possono essere di ausilio per l’esposizione o essere utilizzati come “totem” per riportare iscrizioni legate alle mostre in corso. Il livello superiore dell’edificio, a sbalzo verso il giardino, sarà rivestito con una “pelle” di pannelli in acrilico che lo rende un monolite assolutamente puro e silente. Di notte questa pelle, retroilluminata, rende l’edificio una vera e propria “lanterna” di luce diffusa. Il piano inferiore, a livello seminterrato, ospita un auditorium, inteso come espansione e completamento della funzione proposta al piano superiore. Il sistema di rampe, scalinate e percorsi orizzontali in quota che connettono i diversi spazi architettonici, permette una grande permeabilità, collegando il giardino con la “piazza verde”, il parcheggio e il centro cittadino. Il sistema architettonico complessivo, oltre ad ospitare attività culturali in genere, fornisce un insieme di luoghi ed ambiti che favoriscono la sosta e l’incontro, rendendo il giardino stesso un luogo vivo ed inclusivo.

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SISTEMAZIONI E ARREDO URBANO, MATERIALI L’area di progetto si estende anche a porzioni di strade limitrofe alla zona della stazione, nel chiaro intento di favorire la stesura di una proposta adeguatamente integrata con l’esistente. Il progetto prevede la sistemazione di queste aree e il ridisegno degli ambiti stradali, definendo chiaramente e razionalmente i percorsi ciclo-pedonali e le aree di sosta veicolare. Nell’area sud-ovest rispetto all’incrocio tra viale Libertà e via IV Novembre si propone la demolizione dell’edificio anni ’50-’60 per recuperare una piazza e valorizzare gli edifici storici presenti alle spalle dell’edificio stesso. Il progetto, nel suo complesso, prevede inoltre la definizione di un sistema unitario di illuminazione pubblica, diversificata nei vari ambiti. Sono previsti elementi di illuminazione alti negli ambiti a parco/giardino, bassi nei luoghi prevalentemente di sosta e a luce indiretta, tramite elementi nascosti, lungo i percorsi.

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I principali materiali utilizzati riprendono sostanzialmente quelli naturali, riutilizzabili e tipici della zona. Si propone l’utilizzo della pietra, porfido e piasentina, sia per i percorsi ciclo-pedonali che per gli edifici. Il porfido sarà utilizzato prevalentemente a cubetti, mentre la pietra piasentina in lastre “a correre”. Alcuni elementi di pavimentazione sono invece previsti in tavole di legno. Si propone, per alcuni elementi, anche l’uso del calcestruzzo a vista, materiale contemporaneo derivato dalla combinazione di materiali naturali; il suo utilizzo può essere declinato nella tipica tonalità grigia e/o additivato con pigmenti gialli per raggiungere una tonalità che si accordi con quella delle pietre. L’uso del calcestruzzo si pone in continuità storico-culturale con la destinazione industriale dell’area, legata alla produzione di cemento.

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