Il Piano di Emergenza Lo scopo principale della stesura del Piano di Emergenza Comunale, partendo dall’analisi delle problematiche esistenti sul territorio, è l’organizzazione delle procedure di emergenza, dell’attività di monitoraggio del territorio e dell’assistenza alla popolazione, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale vigente, in armonia con il Piano di Emergenza Provinciale (se esistente), approfondendone a livello locale le problematiche di rischio in esso contenute.
Carta degli scenari idrogeologici - Tav. 3a
© Linda Cortelezzi . Published on August 20, 2013.
1. Analisi di pericolosità ed individuazione degli elementi di rischio Questa fase comprende:- Inquadramento del territorio. Consiste nella raccolta dei dati territoriali ed infrastrutturali (centri abitati, insediamenti produttivi e turistici ed infrastrutture di trasporto) e la loro rappresentazione su una o più carte per consentire una visione di insieme dell’area interessata.
- Analisi della pericolosità. Riporta le informazioni dettagliate necessarie all’individuazione degli scenari incidentali massimi ipotizzabili ed all’identificazione delle aree a rischio, con indicazione delle attività, delle infrastrutture e delle porzioni di popolazione potenzialmente coinvolte e delle fonti di rischio ed aree vulnerabili interessate.
- Metodologia per la delimitazione delle aree a rischio. Il processo di individuazione delle aree a rischio è la prima parte del Piano di Emergenza Comunale ed è propedeutico all’allestimento degli scenari di rischio. Nella direttiva sono citati una serie di documenti di riferimento e di normative sia nazionali che regionali utili come fonte dati per l’analisi della pericolosità. Il riferimento per la simbolistica è quello riportato nelle “Linee Guida per la predisposizione del piano comunale di Protezione civile – Rischio idrogeologico” (CNR/GNDCI, ottobre 1998 – pubblicazione n. 1890).
- una descrizione testuale dell’evento ipotizzato;
- cartografia a scala di dettaglio, eventualmente suddivisa in più tavole nel caso di scenari con differente livello di gravità;
- procedure del modello d’intervento;
- censimento e recapiti del personale coinvolto nella gestione dell’emergenza.
3. Sistemi di Monitoraggio In caso di fenomeni noti e quantificabili, esclusivamente di tipo idrogeologico, gli scenari di rischio prevedono una connessione ai dati forniti, in tempo reale e in telemisura, delle reti di monitoraggio idro-pluviometrico, al fine di associare soglie di pioggia o portata ai vari livelli di attivazione del modello di intervento. Di conseguenza il livello di dettaglio nella descrizione degli scenari a livello comunale dipende in buona parte dalla tipologia e precisione della rete di monitoraggio e preannuncio.
4. Modello di Intervento I responsabili principali della corretta applicazione delle procedure di emergenza sono organizzati secondo la seguente struttura di comando e controllo:- Sindaco: coordina tutti gli interventi
- Referente Operativo Comunale –ROC: ha compiti operativi in fase di normalità come sovrintendere alla stesura del piano di emergenza comunale, organizzare il Gruppo Comunale di protezione civile, ecc. ed in fase di emergenza, come sovrintendere alla sorveglianza del territorio, coordinare eventuali evacuazioni, o l’assistenza pratica alla popolazione, ecc.. Questa figura facoltativa, nominata dal Sindaco ed integrata nell’UCL, deve essere vista come un supporto allo stesso, con autonomia decisionale limitata ad aspetti logistici ed operativi e, in caso di istituzione, non potrà essere identificata con il Sindaco stesso.
- Unità di Crisi Locale –UCL: composta dal Sindaco, dal ROC, dal Tecnico comunale, dal Comandante della Polizia Locale, dal Responsabile del Gruppo di Protezione Civile (se presente) e da un rappresentante delle Forze dell’Ordine locali (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato). Interviene in casi di emergenza, per eventi di cui all’art.2 della L.225/92, con reperibilità di 24 ore Tutte le strutture comunali sono tenute ad intervenire a supporto delle altre forze in caso di eventi locali o diffusi su un territorio più vasto.
- aree di accoglienza o ricovero: strutture di accoglienza, tendopoli, insediamenti abitativi di emergenza;
- aree di attesa: sono aree dove raccogliere la popolazione in caso di evacuazioni preventive o al succedersi dell’evento calamitoso;
- aree di ammassamento soccorsi: zone dove concentrare uomini e mezzi necessari alle operazioni di soccorso;
6. Definizione delle procedure di intervento Il Comune ha la responsabilità di redigere in modo adeguato le necessarie procedure di intervento, che dovranno essere distinte per fenomeni prevedibili e fenomeni non prevedibili. Occorre tenere in debito conto che alcuni scenari, normalmente legati ai rischi naturali, possono verosimilmente svilupparsi attraverso fasi successive di intensità crescente e, quindi anche le procedure collegate dovranno prevedere un crescente livello di attivazione della struttura comunale di protezione civile. La determinazione del livello di criticità in cui si trova il Comune per quanto riguarda i rischi naturali è regolato dalla D.G.R. del 22 dicembre 2008 n. VIII/8753: “Direttiva regionale per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allerta per i rischi naturali ai fini di protezione civile”.
7. Verifica ed aggiornamento del Piano La verifica e l’aggiornamento del Piano avvengono nell’ottica di gestire, nel tempo, l’emergenza nel modo migliore. Lo schema di verifica ed aggiornamento di un Piano è organizzato come segue:- redazione delle procedure standard, fase coincidente con la prima stesura del Piano;
- addestramento delle strutture operative facenti parte del sistema di PC;
- applicazione agli scenari di rischio, simulata nelle esercitazioni e reale nella necessità;
- revisione e critica, sulla base dell’esperienza maturata;
- correzione ed aggiornamento dello stesso. La conseguenza delle operazioni di verifica ed aggiornamento è quella di fare del Piano di Emergenza un documento che non può mai considerarsi concluso, necessitando di continuo aggiornamento in funzione delle modifiche che avvengono nel territorio di riferimento.