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Concorso Lago di Varese - Stefano Sessa, Chiara Maria Cecconello, ilaria egidi

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L’attuale percorso della pista ciclopedonale del lago di Varese tocca soltanto in minima parte il lago. Gran parte del tracciato si affianca alle strade provinciali, allontanandosi dall’acqua e perdendo così il suo carattere naturalistico. Nei punti di contatto con l’acqua la visuale è ridotta dalla forte presenza dei canneti incolti. Questo rende difficoltoso sia l’osservazione della fauna che l’approccio al lago. L’uomo moderno, abituato ad una vita metropolitana, cerca istintivamente un contatto con la natura e ciò che la abita,allontanandosi dal costruito per ritrovare le proprie radici. Il percorso ciclopedonale ideale dovrebbe esaltare questa esperienza permettendo agli utilizzatori di godere delle bellezze naturali. La gestione separata della pista da parte di ogni singolo comune non consente lo sviluppo armonico del percorso: manca una visione di insieme e quindi il tracciato risulta discontinuo. Infatti da un comune all’altro variano pavimentazione, segnaletica e arredo urbano (che in alcune tratte risulta completamente assente. Altro elemento di frammentazione è la dimensione della pista che, in alcune tratte, non è sufficiente a soddisfare l’alta frequentazione del percorso, accentuandone la promiscuità. Questo porta i ciclisti a manovre pericolose per schivare i pedoni, rendendo il percorso poco sicuro. Attorno al tracciato sono presenti diversi elementi d’interesse storico e paesaggistico che ora non sono adeguatamente segnalati e non permettono al visitatore di cogliere le bellezze del posto. Ad esempio la darsena di Azzate non è integrata nel percorso a causa del cambio di pavimentazione e la poca chiarezza delle indicazioni. La tipicità del lago non è composta solo da elementi naturali ma anche da antropizzazioni (darsene, Chiostro di Voltorre, ghiacciaie) che vanno rese ben accessibili e visibili. Inoltre al di fuori dei luoghi più turistici (Gavirate e Schiranna) si evidenzia una forte assenza di attività pubbliche per il ristoro e noleggio bici. Sono anche carenti gli spazi di sosta/pic‐nic; peraltro, i pochi esistenti sono difficilmente accessibili e dunque in stato di degrado. Ad esempio, lungo la tratta di Bardello la zona di sosta/pic‐nic è nascosta, in ombra, non accessibile in bici, inutilizzabile causa scarsa manutenzione e piena di immondizia. Mirando a rispondere alle problematiche sopra spiegate, il progetto si presenta come un unico gesto unificatore di tutto il percorso, mediante la posa di una nuova pavimentazione e l’aggiunta di edifici multifunzionali.

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1. STRADA: Il tracciato mantiene la sua sede originale per gran parte del percorso ad eccezione del ramo sud est, il quale si separa dalla strada provinciale per ritrovare il legame con l’acqua. La strada ciclopedonale diventa omogenea su tutta la sua estensione. Il progetto per la pista propone di creare una nuova pavimentazione che divida ciclisti da pedoni: la parte pedonale è rialzata rispetto a quella ciclabile per garantire una netta divisione dei percorsi. La sede pedonale è composta da una serie di doghe parallele al tracciato che vanno progressivamente a perdersi nella la natura. Tra queste sono presenti delle fughe che diventano “binari”, non fastidiosi per i pedoni ma di difficile percorrenza per i ciclisti. Nei momenti in cui il ciclista deve attraversare la sede pedonale per dirigersi verso i luoghi d’interesse le fughe non costituiscono un ostacolo, in quanto sono attraversate perpendicolarmente. Esse inoltre svolgono una funzione tecnica di scolo delle acque e permettono alla pista di integrarsi ulteriormente con la natura nel corso degli anni: lo spazio fra le doghe consentirà all’erba di crescere, restituendo il percorso alla natura. I due tracciati, seppur distinti, si presentano come un unico oggetto: il materiale è il medesimo, e la corsia ciclistica si integra nel sistema, presentandosi come la “doga maggiore”. La pavimentazione trae ispirazione dai pontili delle darsene, che vengono integrate nel sistema. Anche l’arredo è inserito nella struttura della pista, posizionandosi nella doga centrale. Questo permette agli elementi di essere accessibili e visibili da entrambi i lati: il progetto prevede l’aumento del numero di panchine, cestini e fontanelle di acqua potabile. Queste ultime, inclinate, facilitano l’utilizzo ad adulti, bambini e animali.

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Gli arredi appaiono come un’estrusione della pista verso l’alto, mantenendo lo stesso colore e materiale della pavimentazione. Il materiale adoperato è un conglomerato cementizio di colore rossiccio; tale caratteristica è conferita dall’utilizzo di pietre rosse locali (es. Porfido di Cuasso) come inerti. Questo rende il materiale sostenibile in quanto facilmente reperibile e recuperabile dagli scarti di lavorazione. La colorazione rossiccia, già presente in natura, si integra meglio con il paesaggio, senza creare forti stacchi come avviene con il cemento grigio. Nel caso delle deviazioni verso i punti d’interesse manteniamo la stessa pavimentazione cementizia rossa. Unica eccezione presente sul tracciato si trova nella Palude Brabbia, sottoposta a vincolo ambientale, dove viene mantenuta l’attuale superficie sterrata, ma uniformata al resto dell’intervento con l’aggiunta di terriccio rosso, per dare unità cromatica. Questa scelta rispettosa è maturata dalla volontà di mantenere intatto il fragile ecosistema di questi luoghi, senza andare a modificarlo in maniera invasiva. Lo scopo è anche quello di sottolineare l’ingresso in un’area naturale protetta.

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I punti d’interesse sono ulteriormente segnalati dalla nuova segnaletica orizzontale e verticale. Il progetto propone una nuova cartellonistica unica per tutti i comuni, inserita anche essa nella doga dell’arredo per renderla visibile da entrambe le corsie; essendo posta perpendicolarmente ai percorsi risulta d’immediata visione. Il progetto, come precedentemente spiegato, punta a ritrovare il contatto con l’acqua e per questo crea delle zone (Biandronno e Bodio) di spiagge artificiali a gradoni. Questi interventi creano delle aree di sosta/pic‐nic dove è possibile sedersi e godere della prossimità dell’acqua.

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2. TORRI: Il progetto propone anche l’introduzione di sette torri (Azzate, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia, Biandronno, Oltrona al Lago, Groppello, Calcinate del Pesce), luoghi di ristoro, noleggio bici e osservazione panoramica, che vanno ad integrarsi con le due torri preesistenti di Schiranna e Gavirate; quest’ultima verrà rivestita con il medesimo materiale di facciate delle torri nuove. Questi nove elementi comporranno un nuovo skyline iconico e visibile da ogni sponda del lago, creando dei momenti di pausa ogni 4 chilometri circa.

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Le nuove torri fungono da rifugio, rimandando alle palafitte tipiche della regione insubrica. Questo riferimento è dato dalla facciata composta da sottili elementi verticali, che garantiscono continuità tra interno ed esterno, fanno penetrare la luce e, allo stesso tempo, proteggono lo spazio interno dagli agenti atmosferici. La scelta della tipologia a torre (dim. 5×5, h 12m), tipica dei casotti di birdwatching, permette di creare dei nuovi punti di osservazione/belvedere al piano tetto. Questi punti potranno essere utilizzati primariamente per l’osservazione della fauna e, occasionalmente, per assistere ad eventi sul lago (gare di canottaggio, fuochi artificiali, ecc). Le ridotte dimensioni e la facciata portante permettono di liberare lo spazio interno e garantire un’ampia flessibilità. La torre “tipo” prevede un accesso al livello strada con una zona servizi flessibile (il magazzino può allargarsi eliminando un bagno) e una zona di parcheggio bici. La circolazione tra i piani avviene mediante una scala che gira attorno al perimetro dell’edificio e permette di godere della vista su ogni lato. Salendo al piano superiore si incontra la zona di ristoro distribuita su due piani, uno dei quali è su doppia altezza con mezzanino. L’arredo interno è costituito da elementi rustici in legno di recupero – ecologico e poco costoso – che rimandano alla tipologia del “rifugio”.

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Anche la torre è interamente in legno, materiale scelto per la sua sostenibilità, facile reperibilità e versatilità. Questo materiale, già presente nel paesaggio, si integra per forme e colori. Il legno, essendo un materiale vivo e in continua mutazione, cambierà con il passare degli anni modificando colore e aspetto della torre. Il segno del tempo verrà impresso sulle superfici enfatizzando nodi, venature e macchie del materiale stesso. Grazie alla flessibilità della pianta il progetto può adattarsi alle diversi esigenze morfologiche. Il primo esempio è quello della torre di Biandronno, che è situata sull’acqua. L’accesso è garantito via terra, tramite un pontile, e via lago. Una caratteristica innovativa della torre è la presenza di botti immerse in acqua e collegate alla torre: lo scopo è quello di permettere una nuova esperienza di birdwatching della fauna lacustre a pelo d’acqua. Questi elementi sono riproposti anche in altri siti, ancorati ai pontili esistenti (Bardello e Biandronno), e permettono di andare a osservare fuori dal canneto che limita completamente la vista (si prevede lo sfoltimento dei canneti dove non vi siano luoghi di nidificazione di specie protette).

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Il secondo esempio è la torre di Oltrona al Lago, che ha l’accesso dall’alto mediante una passerella sospesa, a causa del forte dislivello tra la pista e il lago. In questo modo la torre consente l’accesso. Inoltre, da progetto si prevede una integrazione della torre nel percorso nautico del tour del lago. La riconoscibilità del carattere pubblico degli interventi proposti è enfatizzata dall’omogeneità delle torri e dalla loro facilità di accesso, resa possibile dalla prossimità del percorso. Il porta bici invita a posare la bici e a salire nella torre. A completare la famiglia delle torri sono previsti dei casotti utilizzati, esclusivamente per il birdwatching, che andranno ad aggiungersi a quelli già presenti in Palude Brabbia. Queste installazioni verticali riprendono la tipologia della torre ma in scala molto ridotta (2×2, h 4m) e con una facciata a rami intrecciati per nascondere meglio il fruitore alla vista degli uccelli.

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3. ALTRI INTERVENTI: Il parco di fitodepurazione si inserisce come un supporto fondamentale al depuratore di Bardello, filtrando l’acqua in modo naturale tramite l’utilizzo delle piante. Esso costituisce una fondamentale oasi di ripopolazione della flora e della fauna, decimate negli anni. Le piante e gli animali allevati nel parco potrebbero essere reintrodotte nel lago, contribuendo alla salvaguardia di specie minacciate (es. moretta tabaccata). Questo parco inoltre diventa una zona educativa e ricreativa, che spiega ai visitatori il funzionamento dello ecosistema “lago”. Per quanto concerne i riusi delle zone abbandonate, la scelta progettuale è quella di non demolire gli edifici già esistenti intorno alla pista. Questi oggetti sono inglobati all’interno del percorso e prendono nuova vita con l’acquisizione di una nuova funzione di carattere pubblico. La rovina di Biandronno (alla quale verrà aggiunta una terrazza sull’acqua) e gli edifici di recente costruzione a Bardello diventeranno nuove zone di sosta riparate dal sole. L’intero progetto tiene conto della problematica della eco‐sostenibilità, cercando di mantenere il più possibile il tracciato esistente, onde evitare di alterare il delicato ecosistema del luogo. Dove è prevista la demolizione dell’attuale percorso, è stato tenuto conto del costo per il riporto di terra e nuova piantumazione. Il materiale utilizzato per gli interventi è in gran parte di recupero, per contenere l’impatto ecologico. Gli elementi costruttivi sono quasi interamente prefabbricati, in modo da rendere seriale la produzione, abbattere i costi e accelerare la realizzazione. L’uso del legno grezzo per la torre e del calcestruzzo rossiccio per il percorso permettono di limitare al minimo la manutenzione. I materiali utilizzati sono molto resistenti alle intemperie e dunque di alta durabilità.

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Riteniamo di primaria importanza l’intervento di ripavimentazione e di costruzione delle torri, per uniformare il frammentato percorso del lungolago. Gli elementi di supporto al percorso sono da intendersi come occasioni di ulteriore arricchimento e sviluppo delle potenzialità dei luoghi, ma posso anche essere realizzati in una seconda fase per dilazionare i costi nel tempo.

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