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Metropolitan Architecure in Cairo - Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello

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Il processo di rapida crescita delle città sta provocando l’instabilità di vasti territori con pesanti implicazioni economiche, sociali ed ambientali. Gli insediamenti umani sono chiamati a confrontarsi con una crescente molteplicità di temi strettamente interconnessi tra loro, la pianificazione e la progettazione dei luoghi necessita di un approccio multidisciplinare affinché si possano delineare dei chiari schemi risolutivi. Negli ultimi anni stanno emergendo metropoli sempre più grandi, nel 1975 solo 3 città (Tokyo, New York e Città del Messico) superavano i 10 milioni di abitanti, nel 2011 erano 21 ed ora sono già 30. Il governo di queste megacities si sta scontrando con una crescente complessità di problemi interconnessi. In questo dibattito internazionale si inseriscono vari interlocutori che propongono differenti strategie metodologiche, una di queste è la “Metro Matrix” di Pedro Ortiz che propone una griglia reticolare di infrastrutture intorno alle quali legare nuove centralità urbane capaci di rispondere alle necessità degli abitanti attraverso la fornitura di servizi qualificanti. La megacity del Cairo è la diciassettesima città più grande al mondo e conta ben 16.100.000 abitanti. La proposta della metromatrix si incardina attraverso la creazione di 15 nuove centralità urbane, quella di Ard al-Liwa è stata da noi approfonditamente studiata per inserire delle funzioni urbane e metropolitane integrate che portassero servizi di welfare all’interno del luogo.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Megacities and Cairo Metro Matrix

Un luogo è il risultato delle complesse relazioni che avvengono tra i suoi elementi costitutivi e dalla successiva stratificazione antropologica, progettare un luogo significa decodificarne le invarianti strutturali per poi interpretarle progettualmente. Con questo spirito abbiamo affrontato il nostro percorso di ricerca-azione, iniziato con una lettura antropologica del paesaggio egiziano. Questo territorio è stato plasmato dall’operosità di uno sciame di piccoli agricoltori che, per oltre 5000 anni, hanno creato una civiltà basata sull’unione tra la propria terra ed il fiume Nilo. Ancora oggi l’agricoltura in Egitto combina l’uso di metodi tradizionali, con una ricca base di conoscenza del territorio e dell’ambiente, pertanto il forte archetipo del paesaggio agricolo è ancora leggibile nella morfologia del territorio coltivato e, in seconda battuta, anche nella conformazione degli agglomerati informali costruiti ai margini del Cairo.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Hinge Points

ELEMENTI DELL’UNITA’ FIGURATIVA DI PAESAGGIO L’irrigazione naturale del Nilo ed il suo annuale straripamento hanno dato forma al paesaggio dell’Egitto, oltre alla sua società ed alla florida economia. Il sapiente sfruttamento di questa risorsa è alla base della fondazione di una delle civiltà più stabili della storia. L’acqua del fiume veniva deviata in canali su entrambi i lati del Nilo, nel momento della massima inondazione la valle era coperta d’acqua, gli insediamenti urbani venivano risparmiati poichè costruiti sui terreni più alti ed erano collegati da dighe. Quando il livello dell’acqua raggiungeva le bocche dei canali, le dighe si aprivano ed allagavano i bacini e canali sottostanti, se il livello raggiungeva 1/2 metri i canali venivano chiusi e l’acqua rimaneva fino all’evaporazione od allo scarico. Questa pratica permetteva al limo di depositarsi sul fondo e far sedimentare l’acqua nel suolo arido. Ogni anno, al termine dello straripamento, ogni egiziano doveva spostare una trentina di metri cubi di terreno per ripristinare la forma dei campi e riscavare i canali intasati dall’esondazione, e mantenere il sistema efficiente. I confini dei campi erano segnati con pietre di confine ed alberi che a seguito dell’inondazione fungevano da picchetti per poter ridefinire i perimetri catastali. Il sistema può essere considerato come emergente poiché basato su una logica bottom-up dove il coinvolgimento dell’autorità centrale avveniva soltanto nella fase di apertura e chiusura delle dighe.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Slime Mold, Physarum polycephalum.

Quando vediamo forme ripetute emergere dal caos non possiamo fare a meno di cercare elementi guida, ovvero configurazioni del paesaggio urbano, riconoscibili per via della loro struttura ripetuta. Da questa letture sono emerse le invarianti in grado di resistere nel lungo periodo: gli appezzamenti agricoli, i canali irrigui, gli alberi e l’orografia assiale. Le relazioni tra questi elementi possono essere descritte attraverso dei set di paesaggio prodotti dalla scomposizione e ricomposizione degli stessi all’interno di un’unità figurativa di paesaggio. Successive analisi territoriali hanno fatto emergere gli hinge point del paesaggio egiziano capaci di resistere al salto di scala spaziale e temporale.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Slime Mold

SISTEMI EMERGENTI Non a caso è stata utilizzata la parola “sciame” per identificare l’opera costruttrice degli agricoltori, uno sciame è un gruppo di individui che si muove insieme ed il cui risultato è superiore alla somma delle parti. Ciò introduce il concetto di sistema emergente che ha guidato tutta la seconda fase del nostro processo progettuale, attraverso una sperimentazione organica è stata generata una rete incardinata sugli hinge point individuati dalla lettura antropologica che ha permesso la permeazione del denso contesto abitativo. L’organicità della rete Physarum ha fatto emergere successivamente una diagonale che assumesse maggior forza rispetto al consolidamento del contesto e su di essa sono stati attestate le funzioni metropolitane della nostra centralità dalle quali poi diramare la rete capace di unire ad esse quelle urbane. Il tutto si è poi concluso con un approfondimento progettuale su un’architettura metropolitana volto ad enfatizzare gli elementi individuati dalla lettura antropologica con dei rimandi estetici all’insediamento informale nelle aperture in facciata e nella sottolineatura delle solette.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Masterplan

Questa rete organica diventa un sistema emergente in quanto evidenzia il senso della complessità come sistema auto-organizzante attraverso milioni di decisioni di singole parti capaci di costruire un ordine globale prodotto dalle interazioni locali. Risulta pertanto evidente che da azioni locali non coordinate tra loro possono emergere configurazioni ampie e coerenti, come nel caso del paesaggio egiziano, della formazione di quartieri informali e della progettazione di reti di infrastrutture locali. Tali configurazioni che vengono poi alimentate dagli stessi abitanti che ne influenzano al contempo le decisioni. Dalla comprensione della teoria dei sistemi emergenti alla progettazione della città il salto è breve poiché i territori instabili delle città sono molto più della somma dei loro abitanti, sono più vicine a degli organismi viventi, in grado di evolversi in modo autonomo. Le città acquisiscono il loro ordine dal basso, sono macchine che apprendono, interfacce visuali che riconoscono le configurazioni al loro intorno.

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

Architecture

Andrea Magarini, Marina Martello, Stefano Spicchiarello — Metropolitan Architecure in Cairo

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