Tema e impianto della Velostazione Il tema della Velostazione è un “tema nuovo”, funzionalmente e tipologicamente. Crediamo che il progetto debba definirne il carattere distinguendolo da quello di una costruzione generica. Al contempo, per la funzione urbana e per le potenzialità di luogo collettivo, crediamo che non debba essere risolto come un oggetto di design, inseguendo sagome a effetto spettacolare. L’edificio risponde invece al tema e al luogo, cercando di definire un segno nitido rispetto al terrain vague che lo circonda, costituendo verso l’insediamento un argine al parcheggio definito da una quinta lineare e permeabile. Rimanendo all’interno del perimetro indicato, la Velostazione prolunga il suo disegno anche all’esterno, definendo una strip urbana che punta verso la stazione, unico elemento primario dell’intorno con cui entrare in relazione. Un “deck” appena rialzato rispetto al piano del parcheggio, prolunga il sedime in cui si colloca l’edificio, realizzando spazi all’aperto attrezzati per la sosta, la riparazione, l’incontro, e la sede del possibile futuro ampliamento in due fasi. Verso la stazione, il deck è concluso da un portale in metallo dominato da una grande ruota di bicicletta stilizzata, che definisce il vestibolo di accesso dal parcheggio rivolto verso la facciata della stazione. Grazie al dislivello esistente tra la quota di campagna e quella del parcheggio, il progetto risulta sbalzato come su un podio e acquisisce maggiore dinamicità nelle sue linee. In ragione di ciò, gli alberelli oggi esistenti vengono rimossi e ricollocati ai lati della strip. Alle due estremità del deck si innestano i nuovi percorsi in rampa che risolvono i dislivelli esistenti (con pendenze inferiori all’8%) e si allacciano senza soluzione di continuità ai percorsi urbani, all’uscita del sottopasso e alla pista ciclabile esistente. L’ingresso occidentale al deck, oltre ai percorsi all’8%, presenta anche una rampa più ripida di accesso diretto alla velostazione per i ciclisti più atletici.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
La soluzione funzionale e figurativa Volendo indagare, insieme al luogo, anche il carattere del tipo “Velostazione”, l’impianto di progetto muove dall’ipotesi che, incentivando nuovi comportamenti di mobilità sostenibile, l’infrastruttura possa divenire un luogo architettonico contrapposto al non-luogo del parcheggio. Non un edificio chiuso, però, ma un moderno “coperto” attraversabile longitudinalmente che si configura come un diaframma permeabile allo sguardo e ai comportamenti. Un luogo progettato non solo per posteggiare le biciclette ma dove ci si può incontrare, trovare contenitori per scambiare liberamente oggetti (free sharing), fermarsi a leggere, a prendere il sole o riparare le biciclette sul deck all’aperto nella bella stagione. Una Velostazione al cui interno si trovano anche un’area attrezzata con distributori di bevande e uno spazio appositamente dedicato alla riparazione, dotato di utensili e ricambi. Rispondendo al luogo e alla logica d’uso delle biciclette, la Velostazione si configura come una lunga navata aperta sui due lati al cui interno si schierano tre file di biciclette, così da sfruttare la massima larghezza consentita dall’area a un impianto rettilineo. Il parcheggio a 45° gradi risulta il più vantaggioso per alloggiare le 150 biciclette nello spazio previsto, senza utilizzare stalli sovrapposti (caotici e di scarsa praticità) e senza saturare tutto lo spazio disponibile. Tra il passo dei portali definiti dai tubolari della carpenteria strutturale modulare, lungo il fronte sud trovano inserimento due volumi aggettanti, realizzati con pannelli sandwich in policarbonato alveolare rivestiti in lamiera stirata color oro pallido, sul cui lato esterno troviamo la figura della ruota stilizzata, agganciata al telaio strutturale in carpenteria. Qui trovano posto l’area ristoro, l’area riparazione-noleggio e le apparecchiature impiantistiche relative ai moduli fotovoltaici da integrarsi nella copertura (inverter, computer, banco batterie). In corrispondenza di queste aree collettive sono stati aperti dei varchi tra le file di rastrelliere così da ampliare lo spazio di sosta e, al contempo, agevolare l’inversione di marcia. Sempre in corrispondenza di queste piazzette interne, la facciata interna ed esterna del fronte settentrionale (verso il parcheggio) è scandita da una serie di contenitori di diverse altezze al cui interno i cittadini possono lasciare oggetti per il free sharing, pratica coerente con l’incentivo alla creazione di comunità sostenibili e resilienti. Il segno urbano della Velostazione è netto ma la sua forma è un doppio schermo dinamico, trasparente e permeabile. La figura della Velostazione non mima un edificio generico ma appartiene all’infrastruttura e le sue “pareti” sono come raggi di bicicletta in movimento, tubolari in acciaio diversamente inclinati che prendono il passo delle rastrelliere (definite da un semplice elemento su disegno), tra i quali possono anche affiorare all’esterno le ruote stesse delle biciclette parcheggiate. Questa possibilità, mentre amplia lo spazio minimo di manovra (comunque ben garantito), rende la bicicletta parte del dispositivo del prospetto, ancor più dinamico e cangiante. La pianta e i prospetti della Velostazione si impostano sul modulo definito dal passo delle biciclette, cui si coniuga anche il passo strutturale dei portali di sostegno in tubolari di acciaio e il ritmo del diaframma dei montanti inclinati. Sebbene la Velostazione rimanga sostanzialmente aperta (ad eccezione del volume del noleggio), si possono prevedere dei teli avvolgibili modulari per riparare da particolari condizioni metereologiche avverse. Non si ritengono infatti necessarie particolari protezioni contro il furto stante che, di norma, il bike sharing è un sistema urbano di per sé privo di custodia e il parcheggio per le biciclette di proprietàè limitato all’interscambio ferroviario dei pendolari. Ciò vale a maggior ragione nel momento in cui si optasse per la presenza fissa di un addetto al noleggio-riparazione-vendita, anche considerata la dimensione ridotta della Velostazione e il suo impianto lineare facilmente controllabile senza muoversi dalla postazione assegnata. Lo spazio esterno del “deck”, che prolunga verso la stazione ferroviaria la pavimentazione rialzata della stazione in calcestruzzo architettonico lavato, intende offrire a sua volta uno spazio aperto pubblico e attrezzato con sedute e pedane, in cui la comunità possa incontrarsi, riparare all’aperto le biciclette nella bella stagione, prendere il sole. Seguendo il passo della maglia strutturale, due apparecchi di illuminazione tubolari in fibra di vetro e cristallo, segnano le campate delle due future fasi di ampliamento previste, illuminando suggestivamente il “deck” alla sera. Infine, il portale rivolto alla stazione perimetra questo ambito distinguendolo dal parcheggio, costituendone il vestibolo di accesso e il tramite col percorso verso il sottopasso della ferrovia.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
Possibilità di ampliamento Essendo la Velostazione costruita con un sistema a secco e mediante la predisposizione delle fondazioni e ancoraggi, l’ampliamento risulterebbe immediato. Il sistema consente, inoltre, configurazioni anche differenti (in curva, ad angolo) per inserirsi anche in altre aree della città. Si possono ipotizzare, ovviamente, anche ampliamenti in verticale mediante l’uso di rastrelliere sovrapposte che però risultano poco pratiche e molto caotiche nell’insieme. Il sistema estroflesso dei volumi dei servizi, a sua volta, consente ampi margini di variazioni, addizioni, ampliamenti nel tempo, sia in senso longitudinale sia trasversale. - FASE 1°. La velostazione è dimensionata come da richiesta del bando per 150 velocipedi. Vi sono varie possibilità di ampliamento futuro: - le rastrelliere per biciclette su due livelli separati consentirebbero di raddoppiare immediatamente la capienza, ma le premesse su ruolo urbano e collettivo di questo edificio non ci fanno caldeggiare questa soluzione a “pollaio”. Quelle sfalsate non apportano significativi incrementi. - FASE 2°. è possibile invece ampliare di un modulo strutturale (500cm) l’edificio, raggiungendo la capienza di 178 velocipedi. Se le esigenze lo richiedessero, il volume adibito alla riparazione, noleggio, vendita, può a sua volta crescere verso l’esterno, essendo anch’esso costituito da un telaio modulare in carpenteria, fino al limite dell’area di progetto. Se ritenuto necessario, il volume potrebbe crescere a ovest anche lungo il perimetro della Velostazione, dotandosi di gabinetti nel momento in cui ci fosse l’esigenza di un addetto fisso. Non avendo indicazioni precise su questo punto, la stima dei costi prevede e rende quindi subito possibile l’ampliamento del volume. - FASE 3°. Con l’aggiunta di un’ulteriore campata (sempre all’interno delle distanze minime consentite dalla sede stradale) si arriverebbe a ospitare 208 velocipedi, conservando comunque una porzione di deck esterno.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
Caratteristiche costruttive Strutturalmente la Velostazione è costituita da un semplice sistema in carpenteria di acciaio zincato a caldo, scordonato, (acciaio S275 JO) e verniciato con vernice poliuretanica bianca, in cui le colonne tubolari formano con le travi trasversali e longitudinali (IPE e UPN) un sistema di controventamento, verificato per l’azione sismica e del vento (prevalente rispetto l’azione sismica) oltre che della neve. I tubolari del diaframma esterno potrebbero benissimo rimanere con la loro finitura zincata così da non richiedere manutenzione e così da poter spingere le ruote delle biciclette anche verso l’esterno, senza intaccarne la verniciatura. In alternativa, si potrebbero anche sperimentare gli innovativi profili in fibra di vetro, leggeri, economici, colorati in pasta e che soprattutto che non necessitano alcuna manutenzione. L’impatto delle opere di fondazione è ridotto a cordoli in c.a. 50xh.30. L’economia di materiali e il sistema costruttivo totalmente a secco permette la sostenibilità economica e ambientale della costruzione, una rapida esecuzione e una totale reversibilità del manufatto. La copertura piana è del tipo tetto deck, con lamiera grecata galvanizzata a vista (sp.0.7mm) e strato in polistirene rigido autoportante, sormontata da una lamiera di zinco con aggraffatura atta ad integrare i moduli fotovoltaici. Tutto il perimetro della la Velostazione e del deck è profilato da un nastro in acciaio; il pavimento dei volumi aggettanti è in lamiera antiscivolo. La pavimentazione interna del deck è in calcestruzzo architettonico lavato colorato in pasta, con pendenza verso l’esterno, mentre i percorsi esterni hanno i tappeti di usura in conglomerato bituminoso con asfalto colorato. L’illuminazione Led, con possibilità di giochi notturni di colori, è sostanzialmente incassata a pavimento, salvo che nelle aree attrezzate e nel deck dove si trovano 4 colonne tubolari in vetro temprato a forte spessore.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.
© Laura Anna Pezzetti, AGALMATA . Published on March 16, 2014.