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Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità - andrea sperandio, Alessandro Lontani, ANDREA PEZZI, Andrea Leoni

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Recinto Il progetto sceglie di relazionarsi al contesto, un’area periferica senza segni particolari, attraverso il recinto. Per limitare e regolare il contatto visivo con l’intorno, crea uno spazio introverso, intimo, funzionale a garantire il costante controllo dei bambini che frequentano la catechesi e le attività parrocchiali. Il recinto, un muro cieco in tufo sul quale “si appoggiano” i volumi (chiesa, canonica, locali parrocchiali) di cui costituisce l’involucro, forma una sorta di basamento da cui spicca la stereometrica geometria della chiesa. Individua nel lotto, stretto e lungo, tre vuoti, i sagrati (antistanti la chiesa e la cappella feriale) e la piazza verde di fronte agli spazi della catechesi, pause architettoniche funzionalmente connesse agli elementi costruiti che vi si affacciano. Il lotto è completato dall’area parcheggio, connessa al recinto mediante una superficie verde di filtro. All’esterno del recinto la strada con i parcheggi privati del lotto e gli orti collocati nella fascia dei cinque metri di rispetto sul lato opposto a coronamento.

andrea sperandio, Alessandro Lontani, ANDREA PEZZI, Andrea Leoni — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Muro La volumetria del complesso, fortemente introversa, è plasmata come un grande elemento mono-materico. Un involucro cieco in tufo abbraccia tutto l’intervento e trasmette ordine al prospetto. Segue la geometria dell’impianto, disegnando un profilo architettonico di estrema pulizia, e contiene i volumi bassi della canonica, della catechesi, e quello cubico della chiesa. Questi si adagiano sul limite massimo dell’area e si adattano ai confini esistenti per massimizzare gli spazi. La loro opacità si interrompe solamente in corrispondenza dei lati interni dei volumi della canonica e della catechesi, i due corpi bassi che si affacciano l’uno di fronte all’altro a ricreare l’immagine di un chiostro contemporaneo, interamente vetrato fino all’estradosso del solaio. Il muro è in tufo, materiale estratto dalle cave limitrofe a Castellammare, la pietra morbida impiegata nell’antica città di Stabiae. Il recinto di tufo si configura come un basamento, fortemente introverso nella sua percezione esterna, da cui la geometria della chiesa è l’unica che spicca, quasi un’architettura di terra che sorge dalla terra.

andrea sperandio, Alessandro Lontani, ANDREA PEZZI, Andrea Leoni — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Spazi aperti Il sistema degli spazi aperti che risulta dalla sottrazione dell’area occupata dal recinto è costituito dall’alternanza di aree pavimentate a pietra ed aree verdi (il chiostro e la fascia di orti pubblici che si innesta nel verde attrezzato di mitigazione fra parcheggio e chiesa). Pietra e verde si confrontano: una spina di pietra lato strada collega i due sagrati all’ingresso della canonica e al parcheggio, una spina verde retrostante, lato serre, collega gli orti al chiostro e al verde attrezzato d’ingresso al complesso.

andrea sperandio, Alessandro Lontani, ANDREA PEZZI, Andrea Leoni — Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità

Chiostro Il recinto individua al suo interno un chiostro verso cui i volumi bassi della canonica e della catechesi, elementi architettonici indipendenti, sono vetrati; la trasparenza del vetro garantisce il controllo costante dei bambini da dentro a fuori e viceversa, ed esprime la volontà di porre l’educazione alla luce. La piazza verde di fronte allo spazio per le attività parrocchiali si configura come uno spazio di gioco strettamente connesso alle aule ed al salone, quasi ne fosse la prosecuzione verso l’esterno, e per la sua dimensione considerevole, ben si presta per attività sportive all’aperto ed eventi/manifestazioni religiosi e non.

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planimetria

Percorsi L’ingresso ai vuoti architettonici (sagrati e chiostro) è sempre marginale e tangenziale al muro per esaltare una percorrenza perimetrale che sfiora i limiti del lotto e permette di godere gli spazi aperti in tutta la loro lunghezza. Sul corpo esterno lato nord sono collocati gli spazi di servizio alla chiesa (la cappella feriale, la sacrestia, la canonica), tutti collegati consequenzialmente tra loro, in un percorso che va dal quotidiano al sacro, la vestizione del prete (canonica, sacrestia, cappella feriale, chiesa), dal sacro al quotidiano (chiesa, cappella feriale, sacrestia, canonica).

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attacco a terra

Chiesa La chiesa è un cubo di pietra privo di aperture laterali, ad eccezione del portone d’ingresso, a creare uno spazio interno introverso, meditativo, adatto alla preghiera, che non concede distrazioni, per far sì che l’attenzione sia rivolta soltanto alla parola di Dio. Si configura come un oggetto architettonico fortemente ruvido e materico, un’architettura di terra che si staglia dall’analogo basamento, come ben evidenzia il profilo del complesso: sulla sommità del muro in tufo del blocco della catechesi e della canonica corre continua una scossalina in acciaio scuro (lo stesso che ritroviamo internamente negli elementi del progetto iconografico ed esternamente nel portone d’ingresso) che si trasforma in pensilina nel lato vetrato sud e che “taglia” visivamente il volume della chiesa, esaltandone con più forza la stereometria ed evidenziandola gerarchicamente nel complesso. L’involucro di tufo nasconde l’ interno lucente, una scatola bianca, intonacata, un cubo nel cubo, che scende a ritagliare lo spazio del rito e della preghiera. La dialettica esterno, opaco, ruvido, materico, ed interno, luminoso, ricalca, in chiave contemporanea, il passaggio dal buio alla luce dell’ architettura paleocristiana: basti pensare al Mausoleo ravennate di Galla Placidia, in cui, nel contrasto fra povertà esterna e ricchezza musiva interna, si evince quasi la metafora del passaggio dalla corporeità della vita terrena alla spiritualità dell’anima, tesoro celato.

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sezioni e prospetti

Luce Nella Chiesa la luce entra zenitale dal soffitto, diretta e riflessa sul doppio involucro in pietra e intonaco bianco. Si evitano in questo modo aperture laterali verso l’esterno, che distrarrebbero il fedele durante la preghiera e il rito ecclesiale, si soddisfano i requisiti di illuminazione richiesti dalle norme ecclesiali e si accentua il significato simbolico della luce che scende dall’alto. La luce penetra dall’anello fra i cubi, riversandosi nel deambulatorio, e si insinua nella fessura alta del cubo di intonaco bianco illuminandolo diffusamente come fosse una lampada nella pietra.

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spaccato assonometrico

Impianto La chiesa si distingue dal resto del complesso architettonico non solo volumetricamente, ma anche dal punto di vista planimetrico, non allineandosi perfettamente con le direttrici del recinto. La scelta dell’impianto centrale, a croce greca, è vincolata alla forma quadrata della chiesa. Il quadrato regola la composizione: sono quadrati concentrici l’involucro di pietra, l’involucro intonacato, il presbiterio rialzato, l’altare, collocato nell’incrocio esatto dei bracci e che rimanda alla stele di Mosè, altare del sacrificio. Nell’aula centrale, individuata dal cubo “appeso”, sono collocati, oltre al presbiterio, l’ambone, il coro, la sedia del presidente, le sedute dei fedeli; nel deambulatorio è, invece, la fonte battesimale che viene così distinta dallo spazio prettamente ecclesiastico. Quest’ultima è ricavata attraverso un gradino quadrato, scavato a terra e riempito d’acqua così da consentire anche il battesimo per immersione. A differenza degli accessi marginali agli altri spazi del complesso, quello principale alla Chiesa è centrale, una porta basculante in acciaio scuro che introduce alla bussola, a rimarcare l’impianto centrale e a ribadire un simbolismo “storico” che dialoga con un volume puro “contemporaneo”. In asse con il portone d’ingresso è la porta che collega la chiesa alla cappella feriale, vetrata per far sì che il Santissimo sia sempre visibile.

Simbologia La scelta dell’impianto centrale è di forte valenza simbolica e si lega, pur attualizzandola, alla tradizione cristiana. Esiste infatti una stretta connessione fra la pianta centrale e il simbolismo solare, “Io sono la luce del mondo” dice il Vangelo. Nella pianta a croce greca, i bracci individuano la posizione dei solstizi e degli equinozi, e la loro intersezione, nella chiesa di Santa Maria del Carmelo l’altare, rappresenta Cristo (nelle chiese a cupola su pianta quadrata tradizionalmente è nella chiave di volta l’immagine di Cristo). Il quadrato implica la croce, che a sua volta implica un centro che simboleggia Cristo, origine dell’Eternità da cui si dispiegano spazio e tempo; la croce è il principale simbolo del Cristo Crocefisso e la croce riapparirà tra le braccia di Cristo nel Giudizio Universale. Ai quattro bracci della croce, infine, corrispondono i quattro evangelisti, i quattro punti cardinali, le quattro stagioni.

Iconografia Internamente, al centro dell’aula bianca, l’involucro di pietra è visibile per un’ altezza di 3,20 m. In questa fascia, sono concentrati tutti gli elementi del percorso iconografico-artistico, il parallelepipedo dell’altare, la croce a tubolari, l’ambone cilindrico, la sedia del presidente, il portone, la via crucis, la fonte battesimale. Sono blocchi in pietra di stereometrica semplicità scultorea, conclusi con lastre in ferro grezzo di acciaieria applicate. Nel contrasto cromatico i tre materiali architettonici impiegati (tufo, vetro, intonaco bianco) si piegano dinnanzi ad un immagine, quella artistica, essenziale e unitaria. Solo il profilo sinuoso della Madonna del Carmelo, a cui la Chiesa è intitolata, di impronta gestuale e anch’esso realizzato in ferro grezzo con un tubolare di 3 cm di diametro, non è collocato sulla base tufacea, ma è appeso sul cubo bianco a ribadirne la centralità.

Materiali Il progetto si serve di pochi materiali, “poveri”, ruvidi, materici, riconoscibili, ciascuno dei quali riconduce con chiarezza e unicità ai vari aspetti progettuali: la pietra, l’intonaco bianco, il vetro, il ferro grezzo di acciaieria che fa da trade union delle opere artistiche-architettoniche. La scelta di materiali “poveri”, che richiamano la terra e il lavoro, pone l’accento sulla spiritualità della Chiesa come luogo dell’assemblea e del rito e sul valore dell’uomo.


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