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Flint Public Art Project - Flatlot Competition - Fabrizio Furiassi, Romolo Ottaviani

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Cube Cloud is an art installation conceived as a summer meeting place for the community of Flint. The architecture is basically a temporary structure composed by a series of cubes suspended on a platform: a place to rest, play and relax. The above mentioned cubes provide shade durind the day, lighting for the night and are equipped with speakers for special events and performances. The perimeter of the platform is designed to become the linear sitting available for the public of every sort of event that draws large crowd. The platform surface is a playground instead, the internal cavities, which can be also used as seatings, contain water, sand and green, available for every user in order to cool off and play. An inviting area to enjoy the summer events of Flint.

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Riqualificazione piazza Ferdinando di Savoia Peschiera del Garda - DRD Studio, Rebecca Vassallo, alessandro baschera

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L’AREA DI INTERVENTO La commissione per la tutela delle Bellezze naturali della Provincia di Verona delibera quanto segue: Peschiera, compresa tra Riva del Garda, la strada di gran comunicazione qual’é la nazionale Milano-Venezia, trova gravi difficoltà per il futuro sviluppo urbanistico e turistico. Centro Storico circondato da mura magistrali, vincolato con la legge per la tutela dei monumenti, da Caserme e zone militari, con relativi vincoli, da scali ferroviari e stradali di grande comunicazione, ha un entroterra tormentato da dislivelli, che pur essendo limitato come ampiezza presenta caratteristiche di particolare bellezza. La Commissione [..] riconoscendo alla stessa caratteristiche ai sensi della legge 29 giugno 1939, n.1497, art.1 comma 4 e relativo regolamento del 3 giugno 194o, n. 1357, art. 9 comma quinto. Il vincolo tutela quindi le zone comprese a sud-ovest, fra la strada nazionale ed il lago; a nord ovest per una fascia profonda mt. 300 dalla sponda; nonchè le sponde del fiume Mincio, per una profondità di mt. 100 a partire dalle sue rive, fino al termine del territorio comunale.

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Planimetria - studio della circolazione e degli accessi alla Piazza

Il Titolo II delle norme di tutela dei beni Paesistici, in riferimento ai Beni Paesistici e al Dlgs. 42/2004 Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, stabilisce la necessità di rispettare le seguenti linee guida per gli obiettivi per il mnteniento della qualità paesaggistica: a) il rispetto delle caratteristiche degli elementi costitutivi e delle morfologie, tenendo conto delle tipologie architettoniche, delle tecniche costruttive; b) la previsione di piani di sviluppo che siano compatibili con i diversi livelli di valore che non diminuiscano il pregio paesaggistico del territorio; c) il recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposte a tutela.

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Planimetria scala 1:500 disegno delle aree esterne

Nell’area della Piazza D’Armi vi sono beni architettonici, arecheologici e beni ambientali. Il Piano di Assetto del Territorio Intercomunale definisce i beni ad alto valore storico ambientale quei complessi soggetti ad interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione ed adeguamento ambientale. La zona Omogenea del Centro Storico è la A1 La Piazza Ferdinando di Savoia, meglio conosciuta come Piazza D’Armi, in passato fu base militare dei Romani, poi degli Scaligeri, poi dei Veneziani ed infine degli Austriaci. Questa sua forte connotazione militare resta un segno molto evidente dello spazio anche nella contemporaneità: infatti si presenta come un grande spazio aperto, delimitato da edifici monumentali. Troviamo interessante sottolineare che i Romani fondassero le città dal Castrum dall’accampamento militare, tracce del quale sono ormai perse; che gli Scaligeri e poi i Veneziani corroborassero la natura stessa di questo spazio necessario per le adunate e la difesa della città, attraverso nuove costruzioni militari. D’altra parte la natura stessa di questo spazio centrale rispecchia nel piccolo la natura fortilizia e difensiva della Città Bastionata.

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Dettaglio dei lampioni in acciaio corten

Fanno da cornice alla Piazza l’edificio del Carcere Militare, nato come Ospedale D’Armata, la Chiesa parrocchiale di S. Martino con a lato l’area Archeologica Romana, il Borgo Storico e l’imbocco naturale del fiume Mincio, emissario del Lago di Garda e l’ex scuola elementare Dante Alighieri, recentemente alienata a privati futura struttura ricettivo alberghiera. In un contesto così vario, il peso degli edifici a cornice della Piazza sono notevolmente diversi dalle origini di questo luogo, infatti lo spazio del sagrato della Chiesa, come pure quello più commerciale, degli edifici residenziali-commerciali, il costruendo albergo, rendono notevolmente complessa l’area di intervento, poiché non esistono limiti spaziali, assi direttori, tali da mettere in relazione aree ed edifici tanto diversi.

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Dettaglio arredo urbano - lampione sezione strutturale

IL PROGETTO, GLI OBIETTIVI

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Arredo urbano - cestino corten

Il progetto é finalizzato a generare nuove condizioni di fruibilità per l’area dell’ex Piazza d’Armi che si presenta ad oggi come uno spiazzo asfaltato, compreso fra il borgo e i grandi impianti militari della Fortezza. l’occasione del progetto é stata quella di rispondere alla richiesta di rifunzionalizzare lo spazio, ripristinando un disegno che restituisca riconoscibilità al luogo; un disegno che, rispondendo a precisi requisiti funzionali dettati dagli usi attuali, possa ricreare Borgo Fortificato. Questa condizione di marginalitàé congenita di uno spazio che alla sua origine corrisponde al braccio d’acqua che separa gli isolotti già urbanizzati dell’antico Caposaldo difensivo; la piazza si trova oggi, come allora, compresa fra il fronte del Borgo storico e il recinto costituito dai grandi impianti militari della fortezza. da ciò deriva anche l’aspetto della piazza il cui spazio é definito da manufatti di natura eterogenea per dimensioni tipologia e destinazione d’uso, abbiamo voluto perciò, affermare l’identità del luogo assumendone questa frammentazione, esplicitarne le stratificazioni valorizzandone le preesistenze; il disegno proposto per la piazza si pone l’obiettivo di riallacciare geometricamente e funzionalmente la scala minuta del Borgo con quella di più vasta scala della Fortezza con i grandi manufatti militari della Rocca Scaligera con il ponte la Caserma e l’ex Ospedale.

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Arredo urbano - panca rosso verona

L’occasione più propria per il raggiungimento di tale obiettivo è il tracciato segnante la vecchia Darsena, un segno d’acqua, questo segno, in vero una linea spezzata che parte dall’altezza del sagrato della Chiesa di San Martino, ha termine nel Mincio, sarà quel braccio d’acqua a disegnare la Nuova Piazza. Questo segno è quella cesura, mancante, l’elemento che consentirà l’individuazione di spazi che gerarchicamente avranno “pesi” molto diversi, fino a configurare un nuovo spazio.

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La piazza - le fontane a raso

DESCRIZIONE DELL’INTERVENTI

La Nuova Piazza è attraversata da un sottile canale in pietra in pietra di luserna che ricalca il tracciato della preesistente Darsena e costituisce una componente geometrica unificatrice delle diverse tensioni create dall’edificato circostante. Il Tracciato della Antica Darsena è riproposto secondo un sistema di fontane a filo pavimento percepibili solo dal rumore, giacchè incassate a terra. La geometria che lega tutta la Piazza è una linea di confine spezzata che dal Sagrato arriva fino al Mincio. Un sistema di sette fontane rende emozionale lo spazio della vecchia Darsena, queste affiorano dal pavimento e lievemente pendono verso un rigolo d’acqua, una dorsale d’acqua che riporta la stessa al Mincio.

Questa spina termina a ridosso dello spazio tra il Ponte dei Voltoni e il nuovo Albergo, luogo di attraversamento , dove abbiamo inserito un ascensore e delle scale per raggiungere il ponte dei Voltoni, oltre ad un infopoint per il turismo, struttura minuta nelle sembianze, quasi mimetizzata, dove sarà possibile ricevere informazioni circa le attrattive turistiche locali e dove sarà possibile posteggiare le biciclette o prendere a nolo.

L’intervento riporta in luce la spina del vecchio limite della Darsena, la cui giacitura perfettamente si integra con la Caserma, enfatizzandone la spazialità, questa separazione delimita un’area di ampio respiro, attraversata dalla nuova viabilità che da via XXX Maggio conduce, radente alla Caserma, al Ponte dei Voltoni. Questo spazio lascia punti liberi di osservazione per poter cogliere il monumento nella sua totalità, la qualità del sistema a verde della Caserma è tale che sarà mantenuta e saranno ridisegnati i soli cordoli a margine perchè in rapporto con la fascia pedonale di nuova realizzazione. La Caserma in effetti contiene un asse centrale fondamentale che riportato sulla piazza connette via La Rocca con la Nuova Piazza.

L’ex Ospedale si configura come elemento di confine della piazza, non interrelandosi con essa completamente, costituisce una quinta scenica di pregio. La nuova viabilità progettata, corre ad esso parallela, e questo è il punto più importante di accesso pedonale e insieme veicolare alla Nuova Piazza.

Infatti la posizione arretrata dell’ex struttura Ospedaliera rispetto alla carreggiata di progetto, genera una sezione apprezzabile per ottenervi, oltre alla corsia carrabile, altrettanto spazio per l’area pedonale oltre a una fascia alberata con spazi di sosta a servizio della chiesa e dell’edificio militare (la Caserma).

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L’interesse nel realizzare una continuità con l’esistente, ci ha portato ad ipotizzare un prolungamento della pavimentazione del borgo in porfido con binderi in pietra, fino alla rizzada che incornicia l’edificio Militare attraversamento a raso con moderatore in corrispondenza dell’ingresso dell’ex Ospedale.

Proprio in corrispondenza dell’ingresso dell’ex Ospedale, si attesta a partire da una lastra in pietra di luserna, la pavimentazione in porfido che, in continuità con le vie del Borgo.

Il Sagrato della Chiesa di San Martino, adiacente agli scavi romani, si pone ad una scala intermedia tra quella minuta del Borgo e quella dei grandi impianti Militari che lo contengono, attualmente si configura come uno spazio minuto appena percettibile, il progetto prevede l’ampliamento dello stesso, secondo un disegno che verso ovest riprende la giacitura de tracciato della Darsena. I materiali previsti sono la pietra rosso veronese bocciardata e la pietra di luserna per i cordoli, in accordo con l’esistente.

IL FRONTE DEL BORGO E GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

L’elemento che più di tutti appare eterogeneo per tipologia, altezze, trattamenti di facciata, è proprio il fronte del Borgo Storico, oltre ad un fronte tanto frammentato presenta al piano terra locali bar, negozi, attività commerciali, pertanto l’uso stesso di questo spazio spazio esterno risulta avulso completamente dal resto del contesto. In “continuità” con questo fronte vi sono gli scavi archeologici, racchiusi in un involucro, una copertura in acciaio e materiale plastico traslucido, il cui fronte Piazza assume un aspetto molto rigido. La Piazza progettata dal lato del Borgo è pensata come luogo conviviale, luogo dove si possa sostare al tavolo, proprio in accordo con quanto accade ora, la pavimentazione è stata pensata in blocchetti di porfido in un continuum di finiture come le strade adiacenti via La Rocca e e Via Ottelio. Il segno dell’Antica Darsena non si nota, o meglio, si percepisce appena da questo lato della piazza, infatti a margine del segno d’acqua è stato pensato un sistema a verde, alberature e vegetazione bassa, sedute e l’illuminazione.

LA DARSENA ED IL COLLEGAMENTO VERTICALE CON IL PONTE DEI VOLTONI

In prossimità dell’attacco del ponte dei Voltoni il progetto prevede un piccolo Padiglione che offre un collegamento verticale tra la quota della darsena e quella del belvedere sul Ponte dei Voltoni oltre a contenere servizi pubblici di diverso tipo. Su questo lato della Piazza abbiamo il fianco del Nuovo Albergo, oltre che l’inserimento di alcuni percheggi per la sosta dei residenti. E’ uno spazio terminale del sistema delle fontane, presenta due aree a verde, quella a lato dell’albergo con alcune alberature.

L’ACCESSIBILITA’

il centro storico di Peschiera del Garda é collocato tra le due sponde del Mincio nel punto in cui esso defluisce dalle acque del Lago di Garda, la viabilità locale é collegata a quella primaria dell’autostrada Brescia Padova, che dista meno di due chilometri verso sud, tramite le strade regionali 11e 249 rispettivamente da ovest e da est. All’interno della Fortezza una mobilità di attraversamento é garantita dal ponte a est di via Venezia a quello ovest della riviera Giosué Carducci, mentre una circolazione rotatoria a senso unico di marcia collega il bastione a sud con i giardini della rocca scaligera e il ponte dei voltoni che consente una continuità con quelli di parco catullo. l’area della fortezza si estende in un raggio inferiore ai 400 metri la stazione ferroviaria dista meno di mezzo chilometro dall’accesso di via venezia e all’esterno e presente un discreto numero di parcheggi e aree di sosta; queste condizioni consentirebbero di pedonalizzare l’intera area garantendo l’accesso ai soli veicoli di servizio pubblico e dei residenti e giovando così alle condizioni di fruibilità pedonale dell’intero centro storico rafforzandone così la vocazione turistica.

la Piazza si trova a margine dell’area pedonale del Borgo Storico da cui vi si accede attraverso via Rocca e via Ottellio, l’accessibilità veicolare é garantita dal percorso carrabile che, da via XXX Maggio, attraversa la Piazza costeggiando i due edifici militari della caserma e dell’ospedale e raggiunge la riva opposta di parco Catullo tramite il Ponte dei Voltoni Un secondo percorso carrabile a doppio senso di marcia é stato inserito nel progetto per servire l’area antistante l’ex edificio scolastico dove si trovano adeguati spazi di fermata e sosta ad uso dei residenti. Per migliorare le condizioni di accessibilità pedonale, la pavimentazione carrabile in lastre è realizzata a raso con quella pedonale a cubetti in porfido e viene interrotta da quest’ultima nei punti di attraversamento individuati in corrispondenza degli accessi principali degli edifici. La carreggiata di 3,5 m a senso unico di marcia é delimitata da binderi in pietra sui quali sono disposti i dissuasori opportunamente retrattili a scomparsa in corrispondenza dei varchi di accesso per i veicoli dei residenti e per gli eventuali mezzi di soccorso.

Country House refurbishment - Marco Civardi

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Shaping traditional materials, past forms and atmospheres to ferry them to future living spaces.

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watercolor and pencil sketch by Marco Civardi

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watercolor and pencil sketch by Marco Civardi

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watercolor and pencil sketch by Marco Civardi

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pencil sketch by Marco Civardi

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Courtyard western view

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Courtyard Northern view

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Ground Floor Plan

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South-East front

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photo by Marco Civardi

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photo by Marco Civardi

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photo by Marco Civardi

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photo by Claudio Burgazzi

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photo by Claudio Burgazzi

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photo by Claudio Burgazzi

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photo by Claudio Burgazzi

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loft a gussago, brescia - labzona studio, federico tinti, darya kamalova

Tur(i)ntogreen - Fabrizio Furiassi, Davide Spina

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The competition plot is currently used as a parking space for vehicles produced by the multinational corporation FIAT. As we know, in the last twenty years, the latter has delocalized most of its manufacturing facilities in order to cut production costs and increase competitiveness. The process is in line with the global deindustrialization trend. Though, unlike elsewhere, the Italian government has lavished consistent financial resources to minimize the bitter consequences of this painful shift of production mode. Now, we take note that, given the current huge indebtedness of the Italian state, such financial participation in the affairs of the corporation seems no longer possible. We also take note that the controversial piecemeal demolition of FIAT’s industrial assets in Turin has engendered escalating levels of social tension which the local government will hardly be able to handle in the future.

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What we are asked here is to rethink the use of one of the FIAT real estate assets in Turin so that it responds more coherently to the obligations of a debt ridden, post industrial economy. The competition guidelines call for the presentation of a plan for an alternative pattern of settlement. This new layout should enable a burgeoning population of semi-skilled migrants and workers to get by through the ever more frequent global economic crises without the help of the public authority. This would be attained by the deployment of facilities promoting self-sustaining activities such as agriculture, craftsmanship, informal economy, and so on. The technology employed would further express the will to promote a self-sufficient, environmentally sustainable community.

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We share the content of such a declaration of intents. Nevertheless, we find that the features of the competition topic, namely, the geographical location of the plot, the industrial history exuding from the area, the demand for a different social arrangement, and the visionary effort which is expected to act upon it, open into a different kind of vision in dystopian terms. This vision is the content of our proposal. We found that the competition allows for the conflation of a few relevant themes within the contemporary debates in urban studies. We claim the use of a paroxysmic narrative, holding it a valid strategy to maximize the critical content in discussions on the future of our cities.

As for what concerns the built environment, we acknowledge the fact that the main interests of governments informed by the dominant neoliberal doctrine are the attraction of foreign capital in the form of office space and the progressive withdrawal from direct management of the territory through privatization. These imperatives prescribe a markedly entrepreneurial attitude in urban affairs and the drastic reduction of public expense.

These ruminations suggested us a dystopian version of South Mirafiori, the description of which we will now turn to.

Italy, 20XX: in face of crippling capital flight and uncontrollable levels of social unrest caused by endemic unemployment, the umpteenth government of technocrats decided to experiment extreme forms of neoliberal urbanism. In Turin FIAT has been granted extraterritorial jurisdiction within one of its premises. The local government delegates the total management of the South Mirafiori compound to the corporation, which, in actual fact, has complete sovereignty over it. It is like a Free Enterprise Zone on steroids. Under this new legal status, FIAT is in a position to set third world wages in pockets of territory of a first world country. Hence, South Mirafiori is the pilot project of a new conception of urban space.

The corporation devises a spatial strategy to make the most of this concession. First, the whole area is walled in as a medieval citadel. The external reality is cut off. Then, the entire surface is developed into mixed use units replicable to infinity, a blueprint for XXI century urbanization. This unit comprises a podium for production, high rise residential buildings for social reproduction and a segment of a strip mall for consumption.

FIAT lets these units to other multinational corporations which use it to establish an ultimate form of Fordism localized within the fenced space of the citadel. The ground podium becomes a factory, the high rises house the employees, the strip mall distributes a part of the productive output of the compound. The workforce is drawn from a pool of individuals exhausted by the unbearable lack of material and psychological welfare of the outside world, who come to agree to a Faustian bargain with the corporation. In return for a job and physical security, they will relinquish a few personal freedoms, among which the impossibility to leave the compound while under contract. They will all have a low but steady income, decent housing and the assurance to always access the sphere of consumption. A series of facilitations are offered: free iPhones handed off as a bait, commodities in the strip mall sold at production prices. In exchange for this, they are subject to the will of the corporation, which in fact turns them into voluntary prisoners of a gated community. The whole everyday of the worker is taken care of in a Big Brother fashion. The worker itself enjoys the privileged condition of limited freedom, visual exposure and the relative affluence peculiar to a Big Brother participant. This condition allows him/her fantasies of distinction from those unfortunate individuals excluded by the system, an emotional prerequisite to guarantee their allegiance to the corporation.

While beyond the compound the hard power of a police state secures adequate repression, within, soft power is practiced promoting Foucaldian notions of self-governmentality and through a panoptical CCTV system monitoring the subjects. The strip mall cutting through the compound is the space of negotiation of these two approaches to social control. It is a space of consumption segregated from the rest of the compound by ghetto-like gates, yet accessible from the outside. It is a space, disciplined by both the Camera and the Taser, where authority tests its repressive power in a performative way. It is also the space where the above-mentioned practices of distinction operate under its all-encompassing gaze.

Architecture plays another important role in the creation of this fictitious reality. Its services are called upon to construct a manufactured image of the corporation to be consumed by the outside world, an image which both legitimises the development and increases the appeal of the citadel in the outside public. Thus, the age-old artifice of façadism is summoned up. Purportedly, the scheme envisages that the only buildings visible to the flâneur beyond the wall are the residential high rises. Their façades looking out on the exterior then play a communicative role. Hence, they are cladded with a fancy, colored plastic cladding arranged in a barcode pattern reminiscent of the ubiquitous landscapes of urban regeneration in the age of IKEA consumerism. The cladding disguises the economy of space of the interiors, conceived to boost social reproduction at the minimum expense. Lush green vegetation, also visible from the outside, cooperates acting as a signifier of wealth and welfare.

The condition we have described so far responds well to the exigencies of the main agents acting on the built environment in an age of perpetual spending review, namely, the State and the Corporation. Thus, the first exempts from the burden of territorial control while attracting foreign capital on its soil into pockets of wealth, while the latter is offered a chance to further affirm its legitimacy in shaping the physical and cultural landscape of the subject under late capitalism.

Credits:

Concept: Fabrizio Furiassi, Davide Spina

Fabrizio Furiassi (Images), Davide Spina (Text)

studio legale cerami - roberto murgia, Simona Oberti

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3 light box.

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Casa in Maremma - Laura Felicissimo

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Casa in Maremma

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Jacobs University - Max Dudler Architekt, Dietrich Architekten + Ingenieure

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Jacobs University is a private, state-recognised university with an international outlook, located in Grohn, a district of Bremen. To satisfy growing student numbers and the increasing emphasis being placed on university sports, Jacobs University deci- ded to convert its pre-existing campus sport facilities into a multi-usage building. The contract for the work was awarded to the architect Max Dudler in January 2011.

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The Sports and Convention Center stands on its own within the university’s park-like campus. Due to its setting and its plain, striking architecture, the building forms the new focal point of the complex. At the center of the new building is the large hall, surrounded by a ring of functional rooms. The layout somewhat resembles the ring hall and cella of an ancient temple. This impression is further conveyed by the exterior, with its bold colonnade of clinker brickwork as well as the hall roof’s raised central section. A filigree pillar configuration divides the building’s brickwork facade into a series of enclosed sections. In cont- rast to the heavy brickwork, generously-sized frameless glass windows open up the building on all sides. Light domes ensure that the stands for spectators on the upper floor receive a copious amount of daylight.

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To enhance the new building’s significance for the university, its architectural style is typologically orientated towards important classical buildings such as Berlin’s Altes Museum by Karl Friedrich Schinkel, as well as classical modern buildings such as the Crown Hall at the Illinois Institute of Technology (IIT) in Chicago, designed by Ludwig Mies van der Rohe. The facade of the new building, with its affirmation of North German Brickwork Expressionism, also takes into consideration Bremen and the architecture of the other buildings on the American-inspired campus.

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The building’s central hall can be used in many ways as either a single-, dual- or quadruple-use sports hall for nearly all types of indoor sports at a national league level. Furthermore, it can be re-arranged to host official events and conferences accom- modating up to 1500 people. Grouped around the central hall are further areas of the building: a training tank with eight-man rowing equipment, a fitness center, a tea kitchen as well as various recreation areas, storage rooms for sports equipment and a large foyer. Changing rooms, shower and sanitary facilities round off the convention center’s infrastructure.

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Facts Building Volumes:
4450 m2 gross surface area
26400 m3 gross building volume
Design and Construction Period: June 2010 until June 2012
Construction Cost: 8 million Euros

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Credits
Project Manager
Georg Schönborn (MAX DUDLER)
Florian Dietrich (DIETRICH Architekten + Ingenieure)
Co-workers
Katharina Penner (assistant project manager, MAX DUDLER)
Iris Frieler (MAX DUDLER) Anna Bartels (MAX DUDLER)
Simone Keil (DIETRICH Architekten + Ingenieure)
Structural Engineers
Zill-Klochinski-Hütter-Scharmann
Building Services
V+W Ingenieurplanung
Electrical Design
ike – Ingenieurgesellschaft für Kommunikations und Energietechnik mbH
Fire Protection
Brandschutzplanung-Nord

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8 rettangoli rossi - Claudio Cesarano, Michele Varone, Salvatore Vaccaro

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Ridistribuzione interna di un immobile residenziale. La proposta tende a migliorare e ottimizzare gli spazi funzionali della casa, condizionata da una svantaggiosa collocazione all’interno di un condominio inserito in pieno centro. La semplicità compositiva trae spunto e rende omaggio a Kazimir Malevič, in ossequio ai gusti della proprietaria, pittrice napoletana.

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Casa in Maremma - Laura Felicissimo

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Casa in Maremma

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Concorso per la nuova sede della Provincia di Bolzano - Paolo Bornello

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L’area di concorso si situa in una zona di Bolzano in fase di forte trasformazione e caratterizzata dalla nascita di nuove polarità urbane strategiche per la formazione dell’identità di questa parte di città che costituirà l’ingresso dalla stazione al centro storico di Bolzano. Il progetto del nuovo Palazzo Provinciale si struttura come landmark urbano: la scelta di sviluppare l’edificio in altezza denota la volontà del progetto di dare una forte visibilità e identificabilità urbana, istituzionale e simbolica al Palazzo Provinciale così da diventare punto di riferimento e aggregazione dell’area occupata dagli edifici dell’amministrazione provinciale. In questo modo la Torre della Provincia assume anche il ruolo di porta urbana per chi entra in città da est.

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La cortina di verde - Claudio Cesarano, Michele Varone, Salvatore Vaccaro

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Progettazione di un giardino pensile su terrazza a livello inserita all’interno di un fabbricato residenziale, di pertinenza di un singolo appartamento. La vivacità della proposta intende rappresentare un valore aggiunto sia per il proprietario dell’appartamento sia per i condomini che prospettano su questo spazio, attualmente caratterizzato da gravi condizioni di incuria e degrado.

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Tavola unica

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Cantina Nino Franco Spumanti Srl - Paolo Bornello

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La cantina per sua stessa natura rappresenta l’occasione di lavorare su archetipi profondi (la terra, la pietra, il legno, l’odore, la penombra, il silenzio ecc.) e in tal senso il progetto cerca una sintassi elementare tra pochi elementi architettonici semplici e concettualmente perentori: il grande muro di roccia si radica al suolo e diventa scarpata di contenimento del terreno in pendenza e quindi basamento della tettoia a sbalzo che definisce e riunisce vari spazi in modo teatrale, spazi che mettono in relazione gli edifici esistenti con quelli di progetto e funzionalmente si configurano come una grande aia o piazza coperta per la lavorazione dell’uva. La grande tettoia che finisce con un forte aggetto di 15 m circa riprende lo skyline collinare e allo stesso tempo permette il posizionamento di pannelli solari e fotovoltaici per fornire energia alla cantina, anche le attrezzature interne sono studiate per la depurazione e il riciclo dei reflui di sc

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Secondo stralcio in progetto

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Secondo stralcio in progetto.

PROGETTO DI RICONFIGURAZIONE DI UN GIARDINO - Mario Chiavetta

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Il progetto Dalle necessità e dalle indicazioni della committenza, nonché dall’analisi e dalla lettura architettonica del luogo, il progetto evidenzia e porta alla luce la vocazione del giardino residenziale ed il privilegio che da tale contesto ne scaturisce attribuendo alla residenza un grande valore aggiunto. E’ rarissimo trovare una residenza urbana con annesso un giardino come estensione delle funzioni abitative all’esterno, ciò avvalorato anche dal nostro clima che ci consente di goderne per ben nove mesi l’anno. Il progetto pertanto prevede elementi minimali ed efficaci ricostituendo e rifunzionalizzando le funzioni abitative all’esterno distinguendo ed ordinando tre grandi ambiti: AMBITO 1: costituito da un primo recinto con struttura metallica esile sottile e non invasiva con campitura a doghe lignee repellenti all’acqua che riordina, ridimensionando il numero di banani, l’area autoclave/riserva idrica includendo al proprio interno la caldaia che attualmente risulta sgradevolmente a vista; AMBITO 2: costituito da un secondo recinto con struttura metallica esile sottile e non invasiva con campitura a doghe lignee repellenti all’acqua che definisce un’area di adeguata dimensione per il temporaneo confortevole ricovero dei cani in presenza di ospiti e per il ricovero durante la stagione invernale di tutti gli elementi di arredo esterno correttamente coperti da teli, inoltre due moduli dei montanti della struttura metallica si integrano con dei telai con teli all’adiacente banco/cucina attrezzato con fuochi lavello e barbecue di discreta entità; AMBITO 3: costituito formalmente e spazialmente: dal GAZEBO prefabbricato e removibile della Frigerio modello FLAP FLEX Isola in alluminio verniciato con schermo e protezione pioggia con lamelle orientabili; dalla tenda della KE mod. Gennius Sunrise, di scarso impatto fisico ed ambientale, con pali in acciaio inox removibili, tenda dacron laminato retraibile e occultabile in traverso con telecomando; dal banco cucina in muratura rivestito con schegge di pietra e piano in Billiemi con fori lavello e fuochi attrezzato con barbecue, con sportelli a doghe lignee nei vani inferiori; gli elementi di tale AMBITO di fatto costituiscono il living all’aperto con le aree pranzo/relax/cucina all’aperto. Questi tre grandi AMBITI trovano unità e costituiscono un continuum spaziale definito formalmente dal piano di sedime della pavimentazione a doghe in WPC della HAROBAU la cui trama e tessitura asseconda gli elementi presenti.

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Vista complessiva del giardino con il living all'aperto e gli elementi che lo costituiscono

La composizione del progetto e gli elementi formali adottati La composizione architettonica dell’esito progettuale, in parte differente rispetto al primo concept, crea una geometria articolata attraverso lievi spostamenti/rotazioni nei tre AMBITI e diversi orditi del pavimento che di fatto provocano delle visuali mai statiche ma anzi piuttosto dinamiche dal punto di vista percettivo, inoltre tali lievi rotazioni hanno dovuto fare i conti con la normativa dei distacchi dal confine e dagli edifici limitrofi alla quale siamo sottoposti in regime concessorio. Il risultato formale degli spazi assumerà un carattere quasi metafico, oltre che fortemente smaterializzato per la leggerezza degli elementi fisici, per la percezione mai centrale o frontale e per le linee di fuga convergenti in diversi punti. Ogni punto di vista diviene un LUOGO figurativamente diverso. Gli elementi formali adottati, prevalentemente prescelti dal mercato ed adeguati al contesto al fine di ridurre al massimo il disagio di cantiere durante le funzioni abitative della residenza urbana, costituiscono di fatto nella composizione il giusto equilibrio per uno spazio che se in apparenza ampio induceva al mettere più che al levare; pertanto pochi ma significativi elementi, portati più verso il centro del giardino rispetto allo stato di fatto ed allontanati dal fronte del palazzo con il quale esiste un conflitto in relazione alla presenza degli abitanti dei piani superiori, che definiscono funzioni e spazi adeguati alle aspettative della committenza ed al programma da attuare attraverso le seguenti adozioni (vedi anche tavola d’abaco negli elaborati progettuali): - RECINTO 1 Impianti Struttura T/L metallica Doghe lignee; - RECINTO 2 Ricovero Cani/Deposito, Struttura T/L metalli ca, Doghe lignee, Integrato BANCO/k; - GAZEBO della Frigerio mod. FLAP isola; - TENDA della Frigerio mod. RANDA 3000 con cavetto per FLAP; - TENDA KE mod. Gennius Sunrise; - BANCO/k, Travertino, Metallo, Schegge pietra, Sportelli Legno, Telaio T/L integrato recinto, Telo/ombra; - PENSILINE GIBUS Atelier Arte Urbana Vetro, acciao-inox/vetro; - Pavimentazione HAROBAU galleggiante su sottostruttura, a doghe in WPC; - Lampade mod. HAVANA per esterni della Foscarini; - Lampada mod. UOVO per esterni della FontanaArte; - Lampada mod. UTO per esterni ad applique della Foscarini; - CUBI/sedili illuminati di varie marche, a scelta del committente, o in alternativa panca inserita nel computo; - Corpi illuminanti per retroilluminare le siepi ed al piede le murature; - Divano, poltrona, tavolo basso per esterni con cuscini. Mod. CHICAGO della Vermobil; - Tavolo e panche/sedute per esterni della METALCO; - Opere a verde con espianto e reimpianto dell’alberello posto al centro dell’area incolta, con mantenimento di uno dei due falsopepe, con piantumazione di siepe di pitosforo sui previsti lembi di terra. Non indifferente sarà l’apporto formale ed estetico dei corpi illuminanti prescelti, prima elencati, posti strategicamente per una corretta traduzione illuminotecnica e per una corretta percezione degli spazi.

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L'edificio dei primi del Novecento con l'ingresso del giardino nel quale si estende la residenza al piano terreno.

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Lo stato di fatto, è in corso di definizione tecnico/amministrativa la realizzazione.

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Lo stato di fatto. Altra vista.

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Lo stato di fatto. L'area interessata dall'installazione degli elementi che costituiscono il living all'aperto.

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lo stato di fatto. Altra vista del giardino dal punto di installazione del banco cucina.

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Planivolumetria e profilo di progetto.

Europaallee Zurich - Max Dudler Architekt

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A new district is being created in the heart of Zurich. The trapezoidal area, located directly behind Zurich’s main train station, stretches from Langstrasse to Kasernenstrasse and from Lagerstrasse to the newly created Europaallee, which runs parallel to the train tracks. This major infrastructural project has a planned completion date of 2018. The new district will incorporate 6000 workplaces, 1800 study spaces, 400 flats, one hotel, shops and restaurants as well as other leisure activities. Prior to the decision taken to transform the tract of land in 2006, the area was being used by the Swiss Federal Railways and the Swiss Postal Service and was not accessible to the public.

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Max Dudler divided the building of the new Europaallee district into two stages of construction. On Construction Site A, directly behind the listed Sihlpost building, an ensemble of three buildings is being erected for Zurich’s University of Teacher Education, together with additional office and shop facilities. The ensemble – the first new buildings to be built in the Europaallee Quarter – will be completed in autumn 2012. The University’s elevated central campus is reached via a generously-proportioned set of external steps. The central area connects the ensemble’s main glass building with the structure to the south, which houses seminar rooms and a creche, as well as with the building to the west, which houses work and music rooms as well as two sports halls in its uppermost floors. The northern side of the piazza is occupied by an office building, also designed by Max Dudler. A shopping mall – which includes a passage leading to the train station at ground level – has been incorporated beneath lecture rooms, the university canteen and library. The facades of the building ensemble take their visual lead from the simplicity and elegance of a masonry association. Deep shadow gaps separate the large-size glass and Trosselfels limestone facade elements. Through partial projections and recesses, the building’s facade appears both sculptural yet serene and visually consistent. Its basalt surfacing detail extends seamlessly into the adjoining foyers and canteen.

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Additionally, at Construction Site C, which borders Construction Site A to the west, a total of four buildings will be erected by 2013 for a large bank. Of these four buildings, two have been designed by Max Dudler, the other two by Gigon/Guyer (Zurich) and David Chipperfield Architects (London/Berlin). Bridges connect the four buildings, which together form a large-scale structure. With the conversion of the existing Alte Sihlpost building, the entire ensemble will be completed in 2015.

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The primary design goal was to integrate the new district into the fabric of the pre-existing city. Accordingly, the floor heights have been designed to match the height of the eaves in the surrounding districts. Located at the entry to Construction Site A, the elegant Sihlpost building, dating to 1929, acts as a visual cue for the sculptural projections and recesses incorporated into the new buildings. When considered as a whole, the buildings being erected on Construction Sites A and C are part of an ongoing architectural dialogue, translating Zurich’s architectural tradition into the language of our time. The streets, lanes, squares and passages included in this urban development plan offer yet more variety to the extensive repertoire of European city design. Details such as fountains, street lamps and benches round off the timeless, European identity of this new part of the city.

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Facts
Location
Zurich Stadtraum HB, Construction Site A
Building Volumes
Zurich’s University of Teacher Education:
54 300 m2 gross surface area
216 400 m3 gross building volume
New Office Building:
15 300 m2 gross surface area
68 000 m3 gross building volume
Alte Sihlpost, Conversion into Office Building:
21 200 m2 gross surface area
86 300 m3 gross building volume
Design and Construction Period
2009–2012 (University of Teacher Education, New Office Building)
2014–2015 (Alte Sihlpost building)

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Credits
Overall Project Management
Mark van Kleef, Wiebke Ahues
Project Managers
Christian Moeller, Wiebke Ahues, Maike Schrader, Claudio Pasquini, Christof Berkenhoff, Nina Behjati
Co-workers
Britta Fritze (Wettbewerb), Anna Bartels, Inken Blum, Stefan Bohe, Eva Brass, Merry Classen, Beate Dauth, Stefania Dziura, Jan Feislachen, Arlette Feltz- Süssenbach, Hannah Ferlic, Christian Franke, Martin Grasse, Gesine Gummi, Aysu Gümüstekin, Clive Hildering, Anna-Katharina Hüveler, Jörn Kärcher, Isabell Klunker, Katharina Laekamp, Silke Meier zu Evenhausen, Isabelle Meissner, Johann Moeller, Helga Müller, Lisa Onnen, Hannes Reichel, Max Rein, Marcel Rüther, Katja Schmidt, Kathrin Schmitz, Andrea Schregenberger, Andrea Thöny, Cornelius Voss, Karin Weber-Mank, Katja Wemhöner, Renwen Yang

Structural Engineers
Leonhardt, Andrä und Partner Beratende Ingenieure VBI, GmbH
Building Services
Polke, Ziege, von Moos AG Ingenieure für Gebäudetechnik

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ANTICHI PERCORSI PER NUOVI SEGNI - Francesco Fiori, roberta muscogiuri, Claudia Obino, Nicholas Cosci

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Situato a Massafra, un comune della provincia di Taranto, il progetto prevede la riqualificazione / rifunzionalizzazione dell’ ex-cava e un’attenta analisi del territorio che lo circonda. L’area infatti può considerarsi sottratta alla speculazione edilizia che ha portato, nelle sue immediate vicinanze, alla realizzazione di un consistente insediamento abitativo di tipo sparso e privo di servizi. L’ edificio si inserisce in una conformazione già strutturata del paesaggio, che lo accoglie e con esso reagisce trovando una nuova definizione e un nuovo valore. I riferimenti più immediati sembrano essere le grandi opere e il paesaggio di Petra, città scavata nella roccia e situata tra anfratti della montagna, i villaggi rupestri in Cappadocia in Turchia, e la valle dei Re in Egitto. Certamente la suggestione e lo studio di tali rovine ha svolto un ruolo importante nell’ideazione del progetto, stimolando la riflessione sull’architettura in negativo, di scavo, dove la forma affiora per sottrazione di materia e dialoga con la sua parte costruita in un rapporto di contrapposizioni. Si giunge forse alla riflessione conseguente sulla durata dell’opera, poichéè evidente che, ben oltre la vita dell’edificio, resta in eterno la sua impronta.

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Il progetto si caratterizza per un’ attenta semplicità dello schema planimetrico e distributivo, basato su una griglia ortogonale concepita per garantire agli spazi la flessibilità e adattabilità nel tempo, in relazione a possibili cambi di destinazione e a necessità di adeguamento a nuove te- cnologie. Seguendo il percorso centrale, i volumi vengono addizionati e deformati in modo da creare un “unicum” spaziale. Prendono forma così gli spazi dedicati alla lavorazione del vino , le zone amministrative e l‘ area museale. Il progetto degli ambienti espositivi prevede un’ area dedicata alla storia di Massafra, e una all’arte contemporanea. Ortogonalmente a questa zona principale nascono due volumi, distaccati, ma collegati da un percorso secondario. Tali spazi accolgono la barricaia (per lo stoccaggio delle botti), e la zona del ristorante e caffetteria. La pietra è il materiale che caratterizza non solo il sito, ma anche la nuova costruzione, viene impiegata sia per le pavimentazioni che per il rivestimento delle pareti verticali. L’essenzialità dei volumi viene scandita dalle facciate, movimentate da superfici vetrate sagomate secondo inclinazioni asimmetriche, in modo da creare un gioco prospettico di luci e ombre, pieni e vuoti.

PENSILINA_STAZIONE SMN (prima soluzione progettuale) - AL_STUDIO

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Dopo l’abbattimento della pensilina adiacente alla Stazione di Santa Maria Novella, avvenuto nel 2010; sono state promosse idee di progettazione relative ad un complessivo riordino dell’area smantellata ed a un’eventuale ricostruzione di una nuova pensilina.

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La nostra progettazione si è dunque focalizzata sulla realizzazione di una nuova pensilina, concepita naturalmente in modo molto diverso dalla precedente. Costruita non solo per fornire un riparo dalle intemperie ai viaggiatori in attesa nelle fermate e nella stazione,ma per dialogare con l’intera comunità di Firenze e con il paesaggio circostante. Durante la progettazione dunque, oltre a curare gli aspetti tecnici,costruttivi ed estetici, abbiamo preso in considerazione anche tutti quei fattori sociali ed emotivi che interessano inevitabilmente chi si trova per viaggio,per lavoro, per piacere o per obbligo a usufruire di questo nuovo-ipotetico spazio. Ecco dunque che la nuova pensilina oltre a svolgere la solita funzione,diventa zona commerciale,mostra temporanea,luogo di lettura, socializzazione, giardino pensile, belvedere, bar, ristorante. (Qui di seguito è riportata un’illustrazione grafica sulla prima soluzione progettuale per la Pensilina “Santa Maria Novella”).

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Area Interessata dal progetto

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PENSILINA_STAZIONE SMN (seconda soluzione progettuale) - AL_STUDIO

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Dopo l’abbattimento della pensilina adiacente alla Stazione di Santa Maria Novella, avvenuto nel 2010; sono state promosse idee di progettazione relative ad un complessivo riordino dell’area smantellata ed a un’eventuale ricostruzione di una nuova pensilina.

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La nostra progettazione si è dunque focalizzata sulla realizzazione di una nuova pensilina, concepita naturalmente in modo molto diverso dalla precedente. Costruita non solo per fornire un riparo dalle intemperie ai viaggiatori in attesa nelle fermate e nella stazione,ma per dialogare con l’intera comunità di Firenze e con il paesaggio circostante. Durante la progettazione dunque, oltre a curare gli aspetti tecnici,costruttivi ed estetici, abbiamo preso in considerazione anche tutti quei fattori sociali ed emotivi che interessano inevitabilmente chi si trova per viaggio,per lavoro, per piacere o per obbligo a usufruire di questo nuovo-ipotetico spazio. Ecco dunque che la nuova pensilina oltre a svolgere la solita funzione,diventa zona commerciale,mostra temporanea,luogo di lettura, socializzazione, giardino pensile, belvedere, bar, ristorante. (Qui di seguito è riportata un’illustrazione grafica sulla seconda soluzione progettuale per la Pensilina “Santa Maria Novella”).

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Area interessata dal progetto

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OAB Pavilion 2013. Bergamo - Stefano Tacchinardi, fabio damiani, Marco Quistini

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Il nuovo Padiglione OABè una finestra che incornicia una piccola parte di un ben più vasto paesaggio dell’architettura, diventando quindi un momento di dialogo fra chi quel paesaggio lo costruisce, lo progetta, e chi, più concretamente, lo vive. Sorge però spontanea una domanda: chi vive quel paesaggio progettato e costruito da altri, lo vede davvero così verde e rigoglioso com’era nella mente di chi l’ha ideato? La risposta non è sempre così scontata, un po’ perché ognuno la vede a modo proprio, con i propri occhi, con un gusto soggettivo, e un po’ perché in effetti, capita, anche chi progetta e costruisce quel paesaggio dell’architettura commette degli errori. Il vero problema dell’architetto è, come diceva Wright, che “un medico può seppellire i propri errori, ma un architetto può solamente consigliare al suo cliente di piantare dei rampicanti”. Il concept alla base del progetto per lo stand OABè proprio questo: raccontare l’Ordine ed i suoi iscritti con un’architettura funzionale e rappresentativa in cui però siamo noi stessi architetti a fare un’ironica (ed estremizzata) autocritica, che porti curiosità e voglia di “sperimentare” il padiglione in una sorta di percorso didattico, dando vita ad uno spazio dinamico, divertente e, perché no, che sia da spunto per riflettere sul prevenire la piantumazione di rampicanti.

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Il Padiglione OABè un percorso, un ambiente da vivere, che si sviluppa su tutta la superficie messa a disposizione, alternando spazi aperti, di convivialità, a spazi chiusi, in cui si trovano i moduli delle esperienze “didattiche”, pareti attrezzate per proiezioni e aree adibite a esposizioni di tavole e materiale vario. L’utilizzo dei pannelli in PC richiesto dal bando è stato lo spunto per pensare ad uno stand modulare, componibile, di cui quella proposta è solo una delle possibili declinazioni.

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i tre moduli "didattici"

La scelta di utilizzare tre sole tipologie di pannelli è nata dalla volontà di lasciare emergere le diverse zone funzionali e formali del padiglione: già a prima vista, lo stand OAB permette di individuare dove sono gli spazi di accesso, aperti come delle piccole “piazze” conviviali (opalino), i moduli “didattici” in cui sperimentare con ironia cosa sarebbe un’architettura senza regole e buon senso (rosso) ed infine tutti gli ambienti di percorso, proiezione ed allestimento (bianco opaco).

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planimetria | prospetti

L’ingresso principale al Padiglione è filtrato da una piccola “piazza” di accoglienza che può essere comletata con sedute e piccoli arredi, da cui si accede al primo blocco chiuso in cui si trovano uno spazio espositivo allestito anche per videoproiezioni e due moduli “didattici”. Successivamente si passa per un secondo spazio aperto, munito di accessi secondari, per arrivare nell’area coperta terminale, caratterizzata da un’ampia sala per videoproiezioni da cui emerge il terzo modulo “didattico”. Questi tre moduli, evidenziati visivamente dal rosso acceso dei pannelli in PC, raccontano, con un’ironica autocritica, tre casi di mancata applicazione della normativa progettuale e, soprattutto, del buon senso che un progettista deve avere come fondamento base: altezza minima dei locali, larghezza minima dei corridoi e dei passaggi, e, puramente legato al buon senso, la praticità e la funzionalità di uno spazio legato all’attività che vi si svolge.

Si presentano quindi tre momenti in che pongono il visitatore dinnanzi ad altrettante situazioni limite: un passaggio con altezza pari a 120cm, una coppia di corridoi con larghezza pari a 50cm e 70cm e, infine, una situazione paradossale di un posto a sedere che, rivolto verso la parete adibita a videoproiezioni, gode di una visuale grottescamente oscurata dalla presenza di un pilastro “casualmente” localizzato proprio in traiettoria. Ognuno dei moduli ha inoltre una didascalia che ne risalta il significato, riportando citazioni di normative e trattati d’architettura.

Entwicklungscampus Königinstrasse mit Neubau Forschungsbau Nano-Institut LMU München - bizer architekten, Koeber Landschaftsarchitektur

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KONZEPTION_ Das Gebäude wird entsprechend den klaren Prinzipien der städtebaulichen Konzeption entwickelt: - Mit einer Orientierung nach Osten ( zur Piazza, zum Park ) und nach Westen ( zur Stadt ). Die Schmalseite nach Norden erhält dienende Funktionen, auf der Schmalseite nach Süden verbindet das Foyer in grosszügiger Weise das städtische Niveau mit dem Campusniveau auf Parkebene. Das Nano-Institut erhält auf diese Weise eine Vorrangstellung vor den anderen Gebäuden des Campus: es erfüllt eine Portalfunktion durch seine direkte Zugänglichkeit von der Stadtseite und seine grössere Nähe zur Königinstrasse, es stellt das Bindeglied zwischen Stadt und Campus dar.

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Perspektive Königinstraße

Aus Richtung Schackestrasse gelangen Besucher über einen großzügigen Vorbereich ins Foyer auf Ebene 1 des Institutsgebäudes. Die erwähnte Verbindung aller öffentlichen Funktionen findet hier statt: - eine Lounge mit bequemen Sitzmöbeln bietet einen angenehmen Empfang. - der transparente Raum mit angrenzendem begrünten Innenhof eröffnet Blickbeziehungen zu allen Geschossen und “erklärt” die Struktur des Gebäudes. - im östlichen Teil gewährt das Foyer einen erhabenen Blick über die Piazza: hier liegen die Zugänge zum Konferenzbereich, welcher sich ebenfalls Richtung Campus orientiert. Dies ist der wichtigste Raum für die Kommunikation der im Gebäude stattfindenden Forschung. - Über einen Luftraum zu den Obergeschossen besteht Blickverbindung zu den dort angesiedelten Flurbereichen, die mit Sitzmöbeln ausgestattet sind und zum informellen Austausch einladen.

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Perspektive Campus

BEURTEILUNG DURCH DAS PREISGERICHT_ Die räumliche und funktionale Disposition des Nano-Instituts ist insgesamt klar und einleuchtend. Die Zugangssituation auf der Ebene der Königinstraße schließt sich über eine Innentreppe mit derjenigen auf Campusniveau zusammen. Zwei Fluchttreppen und jeweils ein Personen-und Lastenaufzug ermöglichen eine effektive und barrierefreie Erschließung der insgesamt fünf Geschossebenen, die von der Fassade zurückgesetzt sind und dadurch auch den inneren visuellen Zusammenhang herstellen. Allerdings wäre eine attraktivere Erschließung als diejenige unter Fluchttreppen wünschenswert. Die unterhalb der Campusebene angeordneten Nutzungen – Reinräume und Elektronenmikroskopie – sind belichtungs-und erschütterungsfrei, werden von dem darüber liegenden Technikflächen günstig auf kurzem Wege versorgt und können im Norden direkt angeliefert werden. Die Schachtflächen zur Vertikalversorgung sind zu gering bemessen. Auf der Ebene der Königinstraße liegt auch der für öffentliche Veranstaltungen vorgesehene Konferenzraum sowie die Räume der zentralen Dienstleistungen mit Bezug zum Innenhof. Die beiden Lehrstühle sind identisch auf zwei übereinander liegenden Ebenen konzipiert mit jeweiligem Außenbezug über den im Süden vorgelagerten Erschließungsraum und dem inneren Lichthof. Das von der Königinstraße aus gesehene dritte Obergeschoss bietet weitere zusätzliche Technikräume und eine wettergeschützte etwas generöse Dachterrasse, so dass die Versuchsflächen erst darüber liegen könnten, was allerdings den transparenten Fassadenanteil über das geforderte Maß erhöht. Das Erscheinungsbild des Gebäudes entspricht insgesamt dem eines Institutes, ohne unangemessene architektonische Accessoires zu bemühen. Die Gliederung in eine materiell transparente Eingangs-und Sockelzone und die darüber liegenden, durch vorgesetzte Betonfertigteile gekennzeichneten Ebenen betont die Bezugnahme auf die unterschiedlichen Elemente Stadt und Landschaft.

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Lageplan und Piktogramme

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Ansichten und Schnitte

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Grundriss EG

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Ansichten Nano-Institut

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Ansichten Nano-Institut

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Modell Nano-Institut

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