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Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli - Antonio Pelella, Massimo Liparulo

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Nel 2006 il Condominio Vittoria Colonna 15 bandisce un concorso per la riqualificazione degli spazi comuni condominiali. Fanno parte dell’intervento la corte interna ed i due androni di accesso. L’oggetto del concorso si inserisce nel più ampio intervento di restauro del moderno del fabbricato, un lavoro a più mani che vede coinvolti Tommaso Vecci, progettista del restauro e direttore dei lavori, ed Antonio Pelella con Massimo Liparulo come vincitori del concorso.

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

SPAZIO COLLETTIVO E SPAZIO DOMESTICO _ IL PROGETTO DEGLI INTERSTIZI

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Gli spazi tra e dentro gli edifici rappresentano un ambito urbano intermedio dove si confonde il pubblico con il privato, il collettivo con il domestico. Gli interstizi, le corti interne ai “palazzi” e gli attraversamenti sono luoghi ricchi di valenze, un essere a casa ma non ancora, il prolungamento della città nelle vite private: la città densa, quella che riconosciamo, è così composta. Il ridisegno degli interstizi rappresenta il tassello minimo per la riqualificazione urbana, interventi puntuali capaci di restituire un nuovo senso ai luoghi.

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

L’edificio presenta il prospetto su strada ben composto e di buona scuola a differenza dei fronti interni e la corte che si sviluppano in modo indistinto e quasi residuale. Per definire lo spazio della corte, in contrappunto alla successione indifferenziata dei livelli abitativi, l’intervento prevede un ampio nastro sospeso a riquadrarne la geometria ed a calibrarne le proporzioni. Il nastro è un elemento leggero, riflettente, una veletta in Alucobond che lungo il suo sviluppo intercetta l’accesso carrabile e pedonale, l’illuminazione, le indicazioni degli ambiti del condominio e gli accessi alle due scale.

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli

Antonio Pelella, Massimo Liparulo — Condominio Vittoria Colonna 15 _ Napoli


Convitto per alunni con una mensa a Malles - Cez Calderan Zanovello Architetti

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Die Kaserne Wackernell in Mals, ein Zeichen der Militarisierung unserer Grenzregion in der Nachkriegszeit, ist längst kein abgetrenntes Gebiet mehr und ist heute ein für die Dorfentwicklung zur Verfügung stehendes Gelände. Auch wenn ein Großteil der Gebäude der alten Militäranlage abgerissen worden sind, prägt die alte Nutzung immer noch das Areal. Die mächtige Geländerbewegungen, die notwendig waren, um das Areal der Kaserne zu begradigen, die Terrassierungen, die Stützwänden sind nicht löschbare Spuren, die auch in Zukunft von der besonderen Geschichte des Ortes zeugen werden. Das Projekt nutzt diese bestehende künstliche Topographie: Der dreigeschossige Riegel mit den Studentenzimmern lehnt sich visuell am grossen Geländersprung (bis zu 8 Meter Höhe) an der östlichen Grenze. Vom Inneren des Areals wird damit die Stützmauer als ein Gebäude wahrgenommen, welches das entstehende Quartier um den neunen Garten im Hintergrund schließen wird. Von oben, von der Terrasse der Schule aus, wirkt es fast wie ein Relikt einer alten Umfriedungsmauer. Kleine Vor- und Rücksprünge in der Oberfläche verstecken die schlitzförmigen Fenster und lassen die Wand jede Sonnenbewegung und Änderung der Lichtstimmung präzise registrieren. Ein kompakter enigmatischer Baukörper, der aus der Erde auftaucht, ein klares, architektonisches Zeichen: in der leicht fallenden Umgebung die hält er die Horizontale. Die Solidität des ersten Eindruckes wird bei näherer Betrachtung in Frage gestellt. Wo der neue Weg, von der Sportoberschule kommend, querfeldein die Geländegrenze erreicht, entpuppt sich die Mauer als eine schwerelose Wandscheibe, die über einem transparenten Sockel schwebt. Die etwa drei Meter breite Wandscheibe, welche die Erschließung des Zimmers Traktes beinhaltet, wird um 90 Grad gedreht und bildet das Dach, unter dem sich die Räume des gemeinsamen Bereiches Pavillons-artig frei ordnen. Pyramidale Oberlichten, welche in der Masse des Flachdaches eingeschnitten sind, verleihen den einzelnen Räumen einen eigenen Charakter. Der dreigeschossigen Zimmertrakt ist als reine Holzkonstruktion gedacht, von den kühlen sanft beleuchteten Gängen in der Wandscheibe, wo einzelne Sitznischen die Länge der Flure unterbrechen, gelangt man in den warmen Schlafräumen. Lichtumfüllt sind sie wie offene Logen, welche zur monumentalen alpinen Landschaft des Obervinschgaus öffnen.

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Inquadramento

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Pianta piano terra

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Pianta primo piano

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

Sezione trasversale

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

sezione trasversale

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

sezione trasversale

Cez Calderan Zanovello Architetti — Convitto per alunni con una mensa a Malles

prospetto sud

Casa AL - Studio Arthur Casas

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The owner had a very clear goal: enjoy the astounding views of Rio’s mountains and sea. A long time client of Studio Arthur Casas, the bachelor entrepreneur wished to move from his flat and build a house straight from the beginning with the architects, starting with choosing the right spot.

Studio Arthur Casas — Casa AL

Located in the hills near São Conrado beach, the plot intrigued the client, as it had no direct views of the sea, blocked by the front neighbor’s wall, nor would it be the best choice to contemplate the surrounding mountains, due to the level difference with the street. “For me it was clear that we could to reach the view. I assured him that all the social areas would be intertwined with the landscape” said Arthur Casas.

Studio Arthur Casas — Casa AL

The solution was to raise the entrance, the social areas and the pool to the first floor, with a direct access from the higher level of the steep street. Thus, spectacular views were created by overlooking the neighbor’s house. Large glass panels slide and hide behind the walls in order to erase the boundaries between inside and outside. Great spans amplify this sensation of living within the scenery. The infinity swimming pool seems to float above the lush forest and the Atlantic Ocean.

Studio Arthur Casas — Casa AL

Guestrooms and service areas were located in the ground floor, surrounded by an enclosed garden. In the second floor, a volume with smaller proportions is covered in wood, housing private dependencies such as the master suite and the spa, both oriented towards the horizon.

Studio Arthur Casas — Casa AL

The materials employed are inspired by the landscape, with local stone from nearby Minas Gerais state and cumaru wood (Brazilian Teak), extremely resistant to weather variations. The interior design valued comfort and casualness, by using the warm textures of Brazilian furniture blended with hand-picked foreign items.

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Studio Arthur Casas — Casa AL

Ground Floor

Studio Arthur Casas — Casa AL

First Floor

Studio Arthur Casas — Casa AL

Second Floor

Studio Arthur Casas — Casa AL

Nanan - Luca Amendola, Gianluca Geroli

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Nel cuore della città a pochi passi da piazza di Spagna e via Condotti, centro nevralgico dello shopping capitolino, nasce il negozio Nanan.

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Come per Milano anche per Roma, il linguaggio formale si basa sulla circolarità degli spazi. Spazi circolari che si susseguono, si incastrano, si sfiorano e sembrano quasi avvolgere gli oggetti che espongono, così come avvolgente e protettivo è l’abbraccio materno.

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

I toni neutri del panna delle pareti e della pavimentazione in legno, la ricchezza delle decorazioni ottenuta con l’uso calibrato di cornici, la luce diffusa e calda proveniente dai faretti posti a soffitto e dal grande lampadario in vetro di Murano, le mensole che ora aggettano e ora si insinuano nelle nicchie che scavano le pareti, conferiscono anche a questo negozio un tono caldo e un po’ retrò e rendono riconoscibile l’immagine del marchio Nanan in tutto il mondo.

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

Luca Amendola, Gianluca Geroli — Nanan

GUARDA-MI - T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi

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GUARDA-MI consiste in una strategia operativa in grado di trasformare uno spazio che ha perso la sua funzione urbana in un extra-spazio, uno spazio vivente e vissuto, restituito alla città. Il progetto di trasformazione si andrà progressivamente ad inserire nell’immaginario collettivo del panorama urbano come luogo in cui, assumendosi una certa dose di responsabilità, sarà possibile gettare le fondamenta per modelli alternativi di sviluppo, basati sulla temporalità degli usi e sull’adattabilità, sull’interazione fra gli attori urbani che a differenti scale sono coinvolti nei processi di trasformazione e sul coinvolgimento diretto degli utenti. La riqualificazione del cavalcavia è finalizzata a creare un luogo dotato di una propria identità, seppur mutevole e in continuo divenire: uno spazio ben definito, ma in cui tutto è ancora possibile. Per questo lo spazio del cavalcavia e delle testate è stato “infrastrutturato” secondo alcune regole generali che prevedono al loro interno un processo aperto con ampi margini di adattabilità (sia rispetto alle richieste del mercato, che ai continui mutamenti della domanda) e che garantiscono, in ogni momento del ciclo di vita urbana dell’intervento, la corrispondenza dell’immagine complessiva all’impianto proposto.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

Attraverso un approccio progettuale basato sul tempo degli usi è possibile far sì che questo luogo possa risultare attivo e vitale in qualsiasi momento della sua storia urbana futura e rispondente a bisogni e necessità, per loro natura mutevoli nel tempo, con pochi adattamenti e senza stravolgimenti radicali. Nell’organizzazione complessiva dell’intervento si è scelto di lavorare sull’inserimento di alcune attività predeterminate e permanenti, con un riverbero urbano maggiore, capaci di costituire attrattiva in ogni momento e garantire così la sussistenza di un luogo vitale e attivo. Ad esse si integrano delle aree destinate a ad usi temporanei, che permettono invece il ricambio delle attività che vi si svolgono e la possibilità per la cittadinanza attiva di proporre nuovi modi d’uso dello spazio. Alcuni degli spazi previsti per gli usi temporanei si propongono già attrezzati, prevedendo degli affidamenti in gestione (ad esempio, per una stagione di semina e raccolto nel caso degli spazi degli orti e delle serre, o di sei mesi/un anno per gli atelier/temporary shop, così per consentire ad un giovane artista o start-upper di sperimentare l’avvio di una nuova attività). Alcuni spazi invece sono lasciati totalmente liberi, infrastrutturati solo con i servizi minimi di base, e sono aperti ad accogliere proposte d’uso inedite ed imprevedibili, anche se solo per poche ore (eventi, performance, piccole attività commerciali, ecc.).

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

GUARDA-MI, inserendosi come elemento di completamento di un sistema continuo di luoghi pubblici pedonali e ciclabili, propone di trasformare una superficie monofunzionale e passante in un luogo in cui sperimentare paesaggi urbani alternativi, fornendo agli abitanti degli spazi di aggregazione dedicati alle diverse categorie di età e ai city-users dei luoghi eccezionali che accolgono attività urbane inedite.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

DESCRIZIONE DEGLI AMBITI DI PROGETTO Nell’intervento si possono riconoscere ambiti differenti, anche per i loro diversi aspetti formali e morfologici, la cui trasformazione sinergica permetterà di raggiungere gli obiettivi individuati. Al fine di definire sin da subito dei luoghi riconoscibili, gli ambiti sono stati definiti con un nome specifico a seconda della loro vocazione principale:

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

Il palinsesto La vocazione della grande superficie del cavalcavia è quella di diventare un luogo dove tutto è possibile. Il parterre è per questo stato organizzato in modo flessibile, definendo in modo netto gli spazi di percorrenza e di connessione, mentre la superficie rimanente si propone lottizzata come un palinsesto, che prevede nei diversi slot spaziali alcune attività fisse, capaci di rendere vivo e attivo lo spazio fin da subito, e altre temporanee da affidare, attraverso una procedura aperta, ad attori sociali e operatori economici.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

La parte di Cavalcavia verso il Foro Garibaldi si presenta come la zona più aperta. Comprende l’arena (una struttura leggera, analoga a quella dell’Insegna Abitata, per proiezioni, spettacoli o semplicemente per sostare) e la grande superficie flessibile, predisposta attraverso la grafica a terra e delle forature per il posizionamento di pali ad accogliere il più ampio tipo di attività. Il secondo tratto, invece, si sviluppa in corrispondenza dell’Insegna Abitata e si presenta con una sequenza di diverse attività legate progressivamente al gioco (campo bocce, sabbiera con giochi, campo polisportivo), alle attività sociali e conviviali (serra, orti, tavolata, barbecue) e al tempo libero (playground, ping pong, pedana). Lungo la pista ciclabile, sul lato dell’Insegna, si sviluppa un percorso ombreggiato che interseca una sequenza di spazi attrezzati per la sosta e di luoghi selezionati in cui si apre la vista verso il fascio ferroviario.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

L’insegna abitata La scelta di inserire un elemento a sviluppo verticale deriva da una riflessione più generale riguardante i rapporti dimensionali e le relazioni con il contesto. In quest’area ci si deve rapportare con interventi che hanno una dimensione, sia fisica che di capacità attrattiva, molto ampia (torri dell’Unicredit, Palazzo della Regione, il Bosco verticale, la torre dell’acqua di via Farini, il fascio ferroviario, ecc.). Per questo è necessario cambiare la scala dell’azione, lavorando in elevazione sul fronte dei binari con una struttura tridimensionale, leggera e permeabile che sorregge una grande insegna luminosa che gioca sull’ambiguità di significato GUARDAMI/GUARDA-MI. L’Insegna Abitata è pensata per raggiungere l’obiettivo riconoscibilità e amplificarne gli effetti, al fine di diventare essa stessa un landmark nello skyline urbano.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

La struttura è costituita da elementi tubolari di tipo tubo-giunto, solitamente utilizzati per le comuni impalcature. La proposta di un edificio-ponteggio, una struttura leggera che rimanda all’estetica delle strutture temporanee, risponde per sua natura ad un’idea di modificabilità che ben si presta all’immagine generale che si vuole proporre per l’intero intervento. L’Insegna Abitata, oltre a percorsi, terrazze e passerelle aeree, contiene anche alcuni volumi chiusi, piccoli spazi privilegiati da destinare ad attività temporanee, con un’organizzazione molto chiara e leggibile anche dall’esterno.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

La Promenade Plantée La testata nord assume un ruolo come spazio di mediazione fra i luoghi definiti e “domestici” del quartiere e lo spazio aperto ed eccezionale del cavalcavia. Il percorso piantato che si propone per quest’ambito assolve questo ruolo di integrazione fra le parti, ricomponendo le diverse dimensioni e fornendo una guida nel sistema di salita/discesa. La vocazione di quest’ambito è quello di diventare una passeggiata ambientale, che permetta alle diverse tipologie di utenti (ciclisti, anziani, bambini a piedi o in passeggino, ecc.) di percorrere il dislivello in tranquillità, attraverso un sistema di rampe e terrazzamenti, raccordati da pendii morbidi e scarpate verdi. Per l’area compresa tra via de Castillia-Borsieri-Confalonieri si definisce, inoltre, un’ampia piazza ribassata, in continuità con il sistema della Promenade Plantée, che potrà essere utilizzata come spazio pubblico protetto e sicuro in particolare a servizio delle associazioni culturali insediate alla quota stradale degli edifici.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

Il foro Garibaldi La testata sud ha la vocazione di diventare uno spazio di aggregazione ludico e culturale, funzionale a rispondere alle esigenze degli abitanti quartiere. La scelta di eliminare la rampa di ingresso al cavalcavia consente di liberare uno spazio che ad oggi non esiste, permettendo così la definizione, attraverso il ridisegno delle superfici, di un luogo protetto per il gioco e l’incontro, posto in stretta relazione al distretto scolastico. L’obiettivo è quello di trasformare un passaggio sgradevole e inospitale, in uno spazio accogliente, aperto e fruibile a tutti. L’eliminazione della rampa carrabile permette, infatti, di aumentare il campo visivo in uscita dalla scuola, creando un ambito protetto dai flussi veicolari, in stretta relazione con la scuola stessa. Il ridisegno della pista ciclabile, pensato come una risalita dolce, genera un’ampia curva che permette così di svuotare lo spazio al suo interno. Il pendio di raccordo fra la risalita ciclabile e la superficie della piazza è stato pensato come una gradonata minerale, che permette di raggiungere la quota superiore del cavalcavia, ma che allo stesso tempo sia un luogo in cui poter sostare e da cui avere una vista privilegiata sull’intero spazio del Foro Garibaldi.

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

T SPOON, Guglielmo Bartocci, Elisa Borgognoni, agnese monica, Giovanna Perdichizzi — GUARDA-MI

Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio - SCIA architettura&ingegneria

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Gli storici e gli antropologi fissano l’inizio della civilizzazione proprio nel momento in cui l’homo sapiens comincia a seppellire i propri morti. Eppure, oggi abbiamo l’abitudine di considerare il cimitero come un luogo atopico della periferia urbana, alla stregua delle aree perdute a ogni uso sociale: luoghi dimenticati dalle città, spazi dell’inerte, senza vita e pertanto trascurabili e trascurati.

SCIA architettura&ingegneria — Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio

Il cimitero, invece, deve essere il luogo fisico della memoria collettiva, nel quale vengono custoditi i segni dello svolgersi degli eventi, del fluire del tempo, del trascorrere della vita. E’ perciò di fondamentale importanza che la forma della città funebre sia in connessione con la forma urbis, in rapporto con il carattere e la struttura sociale della comunità.

SCIA architettura&ingegneria — Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio

Tavola 1

SCIA architettura&ingegneria — Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio

Tavola 2

SCIA architettura&ingegneria — Ampliamento Cimitero della Misericordia di Campi Bisenzio

Tavola 3

Regolamento Urbanistico del Comune di Sovicille - Architetto Giulio Romano

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Incarico professionale per la Redazione del primo Regolamento Urbanistico del Comune di Sovicille. Co-progettista assieme all’arch. Stefania Rizzotti e l’arch. Roberto Vezzosi (Capogruppo)

Architetto Giulio Romano — Regolamento Urbanistico del Comune di Sovicille

Cavalcavia BUSSA _ Milano - S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta, Massimiliano Matera, Vincenzo Ferrara

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L’ISOLA DELL’UCCELLIN BELVERDE

S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta, Massimiliano Matera, Vincenzo Ferrara — Cavalcavia BUSSA _ Milano

C’era una volta un’isola: quando pensiamo all’isola immaginiamo un lembo di terra circondato dalle acque: in realtà noi siamo a Milano e questo non è quindi possibile se non ai sognatori. E allora? Scopriamo che anche a Milano esiste un’isola, urbana.

S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta, Massimiliano Matera, Vincenzo Ferrara — Cavalcavia BUSSA _ Milano

Ma torniamo alla “nostra” isola dove c’era un re buono con una copiosa barba e due robusti baffi che gli davano un’aria severa e importantissima: si chiamava re Ambrogio, che inizialmente era un carrettiere, era un buon amministratore, era amante delle piante, di cui coltivava quelle che davano vantaggio all’uomo e dello sport che migliora la forma fisica, ma che talvolta può aiutare oltre il corpo anche a raddrizzare le le idee, amava il riposo salutare nel verde con un buon libro da leggere: insomma era davvero un re da favola. Ma Ambrogio non era tranquillo e passeggiava nervosamente dimenticandosi perfino di mettere il segno al libro che stava leggendo e perfino non ricordava il rigo che aveva già letto. Ma perché sei così pensieroso gli chiese uno scoiattolo di passaggio? Tu non sei di queste parti e perciò non sai che sono molto preoccupato per le mie tre figlie, che ormai sono diventate grandi: i loro nomi sono Eleonora, Elisabetta ed Evelina e, credi al loro vecchio padre, di giudizio non sono cresciute tanto. Figurati che vogliono viaggiare in tutto il mondo torno torno per monti e per valli, conoscere la gente che ci abita e fare la propria esperienza di vita. Brave figliole mi sembra nell’insieme, disse lo scoiattolo che non era dell’isola, perché ti immalinconisci tanto per una cosa che succede frequentemente ormai? Perché sono le mie figlie, ed io le devo preparare a governare l’Isola quando io non ci sarò più. Lo scoiattolo a questo punto disse: lasciale andare, istruiscile bene e con garbo su ciò che possono incontrare nel mondo. Ma Ambrogio non era tranquillo a fece costruire nell’isola tre portali moderni di marmo, uno per figlia perché i figli debbono avere tutto uguale e ci fece mettere tre grosse porte con catenaccio. Nel frattempo Evelina aveva ascoltato tutto dietro una siepe di alloro che nella espressione botanica si chiama Laurus Nobilis. Si riunì con le sorelle per decidere cosa fare giacché il padre aveva precisato che le porte sarebbero state realizzate presto: Eleonora esclamò: come faremo a vivere in un lembo chiuso da portoni quando fuori c’è il mondo?. E fu così che, di soppiatto, partirono e se ne andarono da casa. Partite le ragazze, Ambrogio era disperato, non voleva fare più il re dell’isola, non voleva ricordare quanto era bello, nonostante qualche discussione che non conta, quando c’erano le tre figlie, Eleonora, Elisabetta ed Evelina. Decise allora di fare un bando pubblico e si affidò ad un uccellino, che aveva un piumaggio di tutte le sfumature del verde, per essere sicuro che arrivasse alle orecchie delle figlie e in questo bando stabilì che le porte sarebbero state abbattute e i portali aperti, facendo anche sapere alle figliole che avrebbero potuto fare nell’isola quello che avevano nel cuore. L’uccelin Belverde fece il suo dovere e guidò le ragazze a casa dopo aver attraversato monti e valli, superate mille fatiche. Ci fu un festoso ritorno, Evelina carica di racchette, di palle di tutti i tipi giunse per prima per attrezzare un’area per lo sport, Elisabetta, zappa e rastrello alla mano, era ansiosa di realizzare un piccolo orto, di coltivare la terra e trarne frutto. Da ultimo, affannata, arrivò Eleonora con tutto il necessario per esprimere la sua passione per le arti, la musica, la pittura. Da quel momento l’isola fu aperta è goduta da tutti, L’uccellino modulò il suo canto da un ramo di ciliegio fiorito, Ambrogio e le figlie vissero felici e contenti.

S.b.arch. Bargone Associati, Federico Bargone, Francesco Bartolucci, Gianluca Pelizzi, Enrico Auletta, Massimiliano Matera, Vincenzo Ferrara — Cavalcavia BUSSA _ Milano

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Curve per tutte le stazioni - Gaetano Ginex, Corrado Trombetta

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L’ampio studio realizzato in fase di analisi relativo ai progetti di piccole stazioni contemporanee, ha restituito al gruppo di lavoro l’indicazione dell’elemento morfologico che risponde meglio alla strategia possibile. Ovvero porsi come obiettivo la traduzione dell’insieme delle richieste alla base del bando, in un unico segno forte, che corrisponda ad un unico elemento tecnologico riconoscibile. Realizzare gli elementi tecnici delle coperture e dei tamponamenti, le recinzioni, gli elementi di attraversamento, le attrezzature ed i sistemi in modo da essere contenuto e contenitore all’interno di una strategia progettuale tesa all’efficacia del sistema LA STRATEGIA E I CRITERI PROGETTUALI Il tema delle curve nasce dall’opportunità che tale elemento geometrico offre nel poter contenere, per sua natura morfologica, elevazioni, coperture e, attraverso un gioco di proporzioni, gli altri elementi tecnici alla base delle richieste progettuali, come recinzioni e attrezzature. La strategia progettuale è dunque quella di ottenere un’immagine positiva e unitaria delle RFI, che risponda alla piu’ ampia versatilità possibile ed essere dunque un luogo moderno, accogliente e confortevole. La riflessione sullo studio delle stazioni ipogee delle metropolitane, ha inoltre suggerito la migliore definizione degli spazi funzione di riferimento: stazioni configurate su tunnel contenitori e distributori di funzioni. Il sistema binoculare delle stazioni ipogee si è presto piegato alla definizione di un modulo generatore dettato dalla griglia di esigenze a base del bando. Un sistema di coperture curve su moduli di sei metri che generano un versatile sistema modulare semplice e denso di innovazioni formali, funzionali, tecnologiche e logistiche. Si è puntato ad un sistema modulare che dunque garantisca l’insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema a connettersi funzionalmente tra di loro; qualità che risiede nella scelta tecnologica operata dal gruppo; un sistema che potremmo definire la matrice delle possibili integrazioni, che risponde alla moderna esigenza della forte flessibilità progettuale nel mantenimento dell’unitarietà del linguaggio, anche nel rispetto dell’integrazione nel sistema ambientale e di contesto. Certo, l’idea progettuale pone un insieme di condizioni di fruizione percettiva tese alla riconoscibilità dell’oggetto. Aspetto e soprattutto, riconoscibilità, sono garantiti da un design che si concretizza in un unicum, ovvero la curva, che raccoglie tutte le funzioni nelle sue varie dimensioni e aggregazioni. La semplicità e l’efficacia di linguaggio architettonico consentono di costruire un rapporto chiaro, forte e positivo tra oggetto-funzione e RFI, e dunque realizzare una nuova memoria collettiva sulle piccole stazioni.

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Vista del prospetto principale

GRUPPO DI PROGETTAZIONE Corrado Trombetta, Gaetano Ginex, Paolo Fuschi, Aurora Pisano Andrea Jeropoli, Domenico Tosto, Gabriella Falcomatà, Stefania Raschi, Chiara Scali.

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Prospettiva

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Vista dall'alto e del passaggio

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Sezione sovrappasso

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Vista laterale con la torre

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Esploso assonometrico dell'Impianto

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Schizzi di studio e concept

Gaetano Ginex, Corrado Trombetta — Curve per tutte le stazioni

Schizzi di studio 2

Knot House - Atelier Chang

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Five white, sculptural buildings rest on a cliff of the southern coast in Geoje Island, South Korea. The white walls fold in themselves to create a private ocean view from each house. Tall pine trees that grow between the buildings and the sea form occasional view frames. This is the second resort for the hospitality group called “House of Mind.”

Atelier Chang — Knot House

The two-storey Knot House at the top is a clubhouse as well as the owner’s residence. At the border of the clubhouse, a V-shaped infinity pool merges with the ocean afar. Four other one-storey Knot Houses host six guest rooms. The narrow and long strip of the building site provided an initial challenge to fit maximum number of units while maintaining privacy and ocean view. Atelier Chang suggested a layout to turn each house by 40 degrees toward the sea. This staggering allows an unrestricted ocean view for the guests and produces niches of private zones. Simulta¬neously, it amplifies the dynamic outline of the roofs where the visitor can read the continuity of the white angular masses forming mountainous peaks.

Atelier Chang — Knot House

The knot’s folding and unfolding creates different aperture in and outside the building. Where the knot unfolds in the front, 3 to 5 meter full height windows open toward the ocean view. In the rear, it tightens up and provides complete enclosure for privacy.

Atelier Chang — Knot House

Where the knot gets most loose, an intimate experience of bathing manages to escape out to the exterior garden. The boundary between the inside and outside seems blurred at this moment. It may feel ironic to be sitting in a Jacuzzi looking out to the ocean and garden on either side of the tub. The strategic manoeuvre of the knot aimed at providing such a unique experience while maintaining privacy. The knot continues as an interior intervention on a wooden strip. It demarcates a private zone for bed and tub sitting in the open living room.

Atelier Chang — Knot House

During the concept phase of the project, a key question was how to achieve seamless spatial connection between outdoor landscape and indoor living space through architecture. To answer that question, one had stop separating the building from the ground. Instead Atelier Chang imagined a surface made of landscape, which eventually folds into a knot to create an enclosure. The wild landscape floods into the terrace, generates patterns of herb garden, and gradually reaches the interior in continuous manner.

Atelier Chang — Knot House

The initial design was conceived for providing three typologies that mimic different knots. Like choosing a product from a catalogue, an interested client can choose and combine multiple typologies, then form a unique master plan to suit the site. Also the project brings multiple advantages from the real-estate point of view. At first, multiple units can be built for hospitality to generate immediate income. Years later, they can be converted and sold as residential units. The design itself took account of adaptability throughout the life span of the building from a guest unit to a fully functioning residence.

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

Atelier Chang — Knot House

“Cavalcavia Bussa”. Milano - bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi

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Il sistema del verde di Milano si basa su corridoi di spazi verdi che si sviluppano dal centro verso le aree periferiche di minore densità abitativa. Nel futuro il cavalcavia Bussa rappresenterà una nuova e rinnovata connessione all’interno delle attuali trasformazioni urbane dell’area Porta Garibaldi: il decennale isolamento del quartiere Isola, ad opera della ferrovia, sarà risolto dal nuovo spazio urbano immaginato per il cavalcavia. Oltre alla realizzazione di nuovi spazi urbani e di socializzazione per i cittadini, e in concomitanza con i grandi progetti urbanistici e architettonici, la città di Milano sta sviluppando una nuova visione del verde urbano anche sotto un aspetto rappresentativo, offrendo un nuovo elemento identitario aggiuntivo di riconoscibilità della città tutta, che si pone da anni in confronto e relazione alle capitali mondiali impegnate in un processo di attrazione turistica ed economica a scala globale. La proposta progettuale di riqualificazione del cavalcavia Eugenio Bussa, come una nuova porta verde di accesso al centro cittadino, mira alla proposizione di un intervento guida a livello sia nazionale che internazionale.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

In una successione di spazi diversificati tra loro, il bosco-ponte può essere associato alla struttura di un racconto, che si sviluppa e snoda in diversi ambienti e suggestioni, all’interno di un’atmosfera predominante e comune come quella di un grande bosco urbano. Per vivere questo racconto nella natura superfici di calcestruzzo tessile, lavorate con diverse texture e finiture, consentono la percorrenza del cavalcavia e l’aggiunta un nuovo strato contemporaneo alla stratigrafia strutturale del ponte. Da una tecnica che può essere utilizzata per il risanamento di strutture simili, qui il calcestruzzo tessile assume un ruolo sia protettivo che di finitura.. il gioco di ombre e luci fra le radure e le aree del bosco, aggiunti ad elementi di interesse quali nebulizzatori contribuisco alla creazione di un microclima piacevole lungo tutto l’anno. Il tessuto riflette la luce diurna sotto il ponte migliorandone la percezione durante l’attraversamento.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

Il progetto si sviluppa come un vero e proprio percorso scenografico, che si distacca gradualmente dalla caotica realtà urbana. La sequenza di percorsi e spazi inizia dalle due testate del ponte concepite come radure urbane (offrendo un’atmosfera ispirata alle reali radure boschive) in stretta relazione al tessuto urbano circostante, dalla funzione di vere e proprie piccole piazze di quartiere. L’esperienza prosegue sul cavalcavia come all’interno di un bosco urbano, lontano dal traffico cittadino, configurato anch’esso secondo uno schema di percorsi e di radure di diversa dimensione e configurazione spaziale. Nel susseguirsi degli spazi e dei percorsi il visitatore si imbatte in finestre e squarci, tra la vegetazione, che di volta in volta aprono sulla città contemporanea e sul corridoio visivo che punta in direzione del Monte Rosa. Ogni radura funge da attrattore che a seconda della sua dimensione e configurazione determina una propria identità e si predispone ad ospitare differenti funzioni e servizi alla comunità, in alternanza alle diverse stagioni dell’anno, alle ricorrenze della cittadinanza o degli eventi organizzati in maniera partecipativa. Per garantire accessi funzionali e diretti a tutte le aree limitrofe al cavalcavia, è prevista una rampa ed un ascensore di connessione tra il cavalcavia stesso e la sottostante velostazione, il tutto per agevolare i flussi pedonali anche in direzione della stazione ferroviaria.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

Vestito la relazione con la tradizione della città di Milano nel mondo della sartoria e della moda è stata ricercata ed individuata nel concept di un vero e proprio “vestito” che fascia il cavalcavia. Un tessuto chiaro, high-tech e semitrasparente che dà al ponte un’apparenza dinamica e mutevole a seconda del vento e dell’irraggiamento solare tramite un gioco di riflessi e ombreggiature disegnate da onde e risvolti del tessuto stesso. La dinamicità del rivestimento e l’aspetto estetico lo accostano alla mobilità di una foglia sotto l’azione del vento ed esaltano l’apertura spaziale che il corridoio ferroviario genera nel tessuto urbano della città, aprendosi verso la catena prealpina. E’ stato pensato un materiale che faccia da diretto corrispondente tecnico alla funzione purificazione dell’aria da parte del bosco: verrà predisposto uno strato fotocatalitico che accelera l’ossidazione degli agenti inquinanti sotto l’azione della luce solare, il loro dilavamento e conseguente auto pulitura del tessuto. Un’integrazione futura consentita da questa scelta progettuale permette, nelle zone maggiormente esposte al sole, l’integrazione di celle solari che contribuiranno all’auto sufficienza energetica dell’opera fonrendo l’energia al sistema di illuminazione pubblica a basso consumo con tecnologia a LED. La leggerezza del tessuto di rivestimento si contrappone al volume della struttura esistente alla quale si aggancia tramite un sistema modulare in acciaio, che viene fissata sul cavalcavia con differenti gradi di rotazione, generando un movimento seguito dal tessuto su di esso fissato e dal sistema di parapetti e ringhiere predisposti a protezione dei fruitori.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

La notte il cavalcavia diventa un arco di luce sovrastante la stazione di Porta Garibaldi. La promenade viene disegnata da due fasce di luce LED integrate nei corrimani, guidando il visitatore nella percorrenza del bosco. Nel bosco, i singoli corpi luce vengono concepiti come numerose sorgenti luminose puntuali, dalle differenti dimensioni ed intensità, andando a creare un gioco di “nugoli” luminosi simili alla presenza di lucciole nella natura. Ogni gruppo luminoso viene installato immerso nella vegetazione, assicurando un ottimo livello di illuminamento degli spazi senza rinunciare al gioco di riflessioni e volumi tra corpi opachi, lucidi e riflettenti. Il gioco tra luce lineare e puntuale modifica l’aspetto tradizionale di un’opera ingegneristica che da una concezione di illuminazione al solo servizio della sicurezza si evolva ad una soluzione scenografica, che offra lo stesso grado di efficienza e sicurezza.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

Un sistema di percorsi e radure eterogeneo risponde allo scopo strategico del bosco sul ponte: dare una possibilità di appropriazione, da parte di visitatori e residenti, diversificata ed accessibile a tutti, garantendo un efficiente grado di connessioni con il contesto urbano ed una fluida percorribilità e permanenza negli spazi adibiti alla sosta ed alla ricreazione. L’elemento “tempo” si pone alla base dell’utilizzo e della fruizione degli spazi progettati: generando alternanza di aspetto, funzioni ed ambiente (sia da parte della vegetazione che degli ambienti costruiti) a seconda delle differenti ore della giornata, dei giorni della settimana o delle stagioni, gli spazi progettati si propongono come una “base” interpretabile e configurabile in maniera sempre diversa per le diverse utenze ed utilizzi. Lo spazio non viene solo vissuto, ma si propone ed invita i fruitori ad un rapporto di interazione tra uomo e spazio pubblico, uomo e natura, uomo e società. Il bosco-parco diviene parte della quotidianità come tra residenti e visitatori occasionali o come tra viaggiatori e “bussinessmen”, in una serie di interazioni sempre diverse: appuntamenti, incontri occasionali, riunioni all’aperto, momento di condivisione. Le radure di dimensioni diverse potranno ospitare differenti tipologie di eventi e manifestazioni sia rionali che cittadine, in un originale ambiente urbano.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

Ecologia l’elemento vegetale ed il tessuto fotocatalitico di rivestimento si completano a vicenda nell’obbiettivo di una purificazione dell’aria dagli agenti inquinanti, associabile ad un grande polmone verde nella città. In un primo tempo gli ossidi di azoto (NOx) e di zolfo (SOx) vengono ossidati e la loro decomposizione, sotto l’azione della luce naturale, accelerata tramite la superficie fotocatalitica, presente nello strato esterno del tessuto di rivestimento del cavalcavia. Dopo la decomposizione degli elementi inquinanti, segue il loro dilavamento e la naturale pulizia della superficie del tessuto. Gli elementi decomposti raccolti dal dilavamento vengono convogliati ai substrati di terreno come fertilizzanti (NO3-) assimilabili dalle piante ed indispensabili ad il loro metabolismo. In un secondo tempo, la fotosintesi, incentivata dalla fertilizzazione, contribuisce nell’abbattimento degli CO2 trasformandoli in ossigeno tramite la luce diretta del sole. Nella scelta delle piante sono state selezionate specie da un’alta superficie fogliare per una maggiore efficienza in questo processo di purificazione dell’aria.

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

bauchplan ).(, josef rott, Paolo Fortuna, Kay Strasser, Francesca Burzi — “Cavalcavia Bussa”. Milano

Paesaggi Edibili - Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino

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Paesaggi Edibili esprime la necessità di dare una forma consapevole a ciò che ci circonda, ovvero disegnare un paesaggio in modo da non compromettere gli equilibri locali delle aree in progetto. Contemporaneamente intende progettare un paesaggio che sia edibile, i cui frutti siano direttamente consumabili da chi lo frequenta stabilmente o saltuariamente.

Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino — Paesaggi Edibili

orti in campagna

Il progetto nasce dunque dall’analisi delle esigenze di coltivatori urbani e di quelle della città, che vede in continuo crescendo la richiesta di terreno coltivabile. Si concretizza da una parte un intervento a misura di singolo utente, dall’altra a misura della collettività cui le aree ortive domandano gli spazi. Passando attraverso i requisiti, si sono definite le prestazioni di manufatti e arredi che siano al contempo sicuri, condivisibili, affidabili e durevoli, contestuali e semplici, e sempre sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Le configurazioni individuate attraverso l’abaco rispondono alle esigenze del contesto in termini di inserimento paesaggistico, offrendo al contempo una varietà di soluzioni ai temi del pubblico/privato, individuale/collettivo. Il disegno del verde, in particolare, è diretto alla massimizzazione della biodiversità in senso lato, con l’inserimento di antiche varietà e specie autoctone: piante da frutto, arbusti e rampicanti.

Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino — Paesaggi Edibili

Abaco

Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino — Paesaggi Edibili

Orti tra le case

Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino — Paesaggi Edibili

Orti dentro i giardini

Valeria Bruni, Stefano Scavino, Paola Gullino — Paesaggi Edibili

Orti in campagna

Concorso per la nuova sede sociale BCC Buccino - Carlotta Costantino, Chiara Paola Sartini

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L’edificio, vista la sua collocazione, costituisce una mediazione tra il tessuto compatto del paese esistente e gli spazi aperti della campagna e del paesaggio circostanti. Il progetto vuole rappresentare il carattere evocativo del luogo, risolvendo al suo interno le caratteristiche fisiche del sito da un lato e il carattere specialistico dell’edificio dall’altro, attraverso lo sviluppo di un tema prevalente: il muro. Il muro, solido e parzialmente chiuso, definisce il limite sulla strada, protegge e privatizza l’edificio e costituisce il basamento sul quale costruire (vd. prospetto del retro). L’edificio ha origine da forme generatrici elementari, prevalentemente indotte dalle giaciture dell’intorno. La forma in pianta è data dall’unione di due rettangoli: il primo, contenente tutte le funzioni necessarie alle attività della sede sociale, è allineato all’asse stradale principale dal quale è previsto l’accesso; il secondo, che accoglie la sala conferenze, è ruotato rispetto al primo per orientarsi verso il Castello Normanno Angioino, complesso monumentale tra i principali della città, che costituisce così traguardo ottico per gli affacci e le visuali dagli spazi interni ed esterni del progetto. All’esterno, l’edificio principale vuole realizzare una mediazione tra la pesantezza del basamento e la leggerezza del corpo edilizio in elevazione, tra l’opacità della pietra e la trasparenza delle vetrate, oscurate semplicemente dalle lamelle orientabili. Il tema pesante-leggero tende a risolvere l’identità dell’edificio non attraverso la continuazione naturale dei manufatti edilizi vicini, privi di una forte identità architettonica, ma esaltando la sua singolarità dal punto di vista insediativo, tipologico e funzionale. Tutto il piano interrato è caratterizzato dalla presenza della pietra, il travertino, così come gran parte dell’edificio contenente la sala conferenze e tutto il muro di delimitazione del lotto, con lo scopo di rievocare l’imponente cinta muraria dell’antica città di Buccino, risalente al IV sec. a. C. Le pareti est ed ovest dell’edificio principale sono quasi interamente vetrate, con vetri basso emissivi, schermati con lamelle frangisole orientabili, fissate su uno sbalzo del solaio che copre tutta la lunghezza dell’edificio. Il lato est della sala conferenze, invece, è volutamente non schermato e realizzato con vetrate isolanti selettive, per individuare univocamente il foyer e l’accesso all’auditorium indipendente dalla banca.

Carlotta Costantino, Chiara Paola Sartini — Concorso per la nuova sede sociale BCC Buccino

Il nuovo fabbricato, come già evidenziato, è composto da due volumi distinti, il corpo uffici e l’auditorium, uniti tra loro a piano terra e a piano primo, là dove la copertura della sala conferenze viene utilizzata come terrazza a servizio della direzione generale, con vista verso la città storica. L’intera opera architettonica ha una superficie di circa 1.600 mq, oltre a circa 1.000 mq di archivi a piano interrato, ed ospita circa 20 posti di lavoro, un’ampia sala riunioni per un totale di 20 posti ed un auditorium con 199 poltrone. Il progetto rispetta i vincoli urbanistici del piano urbanistico attuativo, anche nell’ipotesi più restrittiva di superficie fondiaria pari a 4.151 mq. Il fabbricato che ospita la sede sociale del credito cooperativo è invece composto da due piani fuori terra più uno interrato e l’intera organizzazione è suddivisa in due parti tra loro indipendenti ma comunicanti: l’area operativa a piano terra e l’area direzionale a piano primo, collegate attraverso due ascensori vetrati e due corpi scala aperti che si affacciano sia sui corridoi interni sia sul giardino retrostante e che sbarcano direttamente all’esterno a quota – 0,80, in conformità con quanto prescritto dalla normativa antincendio. Il luogo è stato pensato in modo razionale, semplice e luminoso con lo scopo che il cliente possa sentirsi a suo agio. Il piano interrato, posto a quota -4,40, ospita due ampi spazi di 500 mq cadauno, entrambi con accesso carrabile proprio, uno dei quali può essere temporaneamente adibito, come richiesto dal bando, a parcheggio di nove autovetture. Tra la strada carrabile e l’ingresso ai due archivi è ricavato un ampio spazio, trattato con pavimentazione verde carrabile, utile per operazioni di manovra dei mezzi. L’acceso principale alla banca, a quota -0,80, avviene attraverso una bussola angolare interamente vetrata, che permette di individuare in maniera chiara ed univoca l’ingresso e che da accesso al bancomat, posizionato così in un luogo facilmente identificabile, ma comunque protetto. Gli spazi interni sono progettati in modo da disporre nelle vicinanze dell’ingresso di un’ampia zona di attesa per il pubblico, adiacente agli sportelli per le operazioni correnti, al primo corpo scale e ai servizi igienici dedicati al pubblico. Ai due lati del corridoio sono disposti gli uffici adibiti alle operazioni riservate, i servizi igienici per il personale dipendente, un locale accessorio di servizio per stampanti e/o fotocopiatrici, l’infermeria e due locali a disposizione da utilizzare quali spazi polmone per eventuali modifiche da attuarsi nelle successive fasi di progettazione e in base a possibili ulteriori richieste del committente. L’area direzionale, posta a piano primo alla quota +2,70, si compone di sei uffici per due impiegati ciascuno, l’ampia presidenza con piccolo tavolo riunioni o divani, l’ufficio del direttore generale, ampio e comprensivo di un tavolo per riunioni sino a 6 posti, l’ufficio per una segretaria, con possibilità di comunicazione con il direttore generale, una zona pranzo-relax per i dipendenti ed una grande sala riunioni, sino a 20 posti, con accesso diretto alla grande terrazza, orientata verso il castello e con vista sul parco.

Carlotta Costantino, Chiara Paola Sartini — Concorso per la nuova sede sociale BCC Buccino

Tavola 1

Studiando il profilo del terreno, l’auditorium è stato collocato ed orientato in modo da sfruttare la naturale pendenza per la sala, che si trova così a guardare il palco verso il paese ed il castello. L’accesso al foyer può avvenire direttamente dal parco, attraverso un sistema di rampe con pendenza sempre inferiore all’8% ed immerse nel verde, dalla piazza esterna, in comune con l’accesso alla banca, o anche dall’interno della sede sociale stessa, se e quando richiesto, attraverso un filtro dedicato, in ottemperanza a quanto prescritto dalla normativa di prevenzione incendi vigente. L’edificio che ospita l’auditorium presenta un ampio foyer, separato dall’esterno unicamente attraverso un’ampia parete vetrata volutamente non schermata, quasi a voler ricreare anche all’interno il luogo di condivisione ed incontro del parco urbano esterno. Il progetto vuole infatti essere inteso come uno strumento strategico per coinvolgere la comunità attraverso la creazione di spazi pubblici interni ed esterni, ambienti destinati a eventi, conferenze e attività culturali in genere. Oltre al foyer si distribuiscono a piano terra la sala regia e la sala interpreti, direttamente affacciate sulla platea, ed i servizi igienici destinati ai fruitori dell’auditorium; invece lo spazio per un ampio un locale tecnico è ricavato in adiacenza alla’area del palco, con accesso diretto dall’esterno, per l’alloggiamento degli impianti necessari. La fila più alta della platea è accessibile ai disabili alla quota di ingresso -0,80, così come lo spazio del foyer ed i servizi igienici, per cui tutti gli spazi sono fruibili dalla totalità della comunità. L’interno della sala è rivestito con pannelli fonoassorbenti, posizionati a parete e a soffitto, per l’ottimizzarne dell’acustica; nel rispetto della normativa di prevenzione incendi sono previste tre uscite di sicurezza dalla platea, direttamente verso l’esterno, delle quali due verso est ( alle quote -0,80 e -2,70) ed una verso ovest (a quota -2,70).

Carlotta Costantino, Chiara Paola Sartini — Concorso per la nuova sede sociale BCC Buccino

Tavola 2

Il progetto risponde alla puntuale richiesta di contribuire alla riqualificazione ambientale ed urbanistica della zona e prevede la realizzazione, oltre all’edificio, di un parco urbano fruibile dalla cittadinanza, accessibile da tutti grazie ad un attento studio delle pendenze e dei percorsi. Il progetto si sviluppa per sovrapposizione di tre layer: 1.il suolo modellato artificialmente che, assecondando l’orografia esistente definisce le diverse aree tematiche del parco; 2.le superfici verdi e le alberature; 3.gli accessi e la trama dei percorsi che consentono a tutti di attraversare il parco. Il verde del parco è progettato sotto forma di racconto, attraversando il quale si passa da una tipologia di verde all’altro, in modo da attraversare paesaggi diversi e viverli come esperienza diretta. Ogni area, individuata dai differenti giardini che si susseguono, ha una caratteristica determinata da una o più specie vegetali locali che la contraddistinguono. Partendo dalla piazza di ingresso in comune tra la sede sociale e l’auditorium il primo spazio verde che si incontra è quello dedicato alla coltura degli ulivi, tipica della zona. Ed ecco allora che gli ulivi costeggiano le rampe che tagliano i terrazzamenti ed accompagnano il pubblico verso l’auditorium e la banca. Procedendo verso la parte interna del parco si incontrano altri spazi verdi, contraddistinti anche essi da specie vegetali locali quali il tiglio, l’acero, la quercia e la hovenia. Come peraltro previsto dal Regolamento urbanistico edilizio comunale, anche l’area esterna adibita a parcheggio è sistemata a verde con filari di tigli, capaci di segnare in modo netto il succedersi delle stagioni e di ombreggiare le auto nei mesi più caldi.

Carlotta Costantino, Chiara Paola Sartini — Concorso per la nuova sede sociale BCC Buccino

Tavola 3

Progetto di riqualificazione urbana - Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi

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Riqualificazione urbana di un’area del nuovo centro abitato prossimo al nucleo storico del Comune di Castiglione del Lago (Pg). L’intervento su quest’area degradata e priva di una specifica identità urbana, comprende il recupero ed il riuso di un vecchio Hotel dismesso in evidente stato di degrado. Il progetto ha previsto la riconversione nell’uso della vasta superficie generando spazi e attività più specificatamente rivolte alle esigenze del territorio in termini di servizi sia privati che collettivi. La realizzazione dei contenuti di progetto è avvenuta con estrema sensibiltà applicando soluzioni di particolare effetto architettonico nonchè illuminotecnico con particolare sensibilità rivolta al contenimento dei consumi energetici.

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Stato ante operam

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Stato ante operam

Architetto Ivano Malizia, Architetto Federico Peparaio, Ing. Michele Mortolini, Ing. Michele Verdi — Progetto di riqualificazione urbana

Street and Square - Ugo Caragnano

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La piazza Gazzola di Perino in Val Trebbia era una distesa di asfalto destinata a parcheggio senza nessuna segnaletica di percorso; vicino alla strada era situata la pesa pubblica per automezzi; il viale Nazionale, che conduce al ponte pedonale sul fiume Perino, era privo di collegamenti pedonali adeguati. Il progetto nasce dall’idea di riordinare gli spazi dividendo i percorsi pedonali e le zone parcheggio per automobili. Ricollegandoci alla contestuale realizzazione della passerella pedonale sul fiume Perino abbiamo realizzato dei percorsi pedonali in deck terranova fiberon (materiale ricomposto in fibra di legno) e riordinato il viale creando delle isole in autobloccanti Saint Florant della ditta Paver nelle quali sono state realizzate aiuole in ciottoli del greto del Trebbia sopra cui saranno posizionate fioriere in cemento bianco. Nella piazza sono stati realizzati parcheggi in autobloccanti e i percorsi pedonali in deck che conducono al nuovo sagrato della chiesa; il volume della pesa pubblica è stato riempito di acqua realizzando una fontana a sfioro con giochi d’acqua che richiama il greto del Trebbia.

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square

Ugo Caragnano — Street and Square


Ristrutturazione di appartamento a Milano 2 - Segrate (MI) - Raffaella Guazzoni

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Nuova sistemazione della zona giorno di un appartamento, finalizzata alla realizzazione di uno spazio continuo e aperto destinato a cucina, pranzo, zona Tv e studio, il tutto con l’obiettivo di creare spazi più ampi e luminosi.

Raffaella Guazzoni — Ristrutturazione di appartamento a Milano 2 - Segrate (MI)

Viste dal soggiorno verso l'ingresso

Raffaella Guazzoni — Ristrutturazione di appartamento a Milano 2 - Segrate (MI)

Vista della cucina

Raffaella Guazzoni — Ristrutturazione di appartamento a Milano 2 - Segrate (MI)

Viste del soggiorno e dello studio

Appartamento al Grattacielo dei Mille - Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano

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L’intervento nasce su richiesta di una giovane coppia di ragazzi intenzionati a sistemare un appartamento che ha come caratteristica primaria quella di essere posizionato al tredicesimo piano del palazzo più alto di Piacenza, detto Grattacielo dei Mille, e di avere un’ampia vista sulla città, pertanto si è deciso di puntare sull’effetto scenografico di quest’ultima eliminando tutte le variazioni di colorazioni e materiali presenti e sostituendoli con un effetto total white che celebrasse la vista panoramica. Si è sostituito il pavimento in gres con un parquet prefinito sbiancato, i colori delle pareti e zoccolino Ral 1013 la cucina Euromobil dello stesso colore è stata rivisitata realizzando un banco o lavoro con piano “snack” su misura relaizzato nella stessa essenza rovere del tavolo da pranzo; l’unico bagno cieco è stato ampliato realizzando una zona doccia con vasca adiacente in corian ed un punto luce sulla zona giorno. Il parquet esistente delle due camere da letto è stato mantenuto ma sbiancato e trattato con vernici ad acqua.

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Appartamento al Grattacielo dei Mille

Bagno in corian

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Appartamento al Grattacielo dei Mille

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Appartamento al Grattacielo dei Mille

"the box" 2014 - concorso nazionale interior design - Maria Gabriella Alboini, Silvia Basti

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“Se l’acqua scarseggia… la papera non galleggia”.

Maria Gabriella Alboini, Silvia Basti — "the box" 2014 - concorso nazionale interior design

Vincitore cat.1: box Imola Ceramica "Se l'acqua scarseggia... la papera non galleggia"

Maria Gabriella Alboini, Silvia Basti — "the box" 2014 - concorso nazionale interior design

Cat.2: box Marazzi Group. "mentre tu vai in bicicletta, tua moglie va a caccia..."

Maria Gabriella Alboini, Silvia Basti — "the box" 2014 - concorso nazionale interior design

Cat.3: box Ceramica Sant'Agostino. "guardare e non toccare"

Progetto di interni di villa in costruzione - Raffaella Guazzoni

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La volontà della committenza di avere il minor numero possibile di arredi nell’abitazione è stato tradotto con un progetto che ha voluto rendere ogni parete particolare e funzionale, con strutture realizzate in cartongesso e pietra, protagoniste estetiche e funzionali di ogni ambiente.

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Soggiorno: progetto della parete Tv / camino

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Lavori in corso: realizzazione della parete Tv/camino

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Soggiorno: progetto parete ingresso e soppalco

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Lavori in corso: parete ingresso e soppalco

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Soggiorno: progetto della scala

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Lavori in corso: pareti della scala

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Camera matrimoniale: progetto parete testata letto e cabina armadio

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Cameretta: progetto parete letto e cabina armadio

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Cameretta: progetto parete letto e cabina armadio

Raffaella Guazzoni — Progetto di interni di villa in costruzione

Lavori in corso: bagno piano terra

Gastromania - Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano

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Il locale è situato a Centovera, in una piccola frazione del Comune di San Giorgio nella provincia di Piacenza. Il primo intervento effettuato è stato quello di sostituire le vetrine esistenti con due volumi di vetro aggettanti ed una porta di ingresso di ampie dimensioni. Le tre vetrate sono coperte da sporti di gronda aggettanti realizzati in ferro corten; lo sporto dell’ingresso è sostenuto da un totem sempre in ferro corten riportante il logo del negozio realizzato mediante taglio a laser. All’ interno sono stati creati tre ambienti principali: la parte di vendita al dettaglio dove vi sono espositori fatti con scatole da imballo e i banchi di vendita realizzati con pallet per imballaggi protetti da lastre di vetro, il tutto su disegno; una parte più protetta dedicata alla degustazione dei piatti tipici del luogo preparati e presentati con cura dalle mani attente del titolare, ambiente che è stato controsoffittato con intrecci di legno che permettono di calare sui tavoli i corpi illuminanti realizzati appositamente per il negozio da Davide Groppi; il locale cucina visibile dalla zona vendita grazie ad una vetrata fissa. Nei vasetti che il proprietario utilizza per le confetture di propria produzione sono stati inseriti led che illuminano in maniera soffusa il tavolo dei clienti, anche tavoli e sedie sono stati realizzati su disegno. La parete a separazione tra il punto vendita e la degustazione è sempre ricavata con bancali disposti verticalmente dove sono stati fissati piano snack e mensole.

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Gastromania

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Gastromania

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Gastromania

Architetto Federica Carpanini , Ugo Caragnano — Gastromania

Luce di Davide Groppi

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