L’edificio è al margine di una zona industriale che è stata la sede storica del complesso di produzione e ricerca della Sclavo. La zona è ormai integrata nell’espansione periferica a nord della città.
Le norme del PRG consentono la costruzione di un edificio di circa 6.000 mq., complessivamente ripartiti in due livelli interrati e tre fuori terra, ai quali va aggiunto l’utilizzo del piano di copertura come sede di servizi e attrezzature comuni.
© Carlo Nepi . Published on January 09, 2015.
La concezione più attuale di un moderno centro di ricerca destinato alle biotecnologie è di un grande e complesso insieme di spazi nel quale si esplicano attività di lavoro individuale, sempre corroborate e arricchite da numerose occasione di incontro, scambio e verifica collettiva.
Il lavoro di ricerca è una particolarissima attività intellettuale che ha i suoi presupposti nella qualità ambientale in cui trova svolgimento, nel grande comfort degli spazi di lavoro, nella dotazione di attrezzature e servizi a supporto delle attività principali.
La necessaria separatezza dei luoghi destinati alle applicazioni scientifiche e tecnologiche deve trovare, all’interno del sistema, una pluralità di spazi di incontro e di scambio continuo con l’esterno, intesi sia come uscita dallo “spazio segregato” e riappropriazione del rapporto con la realtà dell’ambiente esterno, sia come momento di convergenza con opinioni ed idee portate da ricercatori maturati su esperienze diverse, con i quali confrontarsi e operare continue verifiche.
L’attività di ricerca, per come è immaginabile nel suo sviluppo futuro, presenterà sempre più i caratteri di una produzione intellettuale nella quale la predominanza “leggera” del software (intesa come dominio del cervello) sulla “pesantezza” dell’ hardware (la macchina in senso lato) sarà elemento condizionante anche per la natura e le caratteristiche dello spazio, richiedendo ad esso particolari prestazioni in termini di duttilità all’uso, capacità di adeguarsi a sempre nuove tecnologie, apertura all’esterno, inteso sia come ambiente socio-culturale che fisico-naturale.
Il nuovo Centro Ricerche nasce come edifico isolato, anche se all’interno del contesto urbanizzato di un quartiere residenziale. Ciò ha prodotto una certa influenza nella concezione architettonica dell’edificio, soprattutto per la scelta di alcune caratteristiche formali e materiali dell’involucro del fabbricato.
© Bruno Bruchi. Published on January 09, 2015.
L’affaccio lungo la strada di quartiere e verso un non esaltante, dal punto di vista qualitativo, insediamento residenziale di case a schiera, ha suggerito di chiudere maggiormente i fronti su questo lato e su quelli minori, tenendo viceversa più aperto e visibile dall’esterno quello prospiciente il restante insediamento industriale esistente.
Il piano terra è sede degli uffici direzionali e amministrativi, della biblioteca, di un nucleo di servizi ed è attraversato dal percorso che conduce all’auditorium seminterrato.
© Bruno Bruchi. Published on January 09, 2015.
Per quanto riguarda il piano primo e secondo, dove sono ospitati i luoghi di lavoro dei ricercatori, il progetto si limita a fornire una soluzione di assoluta flessibilità nella divisione degli spazi interni, individuando più puntualmente soltanto la posizione dei collegamenti verticali, dei percorsi di distribuzione e dei servizi igienici.
© Pietro Savorelli. Published on January 09, 2015.
Sul fronte strada l’edificio si presenta con una facciata ventilata di laterizio, modulare e relativamente uniforme, incisa da un grigliato davanti alle finestre che, pur consentendo agli abitanti una normale visione dell’esterno, non enfatizza il rapporto diretto con il mediocre paesaggio urbano offerto da quel lato e contribuisce a schermare, soprattutto in estate, il sole di sud-ovest.
La quieta neutralità di questa facciata è scossa da due corpi vetrati aggettanti, che immettono luce nel centro del fabbricato e, di notte, divengono due grandi segnali luminosi.
© Pietro Savorelli. Published on January 09, 2015.
La facciata opposta, affacciata verso l’insediamento industriale, è chiusa da una parete continua in vetro strutturale, che avrebbe dovuto essere schermata da una contro-parete grigliata con funzione di brise-soleil.
© Pietro Savorelli. Published on January 09, 2015.
La copertura dell’edificio è stata attrezzata per un uso prevalentemente collettivo rivolto agli ospiti del Centro di ricerca. Su di essa trovano luogo alcune funzioni dedicate all’incontro e al relax, con una sala riunioni e una caffetteria con spazio per i tavoli all’aperto, attrezzata anche per il “lunch” e nella sistemazione a terrazza estesa a tutta la superficie residua, per passeggiare all’aria aperta ed osservare il paesaggio più lontano.
La copertura è dominata dalla presenza di un’alta parete, rivestita in lamiera metallica (alluminio o zinco-titanio), al cui interno trovano collocazione tutti i sistemi di aspirazione ed espulsione dell’aria. Tutti i livelli dell’edificio, dal piano garage al tetto-giardino, sono accessibili alle persone con ridotte capacità motorie, grazie alla presenza di ascensori posti accanto ad ogni gruppo scala. Ogni piano è dotato di servizi igienici predisposti per i portatori di handicap.
© Pietro Savorelli. Published on January 09, 2015.
L’uso del modulo, inteso come misura di base di ogni componente edilizia, è assunto, nel nostro caso, come principio di progettazione.
La serialità degli elementi strutturali, dei sistemi di facciata, delle finestrature, consente di semplificare il processo costruttivo, attraverso una, almeno parziale, industrializzazione di tali componenti, con relativo risparmio nei tempi di realizzazione e nei costi.
Un tale principio di progettazione favorisce la creazione di spazi modulari e la flessibilità del loro uso. Ciò diviene fattore decisivo in situazioni, come nel nostro caso, in cui lo sviluppo continuo della tecnologia e dei sistemi di lavoro richiede estrema duttilità allo spazio fisico e la sua continua modificabilità.
© Pietro Savorelli. Published on January 09, 2015.
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© Carlo Nepi . Published on January 09, 2015.
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