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CASA B.L. - Paolo Cantisani


PROGETTO PER STAND ESPOSITIVO - Paolo Cantisani

STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI - Paolo Cantisani

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STUDIO DI FATTIBILITÀ’ CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Paolo Cantisani — STUDIO DI FATTIBILITÀ' CAVA EX RICCI

Ristrutturazione di interni - Nicoletta Schirru

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I lavori hanno interessato una casa unifamiliare nel piccolo centro di Pabillonis, Medio Campidano. Si è mantenuto l’antico impianto e rispettato stili e caratteristiche distrubutive del centro storico.

Nicoletta Schirru — Ristrutturazione di interni

Nicoletta Schirru — Ristrutturazione di interni

Nicoletta Schirru — Ristrutturazione di interni

SUPERSTUDIO + AA (Milano) - Oscar Amato Architetto, Arch. Adriano Conte

monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi - Giovanni Panizon

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Il monumento dedicato a Giuseppe e Anita Garibaldi Si compone sostanzialmente da due elementi: una coppia di cavalli e il gruppo scultoreo di Giuseppe e Anita, ma ritratti in una pausa extra storica, una pausa di vita immaginata in cui i due eroi scesi da cavallo apprezzano il piacere di un abbraccio, un monumento all’amore che unisce qualcosa di più di una nazione. La scena teatrale è un fermo immagine di un film un gioco di smontaggio ideale di un monumento ottocentesco che inverte i cromatismi dal nero del bronzo al bianco della resina marmorea. La soluzione suggerita è al centro di uno slargo recentemente ridefinito dalla costruzione di un palazzo d’angolo e più precisamente tra le vie: Adele Damiani, XI Maggio, Calogero Isgrò e il corso Giovanni Amendola, questo progetto privilegia la lettura ad altezza d’uomo con una scena inconsueta per l’ambiente cittadino odierno. Le sculture saranno in grandezza naturale previste in robustissime resine miscelate con polveri di marmo quindi con la superficie satinata e levigata; le sculture saranno dotate di uno scheletro in tondini di acciaio diam 15 mm che costituiranno anche opportunamente sagomati il sistema di aggancio mediante annegamento nel basamento cementizio.

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

tavola di concorso

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

plastico

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

foto modello

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

particolare Garibaldi e Anita

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

vista zenitale

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

prospetto

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

prospetto

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

prospetto modello

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

fotomontaggio, vista da corso Cavur

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

fotomontaggio

Giovanni Panizon — monumento a Anita e Giuseppe Garibaldi

fotomontaggio

Cornetteria - Simone Elio Magenis, Andrea Magenis

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Il cornetto è il protagonista delle colazioni italiane e, con l’evolversi dei tempi, è diventato un elemento fondamentale nelle serate e nelle notti per i più giovani. Le cornetterie sono diventate un punto di ritrovo dopo una serata passata in qualche locale, prima del rientro a casa.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Cornetteria

Questa è la prima cornetteria che ha aperto i battenti a Crema, dopo un primo assestamento in un locale di ridotte dimensione, ha deciso di aprire un nuovo punto vendita all’interno del ‘Nuovo Centro Direzionale’ a Crema, puntando all’ampliamento dell’attività, aggiungendo una zona caffetteria, in modo da poter soddisfare le esigenze diurne del centro e l’attività notturna originaria.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Cornetteria

La progettazione si è concentrata sulle richieste specifiche del Cliente: un ambiente accogliente e pulito che concentrasse l’attenzione dei consumatori sul banco espositivo e di servizio. Si optato per una conformazione degli spazi che invogliasse al consumo ‘in piedi’, selezionando arredi consoni, come tavoli alti o sgabelli.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Cornetteria

Data la scelta spaziale e di arredo, gli elementi di decoro, le finiture e l’illuminazione sono state soggetto di particolare attenzione. Il locale si presenta all’interno di un struttura dal carattere ‘freddo’ è stato quindi necessario eliminare questa sensazione e rendere gli spazi accoglienti, attraverso l’uso di colori caldi alternati a tinte chiare in combinazione con le luci dirette e indirette perfette per creare illuminazioni a zona.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Cornetteria

Per dare un carattere distintivo e unico al locale sono stati scelti materiali e piccoli accorgimenti unici nel genere. Partendo dai rivestimenti alle pareti in ferro acidato, andando alleggerire i colori del locale e creando zone facilmente lavabili, fino alle scritte in basso rilievo rappresentanti gli ingredienti del prodotto principe: il cornetto.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Cornetteria

Piccola casa nella campagna iblea - Piero Cavallo

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Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea

Piero Cavallo — Piccola casa nella campagna iblea


Libreria Dornetti - Simone Elio Magenis, Andrea Magenis

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Negli anni in cui le multinazionali e i multi brand la fanno da padrone, alcune piccole attività resistono e crescono, come nel caso della ‘Libreria Dornetti’. Storico punti di riferimento per la cittadina cremasca dove scovare qualunque genere di libro, dai best seller passando dai testi scolastici, fino ai titoli più ricercati ed introvabili.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Libreria Dornetti

La principale esigenza espressa è stata quella di aumentare lo spazio espositivo dedicato ai libri, insieme a un magazzino che potesse ospitare comodamente il materiale a disposizione. Dovendo far fronte a queste richieste e, vista la nuova collocazione dell’attività sprovvista di magazzino, si è scelto di progettare mobili ad hoc per il negozio.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Libreria Dornetti

Le pareti sono state occupate da elementi caratterizzanti ed esclusivi. Per due terzi del negozio, pareti a tutt’altezza composte da un ampio cassone nella parte bassa, che si trasforma in libreria durante lo sviluppo in verticale, andando ad occupare tutto lo spazio a disposizione. Le restanti pareti sono state arricchite da mensole disegnate ad incastro, in questo modo è stato possibile creare ulteriore spazio espositivo movimentando le pareti evitando di rendere il tutto ripetitivo e monotono.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Libreria Dornetti

I nuovi locali della libreria presentano uno spazio ampio e libero, per questo è stato deciso di inserire degli elementi mobili a terra che, oltre a costituire un’ulteriore spazio d’archiviazione e di facile consultazione da parte del Cliente, permettono di ricreare nicchie e definire spazi altrimenti inesistenti.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Libreria Dornetti

Ogni buon libro che si rispetti è caratterizzato da una copertina di impatto e piena di colori, una piccolo ‘trailer’ del contenuto. Proprio per non oscurare questi micro-racconti sono stati scelti colori e materiali, poco invasivi. Per i mobili contenitore e gli elementi verticali delle librerie, si è scelto il bianco laccato, mentre per i cassoni e il banco di ricevimento è stato utilizzato lo ‘zebrano’, materiale impiallacciato composto da giochi di chiaro scuri.

Simone Elio Magenis, Andrea Magenis — Libreria Dornetti

Per un illuminazione che rispondesse alle diverse esigenze del locale si è optato per delle lame di luce incassate nei mobili espositivi, che dall’alto ‘lavano’ di luce le variopinte copertine dei volumi, abbinate a proiettori orientabili applicati a soffitto.

Curiosità: La ‘Libreria Dornetti’ è un punto di ritrovo dove si tengono spesso conferenze o incontri letterari, per questo è stato necessario progettare una doppia funzionalità per il mobilio. I cassoni bassi sono stati pensati per diventare delle comode e ampie sedute, senza problemi di carico o simili, mentre tutti gli elementi mobili sono ad incastro, per occupare il minor spazio possibile.

"Arenella" - Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri

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Il progetto nasce dall’osservazione del lotto. Dalla constatazione dei dati quantitativi e dall’assimilazione delle caratteristiche ‘di qualità’ del luogo. Si interviene su un lotto che possiamo, sintetizzando, definire pianeggiante a circa 300m dalla costa e a 150m dal Vallone Mortellaro. Pur così vicini al mare, lo stesso, però, è diventato riferimento solo in parte: data l’impossibilità di vederlo agevolmente si cerca il giusto modo per raggiungerlo. Nell’area di progetto il mare non c’è. Esiste invece una fitta cinta di alberi alti (cipressi per lo più) che donano al luogo una piacevole sensazione di isolamento. Alberi che disegnano sul suolo profonde e fresche ombre. Partiamo da questo, dagli alberi e dalla loro capacità di racchiudere e di cambiare scala. L’obiettivo è far vivere al fruitore del complesso alberghiero quello ‘sfondo verde’, quella sensazione refrigerante che nei mesi estivi diventa l’essenziale pausa dalle giornate afose. Si lavora infittendo quel confine alberato che è già un dato dello stato di fatto. Lo si modella portandolo in maniera decisa all’interno del lotto per creare ampie zone d’ombra e il più adeguato sfondo ad ogni superficie vetrata del complesso. Considerate le dimensioni non si è potuto prescindere dal pensare alla “forma urbana” che verrà. In un contesto fatto solo di case isolate ad uno o due piani, si è scelto di introdurre quegli elementi tipici della città e, quindi, del vivere insieme. La strada, la piazza, la corte e il patio sono i vuoti necessari per la definizione dei pieni. Spazi di relazione insostituibili. Un corpo ad L posto all’ingresso dell’area contiene le funzioni più pubbliche. La reception ed il bar sono gli elementi che sorreggono il ‘ponte’ in cui trovano posto 11 camere da 21\26 m2 Questo elemento trilitico (ad una scala urbana) è il braccio est-ovest della L. Dal foyer, posto in continuità con la reception, si raggiunge l’altro braccio (perpendicolare al precedente e quindi nord-sud): è il ristorante di circa 300m² composto da spazi chiusi, semi chiusi (spazi esterni pergolati) e aperti (terrazza). La L diventa una U chiudendosi con lo spazio pergolato stretto e lungo antistante il bar: nasce una corte. La strada è l’elemento che regola tutto il progetto. È una strada pedonale larga 10m che taglia al centro tutto il complesso, connette tutti i corpi di fabbrica e tutti gli spazi vuoti di relazione. Intercetta, per esempio, la grande piazza (con piscina e piano inclinato con superficie a prato) che è il culmine dei vuoti della struttura ricettiva.Questa strada testimonia la varietà dei ‘fatti urbani’ che accadono ai suoi lati concludendosi nello spazio della struttura destinato allo sport.

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

L’esperienza di questa strada continua, a una scala diversa, con l’elemento che connette le unità residenziali al primo piano. Mentre al piano terra gli alloggi si raggiungono percorrendo dei viali alberati, al primo piano è come camminare all’interno di un borgo godendo dell’alternanza tra pieni e patii. Le 96 unità residenziali (di 35 m² ciascuna) si raggruppano in 7 corpi di fabbrica di 2 tipi: il più lungo misura 57,7m x 14m (contenente 16 alloggi) mentre il più corto misura 44,3m x 14m (contenente 12 alloggi). I blocchi delle unità residenziali si compongono di un piano terra che vive dell’alternanza tra pieni e vuoti svolgendo il ruolo di contatto col suolo di quel primo piano che è invece un elemento continuo. Si ripropone quell’elemento trilitico a scala urbana che è il segno che contraddistingue il nucleo pubblico e che diventa tema compositivo anche per il resto.La singola unità abitativa possiede un pieno ed un vuoto di quell’alternanza tra pieni e vuoti che caratterizza il fronte esterno del piano terra.Nello spazio chiuso e coperto trovano posto un soggiorno, una cucina, un servizio ed una camera da letto. Quello spazio, che fino a ora si è inteso come ‘vuoto’, è, in realtà, lo spazio esterno privato di ogni unità. Uno spazio delimitato da due muri e coperto solo in parte. Lo si attraversa per entrare in casa fungendo da vestibolo e da elemento che riduce la scala: dal pubblico al privato. Le unità abitative del primo piano si raggiungono percorrendo uno spazio di distribuzione centrale che fa da contraltare, con la varietà delle superfici che lo compongono, al fronte esterno del primo piano. La condizione si è, quindi, ribaltata: se il fronte esterno del piano terra vive di superfici illuminate e ombre profonde quella del primo piano è tutta su un unico filo aggettante di 1m rispetto all’allineamento della superficie più esterna del piano terra. L’alternanza tra pieni e vuoti si trasferisce, al primo piano, nello spazio di distribuzione pubblico che conduce alle singole residenze. È in questo luogo che avviene il passaggio di scala necessario per entrare nell’intimo di casa propria. Alle verande del piano terra corrispondono le terrazze del primo piano. Anche in questo caso è lo spazio semichiuso che si interpone tra il dentro ed il fuori. Il dentro contiene un soggiorno, una cucina, un servizio ed una camera da letto. Ogni superficie vetrata filtra la luce esterna grazie a dei brise-soleil in legno che ribadiscono l’orizzontalità del corpo di fabbrica e il suo integrarsi, dal punto di vista materico, col contesto fatto per lo più di alberi.

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

Gaetano Romano, Felice Romano, Orazio Saluci, Salvatore Bordieri — "Arenella"

The house that catches the water - Superform

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The plot is located in an area of residential houses that are aligned with the road. Because of the steep terrain the neighbouring houses are situated right by the road. The rest of the plot is practically inaccessible. The incline of the terrain itself creates a shadow on the building early in the morning. The investors’ main wish was to expose the whole house to the sun and to direct the views out of the house. Considering the possibilities that the location provides, the investor imagined this to be impossible.

Superform — The house that catches the water

We put the house in the centre of the incline so that: - the insolation of the house would be as long as possible - the horizon of the view lifts above the houses - by digging up and building an embankment we create a new and bigger plot

Superform — The house that catches the water

We used water as a tool for designing the house, which parted the banks and created a stream at the same time – two terraces that expose the banks to the sun and at the same time function as a shelter. The object is oriented by the conditions of insolation and views. The daytime bank is oriented towards the south, the night-time towards the east. The living quarters of the house is placed in the attic with the intent to provide the biggest insolation and the best views possible. Because of the norms and regulations stipulated for this area the architecture of the house flirts with the traditional and uses a classical roof, which wraps around the house; it folds because of the functionality and lifts because of the light.

Superform — The house that catches the water

Superform — The house that catches the water

Superform — The house that catches the water

Superform — The house that catches the water

Superform — The house that catches the water

Superform — The house that catches the water

Oramai - Geom Cr. Massimo Collodoro, Marco Caterini Ing, Angelo Trainiti arch

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Con la collaborazione e la partecipazione di associazioni onlus l’Amministrazione acquisisce loculi comunali da realizzare presso il Cimitero di C.da Farello

Geom Cr. Massimo Collodoro, Marco Caterini Ing, Angelo Trainiti arch — Oramai

La prima vista

Geom Cr. Massimo Collodoro, Marco Caterini Ing, Angelo Trainiti arch — Oramai

New Maritime Museum and Exploratorium - COBE, Transform

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From backside to frontside
Porsgrunn Maritime Museum and Exploratorium is situated in the Norwegian town of Porsgrunn, 100 km south west of Oslo. The new museum will tell the story of the town’s dock yard industry and its maritime history, which has employed thousands of people from the whole region. In addition, the attractive location of the museum right on the riverside opens up an important process for the city concerning the future extensive urban renewal of the entire Porsgrunn Harbor area. ”Porsgrunn is an industrial town, which is reflected clearly in the museum’s surrounding context. It consists of small to me- dium sized industries in the shape of small characteristic wooden buildings. It was important to create a museum with a high level of sensitivity towards these surroundings, yet at the same time for the new Maritime Museum and Exploratorium to stand out as a spectacular contemporary building and become a landmark of Porsgrunn”, Lars Bendrup explains, Owner of TRANSFORM, and continues: “Our general vision was to turn a backside into a frontside. With the new museum the town will now orientate itself towards the beautiful river, which for much too long has been Porsgrunn’s industrial backside”.

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

New meets old
The new Maritime Museum and Exploratorium is composed of eleven smaller square volumes, together amounting to almost 2,000 m2. Each volume has a different roof slant that assembled make up a varied roof structure. A characteristic aluminum facade, locally produced in Porsgrunn, not only holds the dynamic building structure together, but at the same time it reflects light and colors from the surrounding Norwegian mountain landscape.

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

Dan Stubbergaard, Founder and Creative Director of COBE, elaborates: ”It is a sensitive art adding new to old in a historic area. First of all we wanted to understand the area’s characteristics and then we wanted to strengthen it but at the same time create something new and contrasting. The abrupt building structure of downscaled building volumes and the expres- sive roof profile are for example clear references to the area’s historic small wooden buildings, which all have their own particular roof profiles. This interpretation of the area’s pitched roofs and small wooden building entities sets the final frame for a unique and characteristic contemporary building”. He continues: “The goal was to create a house that not only under- stands and shows consideration for its surroundings, but also contributes with something radically new and different”.

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

Porsgrunn on the architectural map
The new Maritime Museum and Exploratorium has already in November 2013 – before its opening – received Porsgrunn Municipality’s building practice prize 2013 (“Byggeskikkpris”). The committee among other things emphasized the expres- sive form of the house, the aluminium facade, and an obvious readable logic of the building.

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

Gross area: 2.000 m2
Construction period: 2011-2013
Opening: December 13, 2013
Total construction costs: 34 mio. DKK
Assignment type: First prize in competition in 2009

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

COBE, Transform — New Maritime Museum and Exploratorium

riuso mazzoleni - Raimondo Guidacci

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Il progetto di riqualificazione dell’area Mazzoleni, si basa su due concetti fondamentali: lasciare un segno della vecchia destinazione industriale dell’area; creare un nuovo spazio di aggregazione, una sorta di nuova centralità, intorno alla quale i nuovi volumi costruiti facciano da sfondo. Le scelte progettuali, quindi, sono state rivolte innanzitutto allo spazio scoperto prima ancora che all’architettura costruita. Si è cercato soprattutto di immaginare una nuova piazza, un nuovo luogo di aggregazione intorno al quale la costruzione più rappresentativa della vecchia area industriale, la palazzina uffici, mantenuta e inglobata nel nuovo progetto, entra in relazione con i nuovi edifici costruiti. Quindi, la prima attenzione è stata rivolta al luogo inteso non solo dal punto di vista fisico e morfologico, ma, soprattutto, storico e simbolico.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Per questa ragione il progetto prevede, sì, la demolizione della maggior parte degli edifici esistenti, ma ne conserva uno, in memoria di ciò che questo luogo ha rappresentato per l’intera città nel corso degli anni. Per riqualificare la vasta area, il progetto utilizza un unico segno architettonico, una sorta di recinto, che percorrendo l’intero perimetro, assume diverse declinazioni in funzione del rapporto che esso stesso cerca di stabilire non solo con lo spazio interno, ma, soprattutto, con quello esterno all’area. Una soletta rossa continua, lega ciascun elemento coprendo sia gli edifici esistenti che quelli nuovi.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

L’intera area è destinata a contenere i parcheggi, sia quelli privati di pertinenza delle residenze sovrastanti, sia quelli pubblici, posizionati entrambi ad una quota di circa 150 cm al di sotto del piano campagna. Essi sono coperti da una piastra continua, intesa come una sorta di grossa piazza sopraelevata, delimitata, lungo tutto il perimetro, dai nuovi edifici. Delle bucature quadrate, segnate da alberi di betulla, la collegano al piano sottostante. I nuovi volumi costruiti sono destinati, al piano rialzato, a negozi, al primo e al secondo piano, a residenze. La copertura degli stessi, è destinata a d accogliere grossi terrazzi, direttamente collegati agli alloggi sottostanti. Una torre alta dieci piani, è destinata agli uffici amministrativi. In corrispondenza del teatro esistente e negli angoli, il recinto costruito si svuota cercando delle relazioni più dirette con l’intorno attraverso un sistema articolato di scale e rampe che collegano la piazza sopraelevata agli spazi esterni. Le facciate dei nuovi volumi sono tutte in vetro e legno. Un sistema di pannelli frangisole scorrevoli, consente la realizzazione di una facciata continua destinata a mutare durante tutto l’arco della giornata. Anche con il torrente il progetto cerca una relazione attraverso un sistema di terrazzamenti interrotti da rampe pedonali.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

La scelta progettuale è stata dunque quella di utilizzare un sistema costruito continuo ed articolato, in modo tale da delimitare e contenere la nuova piazza e selezionare in modo critico i punti in cui rapportarsi con lo spazio esterno. Ciò che ne è scaturito è uno spazio apparentemente chiuso ed isolato rispetto all’esterno, ma che in realtà cerca continuamente con l’intorno un confronto. Una nuova piazza, quindi, una nuova centralità, è quella che il progetto mira ad ottenere, un nuovo spazio urbano di qualità che diventi centro di aggregazione per l’intera comunità.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

riuso mazzoleni - Raimondo Guidacci

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Il progetto di riqualificazione dell’area Mazzoleni, si basa su due concetti fondamentali: lasciare un segno della vecchia destinazione industriale dell’area; creare un nuovo spazio di aggregazione, una sorta di nuova centralità, intorno alla quale i nuovi volumi costruiti facciano da sfondo. Le scelte progettuali, quindi, sono state rivolte innanzitutto allo spazio scoperto prima ancora che all’architettura costruita. Si è cercato soprattutto di immaginare una nuova piazza, un nuovo luogo di aggregazione intorno al quale la costruzione più rappresentativa della vecchia area industriale, la palazzina uffici, mantenuta e inglobata nel nuovo progetto, entra in relazione con i nuovi edifici costruiti. Quindi, la prima attenzione è stata rivolta al luogo inteso non solo dal punto di vista fisico e morfologico, ma, soprattutto, storico e simbolico.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Per questa ragione il progetto prevede, sì, la demolizione della maggior parte degli edifici esistenti, ma ne conserva uno, in memoria di ciò che questo luogo ha rappresentato per l’intera città nel corso degli anni. Per riqualificare la vasta area, il progetto utilizza un unico segno architettonico, una sorta di recinto, che percorrendo l’intero perimetro, assume diverse declinazioni in funzione del rapporto che esso stesso cerca di stabilire non solo con lo spazio interno, ma, soprattutto, con quello esterno all’area. Una soletta rossa continua, lega ciascun elemento coprendo sia gli edifici esistenti che quelli nuovi.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

L’intera area è destinata a contenere i parcheggi, sia quelli privati di pertinenza delle residenze sovrastanti, sia quelli pubblici, posizionati entrambi ad una quota di circa 150 cm al di sotto del piano campagna. Essi sono coperti da una piastra continua, intesa come una sorta di grossa piazza sopraelevata, delimitata, lungo tutto il perimetro, dai nuovi edifici. Delle bucature quadrate, segnate da alberi di betulla, la collegano al piano sottostante. I nuovi volumi costruiti sono destinati, al piano rialzato, a negozi, al primo e al secondo piano, a residenze. La copertura degli stessi, è destinata a d accogliere grossi terrazzi, direttamente collegati agli alloggi sottostanti. Una torre alta dieci piani, è destinata agli uffici amministrativi. In corrispondenza del teatro esistente e negli angoli, il recinto costruito si svuota cercando delle relazioni più dirette con l’intorno attraverso un sistema articolato di scale e rampe che collegano la piazza sopraelevata agli spazi esterni. Le facciate dei nuovi volumi sono tutte in vetro e legno. Un sistema di pannelli frangisole scorrevoli, consente la realizzazione di una facciata continua destinata a mutare durante tutto l’arco della giornata. Anche con il torrente il progetto cerca una relazione attraverso un sistema di terrazzamenti interrotti da rampe pedonali.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

La scelta progettuale è stata dunque quella di utilizzare un sistema costruito continuo ed articolato, in modo tale da delimitare e contenere la nuova piazza e selezionare in modo critico i punti in cui rapportarsi con lo spazio esterno. Ciò che ne è scaturito è uno spazio apparentemente chiuso ed isolato rispetto all’esterno, ma che in realtà cerca continuamente con l’intorno un confronto. Una nuova piazza, quindi, una nuova centralità, è quella che il progetto mira ad ottenere, un nuovo spazio urbano di qualità che diventi centro di aggregazione per l’intera comunità.

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni

Raimondo Guidacci — riuso mazzoleni


Riuso Mazzoleni - PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni

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10 PAROLE CHIAVE PER LA NUOVA MAZZOLENI 1- RIUSOLA CRESCENTE SENSIBILITÀ AMBIENTALE e la crisi economica corrente ci spingono sempre più verso politiche di contenimento e razionalizzazione dell’esistente. I nostri territori sono punteggiati da veri e propri RELITTI DEL TESSUTO PRODUTTIVO. Questi relitti ci raccontano di una storia importante e gloriosa e seppur nella loro condizione di fatiscenza ed abbandono, rappresentano una importante testimonianza di questo percorso. Dobbiamo imparare ad accettare, apprezzare e valorizzare questi relitti. Il mantenimento degli edifici esistenti permette il contenimento di risorse da investire e la riduzione dei materiali da smaltire. QUINDI…PERCHÈNON DEMOLIRE? Perché ogni azione di demolizione con ricostruzione rappresenta UNA METODOLOGIA AMPIAMENTE DISSIPATIVA; per garantire la VALORIZZAZIONE DELLA MEMORIA STORICA; per evitare di produrre un’enorme quantità di macerie che andrebbero trasportate a discarica con un AGGRAVIO“AMBIENTALE”…

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

2 – CONNESSIONI URBANE E SISTEMA DEI PARCHEGGI La possibilità di pensare alla FERROVIA COME LINEA DI METROPOLITANA DI SUPERFICIE rappresenta un’importante risorsa che connette questa porzione di città ad un network di servizi e luoghi importanti nel territorio: Aeroporto, Fiera, Centro della città di Bergamo, Nuovo Ospedale. Anche la vicinanza dell’uscita dell’autostrada e della circonvallazione sud fanno di quest’area un luogo facilmente raggiungibile che permette di pensare ad una scala sovracomunale dal punto di vista dell’insediamento di alcune funzioni. Possiamo pensare ad un pezzo di città dove l’automobile e più in generale i mezzi privati, accedono esclusivamente per raggiungere depositi interrati (box e parcheggi pubblici) o in caso di bisogno (mezzi di soccorso). E’ un quartiere aperto, permeabile dall’esterno.

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

3 – SPAZIO PUBBLICO E NUOVO PAESAGGIO Il progetto propone UN NUOVO PAESAGGIO. Un luogo nel quale lo spazio pubblico, lo spazio di connessione e le modalità con le quali si prevede che venga vissuto possano veramente offrire una nuova prospettiva di spazio urbano all’interno del tessuto di questa parte di città. LA PAROLA PAESAGGIOÈDIVENTATA SINONIMO DI SPERANZA, la promessa di UN NUOVO EQUILIBRIO TRA UOMO E NATURA. La vecchia fabbrica chimica, trasformata successivamente in un luogo per la lavorazione dell’acciaio, diventa il SIMBOLO DELLA SOSTENIBILITÀ E DI UN NUOVO CONCETTO DI ABITARE.

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

4 – SOSTENIBILITA’ Il tema della sostenibilità rappresenta di fatto la linea guida di tutto l’intervento: sostenibilità energetica; sostenibilità ambientale; sostenibilità della qualità di vita, (Orti, Frutteto, Urban Farms…); sostenibilità economica; sostenibilità culturale. La decisione “strategica” di non demolire gli edifici esistenti rappresenta di fatto la scelta emblematica di un approccio di sostenibilità che ha guidato il progetto. Gli edifici esistenti “contengono” una quantità enorme di energia e di materia. L’impostazione di un modello “km 0” dove si incentiva una vicinanza del rapporto luogo dell’abitare, luogo del lavoro, luogo per la famiglia ed il tempo libero è un ulteriore fattore di incremento della sostenibilità. Un obiettivo fondamentale nel progetto e che ha guidato anche l’impostazione della parte impiantistica è rappresentato dalla flessibilità delle destinazioni d’uso e nella modularità nella realizzazione degli interventi. Gli edifici verranno infatti “colonizzati” gradualmente in relazione alle richieste del mercato.

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

5 – LAVORONUOVI MODI DI LAVORARE/NUOVI MODI DI ABITARE La complessità e l’eterogeneità funzionale costituiscono una grande risorsa perché permettono ad una porzione di città di essere vissuta nell’intero arco della giornata, evitando così i quartieri monofunzionali ad orari che lasciano i luoghi deserti o sottoutilizzati per intere porzioni della giornata, della notte o della settimana. AL PIANO TERRA saranno previsti spazi per l’attività commerciale, spazi di lavoro temporaneo, laboratori artigianali. AL LIVELLO PRIMO E SECONDO saranno invece collocati studi, uffici, luoghi per il co-working ma soprattutto residenze con attici, giardini pensili, orti e strutture di servizio comune. Strategico nel progetto di riqualificazione è quindi il riutilizzo delle coperture. Sono inoltre presenti edifici particolari che potranno essere riutilizzati per realizzare strutture di servizio al quartiere e all’intero territorio: un mercato coperto che può diventare uno spazio per lo sport, spazi per le arti e il tempo libero…

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6 – IBRIDAZIONE Ci immaginiamo una vita fatta di uffici, residenze, negozi, studi professionali, locali, piccole attività commerciali al dettaglio che interagiscono con luoghi del lavoro che necessitano di piccole o grandi superfici. Laboratori di ricerca, edifici di servizio per il vicinato: la piccola palestra, l’asilo nido, la banca, la chiesa, la piazza, i luoghi di lettura e di gioco per i bambini. Il modello di insediamento che si propone PRESUPPONE LA COSTRUZIONE DI FORTI SINERGIE TRA PUBBLICO E PRIVATO. La costruzione di tali sinergie è peraltro oggi l’unica strada percorribile per ipotizzare di costruire una porzione di città che realmente funzioni e che sia sostenibile sotto ogni aspetto non ultimo quello economico.

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7 – TEMPO / FASI REALIZZATIVE E’ necessario un progetto flessibile che permetta una gestione molto aperta nel tempo. Il progetto architettonico deve derivare da una strategia in grado di rendere possibile una riqualificazione architettonica come risposta ad esigenze di carattere funzionale. Un annullamento del fattore tempo e la sostituzione ex-novo di interi tasselli urbani produce porzioni di città anonime ed asettiche, oltre che inadeguate alle dinamiche del mercato dell’edilizia attuale. Il progetto architettonico deve derivare da una strategia in grado di rendere possibile una riqualificazione architettonica come risposta ad esigenze di carattere funzionale, che prevede una gradualità di interventi per fasi successive nel tempo che permettano, già dall’inizio, di avere a disposizione aree e spazi fruibili.

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8 – REDDITIVITA’ E SOSTENIBILITA’ ECONOMICA Questo progetto presuppone anche UN NUOVO MODELLO ECONOMICO che deve essere fortemente evoluto e articolato sulla base delle funzioni e delle comunità. I MODELLI DI RIFERIMENTO SONO QUINDI QUELLI DELLA PRODUZIONE CULTURALE, DEGLI SHOPPING MALL, DEI DISTRETTI E DEGLI SPAZI DI COWORKING, NEI QUALI SI INTRECCIANO DIVERSI SISTEMI DI TARIFFAZIONE CON FLATFEES, SUCCESS FEE E DIVERSI MODELLI DI CO-INVESTIMENTO (RILASCIO DI STRUTTURE GREZZE, ATTREZZATE, MODULARI, ETC…). PER ALCUNI UTENTI, CAPACI DI ATTRARRE FLUSSI COERENTI CON IL PROGETTO, SI POSSONO IMMAGINARE MODELLI DI ATTRAZIONE PARTICOLARMENTE AGGRESSIVI.

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

foto by Fotoberg

9 – INCREMENTO“ZERO” L’ideologia dello spazio aperto e degli edifici isolati nel verde ha prodotto periferie urbane destrutturate e prive di quel rapporto tra costruito e spazio pubblico che da sempre è il fattore determinante nel funzionamento della città. La cittàè uno spazio di relazioni, denso di funzioni dove la prossimità costituisce il fattore in grado di dare vita allo spazio aperto. La città viva è la città densa e compatta.

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

10 – INTERDISCIPLINARIETA’ Il progetto sperimenta quelle dinamiche che dovranno guidare i contenuti stessi di una possibile realizzazione basata su un forte rapporto di interdisciplinarietà e ha visto la collaborazione di numerosi esperti per gli aspetti di sostenibilità ed impiantistici, di verifica preliminare delle strutture, per la verifica sulla salubrità dei luoghi, per la progettazione del paesaggio, per la definizione delle nuove forme dell’abitare e del lavoro per gli strumenti della comunicazione…..

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

PBEB Architetti-Paolo Belloni-Elena Brazís, Angelo Colleoni — Riuso Mazzoleni

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Aloni - decaARCHITECTURE

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The design of the house is a dual response to the particular topography of the site and to the rural domestication techniques that in the past shaped the raw ‘Cycladic island’ landscape.

decaARCHITECTURE — Aloni

In the past, dry-rubble stone walls domesticated the land for agricultural purposes and were the most prominent man-made interventions in the landscape. The walls retained earth and transformed a steep topography into a series of arable plateaus. Today, the Cycladic islands are being reshaped by a very different force: the demand for holiday homes. The design uses the precedent of earth-retaining stone walls to create an artificial landscape that is both rural and domestic in use.

decaARCHITECTURE — Aloni

The site is a natural saddle where two slopes meet. In the North-South axis the slope rises between two hills while in the East-West axis the slope drops, opening to the sea views. Two long stone walls bridge the hills allowing the house to nestle in the space within while maintaining the continuity of the landscape which flows over it. This simple strategy blurs the edges of the house and makes its mass imperceptible within the broader skyline of the island.

decaARCHITECTURE — Aloni

The presence of the house is revealed by the four courtyards carved into the flowing landscape. The courtyards separate the living spaces into five interior areas, an arrangement which resembles the fifth side of a dice. As a result, the house is protected from the elements, yet is full of natural light, generous views and a compact but rich relationship to its setting.

decaARCHITECTURE — Aloni

The name of the house itself, Aloni, refers to the remains of a crop-harvesting circle that was found and preserved as part of the agricultural past of the site.

Building Area: 237sqm
Property Area: 12,952sm

Design: 2006-2007

Completion: 2008

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

decaARCHITECTURE — Aloni

Kratir - decaARCHITECTURE

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CONCEPT: The house is situated on the top of a hill on Antiparos, in the Cycladic islands, Greece. The design was conceived as an inhabitable Krater, a dwelling, which is inextricably linked to the landscape that forms it. During the design process a scene from ‘Zabriskie Point’, a film by Michelangelo Antonioni, inspired us. We used the scene as a reference for spontaneous, sensual inhabitation of the landscape.

decaARCHITECTURE — Kratir

DESIGN CHALLENGE: The location of the house on the top of a hill created two basic challenges for the design. We needed to protect the exterior living areas from strong winds of the Aegean Sea and we wanted to hide the volume of the house from the settlement, which is located at the foot of the hill. The concept of Krater was ideally suited to confront both challenges. The main exterior areas of the house were dug into the landscape forming the ‘Caldera’ of the Krater, a sunken area that is protected from the full force of the winds. Additionally a two-story stone volume was placed in front of the prevailing North-Eastern summer winds. Since all the elements of Krater were sunken into the landscape, only the second storey of the stone volume is visible from the village.

decaARCHITECTURE — Kratir

DESIGN ATTITUDE: The beauty of the landscape intrigued us. The primary objective of the design process was to explore the unique sensual identity of the site (genius loci) and through this exploration create a complementary dialogue between the intervention and the existing condition. We aimed to create events and experiences that spring from the powerful presence of the landscape, rather than designing a building that appropriates the landscape.

decaARCHITECTURE — Kratir

DESIGN PROCESS: In order to situate the intervention on the hill we analysed the local topography and the views from the site extensively. We carved into physical models of the area in order to form the inhabitable crater. Information was transferred from the model onto the landscape where the limits of the Krater, the direction of the lava flow and the vanishing points of the strongest views were marked and manipulated on site. All the information was transferred back from the site onto drawings through a detailed survey. Our findings were refined and developed further in a series of sections through the landscape that explored the flow and the interweaving of the four basic ingredients of the dwelling: Stone, ‘lava flow’, ‘the alien’ and water.

decaARCHITECTURE — Kratir

Stone: stone surfaces define the borders of the Krater. On the North side, a double height stone volume protects the Krater from the wind and houses multiple sleeping rooms and public gathering spaces. On the East, stone angled walls surround the Krater and form the entrance ramp. The South side features a stone volume, with a metal structure that supports a bamboo roof. Finally the West is open to sea views.

decaARCHITECTURE — Kratir

‘Lava Flow’: A path flows under the lap pool, like lava overflowing from the Krater. It is directed towards the guest house. Stone walls form its boundaries, folding back to let a small garden come to life. The guest house consists of two sheltered spaces and one roofless room (courtyard), in between them. One room is visible, the other is buried into the landscape.

decaARCHITECTURE — Kratir

‘Alien’: A long rectangular white volume is placed inside the Krater. Its central location reflects the cultural importance of its use: the preparation and enjoyment of food. Large glass sliding doors blur the boundaries between the interior space and the exterior courtyard. The kitchen windows frame specific views of the pool and the surrounding small islands.

decaARCHITECTURE — Kratir

Water: A 25 meter long lap pool marks the Krater’s Western boundary, in axis with a small rocky island north of Antiparos and opens views of the sun set. The swimmer experiences a visual unification of the pool water surface and the sea, through the overflow on the western edge of the pool, right at the moment when turning for a breath. The lap pool becomes deeper and wider as it enters the Krater’s main courtyard.

decaARCHITECTURE — Kratir

Building Area: 570m2 construction, 125m2 exterior covered spaces, 735m2 exterior paved areas
Design: 2002

Completion: 2004


Voronoi’s Corrals - decaARCHITECTURE

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Voronoi’s Corrals is a project located in an isolated natural setting with an area of 60,000 m2. The overall design strategy was to segregate the rural areas of the landscape from the wild ones with clearly defined borders that form four distinct corrals. Each corral takes clues from its microenvironment and adopts sustainable strategies to amplify the experiential qualities of both the house and the landscape.

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

The Immersion corral is in a plateau at the edge of the white tuff and limestone cliffs which characterize the Southern coast of the island. Here the senses are bombarded by the presence of the raw natural elements: the sounds of the sea, the intensity of the sun and the wind, and the broad views of a horizon framed by geological formations. The 170 m2 building on this plateau is organized around exterior courtyards which are used to funnel and control the prevailing winds and provide ventilation. The mass is defined by volumes that step down to follow the natural slopes of the area. The exterior shell of the building is articulated by the stacking, coursing and stepping of long limestone blocks which have low heat conductivity and provide excellent thermal protection. Furthermore, like the cliffs, the material ages naturally changing appearance during the seasons.

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

The Orchard corral is the largest corral, enclosing a planting area of 18,320m2. It preserves the agricultural nature of the property which has been regularly cultivated for generations. An orchard of 550 Olive trees was planted along with grape vines, vegetables and aromatic herbs. Only local Mediterranean varieties were selected to minimize the irrigation needs. The scale of the corral provided the opportunity to absorb the excavation material of the entire site, reshape the topography, and install a horizontal geothermal network which provides energy efficient cooling and heating for the entire project. In this new topography, as the land slopes gradually downwards, the long rubble stone wall of the corral increases in height to reveal the façade of a small building otherwise hidden by the olive field above it. The thick walls and shading elements protect the façade from the harsh southern orientation, an 80cm layer of soil insulates the roofs, and towards the north the carved earth forms a ramp that funnels the prevailing winds to ventilate the interior spaces.

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

The Preservation corral is located in an area of 580m2 where the morphology of the land creates a zone undisturbed by the winds. This provided the opportunity to create a protected ecotope which is planted with fruit trees of varieties unique to the island and which are almost extinct.

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

The Isolation corral is in a small clearing that is accessed through a narrow path passing through the native forest. It is the most isolated location on the site, surrounded by wilderness and in close proximity to a small brook. This is the smallest corral and will be built by hand to preserve the surrounding vegetation. Like in other traditional structures in the islands, the edge of the stone wall will define the shape of a small shaded resting space.

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

Building Area: 300sqm
Property Area: 60,000 sqm
Design: 2009-2010
Construction: 2011-2012

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

decaARCHITECTURE — Voronoi’s Corrals

T7 - 2011 - Michele Porcu, Luca Ranza

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Progetto preliminare di recupero e trasformazione di un complesso ex industriale in residenziale. Milano, via Tortona 7.

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

Michele Porcu, Luca Ranza — T7 - 2011

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