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Convegno - ROSY GIOIA

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3 Settembre 2011 Castelluccio Superiore (PZ) Organizzatrice del Convegno “Lettura e Progetto dei centri storici” con la partecipazione del Comune di Castelluccio Superiore e la Provincia di Potenza, di docenti provenienti dalla Facoltà di Architettura La Sapienza di Roma, quali il Prof.Arch.Giuseppe Strappa, Il Prof.Arch. Paolo Carlotti, Il Prof.Ing. Giuseppe Rossi; e dal Politecnico di Bari quale il prof.Arch Matteo Ieva. Il tutto con il Patrocinio dell’Ordine degli Architetti e con l’Ordine degli Ingegneri di Potenza

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Oficinas Rawson - Nicolas Pinto da Mota

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Emplazado sobre un predio de tres hectáreas en la Ciudad de Rawson provincia del Chubut, el Edificio de la Administración de Vialidad Provincial se presenta como un simple prisma levemente desplazado de las líneas municipales y en directa relación con depósitos y edificios anexos del complejo. La ajustada implantación conforma dos vacíos, por un lado, junto a línea municipal un pequeño espacio urbano cedido al barrio y por otro, una gran plaza interna que vincula, da escala y ordena la totalidad de los edificios del conjunto. El doble acceso pasante del edificio, ubicado al tercio de la planta, proporciona la comunicación entre la gran plaza y el espacio exterior del predio. Sobre la planta baja programas de biblioteca y sala de capacitación se ubican próximos al acceso. Sobre el lado opuesto, sectores de atención al público y oficinas de administración completan el nivel cero. La distribución programática en los pisos superiores se organiza en torno al tercio de la planta, emplazados sobre el lado oeste, sectores contables y legales en el primer nivel y despachos de presidencia ubicados en el último nivel. Las zonas restantes de las plantas corresponden a oficinas abiertas sobre el lado sur y despachos sobre el lado norte del edificio. Un segundo núcleo sirve de apoyo al resto de la planta de oficinas, cerrando la configuración del edificio sobre el lado este. Un sencillo sistema de doble vidrio hermético y perfilería de aluminio conforma el cerramiento necesario para las oficinas de los niveles superiores. Los sistemas de tomas de aire exterior sobre la fachada se incluyen en la línea de forjados por detrás de la perfilería de aluminio que unifica ambos niveles. Un simple cambio de tonalidad en la composición de los vidrios responde a las exigencias de orientación, combinado con un sistema de cortinas de oscurecimiento oculto bajo el nivel de cielorrasos desmontables. El cerramiento de la planta baja del edificio está provisto de un sistema de perfilería de aluminio y muro cortina en las zonas de acceso y oficinas y un sistema de muros con revestimiento veneciano que brinda la escala necesaria a la llegada del edificio al nivel cero. El espacio flexible y continuo de oficinas generado entre forjados se materializa con un simple sistema de cielorrasos modulares desmontables y cerramientos de vidrios templados que conforman los correspondientes despachos.

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Monumento al Corridore - Giulio Gavioli

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Il Monumento al Corridore è un piccolo e dinamico edificio nel quale è vietato sostare.

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Si può accedervi mediante due distinti percorsi.

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Con il primo, transitando sulle lunghe gambe costituite da rampe e pianerottoli, si raggiunge un ambiente rialzato di forma esagonale che costituisce il cuore del monumento.

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Al centro del locale è situata una cupola a pianta ottagonale in vetro (la testa), sorretta da una colonna in bronzo.

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Il secondo tragitto, tramite le braccia fatte a scale, permette di accedere alla copertura.

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Tali percorsi possono essere ripetuti all’infinito dal visitatore.

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MDR - MUSEO DEL RISPARMIO (the Savings Museum) - Migliore+Servetto Architects

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The 24th May, 2012 was the opening date of the first Savings Museum in Europe, of which Migliore+Servetto Architects studio has developed the permanent exhibition project. The museum is located in the center of Torino, and was made possible thanks to the initiative of Intesa SanPaolo.

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"Know" room

The museum covers a surface of 600 sm, at via San Francesco d’Assisi 8/A, inside the building that, in 1519, hosted the first city Monte di Pietà (Pawnshop) and is now a unique place in the world for its themes and its exhibition concept able to draw the public towards a complex subject in an innovative and interactive way.

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"Know" room

The need of organizing a clear and direct exhibition of complex contents addressed to different kinds of public (from kids to teenagers, up to adults), has led to the creation of different environments designed to give the visitors several kinds of experiences and activities able to draw the attention of the visitors and to make them become the actors/protagonists.

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The exhibition structures are diversified and flexible and allow, both singles and groups, to go deeper into the contents and memorize them, building a personalized path of discovery, one can come back to, even in different times and places. The museum, conceived as an ever-evolving dynamic tool, is divided into five thematic rooms organized as follows:

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“Know”– two different speeds and reading levels expressed in two specific exhibition systems: on the graphic walls, short videos and mono-headsets posts invite the visitors to direct themselves to the islands in the center of the room, as a sort of transit cableway, where exploring history and its contents.

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"Know" room

“Learn”– in order to face the complexity of the themes, the interaction starts from the use of interactive charts that interview the “technological oracles” in order to find the possible answers. A dynamic landscape of images and information, divided into three thematic areas, guided by the choices and curiosities of the visitors.

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"Learn" room

“Tell”– flipping through the pages of historical-literary books the space reveals the virtual full size characters that draw the visitors in their narration, in a game of reflections, lights and interactive images.

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"Tell" room

“Dream”– an ideal movie theatre first raw where, sitting in comfortable sound seats, the visitors can watch the chosen selection among the pulsing images shown around the space at 180 degrees.

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"Dream" room

“Experiment”– an experience lab that associates the potential of applications and games software to physical tools and interactive objects to test one’s own knowledge and managing skills.

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"Experiment" room

Polo sportivo in località Pissi e riqualificazione urbana area circostante. Capo d’Orlando - km0 architetti, De Cola associati, Andrea Imbrenda

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Una grande massa deformata, piegata da forze che provengono dall’alto, dalle linee spezzate dei Nebrodi, o dal basso, dai movimenti tellurici generati dalla terra. Una zolla scavata, una spessa piastra modellata a seconda delle esigenze per generare volumi dal carattere scultoreo. Una architettura dell’ombra, del Sud. Mediterranea e massiva, chiusa su se stessa. Una architettura che ripara dal sole, con poche, grandi bucature vetrate che lasciano penetrare una luce avvolgente e grandi superfici opache che la filtrano, riparando dal caldo.

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Il progetto è inteso come strumento di riqualificazione di tutta l’area, interpretata come un unico sistema mare-monti dove i vari elementi, sia esistenti che nuovi, vengono legati fra loro in un tutto armonico. L’area in località Pissi si configura come una terra piatta, priva di emergenze se si esclude quella del campo di atletica; uno spazio “orizzontale” che, dalla linea ferrata all’area del parco, è caratterizzato solo da una lieve pendenza. Oltre al contesto fisico “in essere”è stato valutato attentamente anche lo stato “in fieri” dell’area, analizzando e studiando le trasformazioni urbane previste dal PRG di Capo d’Orlando.

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Dalla lettura dei tracciati esistenti nasce il disegno del Parco. Da questi scaturisce una maglia, una trama che si contamina con le linee derivanti dal Polo sportivo disegnando le aree attrezzate e quelle verdi.

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Questa griglia geometrica, come nella tradizione dei campi coltivati, ha un passo variabile che definisce appezzamenti di suolo di diversa superficie, compresa tra i 100 e 1000 mq, come da indicazione dalle Norme di Attuazione del PRG. Ad ogni particella corrisponderà una coltivazione specifica, creando dei percorsi tematici delle specie mediterranee.

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Un cannocchiale che si solleva dal terreno e traguarda il mare, che supera il rilevato della ferrovia e, allo stesso tempo, crea un nuovo affaccio verso la pista di atletica. Un piano rialzato, un punto di vista privilegiato: verso il mare e le isole Eolie da un lato, verso i monti Nebrodi, duri e spigolosi, alle spalle.

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Una grande promenade all’aperto, limitrofa a Contrada Vina, percorre tutta l’area del Polo Sportivo e conduce all’ingresso principale. Nella parte terminale, sormontata da un’ampia copertura, ospita la biglietteria ed i punti informazione. È una passeggiata emozionale, un percorso dalla luce al buio e nuovamente alla luce della grande corte antistante la vetrata di ingresso.

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Il masterplan raccoglie le indicazioni previste dal PRG riguardo la nuova viabilità, valorizzando la presenza del Nuovo Asse strutturante parallelo alla linea di costa ed alla ferrovia. La proposta avanzata è di accostarsi alla nuova strada, caratterizzandone il bordo ed assegnandole importanza.

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La morfologia dell’edificio è pensata per limitarne i consumi energetici. Considerata la localizzazione geografica, si è scelto di privilegiare la problematica estiva, progettando un elemento massivo incassato nel terreno, con poche aperture sui lati maggiormente soleggiati ed una grande vetrata sul lato Nord-Est.

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Il posizionamento ribassato dell’edificio rispetto alla quota media del terreno, consente, oltre alla riduzione dell’impatto visivo sul paesaggio, di sfruttare l’inerzia termica del suolo per diminuire gli scambi termici dell’edificio con l’ambiente esterno. Ad una certa profondità, infatti, la temperatura del terreno si mantiene mediamente costante durante l’arco dell’anno e quindi più alta della temperatura esterna in inverno e più fresca in estate.

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La scelta della grande vetrata a Nord-Ovest, infine, è connotata anch’essa dalla volontà di ridurre i consumi energetici. Tale orientamento consente, infatti, di avere un’illuminazione naturale diffusa per la maggior parte della giornata.

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Il volume di progetto è caratterizzato da una sezione variabile: il cuore dell’attività sportiva, il campo da gioco con gli spalti, emerge rispetto alla massa complessiva. Al margine sono disposte le funzioni annesse: spogliatoi, distribuzione, attività commerciali, ristoro. Qui l’altezza è più calibrata, più vicina a quella della piastra da cui si solleva il corpo centrale.

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La differenza di quota tra le parti consente di sfruttare la copertura degli ambienti di servizio come vie di fuga degli spalti. Ma sono anche terrazze praticabili su cui sostare ed ammirare il panorama, collegate con scale o piani inclinati alla quota di ingresso del piano terra.

STRISCIART - Alessandra Boscarolli

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In concomitanza alla realizzazione della nuova Piazza Abramo Lincoln (architetti Rosario Mignemi, Rita Torretti e Giuseppe Cusa)a Catania è stato indetto un concorso per la realizzazione delle quattro strisce pedonali – in versione artistica – che da questa si dipartono verso i marciapiedi opposti. La piazza, uno spazio praticamente inutilizzato e abbandonato per molti anni, con le sembianze di pura rotatoria, diventerà un’effettiva piazza con aree di sosta e per lo svago ed attrezzata per eventi pubblici. Essa si trova al centro di grande vuoto urbano di Catania ed è circondata da quattro strade abbondantemente trafficate. I quattro attraversamenti pedonali realizzati vogliono essere un rimando alla storia dei trasporti pubblici di Catania: avendo acquisito nuova primaria importanza il sedime della vecchia ferrovia Circumetnea all’interno di Piazza Lincoln grazie alla progettazione della nuova piazza che mantiene i vecchi binari, e trovandosi questa a poca distanza dalla Stazione Borgo, l’obiettivo principale è stato quello di potenziare ulteriormente questa preesistenza (i vecchi binari), narrando, con un linguaggio alternativo, alcuni frammenti della storia della città. Per questo le strisce riportano 4 date significative: – 10.07.1898: data in cui è stato inaugurato l’ultimo tratto della ferrovia Circumetnea, che collega la città con Riposto, girando attorno all’Etna; – 02.04.1905: data in cui è iniziato il servizio tranviario della città, con l’attivazione di tre linee, rimaste in funzione fino al 1951, anno in cui poi furono sostituite con filobus; – 27.04.1966: data in cui sono state soppresse tutte le filovie esistenti e sostituite da autobus urbani; – 27.06.1999: data dell’inaugurazione del primo tratto della metropolitana catanese, lungo l’originario percorso urbano della FCE. Per rendere dinamico e originale il progetto è stato creato un gioco grafico secondo il quale i numeri delle date non sono le strisce bianche, come ci si aspetterebbe, ma l’asfalto stesso, mentre la parte bianca della zebra diventa lo spazio tra un numero ed un altro. Ad un primo sguardo l’occhio cade sul bianco e si ha difficoltà ad individuare i numeri, solo concentrandosi sul nero dell’asfalto questi appaiono.

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Per rendere comprensibile a chiunque il significato di tali strisce e di tali date si era pensato inizialmente alla creazione di una segnaletica illustrativa, che chiarificasse appunto il progetto e lo contestualizzasse. Le informazioni relative potevano essere riportate su paline informative, poste a lato delle strisce, oppure tramite lastre incise, poste a terra lungo i marciapiedi adiacenti gli attraversamenti, oppure con dei leggii, oppure, ancora meglio per questioni economiche e per rafforzarne il senso, sfruttando il totem informativo posto nella nuova piazza. Durante la realizzazione si è poi deciso di sfruttare le stesse strisce pedonali per inserirvi le didascalie, che sono state quindi realizzate con adesivi ed application su uno dei quadrati bianchi di ciascuna striscia: per motivi di sicurezza stradale sono difatti stati poi aggiunti dei quadrati bianchi 50×50cm per tutta la lunghezza delle strisce ma separati da queste, per non ridurne l’effetto artistico.

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Il progetto delle strisce pedonali, che si integra perfettamente con il progetto di riqualificazione della piazza stessa, in cui i vecchi binari diventano elemento organizzatore e compositivo dello spazio, intende e riesce a rafforzare la storia di questo spazio urbano, così storicamente e visceralmente legato ai trasporti: in passato perché attraversato dalla Circumetnea ed oggi perché utilizzato quasi solo come rotatoria. Gli attraversamenti acquisiscono così, non solo un aspetto ludico ed artistico, ma anche educativo e didattico, con il quale i catanesi, ma anche i fruitori e i passanti occasionali, si riappropriano non solo di un pezzo della loro città, ma anche di un pezzo della loro storia, urbana e sociale. Il concept che sta alla base della proposta, permette una serialità di principio, che si potrà applicare a qualsiasi area, piazza o via della città, ricercando nella storia del luogo delle date significative. La città di Catania diventerà quindi una sorta di mappa storica di se stessa ed il complesso dele strisce una sorta di sistema informativo territoriale. Passeggiando per la città si potranno scoprire aneddoti ed eventi fondamentali della sua storia, che diventerà quindi alla portata di tutti, adulti e bambini, cittadini e turisti. Sulla base di questo principio si potrebbero definire, in futuro, piccoli tour, percorsi tematici della città, suddivisi per epoca, oppure per tematica appunto (trasporti, arte, fenomeni naturali) o per differente utenza.

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Nuova Sede Municipale Cenate Sopra - Marco Campolongo

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Il contesto L’analisi del territorio comunale di Cenate Sopra ha rivelato caratteristiche fondamentali per la definizione della proposta progettuale. In Particolare sono riconosciuti valori di patrimonio architettonico, ambientale e una cultura artigianale locale che valorizzano questo territorio. Il sistema insediativo comunale è storicamente caratterizzato da una forte diffusione territoriale composta da piccoli aggregati e da un numero considerevole di cascine sparse. Proprio questa identità insediativa “diffusa”è stata utilizzata per definire la proposta progettuale, ricreando un processo organico di aggregazione. Questo modello di riferimento si è tradotto con la creazione di una variazione formale di volumi che definiscono la proposta. I riconosciuti valori paesaggistici del territorio di Cenate Sopra sono stati un importante riferimento per definire la proposta progettuale. Per dare rilevanza al paesaggio naturale circostante si sono proposti punti di vista privilegiati.

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La piazza

Il sagrato e la parrocchia di San Leone. Un’eredità visibile del passato è la parrocchia di San Leone che si trova in prossimità dell’area di progetto, che oltre ad aver un valore religioso deve riconquistare una centralità non solo fisica ma anche sociale, per poter essere nuovamente un luogo di incontro per la comunità. La proposta ,partendo da questa esigenza, definisce una continuità con il sagrato della chiesa esistente creando una relazione fra diversi spazi pubblici suddivisi su tre quote differenti. Partendo dalla quota +330.00 del sagrato della chiesa(1) si passa per un spazio pubblico intermedio (2) che collega il sagrato con la piazza degli edifici pubblici alla quota +335.00. In questo modo sia lo spazio religioso del sagrato come lo spazio pubblico della piazza del comune ritrovano un giusto valore. Gli allinementi individuati per la proposta (I;II) hanno permesso di mantenere una continuità con via Giovanni Paolo XXIII (A) e il Sagrato della Parrocchia di San Leone. Definendo nuove relazioni fra il sagrato e il nuovo comune di Cenate Sopra. Inoltre la scelta di aver individuato un centro per questi allienamenti proposti© ha suggerito la possibilità di liberare da possibili ostruzioni visuali l’incrocio tra via Giovanni Paolo XXIII e via Padre Paolo Bellotti (B) aumentando la relazione fra l’area di progetto e la Parrocchia.

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Planimetria +335.00

Il municipio Il nuovo municipio di Cenate Sopra viene proposto suddiviso in due volumi che definiscono il lato nord ed ovest della nuova piazza. Le funzioni del comune vengono per questo distribuite in due corpi di fabbrica distinti che comunicano alla quota di + 331.00, dove trovano luogo gli archivi comunali e altri servizi della amministrazione pubblica. La biblioteca La biblioteca occupa un volume che definisce la parte sud del nuovo spazio urbano. Anche questa funzione pubblica viene suddivisa su due livelli, proponendo delle proporzioni che richiamano alla memoria spazi semplici di abitazioni antiche. L’ auditorium L’auditorium come quarto elemento è necessario per definire lo spazio della nuova piazza. Si posiziona ad est e si distribuisce su un livello unico per questo è permesso l’accesso solo dal nuovo spazio urbano Questo volume diventa una quinta urbana fondamentale per caratterizzare l’intero intervento, in particolare la sua materialicità comunica la continuità di linguaggio con il resto del progetto. Continuità materica che si combina con una varizione formale che interessa principalmente l’altezza e l’angolazione della copertura non costante. I servizi I servizi richiesti dal bando di concorso si concentrano principalmente al una quota inferiorire rispetto a quella della piazza del comune. Poste, banca, farmacia, ambulatori trovano accesso dallo spazio pubblico alla quota +331.00, rivolgendosi direttamente su Via Giovanni Paolo XXIII e Via Padre Paolo Bellotti. Il bar è stato invece inserito all’interno della piazza alla quota +335.00 caratterizzando il nuovo spazio pubblico.

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Schema

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Schemi e vista dalla piazza inferiore

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Planimetria +335.00

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Sezione

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Vista

Comunità alloggio e centro diurno per anziani - 2° lotto - Studio Professionisti Associati Srl

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Il progetto vuole tenere in forte considerazione la particolare posizione del sito di progetto. Essendo situato nel centro storico del paese nelle vicinanze della chiesa e dell’edificio destinato ad ospitare la biblioteca pubblica, si è infatti pensato ad un manufatto che partendo da queste preesistenze potesse con la sua presenza confermare e valorizzare le peculiarità del centro del paese.

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Nel tentativo di confermare e mantenere le caratteristiche del centro storico, l’edificio racchiude il lotto con due prospetti in linea con le strade in modo da riprendere gli allineamenti degli edifici esistenti e conservare le proporzioni tra alzato e strada che caratterizzano il centro storico.

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In particolare il prospetto più lungo cerca attraverso un sistema a gradoni di riportare le altezze dal punto più alto che arriva al secondo piano previsto dal progetto, fino al piano terra in cui è previsto l’ingresso principale. Mentre i prospetti esterni nelle loro proporzioni e nei loro materiali, intonaco tinteggiato e un basamento in pietra locale, vogliono adeguarsi e inserirsi nel tessuto preesistente in modo semplice e discreto, il complesso al suo interno vuole esprimere la complessità e la ricchezza degli spazi interni che caratterizzano la cultura architettonica sarda, ma non solo, e dei suoi centri storici. Pur mantenendo la semplicità dei materiali, dal punto di vista spaziale l’interno dell’edificio vorrebbe proporre uno spazio chiuso, ma allo stesso tempo aperto alla collettività.

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Entrando dal cancello posto tra la biblioteca pubblica e il nuovo edificio del centro, si può accedere ai parcheggi posti nel retro della biblioteca e dirigersi verso la corte centrale che diventa il fulcro del complesso. Dalla corte è infatti possibile dirigersi verso l’atrio d’ingresso principale da cui si accede al centro diurno e residenziale, oppure dirigersi verso il centro sanitario posto al di sotto di un terrapieno esistente. Un ulteriore percorso possibile è quello che consente attraverso una rampa posta nelle vicinanze del parcheggio e che costeggia il terrapieno, di arrivare al primo livello dal quale è possibile accedere alla cappella, al centro residenziale e attraverso una scalinata posta sotto il centro, di ritornare all’esterno del complesso direttamente in strada. In questo livello è anche possibile sostare in un giardino posto sopra il terrapieno esistente, oppure dirigersi verso la terrazza che affaccia sulla strada e sull’ingresso principale, oppure dirigersi attraverso delle scale alla terrazza successiva posta al livello superiore del centro.

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Grande considerazione è stata posta alla qualità della vita degli anziani residenti del centro, e per questa ragione il complesso non vuole essere concepito come una palazzina contenente i servizi necessari, piuttosto si è pensato ad un edificio rivolto verso l’esterno, creando dirette connessioni tra gli spazi interni e quelli esterni, che nelle intenzioni dei progettisti potrebbero diventare luoghi di incontro anche per coloro che vivono fuori dalla comunità alloggio e che potrebbero usufruire di questi spazi durante il giorno, come ad esempio i fruitori della vicina biblioteca. Al piano terra dalla corte centrale si accede all’atrio di ingresso del complesso, nel quale si trovano le scale principali e l’ascensore per accedere ai diversi piani. Nel seminterrato sono stati posti ambienti di servizio quali gli spogliatoi e i bagni del personale, e locali per deposito e archivio. Al piano terra troviamo tutti gli ambienti per il centro diurno, quali il locale soggiorno e il locale pranzo, in diretta connessione con la corte di ingresso attraverso una grande vetrata, e con la possibilità di unire i due ambienti per creare un grande spazio multifunzionale. Sempre al piano terra si trovano gli ambienti di servizio al pranzo quali locali dispensa, lavaggio e deposito stoviglie, e il locale cucina per la preparazione dei pasti pre-cotti.

Dall’atrio di ingresso è possibile accedere alla zona uffici del centro con la direzione e la segreteria, oppure dirigersi verso il centro di assistenza socio sanitaria che rimane anche accessibile direttamente dall’esterno e potrebbe anche funzionare autonomamente. Al primo piano si trova il centro residenziale con la presenza di camere singole o doppie accessibili da un corridoio molto illuminato dal quale si può uscire all’esterno verso la terrazza o il giardino sopra il terrapieno, e intraprendere la passeggiata che attraverso la rampa riporta al piano terra.

Attraverso una scalinata esterna si può anche raggiungere la terrazza del secondo e ultimo piano che contiene alcune camere del centro residenziale anch’esse connesse attraverso un corridoio alla terrazza. Sempre al primo piano si trovano alcuni ambienti di servizio come la camera per infermiere e la camera isolamento, mentre al secondo livello troviamo i locali lavanderia e stireria.

Dalle camere del centro residenziale è possibile oltre che accedere facilmente agli spazi aperti del complesso, affacciarsi verso la strada grazie a dei piccoli balconi presenti in ogni stanza.


Storage - Nicolas Pinto da Mota

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En el contexto de una evidente restricción en lo que respecta a la profundidad y la anchura de la parcela, el edificio logra consolidar su volumetría y amplitud espacial a través de las alturas de los entrepisos y la ubicación del núcleo, apoyado sobre la medianera noreste, logrando con esto una optima liberación de ambos frentes. La posibilidad de que el núcleo interfiera lo menos posible en la planta útil, logra una óptima circulación vertical y horizontal, además de flexibilidad en las plantas útiles. La generación de un semi-cubierto de acceso pasante, de carácter público en el horario de atención, forma una calle cívica desde la cual se accede a la Recepción y Mesa de entradas. Se quiere insistir en conservar en un único volumen sus fachadas, las líneas que correspondan a las generales del barrio, adoptando la mayor austeridad. El particular programa se resuelve por apareamiento de boxes a lo largo de una única espacialidad que los relaciona. La planta baja se destaca por el ordenamiento espacial que existe entre el volumen que contiene núcleo y el espacio semi-cubierto de acceso, ambos remiten a sus escalas funcionales.

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Ateliers Ciudad de las Artes - Ggmpu Arquitectos, Lucio Morini

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10 STUDIOS FOR ARTIST
These studios belong to the Córdoba Province City of the Arts, a campus housing painting, sculpture, photography, and music schools.

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They are to be lent to invited artists for short periods of time, so that they can live and work in them and develop their work within a private realm, while sharing their life and work experience with the students.

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A continuous strip defining the edge of an interior plaza, it holds 10 studios 8 for painters and 2 for sculptors with a nearly identical design.

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Each studio is a 2 story unit with a double height, glass-enclosed space facing either south (painters´ units) or north (sculptors´ units)

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A large lifting glass door allows the interior of the studio to merge with the plaza.

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The bedroom and toilet are located on the first floor, and the living, dining and cooking space on the second, which allows their expansion towards an open terrace. The building is shaped by a sequence of parallel planes, a U-glass plane towards the south, and a transparent glass façade facing north. The latter is covered by a system of folding, perforated-metal shutters which vary in transparency depending on the light conditions and position; producing variations in the façade pattern.

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New Vardheim - 3RW Architects, NORD Architects, NODE Rådgivende Ingeniører

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Project: Sunnhetsgrenden

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Tess_Ture - Ignazio Bonusi

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Tess_Ture è un percorso interiore alla scoperta dell’essenza della bellezza. Una strada sicura ma apparentemente precaria dove non esistono regole precostituite ma è la somma di un passo dopo l’altro a prima vista instabile. Grazia, fascino, ricerca e magnificenza l’accompagnano nella crescita.

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Showroom Villa Paradiso Cosmetics

Un esile equilibrio regola Tess_ture, un “tecno-albero” (un “iper-albero”) che nasce dalla terra per espandersi verso il vuoto dello spazio. Parti di materia si protendono come rami a sostenere il viaggio di una nuova vita attraverso un cordone ombelicale che lo protegge, avvolge e nutre, spogliandolo per rivelarlo nella sua essenza più pura.

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Tess_Ture, il filo della bellezza Tess_Ture, la trama della bellezza Tess_Ture, il canovaccio dell’estetica

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Riqualificazione di Malga Fosse comune di Siror -passo Rolle - Cristian Gorni, Giuseppe Gradella

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L’intervento di riqualificazione dell’edificio identificato come p.ed 762 C.C. Siror ci ha da subito posti di fronte alla complessità di un sistema di elementi in reciproca relazione, elementi che si distribuiscono su una scala di dimensione territoriale, che comprende un paesaggio dalle molteplici e peculiari caratteristiche, racchiudendo in se la presenza immensa e magnifica del Cimon de la Pala, l’inserimento all’interno di un parco naturale con identità paesistiche di inestimabile valore, la presenza di un passo alpino e la possibilità di molteplici visioni reciproche tra ambiente e “abitato”. Tutto questo ci ha spinti a pensare un edificio che potesse racchiudere la duplice caratteristica di guardare e farsi guardare, in cui l’interno e l’esterno potessero compenetrarsi, senza per questo eccedere in manierismi formali spiccatamente autoreferenziali.

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Restauro Abitazione 1.400 d.C. - Ignazio Bonusi

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Sul Lago di Garda, nel Borgo storico all’interno delle mura del Castello, a pochi passi dalla riva del lago, l’intervento ha riportato alla luce tracce di un passato dimentcato. L’obiettivo è stato di “riportare alla luce” in tutti i sensi. Ridare dignità, bellezza e una nuova identità. Lo spazio è stato ripensato, i vecchi materiali curati e restaurati con estrema difficoltà. Un gioco di luce continuo e costante dove i materiali moderni come il vetro e l’acciaio dialogano con la storia.

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Riqualificazione della piazza Bonomi. Romentino - sergio cappello

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RELAZIONE Premessa. Il progetto di sistemazione dell’area di piazza Bonomi imponeva una necessaria riflessione e una preventiva scelta di campo, prima ancora di porre mano alla sua ideazione. Il tema del concorso affronta infatti la definizione di un’area centralissima, oggi fortemente degradata nella sua consistenza fisica, ma anche svilita per l’uso che ne viene fatto. Eppure la piazza possiede intrinseche potenzialità di diventare una spazio urbano fortemente caratterizzato e rappresentativo, sia per la sua ubicazione, sia per la sua consistenza, sia infine per la morfologia stessa del lotto che si configura come un ampio rettangolo con un’appendice, una sorta di espansione verso sud. È da queste premesse che deriva la scelta di campo di cui in apertura: quest’area è infatti troppo importante per Romentino, per poter ipotizzare di vederla trasformare in un sia pur ben disegnato “parcheggio-piazza”. Al progetto deve quindi essere attribuito un forte carattere di rappresentatività, di capacità di interpretare adeguatamente il ruolo della piazza civica. Ma tutto ciò non può coesistere con la presenza di un parcheggio di superficie per diverse decine di autovetture, situazione, questa, che riproporrebbe, benché in forme più gradevoli, lo stato attuale. Configurata com’è, la piazza Bonomi rappresenta una cesura nella continuità del tessuto urbano, presentandosi come uno squarcio,una soluzione di continuità nella cortina edilizia che costeggia via Roma e via Conti Caccia. D’altronde il grande vuoto non svolge nemmeno una funzione di sutura, di collegamento pedonale tra queste due vie. Lo si attraversa passando tra file di auto in sosta non per il piacere di camminare in un luogo gradevole e ben strutturato, ma soltanto per la necessità di passare da una strada all’altra. D’altronde, anche la funzione più qualificante che la piazza ospita, cioè il mercato settimanale, non trova allo stato attuale nessuna configurazione spaziale o tipologica che ne testimoni il radicamento sul luogo. Il mercato, il luogo dello scambio per eccellenza, si svolge su un inospitale piazzale asfaltato, privo non solo di una sua riconoscibilità come “luogo” ma anche di quei banali accorgimenti tecnici e impiantistici vòlti a renderne più agevole lo svolgimento.

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Il progetto si propone di dare identità e riconoscibilità al vuoto urbano, interpretando il tema della piazza italiana attraverso la riproposizione in forme contemporanee di elementi tradizionali come il portico e la loggia, che diventano gli strumenti di definizione e strutturazione dello spazio. Questa scelta intende contrapporre le ragioni.dell’architettura a quelle di una visione che privilegia invece le ragioni del traffico automobilistico e della conseguente necessità di posti auto. Una piazza vera, quindi, contrapposta ad una piazza-parcheggio. Ovviamente una tale scelta si rende possibile proprio in virtù della prevista realizzazione del parcheggio sotterraneo, al quale si accede (e si esce) da una rampa a doppio senso situata su via Conti Caccia. La sua costruzione è la premessa necessaria alla completa riorganizzazione dello spazio, che ne risulta così pienamente fruibile per un uso finalmente qualificato.

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Gli elementi del progetto. La piazza è il risultato della composizione ordinata e bilanciata di 3 elementi cardine: la loggia, il portico e la semirotonda degli alberi. La loggia del mercato è una struttura in acciaio e alluminio impostata su 9 pilotis, alti 7 metri. È destinata a diventare l’elemento caratterizzante dello spazio, una sorta di “portatore di identità” nel tessuto edilizio piuttosto modesto che circonda la piazza Bonomi. Essa definisce un’area coperta, protetta dalle piogge e dai raggi del sole, che può ospitare manifestazioni politiche e culturali, così come cerimonie religiose, eventi sportivi e ricreativi. La tipologia del loggiato si rifà comunque agli esempi delle logge dei “mercati”, “mercanti” o “mercanzie” presenti in numerosi centri storici italiani. Essa è destinata pertanto ad ospitare parte dei banchi del mercato, secondo un criterio di assegnazione dei posti che può basarsi su una rotazione periodica tra gli esercenti nell’occupare le piazzole al coperto, che si suppongono più ambite di quelle a cielo aperto. Il portico a L crea un diaframma, un filtro tra la piazza e via Roma a ovest e tra la stessa e la zona destinata a parcheggio di superficie verso nord. I due bracci della L del portico, mentre delimitano entrambi lo spazio della piazza, svolgono anche funzioni diverse l’uno dalll’altro: quelllo lungo la via Roma si presenta come un “muro spesso”, formato da due quinte che “contengono” all’interno il percorso pedonale che ripristina la continuità del marciapiede. Questo muro in spessore ristabilisce quindi su via Roma la continuità della cortina edilizia preesistente (v. l’edificio della vecchia scuola) e determina in tal modo la sensazione di “entrare” nella piazza come si entra in un luogo circoscritto, delimitato, distinto dalla strada. La piazza, quindi, come grande “stanza a cielo aperto”. Il fronte lungo la via Roma è trattato con abbondanza e varietà di aperture (varchi e vedute), che evocano metaforicamente la complessità di una quinta urbana. L’altro braccio del portico si dispone ad angolo retto con il primo delimitando la piazza a nord. In questo caso non c’è il doppio muro, ma solo una quinta abbondantemente traforata che separa la piazza pedonale dalla zona settentrionale, riservata all’ingresso al parcheggio sotterraneo, ad un parcheggio di superficie e al percorso meccanizzato a bassa velocità che permette il collegamento tra via Conti Caccia e via Roma. All’intersezione dei due bracci del portico svetta, come un riferimento orientativo nel paesaggio urbano, la torre corrispondente al gruppo scala-ascensore di risalita dal parcheggio sotterraneo, delimitata da due setti rivestiti in pietra (beola grigia). Il terzo elemento di spicco nella piazza è dato da un gruppo di alberi disposti a semicerchio nella parte sud-occidentale dell’area, a creare un fondale prospettico visibile dalla zona del portico. Questa scelta introduce un elemento naturalistico in una piazza altrimenti tutta “di pietra” e bilancia il peso del portico, di cui costituisce il contraltare. Le alberature creano una piacevole e ombrosa zona di sosta, resa più gradevole dalla presenza di una vasca d’acqua circolare. La loro disposizione a semicerchio determina anche il disegno del percorso di accesso all’area pertinenziale del nuovo edificio pubblico. Il parcheggio sotterraneo può essere considerato come il 4° elemento caratterizzante del progetto. Esso occupa la porzione di sottosuolo corrispondente alla piazza ma senza l’appendice verso sud, dove le esigenze di piantumazione hanno suggerito di non estendere lo scavo a questo settore. Il parcheggio può ospitare 68 vetture. L’accesso e l’uscita sono previsti da via Conti Caccia, attraverso una rampa a doppio senso di circolazione. L’uscita pedonale avviene invece su via Roma, dove una scala (e l’ascensore) conducono al portico, in corrispondenza di una “torre” che costituisce un riferimento orientativo nell’immediato intorno urbano. La dotazione di posti auto è integrata da 12 posti in superficie, 8 dei quali nel settore nord della piazza e 4 presso il nuovo costruendo edificio pubblico. Il mercato. La presenza nella piazza del mercato settimanale ha orientato la progettazione senza condizionarla pesantemente. Così come per il parcheggio auto di superficie, anche la disposizione dei banchi del mercato è stata considerata in subordine rispetto all’impianto della piazza, con il quale comunque resta pienamente compatibile. L’impianto planimetrico ben si adatta, infatti, ad ospitare un’ordinata disposizione dei banchi di vendita. Poiché le modalità di accesso dei mezzi degli esercenti e la possibilità di un agevole deflusso di questi al termine del mercato sono stati ritenuti obbiettivi prioritari, a seconda del punto di accesso dei furgoni sono stati individuati per gli esercenti 5 settori di stazionamento. Differenziando i punti di accesso e di uscita dalla piazza dei mezzi si garantisce un buon deflusso per tutti i 24 furgoni previsti dallo schema. Di questi, 18 sono ospitati nella piazza vera e propria, mentre i restanti 6 (che potrebbero far riferimento a differenti merceologie) trovano posto nello spazio a nord corrispondente al percorso a bassa velocità che collega via Conti Caccia a via Roma. Per accedere da via Roma al settore B (vedi tavola 1) è previsto il passaggio nel varco presente nel muro giallo che delimita il braccio settentrionale del portico a L. Tale varco presenta un’architravatura ad un’altezza tale (m 2,30) da consentire ovviamente il transito dei mezzi.

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I materiali deI progetto. Poichè la piazza presenta una considerevole varietà di ambiti definiti sia dal punto di vista tipologico che meramente spaziale, anche la scelta dei materiali rispecchia in certa misura questa varietà: non si è cercato in alcun modo un patchwork di materiali e colori, purtuttavia le due emergenze del progetto (la loggia e il portico) rispecchiano anche nei materiali la loro natura e la diversità che li caratterizza tipologicamente: la loggia è quindi una struttura di acciaio poggiante su 9 colonne (ø mm 280) al cui interno sono alloggiati i pluviali di scarico della copertura, in lamiera grecata con strato fono-assorbente sottostante (onde evitare la rumorosità in caso di forti piogge e grandinate) . La copertura è strutturata da un impalcato di profilati IPE rastremati alle estremità, così da conferire un maggior slancio all’immagine del tetto. L’intradosso della copertura è controsoffittato con pannelli di alluminio. Il portico, invece, interpreta il carattere di quinta urbana che gli è stato attribuito. Pertanto, dovendo evocare una “casa”, presenta le murature in cls finite a intonaco, con zoccolatura basamentale in beola grigia, la stessa che riveste i due setti della “torre” del gruppo scala-ascensore. Le pareti sono tinteggiate in un giallo caldo, che declina in modo più deciso e “gioioso” la tavolozza un po’ incerta delle due cortine edilizie prospicienti la piazza. La copertura del portico è in acciaio, poggiante su tubolari collegati alla sottostante muratura in cls. L’intradosso è rivestito in pannelli a doghe di legno iroko. All’estradosso il manto di copertura è in lamiera grecata. La scelta della pavimentazione dell’area ha preso le mosse dala considerazione che il contesto non suggerisce scelte in qualche modo “obbligate”. D’altronde la beola della val d’Ossola trova già il suo impiego nel rivestimento di tratti del portico. Si è comunque ritenuto che la piazza dovesse e potesse distinguersi dalla combinazione di materiali scelta per le strade adiacenti (masselli in cls+ acciottolato), divenendo un emergenza nel panorama urbano del tutto autonoma, e capace semmai essa stessa di informare le eventuali successive scelte da compiersi per la progettazione e riqualificazione di altri episodi urbani. Si è anche considerato che la proposizione di superfici in accciottolato, ancorchè suggestive, fosse poco compatibile con le esigenze diversificate a cui la piazza deve far fronte, in primo luogo la carrabilità e una buona fruibilità da parte dei pedoni (segnatamente gli anziani, i bambini piccoli, i disabili). La scelta si è perciò orientata verso un manto in conglomerato cementizio tipo levocell, con inerti a vista e una colorazione sabbia “calda” e adeguata alla tavolozza cromatica del contesto. Al fine di sottolineare la maglia compositiva della piazza, ma anche di suddividere in settori di ampiezza contenuta il getto in calcestruzzo della pavimentazione, il manto della piazza è stato “geometrizzato” da una maglia ortogonale composta di fasce di travertino larghe 60 cm, maglia che definisce settori di ampiezza diversa, ora calibrati sulla maglia strutturale della loggia, ora sui pieni e sui vuoti del portico giallo, per porsi infine anche in relazione con la presenza della vasca d’acqua circolare. Illuminazione. Anche il tipo di illuminazione cambia in funzione della ricca articolazione della piazza. Gli spazi scoperti sono illuminati da lampioni di corrente produzione, disposti secondo la maglia ortogonale della pavimentazione. Il portico è invece illuminato da apparecchi a soffitto (nel braccio lungo la via Roma), o a parete nel braccio settentrionale, Alla base delle colonnine binate che sostengono la copertura di questo braccio sono incassati dei faretti di tipo carrabile, con effetto wall-wash. Analoga soluzione è adottata per l’illuminazione delle base delle colonne della loggia, per la quale è previsto anche, in funzione delll’uso che di volta in volta ne viene fatto, un sistema di illuminazione alternativo, affidato a proiettori alloggiati alla sommità delle colonne.

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Faculty of Cellular and Genetic Biology - Héctor Fernández Elorza

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The project for the rehabilitation and extension of the Faculty of Cellular and Genetic Biology of the University of Alcalá was conditioned by two aspects: an existing building that had to be both maintained and extended in order to adapt to the needs and demands of today.

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The existing building, originally the first aerodrome building for military use dating from the first half of the twentieth century, had been adapted with some difficulty from the late sixties onwards to suit the needs of the university with the founding of the present-day campus. Following a series of minor renovation-works over the last forty years, the building was in need of refurbishment and lacked the necessary space for the research and teaching required by the Departments of Cellular and Genetic Biology.

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There are two roadways running alongside the existing construction from north to south and extensive gardens on the entire western side. The need to maintain the facades and the structure of the original building and at the same time double its surface to adapt it to present-day requirements meant the addition of an upper floor above the existing three-story building as well as the addition of a new bay at the west of the plot.

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The program of the current building in terms of the volume capacity of the old construction involved reorganizing the teaching and research laboratories along the eastern front, the common service areas, stairs and access ways to the north and south of the existing volume and the main connecting corridor with the new building to the west of the laboratories. The new bay, to the west, contains the offices, seminar- and meeting-rooms and is separated from the former building via connecting bridges to the main passageway, which in turn bring light and ventilation to this central zone of the new building.

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The concrete structure of the original building, its pillars, beams and screeds are all reinforced with a metal structure leaving the required separation zone above the reinforcement of the beams to allow for technical and electrical installations. The upper floor extension is built with a metal structure of beams and pillars and covered with sheet metal. The new bay housing the offices and rooms for meetings and seminars is built entirely in concrete.

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The building’s electrical and technical installations are all visible both in the laboratories and the offices and are organized from wide openings parallel to the main communications corridor and in connection with the machinery of the roof.

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The north, south and east facades of the original construction remain intact except for the configuration of their apertures. The openings no longer required are closed up with large galvanized metal plates. The openings on the south and east facades are constructed with deep loopholes also in 8 mm galvanized steel, providing homogenous light inside the laboratories, wash-rooms and changing-rooms.

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The only façade modified is that of the west of the original building, which is transformed into a polycarbonate facade thus uniformly illuminating the corridors. The facades of the fourth floor extension are covered with a finish of black plaster and deployé without any wall-openings thanks to the skylights illuminating this top floor from the roof.

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The building looks onto the extensive gardens on its western side. The concrete bay housing the offices of the teaching staff and board-room stands on four piers and a structure of thick girders with cantilevers at the ends permitting visual connection from the common areas on the ground floor. The ambience of the tutorial rooms and corridors which are enclosed with glass at this level extends via a continuous concrete pavement outwards to the garden which is non-hierarchical in relation to interior and exterior. Similarly the offices and boardroom look out onto the trees and are protected from the uncomfortable glare of sunlight from the west. Fitted with eye-level openings and enjoying the protection of the deep brise-soleil of the floor above on one side and furnished with homogenous and uniform light by the large windows of the opposite side the offices and boardroom have become a privileged spot from which one can observe the different seasons of the year reflected in the trees outside.

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Evry - Alessandra Cianchetta

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Located on the Seine river front, close to a key metropolitan route (the Francilienne), Évry water depuration plant is a major infrastructural element that is at once symbolic and highly functional, reflecting environmental, technical and urban considerations. The first plant was built in the 70s and the aim of this renovation is to increase and optimize its capacity. The urban dimension of the equipment has guided us towards a strategy of opening-up and hospitality. Previously rejected and hidden, this infrastructure is now relocated on the urban scene, so as to have a public role and to become symbolic. Regularly open to visitors, this equipment will become both a landmark and an experiential water filtering park. The formal strategy consists of a main axis along the river where gardens, new buildings and tanks are located. Buildings will be renovated and their façades completely redesigned as urban scale filters.

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Public spaces and pavilions for the Ecole Polytechnique Federale de Lausanne - Alessandra Cianchetta

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Place Cosandey – the main open space of the EPFL campus

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The first stage of the EPFL campus was organized by a potentially infinite spacial and functional grid. But what was meant to be a highly flexible and open scheme turned out to be highly problematic, resulting in mainly backside situations. Most of the later extensions of the EPFL sought to change this urbanistic typology by formulating an end to the endless grid.

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Due to the recent and ongoing efforts to infuse a sense of the ground level to the campus, place Cosandey and its surrounding grassy fields are the main open spaces at ground level at the EPFL today.

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Three complementary programs vertically combined into one exciting object

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The three pavilions, with a surface area of over 3’000 m2, or about one third of place Cosandey, have very different potentials of interaction with their surroundings. A vertical organization of the three programs not only minimizes the use of the limited campus surface, but makes use of the specific way that each pavilion interacts with the campus.

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Due to its size and program, the Montreux Jazz Lab has the potential to be the new hotspot of EPFL social life around the clock. The potential of the other two pavilions for interaction with the outside is quite different due to their need for security, privacy, and their frequency of use.

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Sound Garden – Public stages as an extension of the Montreux Jazz Lab

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The vertical organization of the three pavilions not only sets each pavilion up under the best conditions for its program, but also creates an additional outdoor space on the roof of the Jazz Lab. This series of vegetated platforms has a high potential for the EPFL and its visitors as a stage for experimental performances, animating and urbanizing the campus.

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The Montreux Jazz Lab – Sometimes a club and sometimes a grand café

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The Montreux Jazz Lab contains a multitude of stages for performers as well as for spectators, some inside and some out; some of them big, others small. A wide variety of layouts will allow for specific ambiance for each type of performance or event.

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During the majority of the week, the big central stage will be used as an elevated seating area of the “grand café.” During concerts, spatial and acoustical divisions between the central space and the surrounding areas can be established by elements of the bar as well as by a series of mobile walls.

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The restaurant, “Backstage,” has an entity of its own but it is linked to the Montreux Jazz Lab by a spatious “Backstage” corridor that is considered to be another stage, a junction where all the different functions of the Jazz Lab can collide.

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The Cultural and Artistic Pavilion

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The main element of this pavilion is one large exhibition space with natural, zenithal light and no structure besides the enclosing walls and the three cores. This is possible because the exhibition floor is supported by the technical floor directly beneath it. This technical floor is in many respects the opposite of the exhibition floor: it is characterized by many very visible elements of structure and technical elements. Nevertheless, there is a scenographical use of the lower supporting floor which can be integrated into a show if wished and be used to contrast the more generic aspect of the white cube.

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The Welkom Pavilion – Up in the air, where else?

The Rolex Learning Center added not only a new program to the EPFL campus, but it came to stand as a visual symbol of the new self-understanding of the school. More precisely, it is the roof of the Rolex Learning Center that became the icon of EPFL. Creating a high point to be able to survey an area is as simple as it is efficient, but next to the Rolex Learning Center anything else seems to miss out on an obvious opportunity.

To provide an unobstructed, 360o view around the pavilion, the roof is made of an über-light structural material, Fiber Reinforced Polymer (FRP). In addition to its astonishingly thinness, FRP gives a very specific architectural language to the new building.

Magistrat Klagenfurt - frediani+gasserarchitettura, Barbara Frediani-Gasser

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intervento di riqualificazione di un edificio commerciale degli anni ‘70 come sede degli uffici della città di klagenfurt (A).

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Colourful_T - Carlo Deregibus

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Una piccola casa a un’aria sola, tipica delle case bolognesi degli anni ’50. Una giovane committente che voleva un ambiente poliedrico, che la rispecchiasse. Un budget ridotto. Questi gli ingredienti di Colourful_T. L’impianto originale era caratterizzato dalla tipica sequenza di stanze collegate da un corridoio cieco lungo una decina di metri: gli ambienti risultanti erano in realtà piuttosto piccoli, con l’eccezione della grandissima camera da letto. La committente desiderava un completo ribaltamento di questo rapporto tra spazi: a fronte di una lieve riduzione della camera, lo spazio giorno si amplia così fino a divenire un living spazioso, in cui articolare spazi diversi. Proprio l’articolazione di diversi ambienti, uniti eppure distinti, diventa il tema della casa: giochi cromatici che rimbalzano tra pareti, pavimenti e soffitti definiscono una serie di aree, le delimitano percettivamente senza per questo isolarle. L’ingresso nella casa, prima ridotto alla percorrenza di quel corridoio, diventa ora una sequenza di sfumature, dove la luce arcobalena i luoghi della casa. Così, a uno spazio ingresso e soggiorno dalle sfumature rosse, si passa alla zona pranzo e cucina, in tinte calde tra il giallo e l’arancio. Una libreria passante introduce a uno spazio studio, che collega anche al bagno e alla camera da letto. Arredi e illuminazione sono integrati nelle zone cromatiche, così che la progressione di colori dal caldo al freddo racconta la vita della casa, nella sua vita diurna e notturna.

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