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Bamiyan Culture Centre - Alan Keane, Robert Grover

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The significance of a new cultural centre for Bamiyan cannot be underestimated. It has the power to symbolise a nation’s, and a city’s, rich heritage and an optimistic future. The building proposed represents these values, and draws from the past to form part of a continuous historical narrative that sets the stage for a peaceful future.

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The building will create a new horizon; an extension of the landscape against which the figurative and sculptural properties of the Buddha cliffs and mountainous terrain can be appreciated. Rather than competing with the majesty of the UNESCO World Heritage Site, the building will enhance the existing qualities of place and generates a new reading of its historical significance.

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A series of courtyards and cellular rooms will appear carved from the landscape, utilising traditional earth construction techniques. Their spatial properties are reminiscent of the traditional cave shelters and, seemingly buried, they protect visitors from the powerful midday sun. Visitors descend into this network, passing through a processional route of dramatic top-lit spaces. Drawing from primitive and monastic architectures, the spaces have a hallowed quality, connecting the visitor to the sacred nature of the site.

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The building will act as a community hub, and draws from traditional courtyard architectures to create spaces that celebrate shared cultural assets.

A pavilion will mark the entrance to the building where a long stair descends into the structure below and terminates at a dramatic top lit space. The visitor then passes into an internal courtyard, open to the sky. This is the cultural centre of the building, where its various functions meet. A place for sharing ideas and experiences.

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The main public areas are centred around the courtyard, including the classrooms and the tea room, which provide views to the Buddha cliff.

The auditorium breaks the artificial horizon, creating a dramatic tall space which connects the visitor to the cliffs and the sky. This can also be accessed directly from ground level via a separate entrance providing out of hours functionality when required.

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The exhibition space is divided into two. The primary space is a top-lit one, where shafts of light penetrate the massive construction. By contrast, a second chamber opens to a view of the Buddha cliff, marking the end of the processional route.

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The building is formed from pakhsa with in-situ cast concrete insertions. This contrast gives the building both a temporal and spiritual quality. The earthen structure resonates with permanence and history whilst the concrete one feels jewel-like; more transient and finely crafted in nature.

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Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno - Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana

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Il progetto per il concorso di idee Antenna/Landmark e Colle Bellaria a Salerno si origina dall’interpretazione di due aspetti: l’identità culturale e la percezione del paesaggio. Entrambi sono effetto delle preesistenze culturali e materiali. La mutazione è un processo naturale, vitale e tecnologico perciò intervenire su elementi così visibili e percepibili nel paesaggio come una antenna ed un parco offre l’opportunità per consolidare una cultura garantendo lo sviluppo, in questo caso tecnologico e ambientale. Il progetto richiama gli elementi materiali e culturali di cui la Salerno attuale è il risultato: il mare e la scienza. Il mare inteso come risorsa primaria, fonte di vita, di nutrimento. La scienza come capacità dell’essere umano di interrogarsi e rispondere alle proprie esigenze.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Vista dal Mare

Gli elementi che caratterizzano la struttura e richiamano la cultura del luogo sono le curve ad elica (sinistra e destra), gli iperboloidi ad una falda e gli anelli di connessione. Le due curve ad elica realizzate in tubolari in acciaio hanno l’intento di richiamare la struttura biologica di cui gli organismi viventi sono composti, la struttura fondamentale: il DNA. Salerno è stata sede della più importante e antica scuola di medicina dell’occidente medievale. Questo carattere è una preesistenza. La cultura medica salernitana è una preesistenza.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Vista con Zoom

Gli iperboloidi ad una falda (iperbolici) sono espressione dell’altra veste di Salerno, delle sue origini e del suo rapporto col mare. Il mare (fonte di nutrimento) e l’ingegno degli esseri umani (la tessitura) hanno prodotto strumenti utili, eleganti e leggeri. Le trappole per pesci realizzate intrecciando fibre tessili sono tale prodotto. Il progetto richiama queste forme e questa composizione con trefoli e tiranti in acciaio a formare una maglia intrecciata, sottolineando il rapporto con il mare.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Vista notturna

Gli anelli di sostegno per i ripetitori sono sia concettualmente che figurativamente un richiamo alla connessione, all’unità. Grazie alla isoperimetria possiamo affermare che tra tutte le figure geometriche di uguale contorno il cerchio raggiunge l’area maggiore. Perciò l’elemento di sostegno dei ripetitori di informazioni è una figura geometrica semplice ma che raggiunge l’area maggiore, sia per motivi funzionali (per installare il maggior numero di ripetitori possibili su un solo elemento strutturale) che simbolici.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Prospettiva a due punti di vista

L’integrazione nel contesto paesaggistico è l’elemento fondamentale su cui si è impostata la progettazione. Si propongono vari elementi compressi, tali da minimizzarne l’area e l’impatto visivo. I tiranti forniscono un profilo slanciato e la costruzione si prefigura come aperta, una voluta nel cielo. Passando da un punto all’altro della città le due eliche forniscono un profilo diverso, mutano forma a sottolineare le ragioni e gli spunti progettuali sopra richiamati.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Pianta del paesaggio

La progettazione paesaggistica è caratterizzata da due luoghi distinti e accessibili: il belvedere naturale (basso) e il belvedere tecnologico (alto) ed i relativi percorsi. Per la realizzazione del parco naturale (basso) sono previsti percorsi con una punteggiatura in lastre in pietra naturale, cercando di recuperare secondo la logica del riuso le pavimentazioni dismesse della città. Il belvedere naturale (basso) si configura come un intervento di conservazione ambientale, senza andare ad incidere sull’aspetto paesaggistico, fornendo i minimi elementi di arredo. Per il belvedere tecnologico (alto)è previsto il riuso degli elementi in acciaio esistenti delle antenne dismesse e la creazione di nuovi arredi.

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Schizzo prospettico belvedere tecnologico (alto)

Jacopo Mechelli, Marco Della Ciana — Concorso di idee Parco del Colle Bellaria e Antenna Landmark per Salerno

Rappresentazione simbolica e schizzi prospettici belvedere alto e basso

Riqualificazione Piazza delle Erbe. Vicenza - ALBERTO FACCO 

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il pensiero realizzativo scaturisce per relazionare uno spazio terminale del loggiato con l’antistante Piazza delle Erbe. E’ stata privilegiata la posizione del “palco” per accogliere gli spettacoli all’aperto, con piena simmetria prospettica alla scena retrostante .

ALBERTO FACCO  — Riqualificazione Piazza delle Erbe. Vicenza

il pensiero si è formato con la consapevolezza che l’installazione sia dinamica, agevole, comoda ed usata per formi e modi di età dell’utente, il visitatore si siede, il ragazzo si sdraia, il turista si riposa e l’anziano si ferma. Il sistema si deve presentare vivo e consapevole di accogliere.

ALBERTO FACCO  — Riqualificazione Piazza delle Erbe. Vicenza

SOPRAELEVAZIONE DI UN DEPOSITO ARTIGIANALE - Alessandro Passardi

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Descrizio dell’intervento. Il progetto consiste nella demolizione di: - archivio, servizi igienici, vano scale, deposito materiale, ufficio, ripostiglio e locale QE al piano terra; - vano scale con alcuni muri al piano interrato; - 4 capriate a sostegno della copertura al fine di realizzare una sopraelevazione in legno in cui verranno localizzati uffici, archivi e una piccola foresteria. Tutti i piani verranno serviti da un vano scala di larghezza pari a 1,20 m, prevedendo l’installazione di un futuro servoscala, in modo da rendere tutti i piani visitabili da disabile come richiesto da L.13/1989, DPR 503/1996 e L.P. 1/1991. Al piano interrato rimarranno gli attuali locali, quali centrale termica e locale pompe, servizi igienici e due depositi, solo in metratura differente. L’ingresso principale dell’edificio avverrà a nord, direttamente nel vano scale. Al piano terra sarà presente il deposito artigianale, al cui interno saranno previsti n° 4 posti auto coperti. Sul perimetro esterno dell’edificio verranno previsti i rimanenti 4 posti auto. Al piano primo, sarà invece prevista la localizzazione di: - una foresteria, al cui interno troviamo una zona cucina – soggiorno, due camera doppie e un WC; - gli uffici per I dipendenti, delimitati da delle vetrate sul corridoio, una zona accoglienza, dei servizi igienici, una sala riunioni ed archivi.

Alessandro Passardi — SOPRAELEVAZIONE DI UN DEPOSITO ARTIGIANALE

FOTOINSERIMENTO

Alessandro Passardi — SOPRAELEVAZIONE DI UN DEPOSITO ARTIGIANALE

COMPOSIZIONE FACCIATA

TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO - Alessandro Passardi

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Descrizione dello stato di fatto. L’edificio denominato “ Residenza Casteller “è stato costruito nella prima metà degli anni settanta con il piano di divisione materiale intavolato il 10.03.1975 con G.N. 761/1. La struttura portante dell’edificio è in C.A., le murature perimetrali ed il vano scala sono realizzate in blocchi di laterizio, i solai sono in latero / cemento, le tramezzature interne sono in mattoni forati da cm 8,00 e da cm 12,00 posati a coltello, le facciate sono rifinite in intonaco civile e successivamente tinteggiate. L’atrio di ingresso, gli scalini ed i pianerottoli del vano scala sono rivestiti in marmo, la scala è dotata di ringhiera in ferro a disegno semplice e le pareti del vano scala sono rifinite ad intonaco tinteggiato.

Alessandro Passardi — TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO

due edifici a confronto, il prima e il dopo

Descrizione dell’intervento. Il progetto prevede: - sostituzione dei serramenti d’ingresso con nuovi serramenti in alluminio come gli originali con caratteristiche tecniche adeguate alle normative vigenti; - pulizia e coloritura delle ringhiere esistenti atte a delimitare la proprietà; - rifacimento delle porzioni ammalorate sulle facciate esterne, blocco n. 45, attraverso l’asportazione della finitura esistente, la posa di una rasatura con rete ed infine la posa di un intonachino colorato come l’esistente; - rifacimento delle facciate esterne complete, blocco n. 47, attraverso l’asportazione della finitura esistente, la posa di una rasatura con rete ed infine la posa di un intonachino colorato con diversa tonalità dall’esistente; - chiusura / asportazione di finte finestre colpevoli di forti infiltrazioni e di problematiche generali nel mantenimento delle facciate; - adeguamento dei parapetti dei poggioli alla norma vigente. Il progetto allegato specifica in maniera corrette e chiara l’intervento.

Alessandro Passardi — TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO

due edifici a confronto, il prima e il dopo

Alessandro Passardi — TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO

Alessandro Passardi — TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO

BAMIYAN CULTURAL CENTRE - FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta

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The project for the Bamiyan Cultural Centre is the final result of a calibrated tension between opposing elements balancing each other through a movement of attraction and rejection : these elements are deeply rooted into a landscape full of meanings and traditions that overlap in a kaleidoscopic pattern. Our purpose results in a project that is able to mirror a dialogue of different, yet interconnected cultures.

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

Our goal is to develop a dialectical relationship with the landscape (in visu / in situ) where the building becomes neither subordinate (not simply mimetic), nor arrogant and inauthentic (with ostentatious "new" architectures foreign to the culture and history of the place). Our proposal for the cultural center, in this case, is a project that hides all the elements that usually belong to the sphere of urban construction and tries a necessary reconciliation between natural and artificial. is sustainable architecture, with a minimum impact on the landscape that enriches the latter but does not deny it.

It is sustainable architecture, with a minimum impact on the landscape that enriches the latter but does not deny it. Our purpose is built upon four central ideas that symbolize the dialogue between nature and anthropic landscape. The idea of excavation comes into being through a mimetic interaction with this landscape of earth and clay. The whole project departs from an earth slit – an opening into a Pandora’s box – in which the surrounding landscape receives a powerful echo as well as an impulse to find its own identity. Our project marks the landscape as a line and translates it into the morphogenesis of space that will bring the visitor to the heart of the cultural center.

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

concept

The boundary wall that offers protection and fortification to the traditional Afghan farms serves to mark a defined area which results in a stronger sense of unity; in this way the fence brings into being an oasis of knowledge, a space to set one’s own thought free – a place where everyone can feel free and safe. According to the perception of the traditional, Persian garden; lost paradise is articulated in two environments with four dimensions each. This spatial arrangement is derived from the biblical account of Genesis, in which the four rivers of Phishon, Gihon, Tigris and Euphrates are told to depart from Eden in order to outline the world. The idea of lost paradise, quintessential to the botanical world, pays reverence to the traditional discourse of Muslim and monotheistic world. Access to the cultural center is found via two entrances, one located south of the lot, the highest level curve (main entrance). The second entrance is located in the north part, with a quick connection to the main road connecting the two archaeological heritages of UNESCO.

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

Past the main entrance you access the “lost garden” where a dense local vegetation introduces a private area for families, thus creating a barrier to heat and winds for a luxurious area of vegetation. Continuing on the main garden axis you come to a crossroads that allows you to choose whether to continue the “Promenade parc” and take the ramp that runs along the front of the building at level -1 and -2 (accessible to disabled and eliminated architectural barriers) or directly enter the central pavilion, with a unique architectural object in view of the cultural center. The central pavilion is like a landmark in the territory, because the facade is constructed with panels of u-glass and white quartz with blue-green veins that allow protection from the heat of day and that during the night act as a lantern. Entering from the central pavilion we find the staircase that invites us to cross the cultural center.

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

masterplan

The conceptual theme of the project results in a building completely underground, with a design that attempts a difficult but necessary reconciliation between natural and artificial. -1 Floor staircase leads us to enter the foyer where we overlook the three main areas: the public performance hall (200 seats 280 sqm) which has a large window that allows natural light and the ability to convert the space into a black box on occasion, exibition space (450sqm) with a connection to the straight outdoor tea room which has a small private outdoor courtyard as a more intimate and cozy place. Continuing the walk inside the building we come to the second staircase that leads us to level -2 where there is a learning center combined with a research center and library, four classrooms; each able to seat 25 people (240 square meters) and a studio space: an open space with natural lighting for artists and artisans (100 square meters), a practice room for musicians (30 square meters) and a restroom (10 sqm).

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

All the rooms overlook the outside through a glass window facing north from which you can access two terraces that allow you to admire the view and at the same time shade the glass surfaces. As already mentioned, there is a ramp in the front that serves as the element that unites the three levels and leads to the garden of contemplation (the lowest altitude of the lot). Within the garden there are small “folie” tents that suggest that an ephemeral space be installed according to the needs of the cultural activities, the main square for the market, and an amphitheater from which you can directly admire Buddha Cliff.

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

FMA architetti, Alessandro Pirisi, Alessia Zarzani, Giorgio Poligoni, Davide Maglietta — BAMIYAN CULTURAL CENTRE

Central Park Interlomas - Migdal Arquitectos

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Central Park Interlomas is a residential complex located in one of the highest points of Interlomas an area located to the west of Mexico City, placed on a natural plateau that serves as a great podium that avoids adjacencies, providing the apartments beautiful, unaltered and extensive views of the city. The concept of this development focused on generating a central garden around which the project of 12 towers is raised. The towers of 10 and 20 levels are located peripherally in the land with an urban-inspired “skyline” profile that emulates the design of large contemporary cities, which visually allow to increase broader view scope, also generated by creating a green area of 12,000 m2. The whole design is characterized by the movement of volumes created by cantilevered terraces that are generated at different heights. Each tower has a structural backbone that allows the extrusion and location of different types of departments of 90, 120 and 160 m2, which give movement to the front and back façade. The skin of the tower is covered with clear glass that provides lightness, also allowing straightforward visibility and connectivity between the outside and the inside. Vertical and horizontal stripes of neutral color tinted glass combined with the transparent skin of the facades and the use of aluminum and concrete, give sobriety to the whole complex. With a grand total of 720 apartments, the complex is divided into 3 separate stages of 240 apartments each, linked by a perimeter road that gives access to them all. Each of these stages has all type of amenities required, such as celebrations room, gymnasium, pool, spa, projection room, play area, parking, among others. For its urban and architectural features Central Park Interlomas becomes an icon and benchmark for the area.

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

Migdal Arquitectos — Central Park Interlomas

Central Park Interlomas Migdal Arquitectos

House in "El Pinar" - Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela

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For a single-storey suburban existing house, we proposed a refurbishment and addition that includes an extra bedroom, a new bathroom and the growth of the kitchen-dining-living room connected to the backyard through a gallery, accompanied by a beam-gutter projecting to the end of the plot passing over the pool.

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Between the two blocks, a passing open entrance hall is used as a garage binding and organizing the different parts of the whole. This he bi-nuclear scheme is reinforced with a brick water tower built on the east block as a counterpart to the horizontality of the house.

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"

Biagioni / Pecorari Arquitectos, Arq. Virginia Aranda, Ramiro Sosa, Sabrina Perissinotto, Florencia Brizuela — House in "El Pinar"


SCISTO V - Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani

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A fronte di un assetto globale della città così frammentario e ancora in cerca di una sua unità, ricordiamo il significativo tentativo di riassetto costituito dal piano regolatore di Oriol Bohigas approvato nel 2006, il luogo del colle richiede un intervento “ordinatore” di cui costituisce non solo parte, ma le sue caratteristiche ne sono la ragion d’essere. Il lavoro in uno specifico contesto ambientale rappresenta l’occasione per un intervento critico e ragionato nello spazio della città. Il bando di concorso, inteso come manifestazione delle necessità della città stessa, richiede la ridefinizione delle relazioni con il luogo; ciò avviene, partendo dalla forma dell’ambiente, attraverso il progetto. All’architettura è affidato quindi il compito non già di abbellimento della realtà, bensì di coinvolgimento collettivo, e di creazione di un rapporto esplicito col luogo. La strutturazione dell’ambiente e del suo significato avviene, in questo caso, attraverso un’estrema astrazione: il progetto si risolve in una maglia di triangoli equilateri di 30m per lato protesa ad occupare e a inserirsi, quasi forzandolo, nello spazio dell’ambiente naturale. L’impianto insediativo è pensato per essere interpretato. Infatti, questo tracciato oltremodo razionale, interagisce in maniera duplice col luogo: vista dall’alto, tramite l’ulteriore astrazione del disegno planimetrico, la griglia si presenta regolare, senza eccezioni né pause, quasi a negare l’immagine della città cui si sovrappone. Cambiando appena punto di vista, ci si rende invece conto che la regolarità degli elementi quale appariva in prima battuta, altro non è che una sorta di trompe l’oeil e che, in realtà, la rete lascia spazio allo sviluppo spontaneo dei singoli elementi, i quali si ancorano al suolo, assecondando le caratteristiche morfologiche del sito. La forma elementare del triangolo, quindi, inserita nel luogo per cui è stata pensata, stabilisce una serie di relazioni diverse: le strutture entrano nell’ambiente alterandolo e alterandosi. L’intervento svela così le potenzialità della forma e del luogo su cui interviene. Questo gioco di anamorfismo si configura, dunque, come il linguaggio formale attraverso cui lo scopo e l’uso del parco sono dichiarati; lo slittamento, la rotazione dei piani o la loro complanarità col livello di bolla, denunciano, con i loro connotati peculiari, i percorsi o, diversamente, gli episodi sensibili raccolti dalla maglia. Nello specifico, si segnalano due comportamenti distinti della rete di triangoli preposta a conformare il sito. Da un lato il parco ed i suoi percorsi, che si inseriscono nel tracciato senza modificare la pendenza e l’inclinazione dei piani determinata dall’appoggio morbido degli elementi al profilo del colle. Dall’altro lato, diversamente da quanto accade per i percorsi, i punti sensibili presenti sulla superficie del colle, tra cui i bunker risalenti alla seconda guerra mondiale, si confrontano in maniera peculiare con l’elemento geometrico. Quando questo interagisce con accadimenti di questo tipo, accade allora che il piano triangolare ricerchi la sua ortogonalità rispetto all’asse terrestre, diventi una sorta di piano d’appoggio in bolla di cui la “natura morta” preesistente è non solo elemento strutturale ma anche opera esposta che da significato alla forma geometrica. Questi gesti, siano essi piazze, belvedere o cavea, segnano quindi la punteggiatura del percorso del parco, scandiscono un ritmo di attese e pause, trasformano il contesto creando una ‘situazione-ambiente’. La funzione di segnale è ancora una volta affidata alla forma geometrica, in questo caso declinata in forma di imponente scultura, cui spetta il compito di stabilirsi come segno urbano di riferimento, sempre però contrappuntato con l’ambiente circostante, oltre che di alloggiare la nuova torre delle telecomunicazioni. La proposta vede l’interpretazione delle forme elementari e delle grandi masse, quali spunto per incidere sul luogo, sullo spazio, ma anche sulla cultura collettiva e spingere ad una riflessione critica. Il triangolo scultura sembra staccarsi dalla maglia e sporgere sulla sommità del colle per entrare in relazione con l’intera città e assumere una visibilità tale da divenire segno identificativo dell’intervento intero. In sostanza, la scultura si compone di un telaio reticolare completato da pannelli sostituibili; il pilastro che svolge funzione strutturale ospita lungo la sua altezza un sistema di ballatoi che permettono la manutenzione della struttura e gli eventuali interventi sull’antenna, inoltre il suo appoggio a terra viene dissimulato e termina in un locale tecnico interrato che funge anche da contrappeso per l’intera struttura. Benché caratterizzata da un linguaggio estetico solenne e perentorio, l’opera gioca un ruolo instabile rispetto alla forza di gravità; essa poggia su base esile sul terreno, inoltre, il suo posizionamento e la sua forma accrescono il senso di precarietà, di sospensione. Ciò mette in moto l’interrogativo che sta alla base del rapporto dialettico che lo scultore ha col luogo, la sua risposta allo stesso, in definitiva, la sua provocazione. Il gesto puro è un gesto sovversivo: l’apparente linearità della forma che si protende verso il mare, indica la forte sensazione di incertezza e instabilità che si prova di fronte alla costellazione di elementi di cui la città si compone, invita la città stessa a interrogarsi su se stessa e, infine, a risolversi.

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Luca Barontini, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

SCISTO V - Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani

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A fronte di un assetto globale della città così frammentario e ancora in cerca di una sua unità, ricordiamo il significativo tentativo di riassetto costituito dal piano regolatore di Oriol Bohigas approvato nel 2006, il luogo del colle richiede un intervento “ordinatore” di cui costituisce non solo parte, ma le sue caratteristiche ne sono la ragion d’essere. Il lavoro in uno specifico contesto ambientale rappresenta l’occasione per un intervento critico e ragionato nello spazio della città. Il bando di concorso, inteso come manifestazione delle necessità della città stessa, richiede la ridefinizione delle relazioni con il luogo; ciò avviene, partendo dalla forma dell’ambiente, attraverso il progetto. All’architettura è affidato quindi il compito non già di abbellimento della realtà, bensì di coinvolgimento collettivo, e di creazione di un rapporto esplicito col luogo. La strutturazione dell’ambiente e del suo significato avviene, in questo caso, attraverso un’estrema astrazione: il progetto si risolve in una maglia di triangoli equilateri di 30m per lato protesa ad occupare e a inserirsi, quasi forzandolo, nello spazio dell’ambiente naturale. L’impianto insediativo è pensato per essere interpretato. Infatti, questo tracciato oltremodo razionale, interagisce in maniera duplice col luogo: vista dall’alto, tramite l’ulteriore astrazione del disegno planimetrico, la griglia si presenta regolare, senza eccezioni né pause, quasi a negare l’immagine della città cui si sovrappone. Cambiando appena punto di vista, ci si rende invece conto che la regolarità degli elementi quale appariva in prima battuta, altro non è che una sorta di trompe l’oeil e che, in realtà, la rete lascia spazio allo sviluppo spontaneo dei singoli elementi, i quali si ancorano al suolo, assecondando le caratteristiche morfologiche del sito. La forma elementare del triangolo, quindi, inserita nel luogo per cui è stata pensata, stabilisce una serie di relazioni diverse: le strutture entrano nell’ambiente alterandolo e alterandosi. L’intervento svela così le potenzialità della forma e del luogo su cui interviene. Questo gioco di anamorfismo si configura, dunque, come il linguaggio formale attraverso cui lo scopo e l’uso del parco sono dichiarati; lo slittamento, la rotazione dei piani o la loro complanarità col livello di bolla, denunciano, con i loro connotati peculiari, i percorsi o, diversamente, gli episodi sensibili raccolti dalla maglia. Nello specifico, si segnalano due comportamenti distinti della rete di triangoli preposta a conformare il sito. Da un lato il parco ed i suoi percorsi, che si inseriscono nel tracciato senza modificare la pendenza e l’inclinazione dei piani determinata dall’appoggio morbido degli elementi al profilo del colle. Dall’altro lato, diversamente da quanto accade per i percorsi, i punti sensibili presenti sulla superficie del colle, tra cui i bunker risalenti alla seconda guerra mondiale, si confrontano in maniera peculiare con l’elemento geometrico. Quando questo interagisce con accadimenti di questo tipo, accade allora che il piano triangolare ricerchi la sua ortogonalità rispetto all’asse terrestre, diventi una sorta di piano d’appoggio in bolla di cui la “natura morta” preesistente è non solo elemento strutturale ma anche opera esposta che da significato alla forma geometrica. Questi gesti, siano essi piazze, belvedere o cavea, segnano quindi la punteggiatura del percorso del parco, scandiscono un ritmo di attese e pause, trasformano il contesto creando una ‘situazione-ambiente’. La funzione di segnale è ancora una volta affidata alla forma geometrica, in questo caso declinata in forma di imponente scultura, cui spetta il compito di stabilirsi come segno urbano di riferimento, sempre però contrappuntato con l’ambiente circostante, oltre che di alloggiare la nuova torre delle telecomunicazioni. La proposta vede l’interpretazione delle forme elementari e delle grandi masse, quali spunto per incidere sul luogo, sullo spazio, ma anche sulla cultura collettiva e spingere ad una riflessione critica. Il triangolo scultura sembra staccarsi dalla maglia e sporgere sulla sommità del colle per entrare in relazione con l’intera città e assumere una visibilità tale da divenire segno identificativo dell’intervento intero. In sostanza, la scultura si compone di un telaio reticolare completato da pannelli sostituibili; il pilastro che svolge funzione strutturale ospita lungo la sua altezza un sistema di ballatoi che permettono la manutenzione della struttura e gli eventuali interventi sull’antenna, inoltre il suo appoggio a terra viene dissimulato e termina in un locale tecnico interrato che funge anche da contrappeso per l’intera struttura. Benché caratterizzata da un linguaggio estetico solenne e perentorio, l’opera gioca un ruolo instabile rispetto alla forza di gravità; essa poggia su base esile sul terreno, inoltre, il suo posizionamento e la sua forma accrescono il senso di precarietà, di sospensione. Ciò mette in moto l’interrogativo che sta alla base del rapporto dialettico che lo scultore ha col luogo, la sua risposta allo stesso, in definitiva, la sua provocazione. Il gesto puro è un gesto sovversivo: l’apparente linearità della forma che si protende verso il mare, indica la forte sensazione di incertezza e instabilità che si prova di fronte alla costellazione di elementi di cui la città si compone, invita la città stessa a interrogarsi su se stessa e, infine, a risolversi.

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Mauro Staccioli, Eutropia, Niccolò De Robertis, Alessio Orrico, Vito Cinquemani — SCISTO V

Centro Estetico a Domodossola - daniela serini, andrea scotton

Soluzioni eco-orientate per il recupero e il riutilizzo dell'acqua piovana - Alessia Saviello

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A causa dei cambiamenti climatici a cui il pianeta sta andando incontro, oggi è fondamentale orientare le realizzazioni nel campo edilizio verso la salvaguardia dell’ambiente, al fine di tutelare la qualità della vita degli individui e garantire adeguate condizioni di salute, igiene e benessere. Seguendo i principi di ecosostenibilità ed ecocompatibilità si mira a preservare le risorse climatiche, energetiche ed idriche. La progettazione ecosostenibile parte anzitutto dall’analisi del contesto in cui si interviene. In questa fase avviene la raccolta dei dati e la lettura dei fattori ambientali, climatici e sociali. Successivamente si passa alla definizione degli obiettivi di progetto, individuando le soluzioni tecnologiche congeniali all’identità del luogo, verificandone nel tempo l’efficienza. In quest’ottica il presente lavoro si occupa di individuare soluzioni tecnologiche per la raccolta e il riuso delle acque meteoriche in un’area del litorale del comune di Salerno, presso il lotto in cui sarà realizzato il futuro palazzetto dello sport. Tali soluzioni consistono essenzialmente nel prevedere l’utilizzo di rain garden, una biopiscina, l’inserimento di percorsi verdi per spezzare la continuità delle superfici impermeabili e l’impiego di pavimentazioni fotocatalitiche permeabili e drenanti. Queste soluzioni intendono contribuire alla riqualificazione di quest’area attraverso anche un utilizzo del verde urbano che si integri con gli elementi architettonici al fine di una destinazione d’uso dell’area con funzioni ludiche, didattiche, sociali e ricreative

Alessia Saviello — Soluzioni eco-orientate per il recupero e il riutilizzo  dell'acqua piovana

Alessia Saviello — Soluzioni eco-orientate per il recupero e il riutilizzo  dell'acqua piovana

Alessia Saviello — Soluzioni eco-orientate per il recupero e il riutilizzo  dell'acqua piovana

Alessia Saviello — Soluzioni eco-orientate per il recupero e il riutilizzo  dell'acqua piovana

namoradeira - fala atelier, José Oliveira

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namoradeira is an installation made out of 717 bricks. has an art piece, it interprets an old concept in an out of topic location. it is both didactic and sentimental.

fala atelier, José Oliveira — namoradeira

the piece results from the collaboration between fala and josé oliveira, and was designed to be exhibited at espaço mira, in oporto.

fala atelier, José Oliveira — namoradeira

fala atelier, José Oliveira — namoradeira

fala atelier, José Oliveira — namoradeira

levels

principe real apartment - fala atelier

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The client bought an old apartment in Lisbon’s downtown. Although charming at the first glance, it was, somehow, broken.

fala atelier — principe real apartment

The spatial system was erratic, with all the programs in the wrong place: the living room was facing the street side (north) and had no direct sunlight; the bedroom and kitchen, both very small, were facing Lisbon (south) but with no relation to the view. A dark bedroom with no windows occupied the core; the balcony was used just as circulation space and the foyer was less than enough to open the door. The main idea behind the project was to redefine its priorities, correcting it, while framing the view.

fala atelier — principe real apartment

All the walls were removed and the program was flipped 180º. The living area was moved to the south, facing the view, and the two bedrooms took advantage of the larger width on the north. Only two walls and two doors were built. 

fala atelier — principe real apartment

The wood shutters, walls and old frames were removed from the balcony, opening the apartment to the outside. The balcony and living room became the continuation of each other. The bedroom doors were made in mate antracite finished metal and clear glass offering openness. All the walls and ceilings were painted in white, becoming a clear canvas for the few pieces of furniture placed like independent objects in the space.

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

fala atelier — principe real apartment

RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS - Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi

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La question centrale pour une approche correcte de la restauration du manège est l’identification des qualités propres de l’oeuvre dans le but de les préserver et de les valoriser. L’importance de l’oeuvre n’est pas tant dans sa valeur représentative, mais dans les caractéristiques typologiques, de composition et la valeur historique. Il est sur ces questions, qui nous venons de mentionner , que notre intervention a été concentrée. Plutôt que de récupérer l’image de l’édifice tel qu’il était en 1828 et puis effectuez une restauration “en style”, il est plus pertinent de préserver ce qui reste, aujourd’hui, de l’immeuble et de compléter sa composition et la typologie particulière.

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Une des plus évidentes interventions est le volume de verre qui comprend la partie de la salle de jeux pour les plus jeunes, dans le but de permettre aux enfants de jouer dans un environnement lumineux pour rendre l’idée d’être un outsider. L’intention du projet est de démolir le volume ajouté, et en construire un nouveau avec les caractéristiques suivantes: entièrement vitré mais avec un profil de métal qui définit le détachement entre le travail de 1828 et le nouveau.

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Les liaisons verticales sont reconfigurées dans les quatre tours, qui sont les plus appropriés pour leur type de tenir compte de ces éléments, et la position des ouvertures qui favorise l’éveil. Une intervention d’une importance considérable est la construction des planchers à l’intérieur de la nef principal, qui non seulement répondent à un besoin fonctionnel, mais que, au niveau de l’architecture permet d’apprécier l’objet original de différentes hauteurs et positions.Le système des planchers enrichit également le fond du bâtiment qui,autrement, serait borgne, en créant une communication visuelle entre les niveaux. Le taux d’imposition du plancher reste le même que celui de la construction des abris en 1828 en offrant la possibilité de profiter des anciennes ouvertures et de préserver les linteaux et les décorations anciennes.

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Le thème de la multifonctionnalité est l’une des questions les plus complexes du projet. La solution proposée améliore la sensation d’un espace unique et profond, en garantissant la possibilité de subdivision. Les fermes de la nef principale sont tous exposées, non seulement parce que ces sont l’un des plus bel éléments architectural de l’édifice , mais aussi parce que les fermes contribuent à la perception de l’espace de la nef comme une «salle de classe» unique.

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

La solution à la demande d’un espace flexible et multi-fonctionnel est essentiellement encapsulé dans le grand cloisons du premier étage. Ce sont des éléments qui permettent de résoudre la facilité d’utilisation de l’espace à partir de différents points de vue: ils soutiennent structurellement le deuxième étage (avec l’aide des piliers sur le côté), ils laissent le rez de chaussée entièrement libre, il abordent l’espace conjonctif et distributive dans la zone du périmètre en créant un mouvement centrifuge qui libère les salles centrales, et enfin ils masquent les parois de plafond qui donnent la possibilité de partager l’espace. Ces murs sont la réponse technologique à la flexibilité requise. Il s’agit d’une solution low-tech qui nécessite moins d’investissements économiques, mais d’ un plus grand contrôle et d’une facilité d’utilisation remarquable. En fait, ces murs présentent des avantages significatifs, notamment une isolation acoustique parfaite, le regard de murs traditionnels (qui n’ont besoin que d’un binaire), et ils peuvent être complètement invisible au cas où vous ne voulez pas partager l’espace.

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS

Stefano Piedimonte, Fabio De Astis, Alessandro Turchi — RÉHABILITATION D’UN ANCIEN MANÈGE EN BÂTIMENT D’ÉQUIPEMENTS PUBLICS


A Cabinet of Curiosities - Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto

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A Cabinet of Curiosities is a domestic private art collection, a place where wonder and everyday life can meet. But a cabinet is also a particular piece of furniture, a closet for browsing and being amazed. The cabinet of curiosities proposes a new shopping experience aimed at arousing the customer’s curiosity by a particular display recalling both openness and privacy, artistry and cosiness, exhibition and home spaces.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — A Cabinet of Curiosities

A place where shopping means exploring, through shelves, trunks and travel memories, but also resting on comfortable armchairs and relaxing in spacious living rooms. Where discovery is always between memory and innovation, craftmanship and technologies.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — A Cabinet of Curiosities

The layout is divided into three different spaces related to a homely experience: a hall, a living room and a dressing room. The shop opens onto a lobby closed by a media-wall which allows to continuously vary the focal point and the setting atmosphere. Between the hall and the living room, a double system of shelves represents the only fixed equipment of the store. On the hall side, the wall dedicated to the accessories is composed by a series of boxes, drawers and interactive surfaces displaying the product from the floor to the ceiling.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — A Cabinet of Curiosities

On the living room side, instead, it takes the shape of a deep wardrobe dedicated both to clothes and accessories. Here customers can browse as well as relax with friends in the adjacent lounge. The core of the layout, however, is the spacious fitting room, where customer is protagonist of a play that can be shared. In this play a discrete use of digital technologies counterpoints warm and homely materials in creating a series of intimate personal spaces organized around the customer’s experience.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — A Cabinet of Curiosities

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — A Cabinet of Curiosities

ReW_7520 - Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto

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Reusing a material allows it to still be able to communicate, being physical testimony of city’s history. And Venice is made up of many materials and many stories. Wood, metal and stone denounce, without filters, the action of time to let emerge their inner beauty and tell their story. ReW_7520 is material identity and representation of the city of Venice and its relationship with the Lagoon.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — ReW_7520

Oak Wood: wood comes from reuse of Venice Briccole. The poles of the lagoon are cut into vertical sections in order to show the entire section, from the core, to the grain, to the outer layers, eroded by lagoon water and shaped by shellfishes.

Valentina Marcarini, Jacopo Leveratto — ReW_7520

Brushed Steel: metal sheets at the end of their life as hulls fairing, are simply cut and brushed. The rich colors, along with the prior function, interpret the idea of the lagoon reality.

Stone: Euganean trachyte is the stone that pave the streets of Venice from the first half of the eighteenth century. These paving stones , once deteriorated, no longer have the possibility of being reused for the pavement and are thus discarded.

Recupero dell'ex Collegio Navale a Brindisi - Federica Gozzi, Claudio De Gennaro, Lucio Aloisi

Bamiyan Cultural Centre - Gustavo Correa Vanegas

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Cualquier arquitectura debe ser la síntesis de la Historia, Cultura y Geografía.

Gustavo Correa Vanegas — Bamiyan Cultural Centre

Gustavo Correa Vanegas — Bamiyan Cultural Centre

Gustavo Correa Vanegas — Bamiyan Cultural Centre

Riqualificazione di una porzione di centro storico a Spilamberto (MO) - Federica Gozzi

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PROGETTO PER LA RIQUALIFICAZIONE DI UNA PORZIONE DI CENTRO STORICO A RIDOSSO DELLA ROCCA RANGONI E DELL’ANNESSO PARCO SU VIA SAVANI E VIA PICCIOLISPILAMBERTO (MO)

Federica Gozzi — Riqualificazione di una porzione di centro storico a Spilamberto (MO)

Federica Gozzi — Riqualificazione di una porzione di centro storico a Spilamberto (MO)

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