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Cappella di Nostra Signora di Giampilieri - Gaetano Licata

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Progetto per la realizzazione di una Cappella nel Villaggio Giampilieri Marina del Comune di Messina

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Veduta interna della Cappella. Sotto la trave circolare possiamo ammirare la Corona del S. Rosario più grande del mondo.

PREMESSA II progetto riguarda la realizzazione di un edificio adibito a culto religioso. L’area è localizzata nel Villaggio Giampilieri Marina del Comune di Messina e precisamente si tratta di un terreno annesso alla sede della stessa Associazione Onlus, committente dell’opera edilizia. La sistemazione altimetrica dell’area è pianeggiante e non presenta particolari difficoltà per la realizzazione dell’opera. La morfologia dei luoghi è caratterizzata da superfici in piano senza particolari inclinazioni. Gli studi superficiali condotti sulla natura dei terreni che saranno successivamente approfonditi nel progetto delle strutture antisismiche, evidenziano l’esistenza di una coltre detritica che ricopre una formazione sabbiosa alluvionale. La Cappella è stata relizzata con struttura portante in cemento armato, la copertura, è realizzata da una soletta in C.A. nervata con al centro una trave circolare, la quale funge da struttura di appoggio al grosso lucernaio in acciaio e vetro che sormonta l’intera zona centrale della cappella. Il grosso lucernaio è stato progettato al fine di rappresentare una grossa corona con evidenti

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Veduta interna della Cappella.

richiami biblici. La Corona è completata dall’esterno con una seconda cupola in policarbonato trasparente che intercetta le dodici stelle poste in sommità delle travi in acciaio. L’interno della Cappella è caratterizzato da un richiamo allo stile bizantino, le grosse vetrate con la parte semicircolare in vetro e acciaio aggiungono luminosità e brillantezza agli elemnti decorativi interni. L’altare è dedicato alla Madonna venerata in quel luogo, Nostra Signora di Giampilieri, mentre un secondo altare, laterale, è venerato il volto bronzeo di Gesù. E’ importante evidenziare che in sommità al lucernaio, nella parte interna della Cappella, vi è posizionata la corona del Rosario più grande del mondo, realizzata con grosse sfere di acciaio inox e con elementi in ottone. L’illuminazione è totalmente a led, ed è progettata al fine di craere l’effetto di un cielo stellato, la colarazione richiama toni sul celeste e sul bianco, con diverse sfumature.

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Veduta d'insieme dell'interno della Cappella.

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Veduta notturna della Cupola e del grosso lucernaio in acciaio e vetro, con le dodici stelle dorate.


Progetto residenze sulla Fondamenta Rughetta tra il Ponte Novo de S. Marta e il Ponte delle Terese, nel sestriere Dorsoduro a Venezia - Ivano Zavarise, Michela Zavarise

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L’AREA DI INTERVENTO ED IL PROGETTO Situata a Venezia, nel sestriere di Dorsoduro, risulta compresa tra il Ponte Novo de S. Marta e il Ponte delle Terese,sulla Fondamenta Rughetta, prospiciente a Rio de l’Arzere, e al contermine l’ex convento delle Terese.

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Area di intervento

La prima operazione è stata di descrizione e di analisi del luogo all’interno del quale l’intervento progettuale si andava a realizzare, definita come “strategia della collocazione”. Essa è la prima trasformazione del sito e consente,attraverso il radicarsi al suolo, di dare forma unitaria allo spazio attraverso il sistema dei pieni e dei vuoti. I pieni e i vuoti diventano intenzionalmente elementi della stessa strategia, stabilendo dei precisi rapporti morfologici. Questo primo atto progettuale del radicarsi al suolo dà luogo a tutta una serie di relazioni con gli elementi naturali ed artificiali presenti nel contesto. Attraverso la strategia delle relazioni, il progetto racconta e comunica le misure degli interventi che vuole stabilire, al di fuori e all’interno di se stesso.

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Prospettive

Nelle relazioni esterne, ciò comporta una riflessione attorno alla questione dell’impaginato dei prospetti, ponendo l’accento sulla possibilità di comunicare l’intenzione di dar luogo ad un racconto intellegibile. Nel rapporto tra interno e esterno, oggetto della riflessione diventa la disposizione stessa degli elementi propri del principio insediativo, nonché quelli relativi agli aspetti tipologici del progetto, i quali divengono materiali atti ad indicare le differenze e le diverse qualità degli spazi interni ed esterni. Nelle relazioni interne,l’ambito dell’osservazione progettuale si concentra sui rapporti tra le diverse parti dell’organismo edilizio, attribuendo precise gerarchie agli spazi.

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Planivolumetrico

Il programma prevedeva la realizzazione di un minimo di quattro appartamenti di medie dimensioni e di due alloggi speciali per possibili committenti ben identificati, portatori di esigenze particolari. Dopo l’analisi contestuale degli elementi preesistenti nel luogo, la scelta immediata che si pone il progetto è costituire una serie di relazioni con gli “oggetti” architettonici di valore. Questo pone fin da subito la scelta di non considerare l’attuale edificio multipiano come avente particolari pregi architettonici e ne prevede quindi il suo abbattimento al fine di riconfigurare e riqualificare l’intera area. Creato il vuoto urbano il progetto ricerca all’interno del tessuto precise relazioni attraverso l’atto del radicarsi al suolo dei pieni e dei vuoti, uniti da precise relazioni visive e funzionali. Il progetto nella sua configurazione definitiva si compone di tre manufatti principali:l’edificio a sud sulla Fondamenta Rughetta, l’edificio a nord del Ponte Novo de S. Marta sul bordo del Rio de l’Arzere ed infine l’edificio con sottoportego di fronte al ponte. I tre manufatti assumono particolare rilievo nell’ambito della definizione del luogo: il muro in mattoni a vista sul canale definisce il limite ovest dello studio dell’architetto, il margine est dell’ex Convento delle Terese definisce la posizione dell’edificio del pittore ed infine la normale alla fondamenta definisce la giacitura del portico della casa del pittore. La relazione volumetrica dei tre edifici viene a creare un nuovo campo di forma trapezoidale, di fronte al Ponte Novo de S. Marta, su cui si affacciano, come tradizionalmente accade nell’edilizia minore veneziana, le botteghe, la galleria del pittore e “il baccaro”, tipici luoghi della tradizione veneziana. Relativamente ai due alloggi speciali, ci si è orientati allo studio e alla progettazione di un alloggio per un pittore e di un alloggio per un architetto. Il primo è caratterizzato dalla compenetrazione di due solidi: un solido a pianta quadrata su cui si compenetra un parallelepipedo a pianta rettangolare dove al piano terra è posta la galleria del pittore e ai due piani superiori la residenza, nel cui lato verso l’ex Convento delle Terese è posto, al terzo e quarto livello,l’atelier del pittore. Grandi finestre caratterizzano lo studio del pittore in cui all’ultimo piano uno spazio all’aperto può essere utilizzato nella stagione temperata. Le suggestioni progettuali per l’atelier sono derivate da alcune immagini di Emilio Vedova nel suo studio veneziano da cui si dominano i tetti di Venezia e inoltre dal progetto di Le Corbusier di villa Ozefan per l’uso di grandi superfici finestrate e di spazi a doppia altezza. Si addossano all’edificio del pittore alloggi a due piani a completamento del fronte della Fondamenta Rughetta, sul cui retro gli spazi verdi riprendono la configurazione planimetrica degli spazi aperti a giardino. Per lo studio dell’architetto, a differenza dell’edificio del pittore, in cui un unico edificio contiene la macchina dell’abitare e quella del lavorare, l’abitazione è collegata attraverso una passerella allo studio, formalmente separato e con ingresso autonomo dei committenti. La posizione e la distanza tra l’abitazione e lo studio sono definite dall’ingresso della casa con giardino in cui il muro a faccia vista definisce il limite della proprietà.

Riforma di un ufficio per avvocati - Cesare Piva - piva&b, Paolo Piva

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La trasformazione della vecchia portineria in studio legale ascolta le peculiarità dell’edificio esistente e insieme se ne discosta. Da un lato cerca di recuperare certe simmetrie latenti, certi materiali nobili, quali il legno e la pietra che appartengono alla storia edilizia del condominio costruito tra le due guerre (1937), dall’altro usa un linguaggio sintetico e introduce la flessibilità degli ambienti lavorativi.

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Foto archetipocreativo

Il progetto trasla e ruota certe assialità, piega qualche muro esistente, usa il legno di frassino trattato a olio per le librerie, i tavoli, gli scaffali e le porte, impiega il battuto di cemento per il pavimento della zona “pubblica”, mentre mantiene il pavimento di rovere delle stanze “private”, rende lo spazio fluido attraverso l’uso di setti mobili. Il progetto rappresenta le contraddizioni che si generano tenendo insieme gli opposti. La luce dell’uscita e il buio dell’entrata, l’astratto della zona riunioni e il figurativo degli uffici, i materiali tradizionali e quelli innovativi, il finito delle opere in legno e dei corpi illuminati e il non-finito dell’intonaco colorato a calce, del pavimento di cemento e delle candele di vals progettate dall’illustre architetto.

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Foto archetipocreativo

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Foto archetipocreativo

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Foto archetipocreativo

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Foto archetipocreativo

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Foto archetipocreativo

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Clubhouse La Candida - adamo-faiden

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La Candida es un barrio privado construido al borde de la ruta que une la Ciudad Autónoma de Buenos Aires con los balnearios de la costa Atlántica. El predio se organiza axialmente respecto a un lago artificial en cuyo extremo occidental se encuentra una porción de tierra semicircular que define el área de actuación. Frente a estas condiciones el proyecto plantea dos acciones simultáneas: la ampliación del lago y la construcción de un pabellón aislado en el interior del mismo. Dos acciones que intentan invertir la inercia de cada elemento para fundirse en la aparición de una experiencia específica a este nuevo escenario.

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Al margen de los programas que configuran el edificio -gimnasio, bar y spa – el club house tiene una vocación integradora que aspira a disolver los límites de sus recintos e invita a cada individuo a multiplicar sus vínculos allí donde parecía imposible hacerlo.

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Edificio 11 de Septiembre 3260 - adamo-faiden

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El edificio está situado en Núñez, un barrio cuyo desarrollo aporta una densificación balanceada a la ciudad de Buenos Aires. Su condición periférica y su eficiente conectividad con el resto de la ciudad lo convierten hoy en una alternativa deseable para programas residenciales y terciarios.

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El edificio incorpora a su propia organización esta noción de ciudad mixta mediante la construcción de seis ambientes programáticamente indeterminados pero espacialmente específicos, entendiendo que a partir de esta aparente contradicción se abre un camino hacia la intensificación del habitar.

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La ampliación de la altura libre interior a 3.15 mts. posibilita ambientes con mayor profundidad sin perder las condiciones óptimas de confort que garantizan su habitabilidad. Logrando un edificio profundo y compacto que reduce al mínimo el intercambio energético entre el interior y el medio ambiente. Las envolventes son materializadas con un colchón vegetal que protege las tres fachadas expuestas al sol, a la vez que incorporan un espacio de esparcimiento donde la naturaleza encuentra el protagonismo deseado. Los toldos micro perforados dispuestos en ambas fachadas devuelven hacia la ciudad una imagen velada de la vegetación que encierran, haciendo eco de la ambigüedad que el edificio pretende instalar.

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RI-PENSARE IL CENTRO STORICO - Carlo Ferrari, Livio Benevelli, Mariano Bortolotti, Davide Prandini, Claudio Roncaglia

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INQUADRAMENTO STORICOTERRITORIALE San Piero in Bagno è un borgo di origini medioevali sorto nel fondovalle del fiume Savio ai piedi del castello di Corzano di probabile origine duecentesca. L’importanza che via via ha assunto nel corso dei secoli, deriva dalla sua particolare ubicazione territoriale, sull’incrocio tra le strade che da Forlì e da Cesena conducono in Toscana. L’importanza economica e commerciale di San Piero in Bagno è dimostrata dal progressivo insediamento, avvenuto nel corso del tempo, della maggior parte delle attività artigianali che hanno sempre caratterizzato l’economia del territorio, dalla quantità e dall’importanza delle fiere e dei mercati che vi si svolgevano, che hanno progressiva¬mente relegato il castello di Corzano a ricoprire un ruolo marginale e di secondaria importanza rispetto a quello assunto dal borgo nei confronti dei territori circostanti. Dal punto di vista territoriale e urbanistico il borgo di San Piero si sviluppa lungo le principali linee di attraversamento della valle del Savio: in direzione est – ovest sulla storica direttrice stradale della “Traversa di Romagna”, proveniente dalla valle del Bidente, che proseguiva, dopo aver attraversato la piazza principale del paese, verso il nucleo abitato di Santa Maria e il monte Co¬mero, scendendo poi nella Val Tiberina e verso Roma; in direzione nord – sud sullo storico collega¬mento che da Cesena, risalendo la valle del Savio, entrava in San Piero attraverso il ponte sul torrente Rio e porta San Niccolò per proseguire, superata l’attuale piazza Allende, verso Bagno di Romagna per poi scendere tra le foreste casentinesi in Toscana o proseguire verso l’Umbria. Il centro storico di San Piero in Bagno per quanto attiene alle caratteristiche morfologiche, in relazione a questa sua specifica collocazione segue, adattandosi alle variazioni altimetriche del terreno, l’orografica che contraddistingue la fa¬scia pedecollinare del colle di Corzano, che gli conferisce quella specifica forma sinuosa che costituisce la principale e singolare peculiarità della sua struttura urbana, unitamente ad un altro aspetto di assoluta originalità, ossia il trovarsi esattamente sulla confluenza tra il fiume Savio ed il torrente Rio. Il nucleo storico di San Piero oggi si presenta come un complesso ed articolato sistema urbanistico con caratteristiche qualitative che, a causa delle sue ridotte dimensioni forse non riescono ad essere colte da un visitatore distratto. Solo un’attenta analisi delle caratteristiche urbanistiche ed architettoniche del nucleo urbano con¬sentono infatti di cogliere appieno la genesi di questo luogo, le trasformazioni e le distruzioni subite nel corso dei secoli, compreso lo stretto rapporto che lo lega alla cultura rinascimentale toscana. La qualità delle facciate degli edifici che concorrono a formare il tessuto edilizio storico, i ponti che caratterizzano le principali infrastrutture viabilistiche, l’insieme degli spazi urbani di aggregazione sociale, assai articolai nonostante le ridotte dimensioni del centro storico, i giardini interni agli isolati, sono alcuni degli aspetti che concorrono a qualificare una realtà urbana che è ancora caratterizzata da una notevole unitarietà architettonica. Il nucleo storico di San Piero in Bagno si presenta oggi con un tessuto edilizio originale che evidenzia al suo interno alcune sostituzioni novecentesche dovute essenzialmente ai crolli causati dagli eventi sismici del 1918. La caratterizzazione urbanistica che attualmente costituisce il principale fattore negativo che ha interrotto l’omogenea continuità architettonica del centro storico sanpierano, è dovuta alle opere di demolizione (lo “sventramento” come è abitualmente denominato dagli abitanti), effettuate nei primissimi anni del ‘900, che hanno tagliato in due parti la storica Via Garibaldi per realizzare il nuovo collegamento con la fondovalle in sostituzione del tracciato storico di accesso al borgo, diventato dimensionalmente insufficiente per soddisfare le esigenze della “moderna” mobilità.

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Planimetria generale Masterplan scala 1:1000

LA FORMA DELLA CITTÀ STORICA Come precedentemente accennato San Piero in Bagno si sviluppa ricalcando fedelmente la con¬formazione orografica ai piedi del colle di Corzano che si incontra, meglio dire si sovrappone, agli andamenti morfologici determinati dalla confluenza del fiume Savio ed il torrente Rio, conferendo¬gli quell’andamento sinuoso evidenziato dalla direttrice Piazza Allende, Via Garibaldi, Via Marconi, caratterizzata da una spiccata continuità architettonica – compositva ancor’oggi percepibile nono¬stante le evidenti cicatrici lasciate dalle demolizioni citate. Il centro storico di San Piero in Bagno è infatti costituito da un articolato insieme di elementi architettonici e viabilistici, che riescono ancora a comunicare in modo assai efficace il senso del “limite”, “I confini perduti” evocati dalla mostra bolognese sui centri storici emiliano – romagnoli allestita nel 1981 dall’architetto Pierluigi Cervellati, tra¬mite le forme, i volumi, gli stili architettonici e i materiali che letti nel loro inscindibile insieme, creano un solido legame tra il contesto, il territorio circostante, e il borgo antico. Tutto ciò nonostante l’inevitabile avvicendamento e la sostituzione dei modelli insediativi e architettonici ed il progressivo incremento dei confini dell’area urbanizzata.

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Planimetria generale progetto preliminare scala 1:500

I FATTORI DI DEGRADO L’analisi delle condizioni di conservazione del centro storico di San Piero in Bagno, consentono indubbiamente di trarre un bilancio positivo riguardo il suo stato di salute complessivo, soprattutto se paragonato ad altre e simili realtà meno fortunate. Ciò però non deve assolutamente essere interpretato come assenza assoluta di un qualsiasi fattore di degrado urbanistico e architettonico, che indubbiamente sussistono e sono stati analizzati, causati principalmente dalle utilizzazioni improprie de¬gli spazi urbani pubblici oltre che dalle pesanti trasformazioni edilizie evidenziate. I principali macro fattori di degrado, individuati con lo svolgimento dei diversi sopralluoghi condotti sul campo, che influenzano negativamente le modalità di percezione dei molteplici aspetti qualificanti che ancora caratterizzano l’immagine del centro di San Piero i Bagno sono cinque e così de¬scritti:

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Progetto preliminare particolari scala 1:200 Complementi di arredo urbano

- 1° fattore di degrado: il dominio sugli spazi pubblici dell’intera area del centro storico esercitato dai mezzi di trasporto privato condiziona pesantemente e in maniera rilevante le modalità di fruizione e di percezione dello spazio urbano. Ciò produce una articolata serie di forti impatti ambientali quali inquinamento acustico ed atmosferico, maggiori rischi per la sicurezza dei cosiddetti “utenti deboli” della strada (pedoni, ciclisti, disabili), diminuzione complessiva della percezione delle caratteristiche qualitative proprie degli ambiti urbani. - 2° fattore di degrado: la progressiva perdita d’identità del centro storico dovuta essenzialmente a tre specifiche cause, da un lato la realizzazione del collega¬mento di fondovalle, culmi¬nato nello “sventramento” dell’attuale Via Garibaldi, che ha definito nuove modalità di accesso e di penetrazione al centro storico , dall’altro la sostituzione degli originari materiali di pavimentazione stradale con l’asfalto e, ultimo, la sempre meno cadenzata esecuzione degli interventi mantenutivi degli apparti decorativi sulle facciate dei fabbricati. - 3° fattore di degrado: la radicale differenziazione delle modalità di utilizzazione del centro storico, con particolare riferimento alla parte del nucleo storico compresa tra il quartiere storico di “som al borg” e Piazza Allende, evidenziata dalla debolissima intensità di utilizzazione, e la parte più a est, il cuore pulsante del borgo antico, dove trovano collocazione la maggior parte delle attività commerciali, direzionali e amministrative. - 4° fattore di degrado: la scarsa organizzazione funzionale dovuta alla bassissima qualità delle componenti di arredo urbano funzionali alla sosta pedonale, alla mancanza di un organico ed efficiente sistema di illuminazione pubblica, alla inefficiente rete infra¬strutturale di smaltimento delle acque nere e reflue di superficie, all’assoluta mancanza di criteri di razionalizzazione della distribuzione dei cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani. - 5° fattore di degrado: lo stato di quasi completo abbandono in cui versano gli alvei del fiume Savio e del torrente Rio a causa della mancata attuazione di organici interventi di manutenzione dei manufatti edilizi di regimazione (argini e murazzi), di pulizia e di riordino delle sponde dei corpi idrici, tutti elementi, questi, necessari per man¬tener un corretto rapporto di reciprocità tra contesto antropico costituito dal tessuto edilizio storico e quello ambientale rappresentato dagli ambiti fluviali. Se favorire la rigenerazione naturale degli ambiti fluviali in generale, è pratica ne¬cessa¬ria per la corretta tutela paesaggistica del territorio extraurbano, fatti salvi naturalmente gli interventi finalizzati alla regimazione dei corsi fluviali e alla loro messa in sicurezza, in ambito urbano per la citata necessità di concertare un equilibrato rapporto tra ambiente antropizzato e ambiente “naturale”, la costante manutenzione e il rinnovamento dei manufatti idrici unitamente agli interventi migliorativi delle compagini vegetazionali, è altrettanto indispensabile.

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Veduta

GLI OBIETTIVI PROGETTUALI DEL MASTERPLAN Le motivazioni che hanno indotto l’Amministrazione comunale di San Piero in Bagno a proseguire, tramite la pubblicazione del concorso di idee “Ripensare il centro storico”, sulla strada tracciata dal “workshop” organizzato, nell’estate del 2011, dall’associazione “Il Faro di Corzano” in collaborazione con le facoltà di architettura di Ferrara e Cesena sul tema della riqualificazione del centro storico in generale e, più in dettaglio, di Piazza Allende, sono essenzialmente legate alle esigenze sempre più pressanti di risolvere criticità e dare risposte ai fabbisogni per contrastare e, soprattutto, prevenire l’instaurarsi di fenomeni di degrado “sia delle strutture materiali (immediatamente percepibili), sia delle componenti sociali (in maniera più lenta e subdola, ma proprio per questo più temibile), fenomeni che se non adeguata¬mente contrastati rischiano di indebolire il carattere identitario alimentando quel pro¬cesso di separazione fra la «città di pietra» e la «città degli uomini» che può sortire effetti devastanti e difficilmente reversibili su entrambe”. Il documento di indirizzi per la progettazione allegato al bando di concorso chiarisce e delinea con estrema precisione gli elementi caratterizzanti i fattori di criticità indicando, contemporaneamente, i fabbisogni evidenziati con la nostra analisi speditiva condotta sul campo:

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Veduta notturna

1– necessità di organizzare spazi per la sosta veicolare strutturalmente integrati in rapporto ai diversi paesaggi, antropici o naturali, che caratterizzano il nucleo storico di San Piero in Bagno; 2– necessità di rafforzare il “ruolo identitario” dell’antica piazza del mercato e del per¬corso storico di attraversamento del nucleo urbano tramite la riqualificazione materica dei manti di pavimentazione stradale; 3– riorganizzazione e gerarchizzazione del sistema viabilistico pedonale, ciclabile e veicolare; 4– riorganizzazione del sistema di smaltimento delle acque reflue di superficie e nere; 5– elaborazione di un repertorio coordinato di componenti di arredo urbano tramite il quale attrezzare i principali spazi di aggregazione sociale; 6– migliorare e/o adeguare l’accessibilità degli spazi urbani per favorire la fruizione delle categorie di utenti deboli e con ridotte capacità motoria; 7– necessità di pervenire ad un’organica integrazione tra gli ambiti “naturali” del fiume Savio e del torrente Rio ed il nucleo urbano storico.

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Schemi di pavimentazione in materiale lapideo

STRATEGIE PROGETTUALI Le strategie progettuali definite con lo studio del masterplan per la riqualificazione del centro storico di San Piero in Bagno sono così riassunte:

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Veduta dello sventramento

- recupero alla funzione pedonale delle aree centrali del nucleo urbano che insistono sulla direttrice storica di attraversamento (Chiesa di San Giovanni/Borgo Santa Ma¬ria) imperniata su Piazza Allende, Via Garibaldi, Vai Marconi e Piazza San Francesco e delle aree ubicate in adiacenza al corso fluviale del Savio, l’area di Piazzale Miliani – Pincio e il lungo Savio est; - riqualificazione delle aste fluviali del Savio e del Rio in funzione, sia del ripristino delle specifiche caratteristiche ambientali e paesaggistiche, sia della loro utilizzazione per fini sociale del tempo libero; - riqualificazione degli spazi pubblici attraverso interventi a bassa invasività ambientale, indirizzati al perseguimento di una diffusa qualificazione o riqualificazione delle principali componenti materiche, sia dei piani orizzontali (manti di pavimentazione stradale), sia dei piani verticali (facciate degli edifici storici) tramite il ripristino o la riproposizione degli apparti decorativi (intonaci e tinteggiature); - potenziamento delle attività mercatali (mercato ambulante e commercio di vicinato) tramite la predisposizione di specifiche attrezzature per l’erogazione dei servizi a rete (elettricità, acqua, trasmissione dati, telefonia, ecc.), quali torrette di potenza a scomparsa in¬cassate nelle pavimentazioni stradali, per consentire non solo lo svolgimento di eventi all’aperto di carattere temporaneo ma anche, per esempio, di attività commerciali e di ristorazione a carattere permanente all’esterno delle sedi proprie; - definizione di un’articolata rete di percorsi ciclo pedonali, a valenza urbana ed extra urbana, con il preciso intento di collegare tra loro i più qualificati spazi urbani di aggregazione sociale e le emergenze architettoniche ubicate all’interno del centro storico e, quest’ultimo, con i principali ambiti naturalistici (fiume Savio/torrente Rio) e gli insediamenti edilizi localizzati nel territorio extraurbano (la Chiesa di Corzano e le rovine del castello), la stazione termale di Bagno di Romagna e alcune tra le frazioni e località più suggestive (Montegranelli, Rio Petroso, e altre localizzate sulla direttrice del passo del Carnaio);

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Veduta dello sventramento

GLI INTERVENTI ATTUATIVI PREVISTI DAL MASTERPLAN Le strategie progettuali sinteticamente descritte nel precedente paragrafo possono essere riassunte con il seguente enunciato progettuale:

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Schemi di pavimentazione in materiale lapideo

- riqualificazione ambientale e paesaggistica del nucleo storico di San Piero in Bagno, tramite la predisposizione di interventi indirizzati alla modificazione delle attuali condizioni di percezione visiva e fruibilità degli spazi urbani e fluviali, improntai essenzialmente sui concetti di continuità formale ed integrazione funzionale dei diversi ambiti di studio.

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Veduta Piazza Allende

La metodologia di riqualificazione paesaggistica e ambientale del centro storico di San Piero in Bagno pone dunque particolare attenzione all’articolazione spaziale del tessuto edilizio, al sistema gerarchico in funzione del quale impostare l’organizzazione funzionale dei percorsi urbani e alla qualità degli interventi di riqualificazione degli spazi pubblici. L’enunciato progettuale ha trovato la sua articolata puntualizzazione nello sviluppo dei seguenti temi:

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Veduta notturna

1– la riorganizzazione della mobilità e dell’accessibilità tramite il potenziamento delle in¬fra¬strutture intermodali mediante la realizzazione di nuovi parcheggi scambia¬tori localizzati nell’immediato intorno del centro storico; 2– l’individuazione degli ambiti urbani e dei collegamenti viabilistici all’interno dei quali regolamentare le modalità di accesso, transito e sosta veicolare (istituzione di ZTL) o, meglio ancora, da trasformare funzionalmente in “home zone” di ispirazione nord europea; 3– la puntuale individuazione dei percorsi e delle are pedonali e dei tracciati dei percorsi ciclabili; 4– l’individuazione di uno specifico ambito da predisporre per la realizzazione di un terminale per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano tramite l’impiego di mini¬bus; 5– l’integrazione morfologica e funzionale degli ambiti urbani da perseguire tramite: - la realizzazione di sistemi di pavimentazione stradale integrati; - l’abbattimento delle barriere architettoniche; - la razionalizzazione del sistema di pubblica illuminazione; 6– la predisposizione di un repertorio integrato di elementi di arredo urbano (panchine, cestini porta rifiuti, porta biciclette, ecc,) e di una abaco di colori storici da impiegare negli interventi di riqualificazione e/o di recupero delle facciate degli edifici storici; 7– l’individuazione di specifiche aree all’interno delle quali installare isole ecologiche interrate da adibire alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

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Veduta Piazzale Miliani

Riorganizzazione della mobilità e degli accessi La riorganizzazione del sistema della mobilità e degli accessi parte dalla necessità di soddisfare un’esigenza prioritaria: l’annullamento del “dominio” esercitato dai mezzi di trasporto privato sull’intero ambito del centro storico. Le azioni previste per il soddisfacimento di questa esigenza comprendono l’individuazione delle aree ottimali per il potenziamento del sistema dei parcheggi scambiatori. Si confermano dunque le scelte già operate dalla Pubblica Amministrazione in fase di predisposizione degli strumenti urbanistici comunali, prevedendo la realizzazione nell’area a nord del centro abitato adiacente al corso del torrente Rio, di un parcheggio in struttura formato da un piano interrato ed uno in superficie, dimensionato per contenere un numero complessivo di 128 posti auto a compensazione dell’azzera¬mento della sosta in Piazza Allende, lungo Via Garibaldi, Via Marconi e Piazza San Francesco e la realizzazione, nell’area a est dell’alveo fluviale del Savio, la realizzazione di un parcheggio a raso, dimensionato per contenere 40 posti auto, in cui sarà tra¬sferita la quota di parcheggi oggi localizzati in Piazzale Miliani. Il parcheggio in struttura da realizzare lungo il corso del torrente Rio sarà attrezzato, sul lato prospiciente Via Gramsci, con una pensilina “leggera” a copertura della prima fila di parcheggi dotata di pannelli fotovoltaici. La dimensione della copertura è di circa 300 mq. che, in funzione dell’ubicazione geografica di San Piero e ai valori medi annuali di esposizione ai raggi solari dovuti all’orientamento prevalente a sud che la caratterizza, consentirà la produzione di circa 50.000 KWh/anno con conseguente possibilità di ammortizzare efficacemente i costi complessivi di realizzazione del parcheggio in struttura. Le nuove realizzazioni integreranno le dotazioni già esistenti presso il comparto di lottizzazione “Palestra – Orto di Fedele” (circa 48 posti auto), risultato del coerente lavoro di concertazione tra Pubblica Amministrazione e soggetti privati, aumentando le capacità del sistema di parcheggi intermodale per un totale complessivo di 216 posti auto, oltre a quelli già esistenti all’interno dell’area cimiteriale ubicata sull’ingresso nord del paese. Ultima considerazione, nel documento di indirizzo progettuale allegato al bando di concorso si lascia la libertà ai concorrenti di valutare l’eventuale possibilità di inserire un parcheggio interrato in struttura all’interno di Piazza Miliani. Dopo le opportune verifiche delle problematiche inerenti all’inserimento in questo ambito urbano di una tale struttura, date le dimensioni ed i fattori di criticità causati dalla sua localizzazione, in aderenza al corso del fiume Savio, non è stato considerato fattibile la realizzazione, né di un parcheggio interrato di tipo convenzionale e nemmeno meccanizzato, a causa dello sbilanciato rapporto costi/benefici che si tradurrebbe in un elevato costo di costruzione a fronte di un esiguo numero di posti auto ricavabili.

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Planimetria generale sistemazione area Lungo Savio est

Gerarchizzazione degli elementi viabilistici: ZTL, zone 50/30, “home zone” Nell’ambito del tema “riorganizzazione della mobilità e degli accessi”, assumono particolare importanza le strategie d’intervento rivolte alla limitazione del traffico automobilistico privato. Riguardo alla realtà urbana rappresentata dal centro storico di San Piero in Bagno si è ritenuto necessario considerare quattro diverse possibilità d’intervento per poi procedere con la formulazione di una coerente indicazione:

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Veduta Lungo Savio est

1– procedere con l’individuazione delle infrastrutture viabilistiche all’interno delle quali prevedere limitazioni al traffico veicolare (ZTL) regolamentata sul principio della fascia oraria solitamente di esclusivo appannaggio della popolazione residente e delle attività di carico e scarico delle merci; 2– istituire “zone 50/30 all’ora” senza limitazioni di tipo temporale e aperte ad una percorrenza veicolare più ampia rispetto alla ZTL, che prevedono l’introduzione di li¬miti di velocità e la realizzazione di elementi di moderazione del traffico (dissuasori i velocità come dossi, restringi¬menti di carreggiata stradale, ecc.); 3– introdurre il concetto di “home zone”, criterio di pianificazione del traffico veicolare, ciclabile e pedonale di tipo integrato praticato nei paesi nord europei, che prevede l’applicazione di limitazioni della velocità di percorrenza veicolare più restrittive rispetto a quelle previste nelle zone 50/30; 4– la realizzazione di una sola isola pedonale aperta solamente ai mezzi di soccorso, a quelli adibiti al trasporto merci e al traffico residenziale diretto alle auto¬rimesse interne ai fabbricati.

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Passerella pedonale sul fiume Savio

Le valutazioni sull’opportunità o meno di indicare l’uno o l’altro criterio di regolamentazione del traffico automobilistico, hanno riguardato il sistema di infrastrutture viabilistiche classificate nel documento intitolato “Schema di assetto della viabilità”, allegato al bando di con¬corso, come sistema della “viabilità urbana con transito da regolamentare” formato dalle principali strade del centro storico, e sono state fortemente condizionate dalle caratteristiche dimensionali del centro storico di San Piero in Bagno che lo rendono pedonalmente attraversabile nella sua interezza in pochi minuti. La definizione complessiva del tipo di organizzazione gerarchica da attuare per il sistema viabili¬stico interno al nucleo storico di San Piero è fondata, inoltre, sulla specifica scelta progettuale, compiuta dalla Pubblica Amministrazione con la predisposizione dei nuovi strumenti di pianificazione urbanistica, inerente alla realizzazione di un uovo collegamento viabilistico di attraversamento che consentirebbe di “bypassare” l’attuale sistema passante sulla direttrice Via Battisti – Via Corani – Via Battistini (lo “sventramento”) prevedendo un nuovo attraversa¬mento sul fiume Savio, alternativo all’ormai inadeguato ponte Bailey “unico attraversamento in entrambe le direzioni sul fiume Savio insufficiente per intrinseche caratteristiche geometrico strutturali, ma anche per le condizioni della viabilità locale, a garantire un agevole flusso di traffico tra le due sponde del fiume”. La realizzazione del nuovo collegamento viabilistico consentirebbe infatti di dirottare i flussi di traffico veicolare provenienti da nord e da sud (compreso quello dalla strada di grande comunicazione E45), che attualmente attraversano il centro storico, su di un sistema viabilistico esterno all’abitato permettendo così, la completa eliminazione del traffico veicolare dalla parte più centrale del nucleo storico, vale a dire l’eliminazione della principale causa dei “temporanei stati di sofferenza ambientale in termini di qualità dell’aria ed una più generale condizione di malessere, da parte soprattutto dei pedoni, costretti a confrontarsi con cospicui flussi veicolari di attraversamento proprio in prossimità di importanti attrezzature collettive”. Sul centro storico verrebbero così a gravare i soli flussi di traffico residenziale e di servizio alle attività commerciali e amministrative. La scelta operata per la definizione del sistema viabilistico del centro storico prevede l’istituzione integrata di tre specifiche modalità di regolamentazione della fruibilità ciclo-pedonale in generale, del traffico automobilistico in particolare, direttamente rapportate alle caratteristiche funzionali e dimensionali delle diverse componenti viabilistiche considerate, ovvero:

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Particolari costruttivi passerella pedonale Lungo Savio Est

1– l’istituzione di un “isola pedonale” del tipo 0 – 24, aperta ai soli mezzi di soccorso, alle attività di scarico e carico merci e al traffico residenziale, comprendente lo spazio pubblico di Piazza Allende, il tratto di Via Verdi compreso tra Via del Chiasso e la piazza, Via Cavour, Via Carducci e Via del Teatro; 2– l’istituzione di una “home zone”, nella parte centrale del nucleo urbano storico, quella che per caratteristiche morfologiche proprie (andamento sinuoso non lineare) è naturalmente vocata ad assolvere a questo specifico assetto funzionale, formata dagli assi viabilistici di Via Garibaldi, Via Marconi, Via Pascoli, Piazza San Francesco e Piazzale Miliani; 3– l’individuazione di una “zona 50/30 all’ora”, nelle parti più esterne al nucleo storico formata a nord da Piazza del Vignolo, Via Corzani e Via Saffi, a sud da Via Battisti, Via Raggi e Via Nazario Sauro, a est dal tratto di Via Verdi compreso tra la chiesa di San Giovanni e Via del Chiasso, Via del Chiasso stessa e Via Corzano.

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Abaco delle essenze arboree e arbustive

La possibilità di creare un’unica “zona a traffico limitata” (ZTL), pur considerata in fase di valutazione preventiva, è stata successivamente scartata perché, date le ridotte dimensioni del centro storico di San Piero in Bagno, l’abitato infatti risulta completamente iscrivi¬bile all’interno di una circonferenza di 500m. di raggio (avente centro sull’incrocio dello “sventramento”), vale a dire la di¬stanza massima che un pedone riesce a percorrere senza percepirla come un disagio, si ritiene opportuno, o meglio indispensabile, l’introduzione di misure graduate di limitazione del traffico automobilistico (zona 50/30 all’ora > home zone > isola pedonale) in modo tale da garantire, da un lato, la rigorosa salvaguardia delle funzionalità e delle utilizzazioni di tipo pedonale e, dall’altro, una più flessibile regolamentazione del traffico residenziale e di servizio alle attività direzionali e commerciali.

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Abaco delle componenti di arredo urbano: panchine

Aree e percorsi pedonali e ciclabili Il recupero della fruibilità pedonale del Centro storico di San Piero in Bagno è strettamente corre¬lato alla rimodulazione e alla gerarchizzazione dei flussi di traffico automobilistico, inoltre la pedonalizzazione dei settori di centro storico attualmente utilizzati per il transito e la sosta degli autoveicoli dovrà, per forza di cose, essere realizzata in maniera graduale parallelamente, da un lato, all’istituzione delle zone a traffico regolamentato indicate al precedente paragrafo, dall’altro alla realizzazione del sistema dei parcheggi intermodali previsto nell’intorno del centro storico. Le aree pedonali individuate all’interno del cento storico rappresentate dal grafico esplicativo (vedi Tav. 01), comprenderanno l’insieme degli spazi urbani storici più qualificati sotto il profilo urbanistico e architettonico e concorreranno a formare un sistema di percorrenza fortemente integrato all’interno del quale il pedone sarà il vero soggetto “dominatore”. Il sistema delle aree e dei percorsi pedonali è suddiviso in quattro sottoinsiemi:

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Particolare costruttivo panchina

- sottoinsieme delle piazze: che comprende gli spazi urbani di Piazza Allende, Piazza San Francesco e Piazzale Miliani; - sottoinsieme delle strade: che comprende parte di Via Verdi, Via Garibaldi, Via Corzani, Via Battisti, Via Marconi, Via Saffi, Via Carducci e gli assi viabilisti recentemente riqualificati di Via Cavour e Via del Teatro; - sottoinsieme dei sagrati: che comprende gli spazi antistanti le chiese di San Pie¬tro e San Giovanni che saranno riconvertiti alle nuove funzionalità; - sottoinsieme dei percorsi interni agli isolati: che comprende la serie di passaggi pedonali interni al tessuto edilizio storico, che riqualificati in funzione dell’utilizzazione pubblica migliorano la permeabilità e la percorribilità dell’insieme degli spazi urbani all’interno dei quali istituire l’isola pedonale.

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Abaco delle componenti di arredo urbano: apparecchio testa palo per pubblica illuminazione e sezione tipo

I diversi sottoinsiemi dei percorsi pedonali sul piano funzionale dovranno soddisfare specifici requisiti prestazionali inerenti ai materiali da impiegare per la pavimentazione, ai massimi dislivelli ammessi, ai criteri di illuminazione notturna, in relazione alla classificazione gerarchica inerente alla riorganizzazione del sistema della mobilità e dell’accessibilità. Il sistema dei percorsi pedonali soddisferà, dunque, i requisiti di funzionalità necessari per garantire la corretta accessibilità degli spazi aperti, delle attrezzature collettive e degli esercizi pubblici da parte di tutte le categorie di utilizzatori compresi i soggetti con deficit di mobilità. I percorsi ciclabili sono organizzati in due specifici sottoinsiemi: – sottoinsieme dei percorsi ciclabili in area urbana; – sottoinsieme dei percorsi ciclabili in area extraurbana. In linea generale i percorsi ciclabili in ambito urbano sono previsti su sede stradale e individuati da specifica segnalazione a terra, nei soli tratti non assoggettati alle specifiche norme di regolamentazione del traffico veicolare precedentemente indicate, con la quale evidenziare eventuali situazioni di rischio in prossimità delle intersezioni stradali e dei raccordi che regolamentano l’ingresso o l’uscita dalla pista ciclabile. Il masterplan, inoltre, prevede la realizzazione in area urbana di uno specifico percorso ciclabile, un tracciato specializzato di nuova realizzazione ad alta valenza paesaggistica, da realizzarsi sulla sponda sinistra del fiume Savio “a collegamento dei centri di San Piero e Bagno”. Il percorso ciclabile si innesta sul sistema viabilistico del centro storico a partire dal parcheggio intermodale realizzato nel comparto urbanistico “Palestra – Orto di Fedele” per poi proseguire in direzione nord, su Via Raggi, sul fianco dell’Ospedale Angioloni, in¬crociare con Piazza San Francesco e tramite il settecentesco Ponte dei Frati colle¬gare l’area di riqualificazione del lungo Savio est e da qui, attraverso il ponte pedonale di nuova progettazione, dimensionato per essere transitabile all’occorrenza anche da mezzi di soccorso (ambulanze, vigili del fuoco, forze dell’ordine), che si ritiene necessario realizzare in sostituzione dell’obsoleto ponte Bailey, completare il circuito ciclabile congiungendosi con il sistema previsto sull’argine sinistro del torrente Rio, dando così con¬creta ed efficace risposta ad una specifica indicazione del “Documento di indirizzi per la progettazione”: “La rete dei per¬corsi pedonali lungo il Rio non può che essere pensata in collega¬mento col sistema di percorribilità pedonale e ciclabile progettata lungo l’asta fluviale del Savio.” In ambito extraurbano, è prevista la realizzazione di una pista ciclabile protetta al fianco della sede stradale di Via Battistini, in direzione nord verso Sarsina, per collegare l’area del centro sportivo polifunzionale, e la trasformazione del tracciato stradale che collega il centro urbano all’Eremo di Corzano, in percorso prevalente¬mente ciclabile tramite l’introduzione di criteri di limitazione della velocità e del traffico automobilistico del tutto simili a quelli previsti per il centro storico.

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Abaco componenti di arredo urbano: cestino porta rifiuti

Trasporto urbano pubblico Riguardo al tema della mobilità esaminato con lo studio del masterplan del centro storico di San Piero, si è ritenuto necessario affrontare il tema del trasporto urbano pubblico, non certo in termini di soluzione ai problemi di mobilità interna, quanto piuttosto come strumento per l’incentivazione di funzionalità che si ritengono strategiche ai fini della soluzione delle problematiche interne connesse alla bassa intensità di utilizzo di alcune parti dell’abitato. Il riferimento è pertinente alle attività turistico – ricettive che, a differenza di Bagno situato a soli 8 km. di distanza, a San Piero nonostante la presenza di un centro storico di pregio e di più che efficienti collegamenti viabilistici (E45 in direzione nord – sud e la storica Traversa di Romagna in direzione est – ovest), non hanno avuto un adeguato sviluppo. Si intravede dunque la possibilità di favorire l’incremento di queste specifiche attività, destinando lo spazio urbano di Piazza del Vignolo alla funzione di terminale per mezzi di trasporto pubblico (minibus), tramite i quali provvedere alla strutturazione di una fitta rete di collegamenti in grado di mettere in relazione il centro urbano di San Piero con le diverse realtà a vocazione turistica e culturale insediate nel territorio circostante: le strutture termali di Bagno, il parco delle foreste casentinesi e la Riserva naturale integrale Sasso Fratino, il centro turistico sorto sul lago di Acquapartita ai piedi del monte Comero, Sarsina con il suo museo archeologico e la stagione teatrale dell’Arena Plautina, l’ecomuseo “Idro” dedicato alle acque di Ridracoli. Dunque una situazione di contesto territoriale unica nel suo genere che, se efficacemente relazionata al centro urbano di San Piero, potrebbe diventare il principale fattore di sviluppo di tutte quelle attività turistiche, culturali ed enogastronomiche, le sole in grado di provocare quella scossa necessaria per far sviluppare un settore dell’economia locale, fino ad oggi latente, che si ritiene di importanza strategica ai fini della concreta attuazione del disegno di riqualificazione urbanistica e territoriale che si intende perseguire. Tutto ciò, inoltre, potrebbe concorre efficacemente alla inversione delle tendenze fino ad ora registrate all’interno del centro storico, edifici e spazi urbani poco vissuti, se questa strategia sarà integrata con una puntuale riorganizzazione dell’offerta interna alla città, introducendo attività a basso impatto ambientale ma ad alto valore promozionale riguardo “alla conoscenza ed all’apprezzamento dei luoghi” quali: fiere, attività espositive, spazi commerciali per le attività di ristorazione e di intrattenimento.

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Isola ecologica interrata per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani

Integrazione morfologica e funzionale degli ambiti urbani Per perseguire l’integrazione morfologica e funzionale degli ambiti urbani che costituiscono in nucleo storico di San Piero il masterplan opera su due specifici ambiti di intervento caratterizzati:

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Sistemazione ambito torrente Rio: parcheggio in struttura

- l’ambito d’intervento formato degli spazi pubblici da destinare allo sviluppo di attività commerciali collettive e di aggregazione sociale, i sottoinsiemi delle piazze, delle strade, dei sagrati e dei percorsi interni agli isolati;

-l’ambito d’intervento costituito dalle facciate degli edifici che prospettano sugli spazi pubblici.

Per l’ambito di intervento formato dagli spazi pubblici le strategie operative prevedono interventi differenziati finalizzati, da un lato al riordino del sistema delle infra¬strutture a rete, in primo luogo il sistema di smaltimento delle acque reflue di superficie e delle acque nere, ma non si escludono interventi mirati alla sistemazione di altre infrastrutture di servizio (gas, acqua, telecomunicazioni, alimentazione elettrica pubblica), dall’altro, alla definizione degli schemi e dei materiali da impiegare per la realizzazione delle pavimentazioni stradali che sono definiti in funzione della necessità primaria di riqualificare sul piano della funzionalità e della percezione gli ambiti urbani d’intervento e, contemporaneamente, di distinguerli gli uni dagli altri in funzione delle caratteristiche di fruizione e di utilizzazione. Il compito di uniformare è affidato al tipo di materiale indicato per la realizzazione dei manti di pavimentazione rappresentato dalla pietra forte di Firenzuola o “Pietra forte Fiorentina”, un’arenaria compatta a grana fine ed omogenea, di color grigio chiaro, utilizzata fin dai tempi del Rinascimento in tutte le aree influenzate dalla cultura toscana, la cui estrazione è avvenuta nel corso dei secoli soprattutto lungo la vallata dei fiume Santerno, che da Firenzuola va verso lmola; un materiale quindi, affatto estraneo alla tradizione costruttiva lo¬cale. Il compito di differenziare gli spazi pubblici in funzione delle utilizzazioni e delle specifiche modalità di fruizione, è affidato allo studio degli schemi di pavimentazione che aggregano il materiale in formati di dimensioni e finiture diverse, così da caratterizzare in maniera univoca i diversi sottoinsiemi in cui è suddiviso il sistema delle aree e dei percorsi pedonali:

- sottoinsieme delle piazze: lastre in formato 70×100 cm. per linee parallele, abbi¬nate a “sestini” in formato 12×37 cm. con disposizione a correre ed allinea¬mento inclinato;

- sottoinsieme delle strade: lastre in formato 70×100 cm. per linee parallele, ab¬bi¬nate a “sestini” in formato 12×37 cm. con disposizione a spina convergente la centro della carreggiata e per file parallele (home zone – zone 50/30);

- sottoinsieme dei sagrati: lastre in formato 70×100 cm. per linee parallele, abbi¬nate a “sestini” in formato 12×37 cm. con disposizione a correre ed allineamento parallelo;

- sottoinsieme dei percorsi interni agli isolati: “sestini” in formato 12×37 cm. con disposizione a correre ed allineamento parallelo la senso di percorrenza.

Abaco dei colori storici e degli elementi di arredo urbano Al fine di rafforzare gli orientamenti progettuali indirizzati alla riqualificazione funzionale e morfologica sono stati predisposti due specifici strumenti di consultazione, l’”abaco dei colori storici” e l’”abaco dei componenti di arredo urbano”, a cui è affidato un ruolo propositivo e di controllo, da utilizzare come griglia progettuale in riferimento anche alla necessità di assicurare il raggiungimento di adeguati livelli di qualità a partire già dalla fase di programmazione degli interventi. L’abaco dei colori è concepito come uno strumento con il quale determinare, tramite processi di analisi comparativa, le caratteristiche cromatiche delle colorazioni ancora presenti sulle facciate dei fabbricati e/o progettare nuove soluzioni cromatiche per quegli edifici che non conservano tracce delle originali pigmentazioni. Sostanzialmente si configurare come strumento di guida o di controllo, ma non prescrittivo, tra¬mite il quale governare la complessa tematica del recupero cromatico delle facciate degli edifici storici.

Razionalizzazione del sistema di pubblica illuminazione Il progetto del masterplan si pone l’obiettivo di superare l’inadeguatezza dell’attuale sistema di illuminazione degli spazi pubblici, tramite la predispsizione di un “sistema d’illuminazione ambientale di tipo integrato”, correttamente rapportato al contesto urbani¬stico e architettonico, in coerenza anche e soprattutto con l’esigenza di restituire un ambiente urbano caratterizzato da un’alta flessibilità funzionale. Volendo perseguire con coerenza il principio di massima flessibilità funzionale e di utilizzazione dello spazio urbano di superficie, anche la progettazione del sistema di illuminazione deve essere con¬dotta in maniera appropriata. L’idea di progetto illuminotecnico si configura attraverso l’individuazione di tre specifiche modalità d’intervento indirizzate alla valorizzazione delle caratteristiche architettoniche dei singoli subsistemi in cui è stato articolato l’insieme degli spazi pubblici del centro storico di San Piero:

- sottoinsieme delle piazze: intervento ad illuminazione diretta tramite una combinazione di apparecchi a testa palo a frazionamento della sorgente luminosa e apparecchi a parete da installare sulla linea sottogronda sui fronti dei fabbricati che prospettano su¬gli spazi pubblici;

- sottoinsieme delle strade: intervento a illuminazione diretta da realizzasi tramite apparecchia sospensione su cavo di acciaio tesato tra fronti di fabbricati;

- sottoinsieme dei sagrati: intervento ad illuminazione diretta tramite una combinazione di apparecchi a testa palo a frazionamento della sorgente luminosa e apparecchi ad incasso a pavimento per l’illuminazione d’accento delle facciate degli edifici religiosi;

-sottoinsieme dei percorsi interni agli isolati: intervento di illuminazione d’accento tramite apparecchi ad incasso a pavimento.

Isole ecologiche interrate Per il miglioramento della qualità degli spazi urbani oltre che ai fattori estetico – funzionali fino ad ora esaminati, nel definire le linee guida del masterplan particolare attenzione è stata posata alla soluzione delle problematiche di degrado ambientale derivata dalla localizzazione dei cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani che, sopratutto in contesti storici come quello oggetto di studio, costituisce un aspetto non sempre di facile soluzione, se rapportato al soddisfacimento dell’esigenza di definire criteri idonee per la razionale distribuzione degli elementi utilizzati per la raccolta, senza che questi si trasformino in fattori di disturbo per la fruizione e la percezione dello spazio urbano. Riguardo a questo specifico aspetto la situazione che si è via via materializzata durante lo svolgimento dei sopraluoghi sul campo, è quella rilevata anche in altre località con caratteristiche analoghe al centro storico di San Piero, ed è riassumibile sinteticamente in questo modo: cassonetti concentrati nei pochi ambiti che per caratteristiche dimensionali non comportano specifici problemi di localizzazione. Il risultato, anche nel nostro caso, si traduce in una pessima distribuzione degli elementi di raccolta spesso localizzati in aree scomode e marginali, a scapito della razionalizzazione e della complessiva efficienza del servizio di raccolta, a cui si deve aggiungere il fatto che l’eccessiva concentrazione in poche aree dei cassonetti per i rifiuti aumenta notevolmente la percezione del degrado. Allo scopo di dare una razionale risposta per la soluzione del problema, si prospetta dunque la sostituzione dell’attuale sistema con isole ecologiche interrate. La tipologia standard di isola ecologica prevista è costituita da una batteria modulare con una configurazione minima a 4 cassonetti per la raccolta specializzata di carta, plastica, vetro e rifiuti domestici (ulteriormente espandibile fino a 6 cassonetti) appositamente progettata per essere impiegata in piccoli centri storici. I vantaggi derivati dall’installazione di questo sistema di raccolta sono riassumibili nei seguenti punti:

- ingombro minimo e non invasivo sull’arredo urbano;

- rifiuti urbani non più visibili su strade e piazze con immediata eliminazione del loro impatto ambientale;

- a parità di area superficiale occupata si raccoglie un volume di rifiuti sino a quattro volte superiore grazie alla naturale compattazione gravitazionale che si verifica nel contenitore interrato;

-abbattimento degli odori sgradevoli perché l’interramento permette di accumulare i rifiuti in ambiente fresco che rallenta sensibilmente lo sviluppo di batteri;

- eliminazione dei liquidi di percolamento nocivi;

- immondizia non più accessibile ad animali domestici, randagi e roditori.

villa unifamiliare - valeria passalacqua, cottone giovanni

aula magna escuela naval - juan pablo sepulveda arquitecto www.juanpablosepulveda.com, Germán Seemann

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concorso per il centro culturale della scuola marina. consistente in un nuovo spazio di apertura alla comunità e luogo comune per manifestazioni artistiche e culturale. il concorso si svolge nell’ambito d’avvicinare la vita interna della scuola alla comunità circondante, il quartiere, e anche una opportunità per inserire i nuovi spazi nel circuito culturale della città di valparaiso. il concorso è nazionale, per architetti, ha concentrato l’interesse di tutta la comunità cilena, coinvolgendo i più noti e importanti studi d’architettura del paese.

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Casa Tranquilli - sara spadavecchia

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progetto di ristrutturazione di un appartamento sito al primo piano di un edificio realizzato alla fine degli anni ‘60.

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corridoio zona giorno

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soggiorno

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riflessioni corridoio

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corridoio zona notte

Edificio commerciale - Pallaoro Balzan e Associati, Michael Profaizer, Danilo Balzan, Michele Filippi

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L’intervento riguarda la costruzione di un nuovo edificio commerciale in affaccio sull’asse viario, commerciale di via Brennero, alle porte della città di Trento. La suddivisione in due parti dimensionalmente equivalenti, la necessità di spazi commerciali flessibili (vendita ed esposizione) al piano terra e di altri per attività direzionali al primo piano unitamente a quella del contenimento dei costi sono stati gli input progettuali che hanno guidato la progettazione.

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L’edificio si configura planimetricamente come un trapezio che asseconda la forma del lotto. L’accesso e l’uscita carrabili sono previsti separati, entrambi su via Brennero, collocati rispettivamente alle estremità sud e nord del lotto. I parcheggi necessari per le attività commerciali e direzionali sono quasi tutti coperti, ricavati in due piani d’autorimesse : il primo è seminterrato, parzialmente aperto su tre lati, il secondo è totalmente interrato. Entrambe le autorimesse sono raggiungibili a piedi, dall’esterno, attraverso rampe scala che fungono anche da via di fuga/uscita di sicurezza. L’accesso alle attivitàè previsto dall’atrio-galleria, posto in posizione baricentrica, e che costituisce quindi lo spazio comune di distribuzione sia alle attività commerciali del piano terra che a quelle direzionali del primo piano. Un unico impianto ascensore, collocato nell’atrio, collega i piani delle autorimesse con i due livelli della galleria. Il corpo a sud, si eleva parzialmente, con un volume, tutto cieco, dove sono stati collocati gli impianti tecnologici (locale caldaia e unità di trattamento dell’aria): tale volume assolve anche alla volontà di enfatizzare la presenza dell’edificio commerciale e di “raccordarlo formalmente” con la decisa maggiore dimensione del limitrofo edificio posto a sud.

I punti base del progetto possono sintetizzarsi: · nell’individuazione dell’atrio centrale con caratteristiche di luogo comune di distribuzione, ma anche di separazione/contrapposizione dei due corpi di fabbrica. I tamponamenti verso l’esterno a tutto vetro, i grandi lucernari e soprattutto la continuità formale delle facciate dei due corpi limitrofi verso l’interno e quella delle pavimentazioni in cubetti di porfido intendono individuare uno spazio dai caratteri urbani della “galleria” e di filtro fra l’esterno e l’ interno; · nella realizzazione dei due volumi contrapposti alla “galleria” dai caratteri formali omogenei e improntati ad una certa “massività”, ma che si svuotano di tanto in tanto per lasciar spazio ad ampie aperture alternate ad altre di dimensione più ridotta necessarie alla realizzazione di locali interni con caratteristiche di buona flessibilità funzionale; · nel sistema costruttivo semiprefabbricato adottato (Progress thermowand) costituito dalla giustapposizione di pareti ed architravi costituiti da pannelli coibentati, ciechi in calcestruzzo liscio di cassero metallico; · dalla volontà di esprimere un’architettura quasi elementare, dettata fortemente dal sistema costruttivo, e caratterizzata più che dalla morfologia dei suoi volumi, dalle geometrie dei suoi vuoti. In tal senso le vedute notturne appaiono privilegiate e la scelta del colore molto scuro per la muratura delle facciate contrapposto ai cromatismi vivaci scelti per i contorni di tutte le aperture sono punti essenziali alla realizzazione del concetto espressivo ricercato.

Complesso Flaminiaverde - Studio Associato Officina 8, Andrea Paolini, SANDRO DI MATTIA, FA.DI.Ingegneria

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Nuovo insediamento costituito da tre sottoambiti: -un nucleo residenziale, immerso nel verde; -un edificio da destinare ad attività commerciali e direzionali, con una piazza interna; -un insediamento produttivo destinato ad attività non inquinanti, compatibili con le altre funzioni presenti nel complesso.

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Design pret-a-porter - Massimo Cutini

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Il lavoro vuole sperimentare l’associazione, il collegamento, la combinazione tra 3 diverse discipline: arte, design, e moda. L’obiettivo è quello di realizzare un oggetto utilizzando un materiale di scarto (materie seconde) attraverso la sperimentazione di tecniche semplici alla portata di tutti. L’operazione cerca, per sua natura, un’economia di basso costo (lo-fi design).

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L’aspetto maker, caratteristico del laboratorio, è una componente importante che contiene sempre in qualche modo, l’esperienza del progetto. In questo caso esso diventa interpretazione e messa alla prova della realtà, di una proprio immaginario. Per stimolare una visione altra, un mondo altro, l’esito di un pensiero e un’azione autonoma, col fine di costruire da sé, un pezzo autentico del proprio paesaggio domestico.

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Vedere il progetto da un punto di vista dell’arte è fondamentale perché significa liberare il concetto di creatività da ogni etichetta. Il lavoro è ispirato a un progetto di Martino Gamper (artista/designer): “100 sedie in cento giorni”, in cui l’artista reinventa l’idea della seduta, assemblando liberamente componenti di vecchie sedie, oggetti e materiali di recupero rinvenuti lungo le strade di Londra e accumulate per più di due anni. Il risultato è un sorprendente catalogo di sedute e di storie.

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L’aspetto del design è invece contenuto nella scelta dell’oggetto da realizzare: un nuovo aspetto/rivestimento per una sedia che abbiamo ma che pensiamo diversa. Come nel progetto di Gamper, l’oggetto viene reinterpretato formalmente per trovargli nuove identità. Alla fine nonostante l’aspetto possa in qualche modo smentirci ciò che avremo di fronte sarà ancora un oggetto su cui sederci.

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La moda (o arte sartoriale) è presente come forma mentis, metodo e tecnica realizzativa utile a raggiungere l’obiettivo. Si tratta di fare un bozzetto e poi ottenere dei modelli formali dal materiale, componenti dell’oggetto, da montare e cucire. L’oggetto standardizzato subirà così una sorta di metamorfosi. I modelli, una volta cuciti, andranno a costituire una nuova veste/forma della seduta: potremo chiamarlo design/pret a porter.

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I materiali utilizzati sono resine espanse che provengo deall’industria della lavorazione della plastica. Sono utilizzati per guarnizioni, protezioni, componenti di articoli per la casa, edilizia, nautica, automobile, sport. Alcuni esempi sono i tappetini da palestra, i rivestimenti dei caschi, le imbottiture degli zaini ecc. Il modulo base è di norma una lastra di circa 1×2 mt spessa 5 mm e di diverse colorazioni, leggera e facile da tagliare e cucire.

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Workshop da questo lavoro è tratto il laboratorio Design pret-a-porter promosso da IF Immagina il Futuro Provincia di Milano, a cura di Connecting Cultures e in collaborazionecon Avanzi Make a Cube3

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REUNION LAVORI WORKSHOP PRESSO CONNECTING CULTURES MILANO

tvzeb - traverso-vighy Architetti, Paola Vighy, Giovanni Traverso

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Nestled in the wooded hills a few kilometers from the historic center of Vicenza, the building was conceived to prominently feature a new environmentally-sound architecture studio. The goal of the project was to develop a low-impact building that blended seamlessly into the surrounding natural setting and exemplified the visual, renewable energy and user well-being resources of its context both in form and function. Similarly to other architectural projects developed by the studio, the building structure was designed and manufactured in parts by a network of small industrial and craft companies, combining CNC machined and handcrafted components. The larch glulam and galvanized steel structure is suspended along two longitudinal lines of the foundation and was dry assembled onsite: all building components are made from recyclable and/or recycled materials and can be dismantled. This reflects the project’s firm relationship to the concept of potential reversibility and respect for the land: the building can be disassembled at the end of its life cycle and its materials can be separated and recycled, restoring the site to the natural landscape. The materials and external finishes were conceived to simulate the surrounding environment, in an effort to quietly insinuate the studio’s presence within the landscape and to embody its transitory nature. The main elements that guided the building’s form and tvzeb’s direction were the view towards the natural environment and the results of comprehensive simulations aimed at defining and capturing the normal seasonal variants of temperature and sunlight to enhance building performance. The building structure extends outwards conically facing south, incorporating a design that maximizes sunlight exposure during the winter months and excludes direct radiation entirely during summer months. Natural light is permeates the building by reflection from the internal fixtures in mill-finished aluminum and is the key element to achieving comfort for the building occupants as well as reduction in energy consumption. Daylight measures are integrated by an accurate and efficient artificial lighting system that combines light from three different sources, tracks the sun’s position, and supplements the outdoor light’s spectrum and color temperature values. Tvzeb, designed with the support of University of Padua’s Department of Technical Physics, will be entirely powered by internal energy sources (wood combustion, solar and geothermal energies) which will render the building completely self-sufficient, thereby fulfilling the European Directive 2010/31/EU that prescribes all new public buildings from 2020 to be zero-energy buildings. www.tvzeb.org

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casa ScA - |a+s·office| a s s o c i a t i - andrea bonini-silvia fratter

Casa S - Alric Galindez arquitectos

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El primer interrogante que surge es: ¿como plantear una casa en un terreno donde la naturaleza tiene fuerte presencia? En respuesta propusimos una relación con el paisaje a través de la materialidad, emulando, la casa, una roca que siempre estuvo en la montaña.

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La casa es el resultado de apilar cajas sobre la ladera de una montaña. Cada una de ellas apunta y enmarca diferentes vistas, haciendo foco principalmente en los cerros Catedral, Otto, y Ventana, todos hitos protagonistas del paisaje visto desde el interior. Estas cajas estan revestidas exteriormente con piedras del lugar buscando una conexión visual con las rocas de los cerros que la circundan. Los interiores fueron planteados como espacios ¨blancos¨, de modo de buscar un contraste y destacar el paisaje, siendo este el protagonista del espacio.

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Se organiza principalmente en 2 plantas. La de acceso se ubica en el nivel superior de modo de alcanzar las mejores vistas. En este nivel se encuentran el living-comedor-cocina, el dormitorio principal y el de huéspedes. Todos estos ambientes están vinculados a una terraza conectada al jardín a través de una escalera que acompaña la pendiente natural del terreno. En el nivel inferior se encuentran los dormitorios de los hijos, un playroom  y el area de servicio. Se organiza de manera tal de poder ser dividida en zonas, dependiendo de la cantidad de personas que estén viviendo en la casa, en las diferentes épocas del año.

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Se plantearon las circulaciones de la casa como espacios de distintas geometrías que rematan en miradores de modo de que el paisaje este siempre presente en el recorrido de la casa. La cubierta fue diseñada de modo de generar distintas aperturas y relaciones espaciales entre los distintos ambientes y el paisaje exterior.  La misma esta compuesta por varios faldones con distintas inclinaciones de modo de generar entradas de luz entre sus pliegues y permitir un libre escurrimiento del agua.

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Los estudios del Instituto Nacional de Tecnologia Industrial (INTI) explican que las viviendas consumen el 24 por ciento del total de energia y gran parte de este porcentaje se pierde por un uso inadecuado. Esto repercute especialmente en el problema climatico., ya que a traves de la calefacción, la refrigeración y la iluminación se emiten el 24 por ciento de los gases que producen el calentamiento global. En ese sentido se planteo ahorrar y optimizar al máximo la energía. Se realizó un estudio detallado del clima del lugar y se diseñaron en consecuencia los cerramientos horizontales y verticales. Las paredes están compuestas por 2 muros de ladrillo hueco separados por poliestireno expandido de 100mm de espesor, la cara exterior está completamente revestida en piedra de modo de reducir al minimo los trabajos de mantenimiento de la casa. La aislación térmica del piso está compuesta por 2 contrapisos separados por poliestireno expandido de 50mm de espesor y la cubierta por 50mm de lana de vidrio y 150mm de poliestireno expandido. Se realizó en la instalación de calefacción y agua caliente una futura conexión a 9 colectores solares de modo de reducir al minimo  el uso de la caldera.

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Riqualificazione Piazza della Libertà, viale Bechi, aree circostanti la Torre spagnola e la spiaggia La Rena Bianca - Giangiacomo Aru, Isabella Quartu, Salvatore Silvano Piras, Ennio Strati, Giuseppangelo Tore, Emanuele Portas

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La proposta di progetto richiede un investimento coerente con il budget stabilito dall’Amministrazione, e mira a valorizzare la vocazione naturale di queste aree della cittadina gallurese, riposizionandola sulle mappe del turismo internazionale (ma anche dell’economia). Facendola diventare un magnete sia per il turista medio e quello affezionato, sia per i viaggiatori sofisticati. L’idea è sottesa dalla consapevolezza che per rendere desiderabile e più vivibile la città– per chi ci vive e per chi ci viene da turista – sia utile migliorare la qualità architettonica, ambientale e paesaggistica della piazza della Libertà, del viale Bechi, del promontorio e della Rena Bianca. Realizzando spazi, innovativi dal punto di vista architettonico, tecnologico e ambientale, che possano accogliere non solo attività di intrattenimento, ma anche di carattere artistico e culturale in grado di attrarre anche il turismo colto di fascia alta. Questo obiettivo richiede equilibrio tra aspetti economici, culturali, sociali e ambientali, conciliando l’aspirazione a riqualificare la presenza turistica con le istanze culturali locali espresse dal bando. In tal modo la riqualificazione delle aree oggetto del bando diventa una opportunità per realizzare nuovi luoghi, nuovi paesaggi di qualità, che creano nuove occasioni d’incontro per turisti e viaggiatori, colti o meno colti, ma sicuramente attratti dalla bellezza e qualità dei nuovi spazi. L’idea è che per cambiare volto occorra un design di qualità ma anche accattivante capace di coniugare globale e locale, l’acciaio dei portici ed il granito e il basalto delle pavimentazioni, costruendo un orizzonte che superi le divisioni tra materiali e culture. Lo scopo è quello di realizzare dei poli di aggregazione in grado di rivitalizzare la cittadina di Santa Teresa, attraverso la creazione di nuove opere in grado di riqualificare gli spazi urbani e architettonici. La base è una cultura architettonica e ambientale che individua nell’ampliamento delle aree verdi, nel miglioramento della qualità paesaggistica, anche urbana, ecologica, negli spazi giochi per bambini, gli elementi cardine di un intervento che cura la sostenibilità ambientale e la qualità delle relazioni sociali. Poiché le tre zone ricadono in un ambito urbano di notevole pregio paesaggistico, l’intervento di riqualificazione è finalizzato a fare emergere la qualità, le vocazioni e a renderle riconoscibili nel contesto cittadino generale, fornendo anche indicazioni morfologiche per il recupero e la trasformazione urbana.

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Piazza della Libertà

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Percorsi e sistema del verde

CENTRO RICERCHE MEDICHE - Antonio Medici, Luca Rigattieri

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Il Centro Ricerche mediche costituisce un prototipo commissionato da una ditta farmaceutica. La scelta di inscrivere l’intera composizione planivolumetrica all’interno di una forma ellittica, se da un lato ne vuole indagare le potenzialità espressive e simboliche in rapporto al tema istituzionale, dall’altro il profilo sfuggente ne consente un possibile inserimento in contesti differenziati. Uno specchio d’acqua racchiude l’involucro edilizio. I vari reparti sono raggiungibili percorrendo passerelle pedonali disposte in coincidenza delle grandi corti socializzanti protette da strutture in acciaio a brise-soleil. Il sistema tipologico è regolato da blocchi disposti a pettine che confluiscono in una galleria vetrata, luogo di relazione per gli operatori e i degenti oltre che cardine del sistema distributivo di accesso alle diverse attività: reparti di ricerca, ambulatori, funzioni amministrative e camere degli ospiti. Una rampa pedonale si sviluppa in adiacenza alla vetrata inclinata che affaccia sugli specchi d’acqua moltiplicandone l’immagine. Le tessiture murarie sono trattate con ampie pannellature in cemento a vista, mentre schermature vetrate di diverse colorazioni disposte alternativamente sulle logge delle stanze, restituiscono al Centro Ricerche un’immagine policroma mediata dalla forza espressiva della luce sulle grandi pareti pressochè prive di aperture.

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Soluzioni sperimentali e riproducibili nel campo della Bioarchitettura e del Risparmio Energetico_Edificio residenziale_Zona Fiori_Terni - Studio Associato Officina 8, 2P STUDIO, Arch. Silvano Gismondi, Andrea Paolini

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L’intervento è localizzato nel Comune di Terni, Zona Fiori. Le strategie progettuali che sono state messe in campo fanno riferimento a cinque grandi aspetti: - L’aspetto urbanistico - L’aspetto paesaggistico – ambientale - L’aspetto architettonico - L’aspetto legato alla sostenibilità ambientale - L’aspetto sociale

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Le strategie che fanno riferimento all’aspetto urbanistico definiscono l’intervento in relazione al contesto urbano circostante e quindi, in particolare, al rapporto del costruendo complesso edilizio con l’edificato esistente in termini di tipologia edilizia e di definizione volumetrica; tengono inoltre conto della forma del lotto assegnato e della accessibilità allo stesso.

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Per quanto riguarda l’aspetto paesaggistico – ambientale la strategia progettuale tiene conto del rapporto dell’edificio con il paesaggio che gli fa da sfondo e cerca un idoneo inserimento nel contesto ambientale, soprattutto sotto il profilo microclimatico dell’orientamento, del soleggiamento e della ventilazione. L’aspetto architettonico privilegia le questioni della composizione formale e della articolazione spaziale dell’edificio in relazione alla funzionalità e al confort degli alloggi, adottando un linguaggio architettonico assolutamente attuale e moderno capace di dialogare sia con il contesto urbano sia con il contesto ambientale circostanti.

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Particolare importanza riveste poi l’approccio legato alla sostenibilità ambientale dell’intervento che si propone; si è cercato di applicare i più rilevanti principi della bioarchitettura, dal risparmio energetico, alla riduzione dei consumi e delle emissioni, all’impiego di materiali e tecniche ecocompatibili.

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Infine esiste un quinto filone su cui si è incardinata la strategia progettuale ed è quello relativo all’aspetto sociale della operazione; ci si è posti l’obbiettivo di offrire un prodotto che rispondesse alle esigenze dell’utenza sotto il profilo della flessibilità e della adattabilità dell’alloggio, avendo come riferimento l’ottimizzazione nel tempo del rapporto abitazione – utente.

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Le caratteristiche architettoniche del fabbricato sono il risultato della aggregazione di tre blocchi, corrispondenti ciascuno ad un alloggio per ogni livello, intorno ad una zona – filtro centrale che riveste la duplice funzione di elemento di mitigazione ambientale e di luogo di incontro e di socializzazione. Gli alloggi a piano terra dispongono comunque di un proprio giardino, quelli del primo piano sono dotati di terrazzi, mentre quelli del secondo e ultimo piano, articolati su un livello principale dotato di zona soppalcata, godono di ampi terrazzi e di giardini pensili privati; tutti gli alloggi sono distribuiti al loro interno in modo molto funzionale – prerequisito per un buon livello di confort prestazionale – e godono del miglior orientamento possibile degli ambienti in relazione alla forma e alla disposizione del lotto.

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eVolo 2013 | VetiVertical City - Eugenio Aglietti

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Shanghai is one of the Chinese cities with the highest levels of CO2 emissions per capita and held the lead as the biggest carbon dioxide emitter between 2004 and 2007. Another problem that affects the city relates with the quality of water, which is severely contaminated: about 80% of the water comes from the Huangpu river, one of the most polluted rivers in the world.

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View from Expo area

Due to industrial effluents the river contains high levels of chlorine, nitrogen, phosphorus and toxic heavy metals, forcing most of residents to buy bottle drinking water rather than filter domestic water.

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Location

In according with the pledge of China to reduce CO2 emissions per unit of Gross Domestic Product by 40 to 45 percent by 2020, the project pursues a dual objective: firstly, the purification of rainwater and wastewater produced by the building in order to recycle it for office and domestic use; secondly, the carbon dioxide reduction through the absorption of amounts of CO2 contained in the atmosphere.

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Building site

It is possible thanks to the combination between the properties of Vetiver plant with the features of a new kind of skyscraper: the VetiVertical City. The ‘Chrysopogon zizanioides’, well known as Vetiver, is a tropical plant with unique characteristics, so much that experts call it the miracle grass. Since the 80s, the Vetiver System (‘VS’), based on the use of this plant, has been tested in many countries for soil conservation, slope stabilization, pollution control, water quality improvement and many other environmental applications. Thanks to high tolerance to adverse climatic situations, this plant can be grown over a very wide range of climatic conditions and virtually used anywhere across the planet.

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Concept

One of the main features of Vetiver are the finely structured and penetrating roots, used as hyper-accumulators of nutrients and heavy metals, with a reduction by 80-90% after 48-72 hours of treatment. Additionally the Vetiver System has great potential for atmospheric carbon dioxide uptake and could be able to solve many problems relating with air pollution. The CIAT researchers reported that plants like Vetiver can absorb about 5,3 kg of CO2 per square meter during a year. As the annual global increase of CO2 is estimated to be about 20 billion tons, we only probably need to plant 4,000 billion Vetiver plants all over the world to absorb all this gas, but to cover this space probably we need to change the perspective of the horizontal spread of Vetiver into something more… vertical.

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North-south section

If Vetiver has these miraculous features, why don’t use it in architecture for sustainable purposes? The 410 meters tall VetiVertical City, located on an area between the Huangpu river and the Luwan district, in front of the area which hosted the World Expo in 2010, aims to match the multi-functionality of a skyscraper with the new sustainable technology of VS. The south facade of the building is conceived as an artificial mountain growing from the banks of Huangpu, where 280.000 Vetiver plants can implement a huge sustainable potential. The Vetiver System is integrated with strip-shaped double-sector ducts that have the important function to transport wastewater to Vetiver plants and, after 2-3 days of treatment, to send back to the building purified water through pumps located at the feet of the Vetiver land. The VS is a multi-sustainable system: it’s environmental sustainable, it’s economically sustainable (costs are 70% cheaper than traditional engineering methods) and it’s social sustainable (can be used in every country, from the richest to the poorest). ‘Vetiver can literally make sustainability sustainable’ as Noel Vietmeyer said during the First International Conference on Vetiver in February 1996.

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Combination between 'VetiVertical City' shape and Vetiver System principles

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VetiVertical City is situated on an area between the Huangpu river and the Luwan district, near the Lupu Bridge, on the opposite bank of the area which hosted the World Expo in 2010. The 71.000 square meters site stands on the Nanyuan Park and is delimited by four local roads

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In order to create a dialogue with the urban context, the north of the Nanyuan Park has been converted into a new square-filter between the main entrance of the building and Longhua East Road. The remaining area converges towards the center of the site through concentric spiral paths

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VetiVertical City is a hybrid which combines the traditional shape of a 410 meters high square skyscraper and the natural elements of a land of Vetiver. To optimize the benefits provided by Vetiver plants in contact with polluted air, the project exploits a south facing slope emerging from the Huangpu river

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Through a spiral course the Vetiver ‘mountain’ can fit perfectly with the building, which will house commercial spaces, offices, hotel rooms and panoramic view apartments at the top. The north slope gives formal and structural balance to the project ensuring panoramic views over Luwan district

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To preserve part of the Nanyuan Park, a gallery cuts the VetiVertical City creating new green spaces. This ‘Eiffel effect’ allows to maintain the existing roads and let the citizens to enjoy life under the building as an extension of VetiVertical City. 15 sky-gardens are obtained withdrawing the facades to maximize solar radiation

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The core is literally a ‘skyscraper into the skyscraper’. This empty space allows the air to pass through the trees situated at the ground floor towars the center of VetiVertical City. This flow of air and light will improve air quality inside the building and will contribute to illuminate the new park under the skyscraper

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All the facades are covered with double-sector ducts recreating the geometry of Vetiver grass. The ducts have the important function to transport wastewater to Vetiver plants and then to send back to the building purified water, while the ducts on the other facades improve the natural ventilation of the VetiVertical City

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Progetto di restauro architettonico e miglioramento sismico della Chiesa Parrocchiale di Massa Martana (PG) - Paolo Verducci, Giovanni Baglioni

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“L’illustre terra di Massa nell’Umbria”, come afferma Carlo Ridolfi1, “vive, tra la seconda metà del 1500 e la prima metà del secolo successivo, un momento particolarmente intenso di cambiamenti e di sviluppo, forse il migliore di tutta la storia […]. Massa Martana ebbe nel corso dei secoli diversi nomi. Dal romano Vicus Martis, sicuramente documentato tra il 200 a.C. ed il terzo secolo dell’era volgare, si passa alla mitica Civitas Martana del IV-V secolo d.C., menzionata nelle numerose leggende agiografiche medioevali ma che probabilmente non è mai esistita. Per tutto il Medio – Evo fu chiamata Castrum Masse, Castello di Massa, quindi Terra di Massa dagli ultimi decenni del 1400 (la data più remota in cui è stata riscontrata tale denominazione è finora, il 1481) fino all’inizio del secolo XIX. La Comune di Massa compare nei documenti del breve periodo napoleonico dal 1814 al 1863, infine, con Regio Decreto 1260 prese l’attuale nome di Massa Martana […]. Al consolidamento, definitivo, della propria autonomia politica ed amministrativa nei confronti della vicina Todi fa riscontro una costante, anche se discreta, crescita economica e demografica che darà i primi segni di cedimento soltanto verso la fine del secolo XVII. Esteriormente e visibilmente il periodo di floridezza si manifesta soprattutto in un ragguardevole rinnovamento edilizio con la costruzione e l’ampliamento dei principali edifici pubblici e religiosi che vengono anche impreziositi con importanti e pregevoli opere d’arte, mai più eguagliate nei secoli successivi […]. Il discreto benessere, conseguente al buon andamento delle attività economiche, la crescita costante della popolazione e la consapevolezza sempre più diffusa di essere una realtà umana e sociale ben caratterizzata da una tradizione storica con una propria dignità, conseguita attraverso le lunghe lotte per l’autonomia politica, rendono disponibili alcune risorse finanziarie e spingono la Communitas a darsi, anche esteriormente, un’immagine più rappresentativa e dignitosa con la realizzazione di opere pubbliche e religiose che, dessero testimonianza di questi sostanziali progressi. Per prima cosa è il continuo crescere della popolazione a rendere necessario l’ampliamento della chiesa parrocchiale di San Felice, troppo angusta per contenere tutto il popolo della Terra di Massa. Pertanto il 16 Aprile del 1560 il Consiglio Generale decide di provvedere a questa necessità a spese del Comune ed elegge 7 uomini responsabili a sovrintendere alla fabbrica. I lavori si protrarranno per molto tempo, ed anche con incertezza sull’aspetto definitivo da dare alla nuova chiesa. Dopo circa 15 anni, il 24 Settembre 1574, il visitatore apostolico Pietro Camaiani trova la chiesa “satis incompositam ac deformem” ; solo l’altare maggiore, dove è dipinta “l’Ultima cena”, è in uno stato soddisfacente. L’altro altare, con il quadro del SS. mo Rosario, è troppo angusto e non idoneo alla celebrazione dei riti sacri ed il resto dell’edificio è in condizioni così confuse che sembrano due chiese in una. Tale situazione di incertezza permane ancora nel 1580 e nel 1592. Finalmente il 15 Febbraio 1598 il Consiglio si decide a dare una definitiva soluzione alla fabbrica stanziando la somma di trecento scudi per “dar forma” alla chiesa di San Felice “et rinnovarla”. Appena tre giorni dopo, il 18 Febbraio, il vescovo di Todi Angelo Cesi, informato della cosa, scrive ai priori di Massa compiacendosi della decisione e informandoli che egli stesso verrà a Massa, dopo l’ottava di Pasqua, per fare cresima e per decidere con loro e con un architetto il modello della chiesa. Questa volta i lavori procedono con maggiore speditezza e già nel Febbraio del 1603 la fabbrica ha assunto l’aspetto definitivo tanto che lo stesso vescovo Cesi può incaricare il suo vicario Paulus de Ruschis, di recarsi a Massa per autorizzare e per stabilire l’ordine di erezione degli altari e delle cappelle laterali che vengono costruiti ed ornati con il concorso delle varie confraternite religiose e di alcune famiglie locali. La chiesa può dirsi terminata nel 1607 quando riceve la visita del cardinale Marcello Lante, nuovo vescovo di Todi, che elogia i massetani per la bella opera realizzata sebbene non ancora del tutto “redactam ad perfectionem”. Perfezione che invece è raggiunta nel 1610 e che vede la chiesa molto più grande di quella originaria ed ornata di ben otto altari oltre a quello maggiore. L’altare maggiore, detto anche del Crocefisso, per il grande crocefisso ligneo in esso collocato in un primo momento, viene poi dedicato al titolare della chiesa, San Felice vescovo e martire, della Città Martana e patrono della Terra di Massa. Una statua del Santo patrono sostituisce allora il crocefisso che viene spostato altrove e nell’altare viene anche eretta la Confraternita del Santissimo Sacramento. Successivamente l’altare verrà modificato e, dopo la costruzione della scenografica fabbrica lignea, verrà ornato, nel 1723, con la pala d’altare di Giacinto Boccanegra raffigurante la Vergine del Carmine che regge il Santissimo Sacramento tra il Beato Ruggero, San Felice, Santa Monica e San Pio V”. Attualmente l’edificio è il risultato di molteplici rifacimenti e restauri, l’ultimo dei quali si è reso necessario a seguito delle distruzioni di un bombardamento aereo avvenuto nel corso della seconda guerra mondiale. La facciata è costruita con blocchi di pietra squadrata ed è scandita dalla presenza di quattro lesene. Dalla balaustra superiore si eleva il campanile eretto nel 1637 con il concorso del cardinale Barberini.

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Note 1 – Ridolfi C., Una “Terra” Umbra nel Seicento:Massa Martana, in Filippo Todini (a cura di), La Pittura del Seicento in Umbria, Ferraù Fenzoni, Andrea Polinori, Bartolomeo Barbiani, Ediart, Todi, 1991, pp. 353 – 364.

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Criteri progettuali e procedure per l’opera di restauro statico e miglioramento sismico L’intervento strutturale proposto è di miglioramento sismico, come previsto dal D.M.16.01.1996 per le costruzioni esistenti, in particolare le operazione tecniche progettate consistono nella ricostituzione delle capacità strutturali, nella cura delle patologie riconosciute ed in ulteriori provvedimenti volti alla riduzione degli effetti sismici. Non si è ravvisata la necessità di intervenire in fondazione visto che nella struttura portante della chiesa non si sono riscontrati dissesti attribuibili a cedimenti delle fondazioni e che gli stessi non risultano verificatesi in passato. Gli interventi di miglioramento comunque non hanno comportato modificazioni dello schema strutturale del fabbricato e variazioni delle sollecitazioni trasmesse alle fondazioni. Per gli interventi di rinforzo delle murature, materiali con caratteristiche fisico – chimiche e meccaniche compatibili con quelle dei materiali in opera si è proceduto con la riparazione di tutte le parti lesionate e degradate, la ricostruzione delle parti particolarmente lesionate con interventi di cuci e scuci. Sono stati previsti interventi per: - per legare gli angoli della navata; - per assicurare il collegamento del corpo basso parallelo all’asse longitudinale della chiesa ed inglobante la cappella laterale; - per rinforzare le paraste in corrispondenza delle lesioni di taglio; - per rinforzare gli arconi trasversali sui quali poggia il tetto.

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Si segnala che, a causa delle gravissime lesioni e dei fuoripiombo, conseguenza della rotazione locale della parete opposta all’altare, per la sola zona d’angolo ed all’altezza superiore alla quota del cornicione interno, la muratura verrà parzialmente ricostruita e sostituita riutilizzando il materiale ottenuto dalla demolizione. Si ricorda che questa parte della chiesa è stata ricostruita intorno agli anni cinquanta a causa dei danni conseguenti ai bombardamenti dell’ultimo conflitto bellico.

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L’unico pilastro esistente si trova nel locale di copertura dell’abside (torrione delle mura di cinta) a sostegno del tetto. Si prevedono, in corrispondenza dell’appoggio delle travi, idonei collegamenti metallici in modo di compensare le possibili azioni orizzontali trasmessi dalle travi al pilastro. Per aumentarne la resistenza a compressione sono state progettate, in via preliminare, perforazioni armate che dovranno essere confermate da prove di laboratorio necessarie per accertare la reale resistenza del pilastro.

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Dopo il terremoto, la Soprintendenza ai Beni Culturali è intervenuta inserendo doppie catene in corrispondenza degli arconi della navata, per compensare le spinte orizzontali verso l’esterno, esistenti anche in assenza di sisma. Poiché possibili azioni inerziali da sisma, con direzione orizzontale opposta alla precedente, possono sollecitare gli arconi all’estradosso, è stata prevista la messa in opera di cordoli in c.a. chiodati alla muratura, che oltre a collegare il tetto resistono alle tensioni di trazione date dai momenti flettenti agenti. Per le volte leggere di laterizio, lesionate in alcune zone lungo la generatrice, funzionanti da controsoffitti, sono previste applicazioni di nastri di fibre di materiale composito, da incollarsi direttamente sull’estradosso della struttura da rinforzare. Completa gli interventi la messa in sicurezza della volta in mattoni pieni, in corrispondenza dell’abside, da ottenere con il metodo tradizionale della cappa armata.

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Per il tetto della navata, l’attuale struttura in travetti in c.a.p. e tavelloni, per ottenere un piano rigido efficacemente ancorato alle sottostanti murature, viene sostituita da una struttura con arcarecci metallici controventati e lamiera grecata. Il tetto spingente in legno, del corpo di fabbrica inglobante la cappella laterale, avente sezioni resistenti inadeguate, viene ricostruito in legno con catene in ferro orizzontali per assorbirne le spinte; analogo intervento è previsto per la copertura in corrispondenza del torrione.

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Ad integrazione delle catene messe in opera a cura della Soprintendenza, per collegare mutuamente le murature della navata, sono previste catene costituite da barre tonde longitudinali appena al di sopra del cornicione interno della navata.

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Criteri progettuali per l’opera di restauro architettonico e per il recupero funzionale

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I criteri seguiti per il restauro architettonico della chiesa di san Felice, in particolare della sua navata, sono volti alla conservazione ed al miglioramento delle caratteristiche statiche ed architettoniche. Per quanto concerne i prospetti esterni si prevedono opere di manutenzione e di restauro conservativo. Le facciate sia quelle interne alla corte e sia quella su via delle Piagge, verranno intonacate e colorate secondo le indicazioni contenute nel Piano del Colore. Per quanto riguarda la parte superiore del prospetto lungo via delle Piagge, si propone l’eliminazione della lunga catena longitudinale posta a collegamento delle piastre di ancoraggio delle catene trasversali e attualmente passante di fronte alle finestre superiori. Per quanto riguarda le finiture delle facciate esterne, compresa la principale rivolta verso piazza Umberto I e il campanile, valgono le indicazioni contenute nel Piano del Colore.

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Riapertura dell’antica finestra, sostituzione degli infissi interni alle lunette e demolizione tramezzo sacrestia

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La riapertura della finestra ad arco presente nella parte superiore della parete di fondo (che peraltro occorrerà consolidare attraverso un’operazione di completo riammorsamento alle murature perimetrali) appare convincente sia dal punto di vista strutturale e sia dal punto di vista architettonico. Dal punto di vista strutturale la presenza delle due aperture rettangolari determina un alleggerimento in un punto dove viceversa occorrerebbe un pieno, viceversa la riapertura della finestra a mezzaluna con la realizzazione dell’arco in mattoni consentirà una maggiore stabilità. Tuttavia la riapertura della finestra centrale, lasciata esattamente nella sua posizione originaria (leggermente disassata rispetto all’asse della navata) non deve significare la cancellazione delle due aperture laterali. La nostra proposta progettuale intende recuperare la memoria delle due aperture laterali attraverso la realizzazione di un leggero bassofondo: traccia di una stratificazione dalla quale non è possibile derogare. Per quanto riguarda gli infissi in legno interni alle quattro lunette, se ne prevede la completa sostituzione con infissi in legno di castagno (comprensivi di telaio) e vetro termico. Verrà inoltre demolito il tramezzo che attualmente divide l’ingresso della sacrestia con il locale adiacente. Tale operazione, insieme alla demolizione dell’attuale controsoffitto permetterà la rilettura delle volte a crociera del bastione poligonale.

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Rifacimento impianto termico

Si prevede il rifacimento dell’attuale impianto termico, realizzato da circa quindici anni, attualmente insufficiente per un adeguato riscaldamento dell’ambiente chiesa. Pertanto si è scelto la tipologia dell’impianto a pannelli radianti per il vantaggio che si ha nella possibilità di riscaldare sufficientemente l’aula ottenendo così un confort ambientale oltre ad un risparmio energetico di esercizio rispetto ad un impianto di riscaldamento realizzato con termoconvettori. La scelta progettuale di questo impianto consentirà inoltre l’eliminazione degli attuali elementi scaldanti presenti con le relative tubazioni a vista, migliorando e valorizzando così l’aspetto architettonico all’interno della chiesa.

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A seguito del rifacimento dell’impianto termico si rende necessario anche il rifacimento dell’attuale pavimento dell’aula e della cappella del Sacro Cuore. Il pavimento dell’aula risulta essere in evidente stato di degrado per la presenza di vaste zone di umidità e a seguito dei lavori svolti all’interno della chiesa. L’attuale pavimento della cappella laterale è caratterizzato dalla presenza di un pavimento in mattonelle di graniglia (grigio – bianche) poco coerenti sia con la sistemazione interna che con il pavimento della navata. Vista l’importanza di tali ambienti si prevede la posa in opera di un pavimento in marmo di Carrara ( simile a quello utilizzato per la realizzazione dell’altare ) costituito da lastre montate ortogonalmente all’asse longitudinale dell’aula.Verrà inoltre mantenuto l’attuale disegno decorativo utilizzando lastre di marmo Verde Umbria.

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Valorizzazione dello spazio interno attraverso il rifacimento dell’impianto di illuminazione

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Per quanto riguarda l’illuminazione interna occorre affermare che attualmente l’invaso spaziale della Chiesa di San Felice non appare abbastanza valorizzato. Guardando la navata, lateralmente caratterizzata da una serie di arcate e paraste, si ha la percezione di uno spazio unitario ma certamente poco strutturato dal punto di vista delle membrature architettoniche: la volta è poco esaltata e schiacciata verso il basso, la teoria di arcate e paraste (visto anche il colore tra le paraste – troppo chiaro) non dà quel ritmo che in uno spazio simile ci si attenderebbe; l’abside e l’altare, vista anche la presenza di una decorazione lignea abbastanza scura, non risaltano come dovrebbero. Pertanto il progetto di illuminazione interna dovrebbe consentire: - alla volta superiore quella concavità e leggerezza che la sua forma leggermente ribassata non sembra possedere; - agli arconi quel ritmo che l’attuale decorazione sembra negare ad ogni costo; - all’abside quella lucentezza che attualmente non gli appartiene.

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Quanto descritto verrà realizzato attraverso la sostituzione degli attuali riflettori con la fornitura e posa in opera di corpi illuminanti idonei alla illuminazione della navata della chiesa, della cappella del Sacro Cuore e della zona altare compresa la parte absidale nonché l’illuminazione diretta delle pale presenti nelle due nicchie adiacenti l’altare.

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Tali scelte progettuali consentiranno la differenziazione di illuminamento a seconda delle celebrazioni che si svolgeranno all’interno della chiesa (celebrazioni infrasettimanali – celebrazioni domenicali – ricorrenze e festività).

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